La notte dei ricercatori Arriva “Bully Buster”, l’innovazione sarda contro il cyberbullismo L’App è stata messa a punto da Unica con altre tre Università
La tecnologia può essere immersiva, quasi sempre innovativa, migliorativa dei processi, stupefacente e anche difensiva, nel senso che aiuta a difenderci da fenomeni che creano disagio e malessere nella società. Venerdì, alla Vetreria di Pirri (a Cagliari), Sharper Night 2025, la Notte dei ricercatori sarà il momento per mettere in campo e mostrare gli sviluppi dell’innovazione e della tecnologia che l’Università di Cagliari sta realizzando nel mondo della ricerca e tra questi ci sono anche progetti che hanno importanti ricadute sul fronte sociale. Uno di questi è senza dubbio “Bully Buster”, il progetto che l’Università di Cagliari come capofila (insieme a Napoli, Bari e Foggia) ha realizzato portando a compimento un’attività avviata con un finanziamento da 1,4 milioni di euro arrivato dal ministero dell’Università.
Come funziona
Può apparire strano ma il bullismo non si combatte soltanto con le denunce, le segnalazioni o la psicologia. Anche la tecnologia aiuta, anzi risolve. E lo fa con qualcosa che oggi è diventato di uso quotidiano: le App. «Lo strumento che abbiamo messo a punto – racconta Gian Luca Marcialis, docente di Visione computerizzata e tecnologie biometriche della facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari – è un’App da far funzionare sia sul computer che sullo smartphone. Il prototipo è stato testato su Telegram ma può essere utilizzato anche sulle altre piattaforme. In sostanza, si muove come un antivirus, ma ciò che capta sono i comportamenti che possono rientrare nel bullismo o nel cyberbullismo».Venerdì, i ragazzi o anche i genitori e gli addetti del settore potranno visualizzare la demo e testare il prodotto, realizzato anche con il contributo e il sostegno del Centro di ricerca interunivesitario “BullyBuster” (che opera con numerosi possibili interlocutori). L’App individua sia quelle che oggi vengono definite “deep fake”, ossia informazioni o immagini e video fuorvianti, create anche con l’uso dell’Intelligenza artificiale, ma permette poi di individuare i comportamenti che nascondono atteggiamenti da “bulli” sia nelle chat che anche nella vita non virtuale.
«Come è possibile? Intanto, con l’uso di intelligenza artificiale e sistemi biometrici abbiamo messo a punto questa App che invia degli alert», spiega ancora il docente. «Una scrittura troppo veloce, oppure errori continui e ripetuti possono mettere in luce una situazione di stress e di aggressività che viene rilevata», aggiunge. E con il supporto di telecamere, che non attuano sistemi di videosorveglianza ma solo segnalazioni, «è possibile rilevare una spinta o un accerchiamento, insomma atteggiamenti tipici del bullismo», conclude Marcialis.
L’utilizzo
Tutto questo permette di creare uno strumento di supporto ai professionisti che si occupano di questi fenomeni e prevenire atti di cyberbullismo che sono frequenti tra i giovani ma spesso anche tra genitori o tra genitori e ragazzi. Tanto che di recente è stata costituita una piattaforma per mettere insieme i dati raccolti a livello territoriale. «Presentiamo spesso la nostra App nelle scuole ed è l’occasione per somministrare ai ragazzi un questionario, anonimo e rispettoso della privacy, che permette di raccogliere centinaia di informazioni da utilizzare poi per affinare lo strumento creato, al quale lavorano decine di ricercatori e colleghi in modo interdisciplinare: si va dal dipartimento di Sanità pubblica a esperti di criminologia o di privacy e normative».
Insomma, un lavoro che coinvolge varie parti dell’Università e che è stato di recente presentato da Gian Luca Marcialis anche all’estero, in particolare in Germania e in Giappone, per citare due esempi molto freschi.
Il cacciatore di bulli, “Bully Buster” appunto, oggi si muove sulla rete utilizzando l’intelligenza artificiale per colpire i comportamenti che sono frutto della stupidità umana. Un uso virtuoso: aiuta a prevenire ed evitare fenomeni estremi che poi riempiono le pagine di cronaca.
