Non riuscendo a descrivere coem molti mi chiedono me stesso lIo facci8o attraverso questo scritto del mitico Mario pischedda a rtista poliedrico oltre che inseeganante di psicologia al liceo socio pedagocico di tempio pausania
non abito + qui, non so dove ora precisamente, il mio è solo un luogo mentale ormai, viaggio con la mente spesso, quasi sempre, verso l'altrove dell'altrove dopo essermi arreso ai viaggi defatiganti de la jeunesse, abito nei non-luoghi dello spirito, nelle brume dell'alba, nel rosso fuoco del cielo, nel mare che è il mio Louvre portatile, nella fantasia, l'imagination au pouvoir, vado sempre più verso l'autismo, verso l'assenza di pensiero, verso il silenzio, verso la campagna, verso l'isolamento, unica conditio sine qua non si entra irrimediabilmente nella malattia cancerogena della città sovraffollata e indifferente a tutti e a tutto, a me piacciono le cose semplici e buone e l'armonia.anche sociale se possibile, improcrastinabile ormai!
[spam poetry] settembre
Ora è il momento della poesia
Quelle sensazioni che mi attraversano strane
Una sospensione leggera
une angoisse subtile et incroyablement bien dosée
appunti piccoli e rapidi alla Bombard
naufragé volontaire
pesci volanti i pensieri
la sete quella di sempre
astratto
distratto
la gioia di settembre
che mi fa gustare tutto come qualcosa di speciale
i fichi l'uva
e l'aria così trasparente
ecco alcune sue foto fra cui un suo autoscatto
Mario Pischedda, Ex-sistere ... un lusso ontologico |
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Mario Pischedda, Ex-sistere ... un lusso ontologico, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno II, N.2 Luglio-ottobre 2003, URL: http://www.giornalediconfine.net/anno_2/n_2/13.htm |
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| Ho questa fertilità nel non produrre niente Il sapore che non sa di nulla Il sapore del non sapore Dico le parole Come il rosario le donne alla Benedizione Parole transegniche Stragonfie di vuoto E di aria ribollita Sento di essere uguale Ripetitivo Monotono Noioso a me stesso Con questa fissa dell'acido Dell'assenza e della inutilità della esistenza Messaggi forti da non dire Da tenersi dentro E che però da qualche parte devo depositare Come un escremento quotidiano Sempre più opaco Trasparente Cupo e delitescente Con la paura interna di propormi a qualcuno Con questa cosa che rompe… ***** Sì, ho poco da dire Dico poco o niente col mio spleen di provincia Sul taccuino della disidentità Parlo solo con me Sto andando verso l'autismo E poi sempre le stesse considerazioni Noia continua Insoddisfazione perenne Acido nelle budella Secrezioni di niente dalla mente Questo vedere tutto uguale Tutto che si ripete Compresi gli strazi Nous ippopotami a sbadigliare Come la collega Che non ha mai voglia di fare la lezione Stanchi da sempre Stanchi di tutto Anche le vie sempre uguali E le parole Seguono il rito del mangiare Del dormire Dello sbadigliare Sempre uguali Più a se stesse uguali Autoreferenziali Oh finalmente un termine difficile Nella piccola prosa degli stenti Dell'autocommiserazione nichilistica Oh l'intellettuale che si sbatte A manca e a destra Continuamente stufo della mediocrità sua Di sinistra Tutto è uguale ormai Sempre più uguale… |
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