15.12.06

Senza titolo 1525

Non riuscendo a  descrivere   coem molti mi chiedono me  stesso  lIo facci8o attraverso questo  scritto  del mitico Mario pischedda a rtista  poliedrico  oltre che  inseeganante di   psicologia  al  liceo  socio pedagocico   di tempio pausania

non abito + qui, non so dove ora precisamente, il mio è solo un luogo mentale ormai, viaggio con la mente spesso, quasi sempre, verso l'altrove dell'altrove dopo essermi arreso ai viaggi defatiganti de la jeunesse, abito nei non-luoghi dello spirito, nelle brume dell'alba, nel rosso fuoco del cielo, nel mare che è il mio Louvre portatile, nella fantasia, l'imagination au pouvoir, vado sempre più verso l'autismo, verso l'assenza di pensiero, verso il silenzio, verso la campagna, verso l'isolamento, unica conditio sine qua non si entra irrimediabilmente nella malattia cancerogena della città sovraffollata e indifferente a tutti e a tutto, a me piacciono le cose semplici e buone e l'armonia.anche sociale se possibile, improcrastinabile ormai!

[spam poetry] settembre


Ora è il momento della poesia
Quelle sensazioni che mi attraversano strane
Una sospensione leggera
une angoisse subtile et incroyablement bien dosée
appunti piccoli e rapidi alla Bombard
naufragé volontaire
pesci volanti i pensieri
la sete quella di sempre
astratto
distratto
la gioia di settembre
che mi fa gustare tutto come qualcosa di speciale
i fichi l'uva
e l'aria così trasparente


ecco  alcune sue  foto   fra  cui  un suo autoscatto































Mario Pischedda, Ex-sistere ... un lusso ontologico


 



 






Mario Pischedda, Ex-sistere ... un lusso ontologico, in "XÁOS. Giornale di confine", Anno II, N.2 Luglio-ottobre 2003, URL: http://www.giornalediconfine.net/anno_2/n_2/13.htm

   










 

Ho questa fertilità nel non produrre niente
Il sapore che non sa di nulla
Il sapore del non sapore

Dico le parole
Come il rosario le donne alla Benedizione

Parole transegniche
Stragonfie di vuoto
E di aria ribollita


Sento di essere uguale
Ripetitivo
Monotono
Noioso a me stesso

Con questa fissa dell'acido
Dell'assenza e della inutilità della esistenza
Messaggi forti da non dire
Da tenersi dentro
E che però da qualche parte devo depositare
Come un escremento quotidiano

Sempre più opaco
Trasparente
Cupo e delitescente

Con la paura interna di propormi a qualcuno
Con questa cosa che rompe…
*****
Sì, ho poco da dire
Dico poco o niente col mio spleen di provincia
Sul taccuino della disidentità


Parlo solo con me
Sto andando verso l'autismo
E poi sempre le stesse considerazioni

Noia continua
Insoddisfazione perenne
Acido nelle budella
Secrezioni di niente dalla mente

Questo vedere tutto uguale
Tutto che si ripete
Compresi gli strazi
Nous ippopotami a sbadigliare
Come la collega
Che non ha mai voglia di fare la lezione

Stanchi da sempre
Stanchi di tutto
Anche le vie sempre uguali
E le parole
Seguono il rito del mangiare
Del dormire
Dello sbadigliare
Sempre uguali
Più a se stesse uguali
Autoreferenziali

Oh finalmente un termine difficile
Nella piccola prosa degli stenti
Dell'autocommiserazione nichilistica

Oh l'intellettuale che si sbatte
A manca e a destra
Continuamente stufo della mediocrità sua
Di sinistra

Tutto è uguale ormai
Sempre più uguale…


















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