Senza titolo 1540

Fra  i tanti  regali  di natale  ( che   prima o poi  vcvi elenchero in quanto  deve ancora rientrare mio cugino che lavora  a como )  ho ricevuto l'ultimo dei Mcr  . Esso mi ha  sorpreso  perchè  lgli amici che  te l'hanno regalato  hanno anticipato un mio acquisto e perchè  dimostrano di  conoscere  effettivamernte i tuoi    gusti pur  conoscendoti da poco  2\3  anni  .
Dopo questa premessa  veniamo alla  recensione   del cd 
Esso apre  una nuova stagione per i Modena City Ramblers, una nuova primavera dopo l’uscita dal gruppo,Sic, del cantante storico “Cisco” Bellotti. Un anno fa la separazione e l’inserimento delle nuove voci Davide “Dudu” Morandi e Elisabetta “Betty” Mezzani , davvero molto  bravi  soprattutto la seconda voce 
Della "pianta Modena City Ramblers" conosciamo certamente le radici e il fusto. Ora ci sono nuovi frutti da gustare. Il primo è appunto il nuovo album Dopo il lungo inverno.

In quest'album  sono intervenuti come guest star nella registrazione dell’album Terry Woods (Pogues), la brass band macedone Original Kocani Orkestar capitanata dal trombettista “King” Naat Veliov, il rapper bolognese-catalano Luca “Rudeman” Lombardo, il fisarmonicista Massimiliano Fabianelli, il quartetto d’archi reggiano Koiné, il trio di fiati Giardina/Bolognesi/Castagnetti, gli amici di vecchia data Lucia Tarì (cantante) e Enzo Ciliberti (armonicista), il coro delle voci bianche del Teatro Comunale di Modena.
La produzione è di  Peter Walsh, già al lavoro con Simple Minds, Pulp, Peter Gabriel, Afro Celt Sound System, Scott Walzer.

Come  giustamente  dicono loro stessi : << il titolo metaforicamente evoca l’idea di una nuova stagione, di un nuovo ciclo che si preannuncia.Dalla copertina realizzata, passando per i sedici brani inclusi e fino ai tre frammenti che ne costituiscono il momento inziale, centrale e finale, tutto il disco risulta permeato da questa forte suggestione, che muovendo dagli evidenti rimandi alla cultura contadina, dipinge un multiforme quadro di “rinascita”: personale, politica, ideale, quasi come se l’attualità che ha segnato la storia d’Italia e del mondo globalizzato nel 2006 venisse a intrecciarsi con le vicende private della band e con i sogni, le scelte di vita e le aspirazioni dei suoi singoli componenti.>>
Tale disco  un'opera  \ lavoro di transizione   dala  "vecchia   alla nuova gestione" , cosa  difficile  in un anno e  In un’epoca in cui la  musica sempre più “consumata” in modo frammentario, superficiale e veloce contenga  una forza  rigeneratrice  enorme  dopo  l'abbandono  di uno dei Leader  , cosa  che generalmente  , porta  allo scioglimento. Infatti 
tutti i  grandi gruppi della musica italiana ed internazionale individuano al proprio interno un leader, una figura carismatica che diventa, allo stesso tempo, il rappresentante dell'immagine pubblica della band e quello da cui dipendono i successi e gli insuccessi artistici e commerciali. E' anche per questo motivo che proprio la figura del frontman è quella che più spesso porta, sempre nella maggior parte dei casi, allo scioglimento di un gruppo rock, come se i musicisti rimanenti non riuscissero più cavarsela senza il loro leader storico. Infatti  condivido quando  dice  la recensione  del portale ilpotereelagloria : << Così però non sembra essere stato per i Modena City Ramblers, gruppo tra i capofila della scena folk italiana che dopo il recente abbandono di Stefano 'Cisco' Bellotti ha saputo subito darsi una nuova formazione (con l'ingresso di Davide Morandi e Betty Vezzani) e incidere, nel giro di pochi mesi, un nuovo album di buona fattura, in linea con i precedenti lavori ma al contempo, anche a causa delle due voci guida maschile e femminile, pure di rinnovarsi e cercare nuove soluzioni musicali. Il risultato, cercando di dare uno sguardo d'insieme, è quello di un disco caratterizzato da una manciata di movimentati brani folk-rock intriganti e ben musicati, a cui si alternano dei lenti che però, ci sembra, non sempre riescono a cogliere nel segno, non trovando ancora del tutto il giusto equilibrio tra le nuove e diverse sensibilità. Un disco che di solito si definisce di passaggio ma che, nonostante alcune ingenuità e un paio di pezzi evitabili, vanta comunque già alcuni momenti che lo rendono degno di piazzarsi tra i migliori nella discografia dell'ormai storico gruppo modenese. E, ci vien da dire, un disco che dimostra che in fondo 'Cisco', almeno sul versante musicale, è stato degnamente sostituito . ( continua qui  ) >>
I Ramblers realizzano un disco lungo, studiato, ponderato, eclettico e meticcio che costituisce innanzitutto una risposta “politica culturale ” a una scena discografica e ad una cultura monodimensionale che impone, o vorrebbe imporre, un suono e una canzone, sempre la stessa rassicurante nenia per palati addomesticati. Un disco che vuole essere ed    è  ( come   sono i precedenti )  un grande ponte tra la band e il suo pubblico, che ne ha decretato la popolarità e il successo proprio perché  in essi vede dei compagni  dis trada che nella musica cercano le stesse semplici, ma meravigliosamente grandi, cose: la condivisione, il divertimento, la passione, la militanza, la gioia e l’affermazione di valori etici e politici. Dal punto di vista sonoro, gli stili e le ispirazioni si rincorrono lungo il disco, con evidenti rimandi alle musiche più amate dai Ramblers, il folk europeo, celtico e balcanico, i ritmi latini, sudafricani e mediorientali, il rock e la musica d’autore, mentre per i testi  la tradizionale sensibilità “folk”, rivolta all’attualità politica e sociale e alle esperienze di viaggio della band, si impreziosisce di spunti “intimistici” e poetici, andando a creare un composito quadro musicale che riafferma l’identità poliedrica della band emiliana. Un’identità che è ormai da anni un tratto distintivo e originale e che definisce il “suono MCR” e  che  sembrava  essersi perduta  nella monotonia e  ripetitività . La ricchezza espressiva acquista nuova forza grazie alle possibilità date dalle sfumature particolari e diverse delle voci di Betty e Dudu, unite alla maturità e alla duttilità strumentale del nucleo storico della band: “Kaba” Cavazzuti, Franco D’Aniello, Massimo Ghiacci, “Fry” Moneti e Roberto Zeno, affiancati dal 2003 da Luca “Gaby” Giacometti
Adesso  Un Analisi particolareggiata  dele canzoni  sulle canzoni


Quel giorno a primavera
Bella  e piena   d'utopia  " Una nuova primavera politica per il nostro Paese? Mah…" dai primi mesi di governo , fatto  di inciunci ( vedere la legge sull'indulto e  il tentativo  d'amnistia  alla cdl per  i reati  fiscali  ) non si direbbe  .  Un altra " quarant'anni ". un atto d'accusa   anche ala  sinistra  di governo  che  accetta  i riciclati   del centro destra 
 
La Musica del Tempo
Talmente toccante   da non riuscire a commentarla   se non usando le parole   delle note riportate  alle canzoni riportate sul loro sito ufficiale  "Una dichiarazione d’intenti e una scelta d’appartenenza. La suggestione proviene da uno scritto di Ranieri Polese, pubblicato come introduzione al bellissimo libro sperimentale edito  da almanacco Guanda,  La musica che abbiamo attraversato,  con contributi letterario-musicali di vari autori. Polese definisce “Musica del Tempo”  - la molteplicità di suoni (e scritture) che raccontano storie e ritmi del passato prossimo e del presente - ovvero quella musica che, calata nella propria epoca, ne interpreta tutta la complessità, i problemi, le contraddizioni come pure gli stimoli, i sogni e le rivendicazioni."
 
Tota la sira
"È bello “farsi danzare” dalla Musica del Tempo!"  . UJn modo di viaggiare   con la mente senza  usare  alcool  e droghe 
 
Oltre la guerra e la paura
Il titolo "Oltre la guerra e la paura… è un invito  ad anfdare c ontro l’imperante cultura del terrore, che si fonde col qualunquismo e la sfiducia e ci rende egoisti, e deboli. Una canzone su questi tempi bui ed inquieti." .  Un ottima descrizione  degli effetti collaterali    del clima politico-culturale  che stiamo vivendo  dopo l'11 settembre  2001  . Ovvero uan  nuova  caccia alle streghe   stavolta  su  scala planetaria  insomma  un ritorno  al  Maccartismo o  peggio  una  nuovsa  versione  d'esso  come  afferma 
George MonbiotThe Guardian  già dal  16 Ottobre 2001 Le accuse di anti-americanismo sono esse stesse anti-americane potete trovare  qui   l'articolo integrale
 
Le strade di Crawford
Una  delle  più belle  canzoni del cd, che  dimostra  come  anche  un Davide 
contro Golia  . Infatti la canzone è  "Ispirata alla storia di Cindy Sheehan ( foto a sinistra in basso ) madre di un soldato  americano caduto  in Iraq. Per mesi ha sostato accampata  davanti al  ranch di George Bush a Crawford, in Texas, pretendendo d’incontrarlo per sapere da lui in persona perché e per cosa suo figlio sia morto. Una storia emblematica di questi anni di poche risposte e cieco dolore."
Western Union
"È il nome di un’agenzia che ti permette di spedire soldi in giro per il mondo. Ma potrebbe anche rimandare ad un ipotetico Sindacato d’Occidente. Se solo il nostro mondo riuscisse a ricordare parole come solidarietà, accoglienza, tolleranza. Ed  ad  imparare  che  noin stiamo tratando  gli  immigrati  proprio  come  venivamo tratti noi  quando siamo emigrati (  consiglio  per chi volesse  approfondire  questo sito  e   i suoi link  Una canzone per la solitudine di chi è stanco di “puzzare di straniero”.
Mia dolce rivoluzionaria
Canzone  adatta per chi  ancora  crede che la rivoluzione si faccia con gli slogan degli anni 60’80 . Quando  invece  è tempo di nuove parole, per nuove consapevolezze e vecchie \ o  nuove battaglie. Perché  le parole sono Cultura, e senza di essa non si approderà a nessun Altro Mondo.. Un invito , come  dice lo stesso ritornello : <<
Alza il pugno, alza il pugno\mia dolce rivoluzionaria\Alza il pugno, alza il pugno \non rinnego la mia vecchia strada\L'utopia è rimasta la gente è cambiata \la risposta ora è più complicata !  >>  a  guardare  avanti  ad  uscire dal  passato  , ma    senza  rinunciare  pertanto  alla propria storia e alla proprie  origini  ; ovvero coniugare  idee  di rivolta   con la situazione  attuale   senza  per questo rimanere  prigionieri del proprio passato . Infatti la recensione di rock.it   : <<  A volte basta una canzone per far girare le cose. Per fare capire che si è preso atto che qualcosa non funzionava ed era il caso di cambiare. Aggiustare un poco la rotta, senza scossoni o deviazioni. Giusto una piccola virata, leggera ma significativa. E dire che, già dal titolo, la canzone in questione non si presenta bene: "Mia dolce rivoluzionaria". Se poi sul libretto si legge che alla sensibile militante si indirizza un perentorio "Alza il pugno!", le premesse per il solito pezzo dei Modena City Ramblers ci sono tutte. E invece, eccola, la virata. Perché, al di là del ritornello, effettivamente scritto a puntino per i live, nelle strofe si prende atto di un fatto epocale: "ora servono nuove parole", perché "la risposta ora è più complicata". >> ( continua  qui  )  finalmente  una  canzone bela ma  non retorica
l Paese delle Meraviglie
Un’altra cartolina dal meraviglioso paese degli Uomini Forti, sperando
che il berlusconiosmo e  tutto ciò che l'accompagna  , compreaso certi atteggiamentio presenti  nela sinistra   di governo  siano ogni giorno un po’ più sbiaditi . Un po' retorica  .  discreta  niente  di eccelso
I prati di Bismantova
"Un ricordo di primavera, sulla Pietra di Bismantova, già cantata da  dante  nella Divina commedia  più precisamente  : <<
Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,\ montasi su in Bismantova e ’n Cacume\ con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;\dico con l'ale snelle e con le piume\del gran disio, di retro a quel condotto\che speranza mi dava e facea lume >> (  canto  IV  del purgatorio  )   Nel prato che sta sulla sua sommità a contemplare la magia dell’orizzonte, nell’animo la sensazione di una rinascita: forse la vita che ci chiama, in accordo col risveglio della natura?  Una  immersione  dela natura 
Mala sirena
"Dedicata alla città bosniaca di Tuzla, che ha resistito a caro prezzo alla barbarie e alla follia del conflitto balcanico, e alle donne della locale associazione Tuzlanska Amica, piccole grandi sirene."   Dalle cicatrici dela  vità  si può rinascere  .
Mama Africa
le note all'utimo album  del loro sito ufficiale   dicono  : << Una partenza, una necessità di” sognare lontano la fortuna”. E la rabbia che sempre compare dinanzi a questi addii. >> invece  io affermo  un invito  alla memoria  e al rispetto  di  quelli  che disprezziamo  ma che ignoriamo che è  grazie alle loro  musica  quella che  noi cklassifichiamo come afro\americana  proprio perchè  è  negli Usa che hanno  avuto   grazie   alla contaminazione fra la musica degli schiavi 
(blues,jazz,soul,rap\hip hop,gospel,spiritual,ecc) e quella  degli immigrati  sopratutto  scozzesi ed irlandesi   che  è nato il rock and roll ( noto meglio come il  rock)  e  tutte le musiche da esso derivate ; proprio in Africa  è avvenuto  il passaggio dalla scimmia  all'uomo  è avvenuto  li  , e noi  li deprediamo anzichè dividerle   delle loro richezze   con il colonialismo  e  la  globalizzazionew  neoliberista  o neocolonialismo 
Risamargo
Non  capisco il dialetto  emilaino e quindi devo  affidarmi alle loro  note  : << Le nostre mondine e il loro “riso amaro”. E le donne delle comunità maya che si spaccano la schiena a raccogliere il caffè. Un amaro parallelo di sofferenze e lavoro. >>
La stagioun di delinqueint
"È finita la stagione dei delinquenti ?  da queste leggi e dagli inciuci  sembrebbe  di no  , ma  non smetto di sperare 
Il treno dei folli
"Un treno che regala il biglietto per il viaggio, l’avete mai visto? Magari vi sta passando a fianco proprio ora e non siete abbastanza “folli” da accorgervene…" meglio essere folli   che  conformisti  per forza    e poi come dimoistra  anche questa canzone    quelli che   a volte noi  stessi consideriamo folli  sono i  più creativi e insieme  ai perdenti  più adatti a i mutamenti 
Come nuvole lontane
La passione, che tutto travolge e mai si annuncia. Talvolta è bello naufragare “là dove vivono gli amanti”… Una delle  cvanzoni  d'amore più belle  che abbia  mai sentito  che  non siano retoriche  e mielense 
Stranger in Birkenau
"Cambierà  il 'vento'. Noi lo crediamo, non può essere solo un'utopia…" Un po' di  speranza  non  guasta mai  , perchè  : << 
La paura ti rende prigioniero, la speranza può renderti libero. >> (  cit  dal film le ali dela libertà Le ali della libertà, film Usa del 1994 diretto da Frank Darabont, tratto dal racconto di Stephen King "Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank"  )
 

 


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