10.12.06

Le panchine dei perdenti

Voglio tornare per un momento, se mi è consentito, al tema che è stato già trattato in questo blog in un post del 4 dicembre. La simpatia per i perdenti, per i vinti, per gli sfigati, insomma. Lo faccio utilizzando una vignetta realizzata da Eros Righetti e Alice Cipiciani, altri due componenti della nostra Comicomix, a cui ho aggiunto un mio testo. Lo faccio partendo da un fatto che sta accadendo in questi giorni, di cui parlerò anche nel nostro Scarabocchio.  A Trieste da qualche giorno c'è una fomidabile protesta da parte dei cittadini a causa di un'ordinanza del Comune, che ha tolto le panchine pubbliche perché "...i barboni ci stazionano, disturbando il Natale". A parte il fatto che se proprio volessimo essere precisi, Gesù dicono sia  nato in una mangiatoia e non in un ricco palazzo (e questo qualche cosa ce lo dovrebbe pur dire) quindi proprio questa frase l'Assessore comunale triestino se la poteva risparmiare, ma i Triestini si sono arrabbiati proprio perché hanno letto questa cosa - a me sembra, giustamente - più che come un provvedimento di "ordine pubblico" (sic!) come una specie di negazione della possibilità di incontrarsi, parlare, insomma della socialità. La piazza, le panchine sono notoriamente luoghi di incontro, di contaminazione se volete, con gli altri. Insomma, da questo irritante episodio di discriminazione reazionaria (magari piccola, banale) stia partendo una protesta di tutta la città, che oggi sfocia in una grande manifestazione in centro, con Vinicio Capossela, Marco Paolini e tanti altri mi sembra stia a dimostrare che poi questi "sfigati" possano dare tanto ai cosiddetti normali.  Ah, per inciso, normale significa in statistica una cosa che si colloca e addensa intorno ad un valore medio. Oltre che normale, si potrebbe dire ordinario. Chi è fuori dalla norma potrebbe chiamarsi "speciale", oppure "straordianario". Il fatto che oggi l'unico aggettivo che si contrappone a normale sia anormale, dando quindi a questo termine n'accezione negativa, la dice lunga anche sull'impoverimento culturale della lingua italiana.
All'assessore triestino, oltre alla punizione elettorale (che speriamo arriverà a tempo debito) propongo di ascoltare il repertorio di De Andrè e magari di rileggersi il Vangelo (parola basfema!)
Buon tutto!

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