20.1.11

abbiamo musicisti aprezzatti all'estero e ignorati in Italia il caso di Cristna donà







repubblica MUSICA


Quel piccolo cult di Cristina Donà
un "miracolo" che Sanremo ignora
Il 25 gennaio esce "Torno a casa a piedi", nuovo album della cantautrice amata da Robert Wyatt e apprezzata dalla critica internazionale. Che ammette: "Il Festival? Ci ho provato, ma a loro non interesso". Intervista e tre brani unplugged

di PAOLO GALLORI



ROMA - Premio Tenco per l'album di debutto Tregua(1997). Premio Lunezia per la poesia dei suoi testi. Sette album all'attivo, di cui uno in lingua inglese esaltato dalla critica britannica. Un sodalizio umano e artistico con un nume come Robert Wyatt, che nel 2001 l'ha voluta al Meltdown Festival e solo per lei collaborò alla canzoneGoccia (dall'album Nido, 1999). Tournée in Italia e all'estero. Da Manuel Agnelli a Saverio Lanza, passando per Davey Ray Moor e Peter Walsh, la scelta di produttori con cui reinventarsi ogni volta. In estrema sintesi, il profilo di Cristina Donà, cantautrice che in Italia resta un culto pur capace di costruirsi un'autentica dimensione internazionale a dispetto di una esposizione mediatica inversamente proporzionale al talento. Nel 2004, di lei scrisse così l'autorevole Mojo: "Dimenticate tutti gli stereotipi del pop italiano e le sue dozzinali imitazioni operistiche. Donà è cantautrice, sottile e sensibile".
VIDEO Tre nuovi brani unplugged 1
Per una così, farebbe molto chic dire di Sanremo "non fa per me, non mi interessa". Invece Cristina, candore e autoironia da vendere, ammette di averci provato anche quest'anno con una delle canzoni del suo nuovo album, Torno a casa a piedi, in uscita il 25 gennaio. "Ho seguito la cosa molto distrattamente, anche se sembra strano. Non ho ben capito se non interessava il nome, non penso che non abbiano valutato il pezzo. La Emi ha proposto Miracoli, il primo singolo, anche se io avrei portato volentieri Un esercito di alberi o In un soffio. Ma va bene - aggiunge, senza farne un dramma - una volta che si conoscono i meccanismi, uno si mette il cuore in pace. Giusto per consolarmi, Sanremo certo può servire ma può essere un'arma a doppio taglio, soprattutto con una canzone come Miracoli: se non esce bene, non esce lo spirito...".
Esattamente quanto accaduto agli Afterhours nel 2009, quando presentarono al Teatro Ariston Il Paese è reale, l'irruzione dell'alternative rock italiano nel più popolare rito televisivo d'Italia. "Ero molto contenta per loro - dice la Donà - anche se i suoni non sono stati gestiti al meglio. Era un tipo di canzone che ha perso molto, almeno nella prima serata, mi è dispiaciuto. Però ero felice. Era difficile dire di no a un invito ufficiale di Bonolis che ha condotto molto bene il festival, che alla fine io guardo".
Sanremo dice no alla Donà e a chissà quanti altri, meno sinceri nell'ammettere l'esclusione. Ma Cristina non ne ha mai fatto un dramma, soddisfatta dell'essersi fatta conoscere disco dopo disco, concerto dopo concerto, solo attraverso il tam tam di chi si è imbattuto nelle sue canzoni. "Dipende da alcune scelte, alla fine ho lavorato in un certo modo e tutto si è costruito in quel modo lì. Ci sono momenti in cui dico 'cavoli, però questo non lo posso fare perché non sono abbastanza nota. Ad esempio un tour con un'orchestra, costi che non posso permettermi. Però ho uno zoccolo duro e sempre più numeroso di pubblico che mi consente di lavorare bene con il live, con formazioni su misura, senza esagerare. Questo mi ha permesso in questi anni, da tredici anni, di continuare a suonare. A proposito di Miracoli: in Italia, con quello che ho proposto io, mi sembra già una cosa eccellente".
Dal 25 gennaio quello "zoccolo duro" dovrà raccogliere l'ennesimo guanto di sfida. Perché sin dal titolo,Torno a casa a piedi, Cristina rivendica la sua indipendenza e nel nuovo album smette i panni della cantautrice rock per avventurarsi in lontani territori sonori. Tappeti elettronici fanno da ring allo scontro tra sezioni di archi e schiere di fiati, linee di basso funk si alternano a ritmi in levare, echi bandistici, accenni di swing, silenzi rotti da esplosioni dinamiche. Tutto per esprimere rumori e pensieri di un contesto metropolitano. E, tra i nuovi riferimenti di Cristina, riemergono dal passato Battisti e De Andrè.
"Avevo una gran voglia di allargare i miei orizzonti musicali, da sola sentivo di non potercela fare - spiega la Donà - con il produttore Saverio Lanza ci siamo confrontati all'ultimo suono. Quasi sempre via mail. La prima volta che ci siamo visti abbiamo parlato degli arrangiamenti di Battisti, di quella musica italiana che un po' mi è tornata in testa. Anche un po' di Style Council, Joe Jackson, quel mondo lì. Forse è l'età, ma ho voglia di recuperare un discorso che mi appartiene e che ho volutamente dimenticato all'inizio della mia carriera per trovare una strada più vicina ai miei ascolti di quel momento. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a recuperare le mie radici. Che sono prettamente italiane".
Cristina sviluppa nei suoi testi microstorie costruite per immagini. A un Aquilone si lega il pensiero di chi è bloccato nel traffico e vorrebbe fuggire. Giapponese è la velocità che ci travolge, frenata da semafori che sanno del nostro ritardo. Tra In un soffio e Lettera scritta a mano, storie di persone che si incontrano e si lasciano per noia, ipocrisia, paura. La title track, Torno a casa a piedi, addio tra due amanti che non riescono a uscire dalle loro situazioni ufficiali, è una vera e propria sceneggiatura. "Ne vado particolarmente orgogliosa perché è una direzione di scrittura che mi interessa molto. Raccontare qualcosa con un metodo cinematografico che mi riporta, come aspirazione non come risultato, alle cose che ha scritto De Andrè".
Ma l'amore, per la Donà, è anche la forza di Un esercito di alberi, dedicata agli uomini della sua vita, suo marito e il suo bambino. Proprio la nascita del suo piccolo guida Cristina in Bimbo dal sonno leggero, riflessione sulla esperienza della maternità tanto diversa dai pancioni da copertina. "Il pensiero di una madre che si interroga sulle proprie colpe e non su quanto i suoi atteggiamenti, corporei e verbali, influenzino il suo bambino piccolo. Il soggetto è ovviamente mio figlio, che ha una sensibilità incredibile per i rumori. Ho cercato di immaginare cosa lo incuriosisse così tanto da togliergli il sonno o di svegliarlo. Una cosa che volevo descrivere, ma certamente più importante è il percorso di consapevolezza che una madre affronta per capire come arrivare a tranquillizzare il proprio figlio".
Battisti, De Andrè... un ritorno a casa? "Non ho mai considerato secondario il pubblico italiano, ma sarei davvero felice di far ascoltare oltreconfine quest'album. Che è italiano, di cuore ma con degli spunti di cui vado molto fiera. Esportarlo in italiano, perché suona con melodie e arrangiamenti italiani, sarebbe stupido tradurlo. Sicuramente lo spedirò a Robert Wyatt, a cui tengo moltissimo. Credo apprezzerà questa scelta".

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