Lo so che molti di voi diranno basta con news sull'olocausto . lo sappiamo cos'è stato , ecc . Ed infatti che nel post d'oggi non metterò post se non uno solo . E lascerò che a parlare siano storici e scittori di cui trovate sotto le interviste e le foto .
Ma fin quando registi, scrittori italiani,perchè le arti sono ste e sono risorse fondamentali per non dimenticare e non ripetere e lottare contro tali nefandezze come dice Umberto Eco e altri ( vedere sotto ) non muoiono mai ,e programmi i storia ad orari decenti e visibili a tutti e non in orari assurdi , faranno si che tale cosa e le nostre colpe nella collaborazione e poi nel coprire e far fugguire a guerra finista criminali nazisti nelle Americhe rimanga indelebile nel paese , io continuero' a parlarne fino a farne come in francia dove sul periodo più brutto dela sua storia , il regime colaborazionista di Petain noto anche come Repubblica d Vichy è stato fatto un film
fonte televideo rai speciale giorno della memoria
"Tutto è stato ricostruito secondo i
documenti e i racconti dei testimoni.
Ho mostrato la verità e non l'ho fatto
per fare piangere". Così Rose Bosh, la
regista di "Vento di primavera", che
sarà nelle sale italiane il 27 gennaio.
Il film racconta una delle pagine più
nere della Francia collaborazionista,
il rastrellamento da parte della poli-
zia francese di 13 mila ebrei, al "Vel
d'hiv", periferia di Parigi, il 16 lu-
glio 1942, destinati ai lager tedeschi.
Quell'orrore per lungo tempo rimosso ci
viene riproposto,una denuncia delle re-
sponsabilità della Francia di Pétain,
nell'omicidio politico degli ebrei.
Umberto Eco a Televideo: il razzismo non muore mai intervista all'autore del " cimitero di Praga "ero di Praga'
di Carla Toffoletti
E’ evidenza storica che lo stereotipo antisemita ha avuto e ha vita più lunga degli altri. Perché gli altri gruppi di diversi cambiano col tempo, o scompaiono, mentre le minoranze ebraiche sono sempre rimaste presenti, con una forte identità
Le manie, i pregiudizi, i luoghi comuni sugli ebrei, che coraggiosamente lei ha descritto nel "Cimitero di Praga",( attribuendo a Simonino Simonini tutte le caratteristiche che un antisemita usa per connotare gli ebrei) ci sono familiari e hanno pervaso la mentalità corrente. Simonino Simonini è ancora tra noi? E’ ancora tra noi perché il razzismo, come incapacità di accettare l’Altro, non muore mai, anche se nel corso della storia assume forme diverse. Il leghismo selvaggio è certo una nuova forma di razzismo. Quanto all’antisemitismo oggi è virulento nei paesi arabi ma in quelli occidentali è fenomeno abbastanza marginale, limitato o alle frange neonazi o a degenerazioni di una solidarietà terzomondista.
Cosa ha alimentato il mito dell'ebreo deicida, reietto, che si nutre del sangue dei bimbi cristiani, avido oltre misura, che giustifica la discriminazione che subisce da secoli? Bisogna distinguere un antisemitismo che chiameremo religioso, che va dalle origini alla rivoluzione francese, all’antisemitismo che chiamerei borghese, tipico del XIX secolo, e che poi sfocia nelle tecniche di sterminio hitleriane. L'antisemitismo religioso e popolare, che si basa da un lato sull’idea del popolo deicida e dall’altro sulla presenza dell’ebreo del ghetto, che parla un’altra lingua, è spinto a praticare solo attività commerciali o addirittura l’usura, ed è un diverso malvisto specie dagli umili. Ma dopo la rivoluzione francese, quando gli ebrei in vari paesi acquistano diritti di cittadino normale o quasi normale, nasce un antisemitismo che direi economico, in cui l’ebreo viene identificato con il capitalista. Sorge pertanto anche un antisemitismo socialista, e ed è appena uscito su questo fenomeno il libro di Battini, Il socialismo degli imbecilli. Oppure non si riesce a sopportare che l’assimilazione sia così completa da portare molti ebrei a diventare ufficiali dell’esercito; e di lì il caso Dreyfus. E’ con questo antisemitismo “borghese” che nasce il mito del complotto ebraico per la conquista del mondo, popolarizzato poi dai falsi Protocolli dei savi anziani di Sion.. L’ebreo fatto segno al’antisemitismo popolare e religioso poteva magari essere accusato di uccidere i bambini ma non lo si vedeva come pericolo mondiale.
Quando lo stereotipo può essere attraente?Come si è visto, gli stereotipi sono stati due, ma sempre basati sulla diffidenza per il diverso. L’odio per il diverso non è “attraente”: è spesso necessario, specie se opportunamente suscitato e manipolato, per conferire identità a un gruppo e per scaricare su qualcun altro l’insoddisfazione per i disagi dei membri di quel gruppo. Ha a che fare con l’invenzione del nemico da parte di ogni dittatura, per dirottare altrove la violenza del corpo sociale.
L'ossessione rivolta agli ebrei in quanto "diversi", è ancora attuale. Magari rivolta ad altre minoranze,(immigrati, islamici....). Gli stereotipi antisemiti sono simili a tutti gli altri stereotipi razzisti? E’ evidenza storica che lo stereotipo antisemita ha avuto e ha vita più lunga degli altri. Perché gli altri gruppi di diversi cambiano col tempo, o scompaiono, mentre le minoranze ebraiche sono sempre rimaste presenti, con una forte identità; inoltre gli altri oggetti di odio razziale sono sempre stati di solito dei reietti culturalmente inferiori (zingari, immigrati analfabeti, schiavi dalla pelle nera), mentre l’ebreo nasce da una cultura del Libro, rappresenta una diversità colta e quindi capace di suscitare invidia o avversione presso le masse diseredate. Tipico il caso degli ebrei russi, che sapevano leggere e scrivere rispetto a una popolazione di mugiki analfabeti. Di lì il pogrom. Infine c’è un carattere specifico dell’antisemitismo, oltre alla sua resistenza nel corso dei secoli: che è la sola forma di razzismo che è sfociata in un genocidio “scientifico”, tecnologicamente organizzato, e così massiccio come l’Olocausto.
Quali sono le nuove forme di antisemitismo e i meccanismi dell'antisemitismo moderno?Qui la storia si fa complessa perché oggi spesso l’antisemitismo assume le forme dell’antisionismo, e talora si confonde con la critica alla politica israeliana. Sono tre cose diverse (tanto diverse che si può essere persino ebreo e non essere d’accordo con la politica del governo israeliano o non condividere l’idea sionista) ma per moltissimi l’avversione a Israele si trasforma in avversione per l’ebreo tout court, ed ecco che abbiamo un ritorno dell’antisemitismo, anche se mascherato e anche se, ripeto, limitato ad alcune frange politicamente molto connotate ma estraneo, mi pare, alla maggioranza della popolazione. Però, a scoprire tanti siti antisemiti su Internet, non si può evitare un brivido.
Cosa ha alimentato il mito dell'ebreo deicida, reietto, che si nutre del sangue dei bimbi cristiani, avido oltre misura, che giustifica la discriminazione che subisce da secoli? Bisogna distinguere un antisemitismo che chiameremo religioso, che va dalle origini alla rivoluzione francese, all’antisemitismo che chiamerei borghese, tipico del XIX secolo, e che poi sfocia nelle tecniche di sterminio hitleriane. L'antisemitismo religioso e popolare, che si basa da un lato sull’idea del popolo deicida e dall’altro sulla presenza dell’ebreo del ghetto, che parla un’altra lingua, è spinto a praticare solo attività commerciali o addirittura l’usura, ed è un diverso malvisto specie dagli umili. Ma dopo la rivoluzione francese, quando gli ebrei in vari paesi acquistano diritti di cittadino normale o quasi normale, nasce un antisemitismo che direi economico, in cui l’ebreo viene identificato con il capitalista. Sorge pertanto anche un antisemitismo socialista, e ed è appena uscito su questo fenomeno il libro di Battini, Il socialismo degli imbecilli. Oppure non si riesce a sopportare che l’assimilazione sia così completa da portare molti ebrei a diventare ufficiali dell’esercito; e di lì il caso Dreyfus. E’ con questo antisemitismo “borghese” che nasce il mito del complotto ebraico per la conquista del mondo, popolarizzato poi dai falsi Protocolli dei savi anziani di Sion.. L’ebreo fatto segno al’antisemitismo popolare e religioso poteva magari essere accusato di uccidere i bambini ma non lo si vedeva come pericolo mondiale.
Quando lo stereotipo può essere attraente?Come si è visto, gli stereotipi sono stati due, ma sempre basati sulla diffidenza per il diverso. L’odio per il diverso non è “attraente”: è spesso necessario, specie se opportunamente suscitato e manipolato, per conferire identità a un gruppo e per scaricare su qualcun altro l’insoddisfazione per i disagi dei membri di quel gruppo. Ha a che fare con l’invenzione del nemico da parte di ogni dittatura, per dirottare altrove la violenza del corpo sociale.
L'ossessione rivolta agli ebrei in quanto "diversi", è ancora attuale. Magari rivolta ad altre minoranze,(immigrati, islamici....). Gli stereotipi antisemiti sono simili a tutti gli altri stereotipi razzisti? E’ evidenza storica che lo stereotipo antisemita ha avuto e ha vita più lunga degli altri. Perché gli altri gruppi di diversi cambiano col tempo, o scompaiono, mentre le minoranze ebraiche sono sempre rimaste presenti, con una forte identità; inoltre gli altri oggetti di odio razziale sono sempre stati di solito dei reietti culturalmente inferiori (zingari, immigrati analfabeti, schiavi dalla pelle nera), mentre l’ebreo nasce da una cultura del Libro, rappresenta una diversità colta e quindi capace di suscitare invidia o avversione presso le masse diseredate. Tipico il caso degli ebrei russi, che sapevano leggere e scrivere rispetto a una popolazione di mugiki analfabeti. Di lì il pogrom. Infine c’è un carattere specifico dell’antisemitismo, oltre alla sua resistenza nel corso dei secoli: che è la sola forma di razzismo che è sfociata in un genocidio “scientifico”, tecnologicamente organizzato, e così massiccio come l’Olocausto.
Quali sono le nuove forme di antisemitismo e i meccanismi dell'antisemitismo moderno?Qui la storia si fa complessa perché oggi spesso l’antisemitismo assume le forme dell’antisionismo, e talora si confonde con la critica alla politica israeliana. Sono tre cose diverse (tanto diverse che si può essere persino ebreo e non essere d’accordo con la politica del governo israeliano o non condividere l’idea sionista) ma per moltissimi l’avversione a Israele si trasforma in avversione per l’ebreo tout court, ed ecco che abbiamo un ritorno dell’antisemitismo, anche se mascherato e anche se, ripeto, limitato ad alcune frange politicamente molto connotate ma estraneo, mi pare, alla maggioranza della popolazione. Però, a scoprire tanti siti antisemiti su Internet, non si può evitare un brivido.
L'antisemitismo corre in rete
Intervista ad Anna Foa docente di storia moderna all'università la sapienza di Roma
La storica ci mette in guardia dal pericolo dell’ipertrofia della memoria che rischia di far perdere l’indispensabile nesso fra funzione conoscitiva (sapere perché non accada più) e funzione etica (cittadini consapevoli dei valori universali e, dunque, migliori). La sfida è rendere più complesso il linguaggio e stimolare alla responsabilità
L’ultimo rapporto del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano indica la rete come principale vettore del nuovo antisemitismo. IL pregiudizio anti ebraico oggi passa per internet?
Sostanzialmente sì, ci sono anche altri canali, ma quello principale è internet. Del resto basta navigare un po’ per rendersi conto di questo. Ci sono siti antisemiti ovunque, di ogni tipo, di cui alcuni sono espressione di un tradizionalismo cattolico, lefebvriano, addirittura sedevacantista, cioè quelli che sostengono che dopo il Concilio non c’è più un Papa e una Santa Sede, altri invece più legati ai movimenti neonazisti , altri mettono insieme il sostegno a palestinesi e in particolare ad Hamas con formule neo naziste, insomma c’è un po’ di tutto e in forma molto virulenta e molto pervasiva.
Qual è la pericolosità di questo nuovo canale di trasmissione dell’antisemitismo?
Innanzitutto il mezzo. E’ un mezzo che i giovani usano e con cui si confrontano spesso. Basta vedere i commenti e gli interventi che nascono in questi blog per rendersi conto della presa che hanno queste affermazioni. Tutte o quasi crescono su un unico terreno comune che è quello di un’enorme “teoria del complotto” che è molto pervasiva nella società, e in cui tutti più o meno credono. Basta parlare con le persone per sentirsi dire : “E già, ma cosa c’è dietro”, o affermazioni di questo tipo, che trovano nella rete ( c’è una sorta di affinità col mezzo),un canale privilegiato in cui tutto è complotto. La teoria del complotto sembra naturale. Uno dei cavalli di battaglia di queste forme di complottismo e di negazionismo vero e proprio lo si ritrova nei tanti siti sulle Torri Gemelle, dove si dice che il crollo non sia mai esistito oppure che sia opera degli ebrei. Tutto questo porta a formulare una gigantesca “teoria del complotto”, che è solo un modo molto facile di uscire dalle contraddizioni della nostra società. Se esiste un complotto la responsabilità di ognuno è limitata e in qualche modo addirittura abolita. C’è poi un linguaggio che fa molta presa sui giovani, estremamente semplificato. E per la prima volta dal dopoguerra ci troviamo davanti ad un effettiva presa di questa ideologia, che punta su una lingua semplificata, su questo complottismo, estremamente basso come livello ma che proprio per questo è efficace, e su un mezzo che arriva ovunque.
Come contrastare questo?
E’ molto difficile. Con una punta di illuminismo io penso ancora che l’insegnamento, il coinvolgimento diretto degli studenti, delle persone con cui si parla, abbia grandi possibilità. Resta il fatto che noi arriviamo a pochissime persone rispetto a quelle a cui arriva la Rete. E’ una questione numerica. Ogni anno io posso riuscire a stimolare l’interesse, la curiosità, la spinta alla complessità,alla non semplificazione, di 30, 40 studenti, ma al di là di questo ci troviamo di fronte a numeri molto ampi. Ci vorrebbe un controllo sui contenuti di questi blog. L’ultima black list pubblicata sul sito americano Stormfront dal titolo ” Il dovere di ogni nazionalsocialista è quello di scovare l'ebreo camuffato", è un attacco neonazista molto virulento. Sul sito si trova l’esaltazione della razza ariana e tutto l’armamentario di un incitamento al razzismo che è proibito dalle nostre leggi. Un controllo maggiore è molto difficile da ottenere, anche se si lavora tanto in questo senso, anche perché molti di questi siti sono localizzati negli Stati Uniti o altrove, ed è complesso riuscire a bloccarli. Credo molto invece in un lavoro di insegnamento, non tanto sui contenuti, ma sul fatto di rendere più complesso il linguaggio, stimolare la responsabilità, le letture, e questo va fatto in modo massiccio da tutti gli intellettuali, gli insegnanti e coloro che operano nel sociale.
A parte la Rete, quali sono le nuove forme di antisemitismo?
L’antisionismo, che ha una forte presa e che punta su contraddizioni e problemi reali per snaturali e trasformali in un terreno di odio verso gli ebrei, in cui anche l’appoggio ai palestinesi è del tutto strumentale, e comunque punta sull’appoggio ai terroristi, ad Hamas, e non certo sul dialogo tra israeliani e palestinesi. Poi è ancora molto forte il terreno lefebvriano, ai margini del lefebvrismo, interno al mondo cattolico, il cattolicesimo tradizionalista. Esiste un sito dedicato all’ abate Barruel, che durante la rivoluzione francese aveva scritto uno dei primi libri sulla “Teoria del complotto”. Alcuni anni fa questo non sarebbe stato possibile. In realtà questi stereotipi negativi sulll’ebreo sono molto persistenti, si perpetrano, e man mano viene aggiunto qualche elemento. L’elemento essenziale aggiunto negli ultimi due decenni è l’antisionismo, la crescita del lefebvrismo e delle forme più anticonciliari di cattolicesimo, e questa idea del complotto, che a mio avviso è molto pericolosa.
Dunque tutti i luoghi comuni e i pregiudizi sugli ebrei, deicidi, avidi oltre misura, reietti, sono ancora vivi?
Un po’ meno. E’ il linguaggio attraverso cui si filtrano . C’è un’ insistenza sull’ebreo ricco, sull’ebreo potente, sull’ebreo che complotta contro gli altri, più che sul deicidio. Invece nei siti tradizionalisti c’è una polemica contro il Concilio che ha fatto degli ebrei degli “uguali”, e che ha eliminato la tradizione antigiudaica della Chiesa.
Il Giorno della Memoria. Come far sì che non sia solo commemorazione ma qualcosa in più?
Forse domandarsi a cosa serve la memoria, non una memoria fine a se stessa ma una memoria che si allarghi il più possibile. Parafrasando la frase degli ebrei “Ricordati che sei stato schiavo in Egitto”, tramutarla in “ricordati che questa memoria sia volta a ricordare non solo per te ma per tutti”. Va anche detto che certi meccanismi civici sono molto importanti perché servono a creare coesione, basta che siano fatti con garbo in modo da non suscitare una reazione negativa. A volte nelle scuole se sono imposti e non sentiti diventa un meccanismo del tutto rituale. E’ un meccanismo con una doppia faccia, in cui i rischi sono pari ai vantaggi.
Qual è la pericolosità di questo nuovo canale di trasmissione dell’antisemitismo?
Innanzitutto il mezzo. E’ un mezzo che i giovani usano e con cui si confrontano spesso. Basta vedere i commenti e gli interventi che nascono in questi blog per rendersi conto della presa che hanno queste affermazioni. Tutte o quasi crescono su un unico terreno comune che è quello di un’enorme “teoria del complotto” che è molto pervasiva nella società, e in cui tutti più o meno credono. Basta parlare con le persone per sentirsi dire : “E già, ma cosa c’è dietro”, o affermazioni di questo tipo, che trovano nella rete ( c’è una sorta di affinità col mezzo),un canale privilegiato in cui tutto è complotto. La teoria del complotto sembra naturale. Uno dei cavalli di battaglia di queste forme di complottismo e di negazionismo vero e proprio lo si ritrova nei tanti siti sulle Torri Gemelle, dove si dice che il crollo non sia mai esistito oppure che sia opera degli ebrei. Tutto questo porta a formulare una gigantesca “teoria del complotto”, che è solo un modo molto facile di uscire dalle contraddizioni della nostra società. Se esiste un complotto la responsabilità di ognuno è limitata e in qualche modo addirittura abolita. C’è poi un linguaggio che fa molta presa sui giovani, estremamente semplificato. E per la prima volta dal dopoguerra ci troviamo davanti ad un effettiva presa di questa ideologia, che punta su una lingua semplificata, su questo complottismo, estremamente basso come livello ma che proprio per questo è efficace, e su un mezzo che arriva ovunque.
Come contrastare questo?
E’ molto difficile. Con una punta di illuminismo io penso ancora che l’insegnamento, il coinvolgimento diretto degli studenti, delle persone con cui si parla, abbia grandi possibilità. Resta il fatto che noi arriviamo a pochissime persone rispetto a quelle a cui arriva la Rete. E’ una questione numerica. Ogni anno io posso riuscire a stimolare l’interesse, la curiosità, la spinta alla complessità,alla non semplificazione, di 30, 40 studenti, ma al di là di questo ci troviamo di fronte a numeri molto ampi. Ci vorrebbe un controllo sui contenuti di questi blog. L’ultima black list pubblicata sul sito americano Stormfront dal titolo ” Il dovere di ogni nazionalsocialista è quello di scovare l'ebreo camuffato", è un attacco neonazista molto virulento. Sul sito si trova l’esaltazione della razza ariana e tutto l’armamentario di un incitamento al razzismo che è proibito dalle nostre leggi. Un controllo maggiore è molto difficile da ottenere, anche se si lavora tanto in questo senso, anche perché molti di questi siti sono localizzati negli Stati Uniti o altrove, ed è complesso riuscire a bloccarli. Credo molto invece in un lavoro di insegnamento, non tanto sui contenuti, ma sul fatto di rendere più complesso il linguaggio, stimolare la responsabilità, le letture, e questo va fatto in modo massiccio da tutti gli intellettuali, gli insegnanti e coloro che operano nel sociale.
A parte la Rete, quali sono le nuove forme di antisemitismo?
L’antisionismo, che ha una forte presa e che punta su contraddizioni e problemi reali per snaturali e trasformali in un terreno di odio verso gli ebrei, in cui anche l’appoggio ai palestinesi è del tutto strumentale, e comunque punta sull’appoggio ai terroristi, ad Hamas, e non certo sul dialogo tra israeliani e palestinesi. Poi è ancora molto forte il terreno lefebvriano, ai margini del lefebvrismo, interno al mondo cattolico, il cattolicesimo tradizionalista. Esiste un sito dedicato all’ abate Barruel, che durante la rivoluzione francese aveva scritto uno dei primi libri sulla “Teoria del complotto”. Alcuni anni fa questo non sarebbe stato possibile. In realtà questi stereotipi negativi sulll’ebreo sono molto persistenti, si perpetrano, e man mano viene aggiunto qualche elemento. L’elemento essenziale aggiunto negli ultimi due decenni è l’antisionismo, la crescita del lefebvrismo e delle forme più anticonciliari di cattolicesimo, e questa idea del complotto, che a mio avviso è molto pericolosa.
Dunque tutti i luoghi comuni e i pregiudizi sugli ebrei, deicidi, avidi oltre misura, reietti, sono ancora vivi?
Un po’ meno. E’ il linguaggio attraverso cui si filtrano . C’è un’ insistenza sull’ebreo ricco, sull’ebreo potente, sull’ebreo che complotta contro gli altri, più che sul deicidio. Invece nei siti tradizionalisti c’è una polemica contro il Concilio che ha fatto degli ebrei degli “uguali”, e che ha eliminato la tradizione antigiudaica della Chiesa.
Il Giorno della Memoria. Come far sì che non sia solo commemorazione ma qualcosa in più?
Forse domandarsi a cosa serve la memoria, non una memoria fine a se stessa ma una memoria che si allarghi il più possibile. Parafrasando la frase degli ebrei “Ricordati che sei stato schiavo in Egitto”, tramutarla in “ricordati che questa memoria sia volta a ricordare non solo per te ma per tutti”. Va anche detto che certi meccanismi civici sono molto importanti perché servono a creare coesione, basta che siano fatti con garbo in modo da non suscitare una reazione negativa. A volte nelle scuole se sono imposti e non sentiti diventa un meccanismo del tutto rituale. E’ un meccanismo con una doppia faccia, in cui i rischi sono pari ai vantaggi.
Le radici dell'antisemitismo,
Intervista a David Meghnagi
Prima di Auschwitz l’antisemitismo aveva nella cultura europea una sua presunta “rispettabilità”. Chi era antisemita non se ne vergognava. Lo gridava ai quattro venti e ne faceva un programma. Lo sterminio nazista ha costituito una cesura profonda. Dopo Auschwitz l’antisemitismo ha perduto la sua presunta “rispettabilità”. Chi è antisemita non lo può più affermare apertamente
Cosa ha alimentato il mito del'ebreo deicida, reietto, che si nutre del sangue dei bimbi cristiani, avido oltre misura, che giustifica la discriminazione che subisce da secoli? Questa forma di antisemitismo è ancora tra noi?
Gli stereotipi antiebraici hanno avuto una lunga gestazione. Sono presenti sin dall’antichità e si sono trasformati nel corso del tempo. L’antisemitismo presenta molte facce. C’è stato un antisemitismo di matrice pagana, un antisemitismo di matrice cristiana, un antisemitismo di matrice araba e islamica, un antisemitismo moderno e razzista, un antisemitismo dopo Auschwitz. L’antisemitismo non è solo di destra. Non è stato così nel passato. Proudhon per esempio aveva un odio contro gli ebrei uguagliato solo per l’odio nutrito contro le donne. C’è stato un antisemitismo sovietico, c’è un antisemitismo di sinistra e terzomondista. Non sempre è facile distinguere. Nella realtà le forme si intrecciano fra loro alimentandosi a vicenda.
Gli stereotipi di matrice cristiana sono una parte integrante dell’antisemitismo razzista, gli hanno strada fornendo l’humus. La definizione “razziale” degli ebrei utilizzava come strumento l’appartenenza religiosa per la semplice ragione che le razze sono un’invenzione del razzismo.
La stessa parola antisemitismo è un’invenzione del razzismo che arbitrariamente unifica nello stesso registro concetti diversi di lingua, cultura e “razza”.
Dire come fanno alcuni che gli arabi non possono essere antisemiti perché sono essi stessi semiti, è un esempio concreto di questa deriva del linguaggio che unifica in uno stesso registro la lingua, la cultura, la religione, la nazione, l’”etnia” e le “razze”. Gli stereotipi sono radicati nel linguaggio. La prima cosa da fare è curare le parole. Se le parole sono malate bisogna curare le parole come si fa con le persone.
I pagani rimproveravano agli ebrei il loro monoteismo. Il rifiuto dell’idolatria era considerato una colpa. L’adorazione di un Dio invisibile e onnipresente, madre e padre di ogni vivente metteva in discussione radicalmente ogni potere costituito. Per questa ragione gli ebrei erano posti ai margini della vita sociale, accusati di “ostilità” verso gli altri popoli con cui non volevano “mescolarsi” e “assimilarsi”.
Con l’avvento del cristianesimo alle vecchie accuse se ne aggiungono delle nuove che sono in consonanza con la volontà della Chiesa di sostituire la “Vecchia Alleanza” con la “Nuova Alleanza”.
Il punto di intersezione fra l’antisemitismo pagano e quello cristiano è ben rappresentato dalla posizione di Agostino di Ippona che odiava gli ebrei prima di farsi cristiano e che nella storia biblica di Caino e Abele vedeva una rappresentazione simbolica della successiva “caduta” ebraica. In questa nuova dialettica gli ebrei diventano ontologicamente colpevoli per il loro rifiuto a convertirsi. Sono il simbolo di Caino, o meglio caino li simboleggia col suo eterno girovagare con il segno di colpa cucito addosso sino alla fine dei tempi. Con la loro esistenza umiliata ed esiliata devono testimoniare il trionfo della nuova religione. A differenza dei pagani che se non si convertivano, venivano sterminati, lo spazio simbolico degli ebrei era di un’esistenza umiliata, simbolo di un’alterità assoluta su cui proiettare immagini interne negative insopportabili.
Nell'universo simbolico del cristianesimo preconciliare, gli ebrei hanno una via di uscita alla loro condizione umiliata se si convertono. Convertendosi possono “ritrovare” la loro umanità. La colpa trasmessa da padre in figlio (una vera e propria mostruosità) può essere fermata attraverso il battesimo. Col battesimo si è “salvi”. Nella Spagna dell’Inquisizione la conversione al cattolicesimo da sola non basta. La colpa si trasmette anche dopo la conversione per generazioni. Il mito della limpieza de sangre che si afferma in Spagna sullo sfondo della Reconquista trasforma la vita dei conversos in un incubo. La Spagna impazzita è ben rappresentata dal Cervantes nel combattimento contro i mulini al vento. Il mito della purezza del sangue rappresenta l’anello di congiunzione con l’antisemitismo moderno e razziale che si afferma nell’Europa moderna contro la cultura della libertà e dell’uguaglianza.
Nella civiltà islamica gli ebrei condividevano con le altre minoranze religiose tollerate, cristiani e zoroastriani, la condizione di dhimmi. I dhimmi erano oggetto di disprezzo e asservimento. In cambio della sottomissione assoluta al potere potevano ottenere protezione. Una protezione che era però precaria soggetta ai cambiamenti nella sfera del potere, perennemente esposta a ricatti e rappresaglie. I cristiani un tempo maggioritari nell’Oriente arabo si sono assottigliati sino a diventare esigue minoranze. Gli ebrei sono fuggiti prima. Il loro è stato un esodo silenzioso che la stampa non ha registrato. Hanno trovato in larga parte rifugio in Israele. La progressiva scomparsa delle diversità del mondo arabo, ha finito per polarizzare su Israele l’ostilità che un tempo si scaricava sulle minoranze.
Quando lo stereotipo può essere attraente?
Lo stereotipo è una facile scappatoia che scarica su altri colpe proprie. Trasformando gli ebrei in un capro espiatorio si evita di affrontare i problemi veri. Il dispositivo antisemita è talmente collaudato che può essere utilizzato anche in assenza di ebrei.
L'ossessione rivolta agli ebrei in quanto "diversi", è ancora attuale. Magari rivolta ad altre minoranze,(immigrati, islamici....). Gli stereotipi antisemiti sono simili a tutti gli altri stereotipi razzisti? L’antisemitismo non va confuso con le altre forme di razzismo o con la xenofobia. Le analogie non colmano le differenze. Nell’antisemitismo c’è un che di unico per la continuità che ha avuto nel tempo, per i simboli a cui attinge, i fantasmi di cui si alimenta. Per fare un esempio che riguarda il nostro paese nel 1938 da un giorno all’altro fu colpita una popolazione pari all’uno per mille che era profondamente integrata e identificata con la realtà del paese. Il dieci per cento dei docenti universitari erano ebrei. Cacciandoli dall’Università l’Italia si è culturalmente suicidata, l’università è stata distrutta. Molti dei problemi attuali dell’Università hanno lì la loro origine più profonda. Se da un giorno all’altro, i portaborse prendono il posto degli scienziati veri, non ci può meravigliare della deriva successiva. Ad essere colpiti insieme agli ebrei, sono stati anche i loro allievi non ebrei. Nel’esercito c’erano ebrei fedelissimi. Furono cacciati come se fossero estranei danneggiando la struttura militare. A Roma c’erano ebrei che vendevano stracci per sopravvivere. Amavano la loro città come nessun altro. Furono trattati come alieni. Metà della popolazione ebraica italiana era imparentata con non ebrei, il che spiega perché fu più facile nascondersi che altrove.
Quali sono le nuove forme di antisemitismo e i meccanismi dell'antisemitismo moderno?
Prima di Auschwitz l’antisemitismo aveva nella cultura europea una sua presunta “rispettabilità”. Chi era antisemita non se ne vergognava. Lo gridava ai quattro venti e ne faceva un programma. Lo sterminio nazista ha costituito una cesura profonda. Dopo Auschwitz l’antisemitismo ha perduto la sua presunta “rispettabilità”. Chi è antisemita non lo può più affermare apertamente. Deve declinare il suo odio in altre forme: relativizzando la tragedia della Shoah, dirottando su Israele l’accusa che un tempo era rivolta contro gli ebrei, accusando gli ebrei di alimentare il senso di colpa degli europei per alimentare una “rendita di posizione” contro gli altri popoli. In questa perversa logica lo “stato degli ebrei” diventa “l’ebreo degli stati”, giudicato secondo criteri che non si applicherebbero a nessun altro stato. L’aspetto caricaturale di questa nuova dialettica è che si possa fare dell’antisemitismo in nome dell’”antirazzismo” trasformando le vittime di ieri “nei carnefici di oggi”.
Scheda dell’autore
Psicoanalista, professore di psicologia clinica Roma Tre dove dirige il Master internazionale di II livello in didattica della Shoah. Studioso dell'opera di Freud e della psicodinamica del pregiudizio. Tre dei suoi libri affrontano nello specifico queste tematiche: “Il padre e la legge (Freud e l'ebraismo)”, Marsilio terza edizione 2004.“Ricomporre l'infranto. L'esperienza dei sopravvissuti alla Shoah”,Marsilio 2005. “Le sfide di Israele”, Marsilio, 2010.
Gli stereotipi antiebraici hanno avuto una lunga gestazione. Sono presenti sin dall’antichità e si sono trasformati nel corso del tempo. L’antisemitismo presenta molte facce. C’è stato un antisemitismo di matrice pagana, un antisemitismo di matrice cristiana, un antisemitismo di matrice araba e islamica, un antisemitismo moderno e razzista, un antisemitismo dopo Auschwitz. L’antisemitismo non è solo di destra. Non è stato così nel passato. Proudhon per esempio aveva un odio contro gli ebrei uguagliato solo per l’odio nutrito contro le donne. C’è stato un antisemitismo sovietico, c’è un antisemitismo di sinistra e terzomondista. Non sempre è facile distinguere. Nella realtà le forme si intrecciano fra loro alimentandosi a vicenda.
Gli stereotipi di matrice cristiana sono una parte integrante dell’antisemitismo razzista, gli hanno strada fornendo l’humus. La definizione “razziale” degli ebrei utilizzava come strumento l’appartenenza religiosa per la semplice ragione che le razze sono un’invenzione del razzismo.
La stessa parola antisemitismo è un’invenzione del razzismo che arbitrariamente unifica nello stesso registro concetti diversi di lingua, cultura e “razza”.
Dire come fanno alcuni che gli arabi non possono essere antisemiti perché sono essi stessi semiti, è un esempio concreto di questa deriva del linguaggio che unifica in uno stesso registro la lingua, la cultura, la religione, la nazione, l’”etnia” e le “razze”. Gli stereotipi sono radicati nel linguaggio. La prima cosa da fare è curare le parole. Se le parole sono malate bisogna curare le parole come si fa con le persone.
I pagani rimproveravano agli ebrei il loro monoteismo. Il rifiuto dell’idolatria era considerato una colpa. L’adorazione di un Dio invisibile e onnipresente, madre e padre di ogni vivente metteva in discussione radicalmente ogni potere costituito. Per questa ragione gli ebrei erano posti ai margini della vita sociale, accusati di “ostilità” verso gli altri popoli con cui non volevano “mescolarsi” e “assimilarsi”.
Con l’avvento del cristianesimo alle vecchie accuse se ne aggiungono delle nuove che sono in consonanza con la volontà della Chiesa di sostituire la “Vecchia Alleanza” con la “Nuova Alleanza”.
Il punto di intersezione fra l’antisemitismo pagano e quello cristiano è ben rappresentato dalla posizione di Agostino di Ippona che odiava gli ebrei prima di farsi cristiano e che nella storia biblica di Caino e Abele vedeva una rappresentazione simbolica della successiva “caduta” ebraica. In questa nuova dialettica gli ebrei diventano ontologicamente colpevoli per il loro rifiuto a convertirsi. Sono il simbolo di Caino, o meglio caino li simboleggia col suo eterno girovagare con il segno di colpa cucito addosso sino alla fine dei tempi. Con la loro esistenza umiliata ed esiliata devono testimoniare il trionfo della nuova religione. A differenza dei pagani che se non si convertivano, venivano sterminati, lo spazio simbolico degli ebrei era di un’esistenza umiliata, simbolo di un’alterità assoluta su cui proiettare immagini interne negative insopportabili.
Nell'universo simbolico del cristianesimo preconciliare, gli ebrei hanno una via di uscita alla loro condizione umiliata se si convertono. Convertendosi possono “ritrovare” la loro umanità. La colpa trasmessa da padre in figlio (una vera e propria mostruosità) può essere fermata attraverso il battesimo. Col battesimo si è “salvi”. Nella Spagna dell’Inquisizione la conversione al cattolicesimo da sola non basta. La colpa si trasmette anche dopo la conversione per generazioni. Il mito della limpieza de sangre che si afferma in Spagna sullo sfondo della Reconquista trasforma la vita dei conversos in un incubo. La Spagna impazzita è ben rappresentata dal Cervantes nel combattimento contro i mulini al vento. Il mito della purezza del sangue rappresenta l’anello di congiunzione con l’antisemitismo moderno e razziale che si afferma nell’Europa moderna contro la cultura della libertà e dell’uguaglianza.
Nella civiltà islamica gli ebrei condividevano con le altre minoranze religiose tollerate, cristiani e zoroastriani, la condizione di dhimmi. I dhimmi erano oggetto di disprezzo e asservimento. In cambio della sottomissione assoluta al potere potevano ottenere protezione. Una protezione che era però precaria soggetta ai cambiamenti nella sfera del potere, perennemente esposta a ricatti e rappresaglie. I cristiani un tempo maggioritari nell’Oriente arabo si sono assottigliati sino a diventare esigue minoranze. Gli ebrei sono fuggiti prima. Il loro è stato un esodo silenzioso che la stampa non ha registrato. Hanno trovato in larga parte rifugio in Israele. La progressiva scomparsa delle diversità del mondo arabo, ha finito per polarizzare su Israele l’ostilità che un tempo si scaricava sulle minoranze.
Quando lo stereotipo può essere attraente?
Lo stereotipo è una facile scappatoia che scarica su altri colpe proprie. Trasformando gli ebrei in un capro espiatorio si evita di affrontare i problemi veri. Il dispositivo antisemita è talmente collaudato che può essere utilizzato anche in assenza di ebrei.
L'ossessione rivolta agli ebrei in quanto "diversi", è ancora attuale. Magari rivolta ad altre minoranze,(immigrati, islamici....). Gli stereotipi antisemiti sono simili a tutti gli altri stereotipi razzisti? L’antisemitismo non va confuso con le altre forme di razzismo o con la xenofobia. Le analogie non colmano le differenze. Nell’antisemitismo c’è un che di unico per la continuità che ha avuto nel tempo, per i simboli a cui attinge, i fantasmi di cui si alimenta. Per fare un esempio che riguarda il nostro paese nel 1938 da un giorno all’altro fu colpita una popolazione pari all’uno per mille che era profondamente integrata e identificata con la realtà del paese. Il dieci per cento dei docenti universitari erano ebrei. Cacciandoli dall’Università l’Italia si è culturalmente suicidata, l’università è stata distrutta. Molti dei problemi attuali dell’Università hanno lì la loro origine più profonda. Se da un giorno all’altro, i portaborse prendono il posto degli scienziati veri, non ci può meravigliare della deriva successiva. Ad essere colpiti insieme agli ebrei, sono stati anche i loro allievi non ebrei. Nel’esercito c’erano ebrei fedelissimi. Furono cacciati come se fossero estranei danneggiando la struttura militare. A Roma c’erano ebrei che vendevano stracci per sopravvivere. Amavano la loro città come nessun altro. Furono trattati come alieni. Metà della popolazione ebraica italiana era imparentata con non ebrei, il che spiega perché fu più facile nascondersi che altrove.
Quali sono le nuove forme di antisemitismo e i meccanismi dell'antisemitismo moderno?
Prima di Auschwitz l’antisemitismo aveva nella cultura europea una sua presunta “rispettabilità”. Chi era antisemita non se ne vergognava. Lo gridava ai quattro venti e ne faceva un programma. Lo sterminio nazista ha costituito una cesura profonda. Dopo Auschwitz l’antisemitismo ha perduto la sua presunta “rispettabilità”. Chi è antisemita non lo può più affermare apertamente. Deve declinare il suo odio in altre forme: relativizzando la tragedia della Shoah, dirottando su Israele l’accusa che un tempo era rivolta contro gli ebrei, accusando gli ebrei di alimentare il senso di colpa degli europei per alimentare una “rendita di posizione” contro gli altri popoli. In questa perversa logica lo “stato degli ebrei” diventa “l’ebreo degli stati”, giudicato secondo criteri che non si applicherebbero a nessun altro stato. L’aspetto caricaturale di questa nuova dialettica è che si possa fare dell’antisemitismo in nome dell’”antirazzismo” trasformando le vittime di ieri “nei carnefici di oggi”.
Scheda dell’autore
Psicoanalista, professore di psicologia clinica Roma Tre dove dirige il Master internazionale di II livello in didattica della Shoah. Studioso dell'opera di Freud e della psicodinamica del pregiudizio. Tre dei suoi libri affrontano nello specifico queste tematiche: “Il padre e la legge (Freud e l'ebraismo)”, Marsilio terza edizione 2004.“Ricomporre l'infranto. L'esperienza dei sopravvissuti alla Shoah”,Marsilio 2005. “Le sfide di Israele”, Marsilio, 2010.
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