"Professoressa, tu che vuoi?"
Sospeso, avrà il 5 in condotta
La vicenda all'istituto tecnico milanese Moreschi, dove il collegio dei docenti ha scelto la linea
dura adottata anche al Manzoni e al Galilei. Un preside: "In tivù si insultino, ma da noi è diverso" di TIZIANA DE GIORGIO e FRANCO VANNI
Sospeso, con tanto di 5 in condotta, per avere risposto male a un’insegnante dandole del “tu”. È successo a uno studente dell’istituto tecnico Moreschi che stava chiacchierando durante la lezione. La professoressa l’ha ripreso e lui ha ribattuto deciso: «Ma tu cosa vuoi?». Nessuna parolaccia, nessuno scatto d’ira: un gesto di insubordinazione che la scuola ha ritenuto di punire con la più severa delle sanzioni. «Tutti i docenti sono stati concordi nel decidere la sospensione per un giorno e il 5 di condotta in pagella dice la preside Carola Feltrinelli a fine anno questo significa bocciatura, nel primo quadrimestre vuole essere invece un segnale molto forte. Questi comportamenti, anche se possono sembrare di non eccessiva gravità, a scuola non possono essere ammessi».
Scena simile all’istituto tecnico Galileo Galilei, dove uno studente è stato sospeso per avere risposto a un insegnante: «Può dirmi quello che vuole, ma per me lei non esiste, non la considero proprio». Anche per lui, insufficienza in condotta sulla pagella di metà anno su proposta dell’intero consiglio di classe. Identica punizione rischia un ragazzo del liceo linguistico Manzoni, e la ragione è simile. All’insegnante di spagnolo che lo aveva ripreso, il sedicenne ha risposto: «Non mi interessa quello che lei dice». Oggi pomeriggio si riunirà il consiglio di classe, una seconda, in seduta straordinaria per stabilire la punizione: fra i professori c’è, anche in questo caso, chi propone la sospensione e relativo 5 in condotta. «Quello che si vuole far passare è un messaggio chiaro dice il preside del Manzoni, Pino Polistena gli adulti, e gli insegnanti in particolare, vanno rispettati. Sappiamo tutti che in televisione ogni giorno c’è chi dice assai di peggio, ma proprio per questo bisogna tornare alle buone vecchie regole».
I primi a rimanere stupiti dalla linea dura dei docenti sono i genitori stessi. «Mia figlia mi manda a quel paese regolarmente - racconta Giada Marchesini, madre di una studentessa al primo anno - se decidessi, per questo, di toglierle la paghetta settimanale penso reagirebbe ridendo». Per Marco, invece, padre di uno studente all’ultimo anno del liceo linguistico comunale, «l’idea di punire uno studente con il 5 in condotta per il semplice fatto che risponde male può sembrare anacronistica ma è sacrosanta». Elisabetta Scala, coordinatrice nazionale dell’organizzazione di genitori Moige: «La speranza è che la punizione recuperi lo studente a quel minimo di educazione che è giusto pretendere a scuola. L’augurio è che ora i due istituti coinvolgano i genitori in un ampio progetto educativo».
Per dare una risposta forte al problema della mancanza di disciplina, al tecnico Feltrinelli la preside ha scelto di abbinare alla sospensione un periodo di volontariato in un’associazione no profit: «È un aspetto educativo fondamentale su cui devono lavorare intensamente scuola e famiglia spiega la dirigente Annamaria Indinimeo i ragazzi ultimamente tendono a prendersi libertà che non sono ammissibili». In caso di sospensioni lunghe quindi, se c’è l’accordo, i ragazzi vengono mandati ad aiutare gli operatori del centro di accoglienza Cardinal Ferrari. Non solo: più di uno studente con il cinque in condotta in pagella si è ritrovato a fare giardinaggio nelle aree verdi della scuola anche durante le vacanze. «Le famiglie finiscono sempre per ringraziarci, i figli tornano a casa cambiati» assicura la preside.
Scena simile all’istituto tecnico Galileo Galilei, dove uno studente è stato sospeso per avere risposto a un insegnante: «Può dirmi quello che vuole, ma per me lei non esiste, non la considero proprio». Anche per lui, insufficienza in condotta sulla pagella di metà anno su proposta dell’intero consiglio di classe. Identica punizione rischia un ragazzo del liceo linguistico Manzoni, e la ragione è simile. All’insegnante di spagnolo che lo aveva ripreso, il sedicenne ha risposto: «Non mi interessa quello che lei dice». Oggi pomeriggio si riunirà il consiglio di classe, una seconda, in seduta straordinaria per stabilire la punizione: fra i professori c’è, anche in questo caso, chi propone la sospensione e relativo 5 in condotta. «Quello che si vuole far passare è un messaggio chiaro dice il preside del Manzoni, Pino Polistena gli adulti, e gli insegnanti in particolare, vanno rispettati. Sappiamo tutti che in televisione ogni giorno c’è chi dice assai di peggio, ma proprio per questo bisogna tornare alle buone vecchie regole».
I primi a rimanere stupiti dalla linea dura dei docenti sono i genitori stessi. «Mia figlia mi manda a quel paese regolarmente - racconta Giada Marchesini, madre di una studentessa al primo anno - se decidessi, per questo, di toglierle la paghetta settimanale penso reagirebbe ridendo». Per Marco, invece, padre di uno studente all’ultimo anno del liceo linguistico comunale, «l’idea di punire uno studente con il 5 in condotta per il semplice fatto che risponde male può sembrare anacronistica ma è sacrosanta». Elisabetta Scala, coordinatrice nazionale dell’organizzazione di genitori Moige: «La speranza è che la punizione recuperi lo studente a quel minimo di educazione che è giusto pretendere a scuola. L’augurio è che ora i due istituti coinvolgano i genitori in un ampio progetto educativo».
Per dare una risposta forte al problema della mancanza di disciplina, al tecnico Feltrinelli la preside ha scelto di abbinare alla sospensione un periodo di volontariato in un’associazione no profit: «È un aspetto educativo fondamentale su cui devono lavorare intensamente scuola e famiglia spiega la dirigente Annamaria Indinimeo i ragazzi ultimamente tendono a prendersi libertà che non sono ammissibili». In caso di sospensioni lunghe quindi, se c’è l’accordo, i ragazzi vengono mandati ad aiutare gli operatori del centro di accoglienza Cardinal Ferrari. Non solo: più di uno studente con il cinque in condotta in pagella si è ritrovato a fare giardinaggio nelle aree verdi della scuola anche durante le vacanze. «Le famiglie finiscono sempre per ringraziarci, i figli tornano a casa cambiati» assicura la preside.
Condivido in parte questo commento : << Le relazioni sociali tra adulti e ragazzi sono, purtroppo, cambiate da quando i genitori hanno invaso la scuola, ammorbidendo deridendo togliendo autorevolezza al corpo docente e in generale alla scuola. In generale un genitore dovrebbe preparare i propri figli a 'vivere'...se poi riesce ad essergli amico..tanto meglio. Assisto invece a genitori succubi dei loro figli incapaci d'imporre loro delle regole. Il rispetto dei ruoli è una di quelle cose a cui da tempo un buon numero di genitori ha omesso di insegnare alla loro prole e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti....Ci sono diritti e doveri, molti diritti si conquistano con il rispetto, la disciplina il coraggio l'altruismo.. e la rettitudine. forse alcuni genitori abdicando al loro ruolo educativo si sono 'dimenticati' che l'educazione e il rispetto delle regole sono alla base di un sistema meritrocatico ...quindi nessun dramma se un giovane prende un cinque o viene bocciato si diventa uomini anche con le sconfitte!! >>
Perchè
Io disprezzo chiunque pretenda rispetto "a prescindere". Il rispetto è una cosa che si merita, nessuno ne ha diritto, e non lo si guadagna certo con i metodi terroristici e punitivi se non inseriti in un corso per genitori e figli e corsi di non violenza e rispetto che purtroppo visto la riduzione se ( se no l'abolizione ) del tempo prolungato voluta per pagare le cambiali elettorali alle scuole private . Qualcuno confonde la paura con il rispetto. Io mi ricordo che alle elementari avevamo terrore della maestra, alle medie si saltava in piedi all'entrata del professore ("buongiorno prof!"), al liceo si stava seduti e si prestava attenzione, in università ci si facevano i fatti propri se si voleva, e durante il dottorato ho sempre chiamato il mio professore per nome e gli ho dato del tu (e non perché nella lingua locale il "lei" non esista). Più l'insegnante vale, meno gliene importa dei formalismi, perché viene rispettato in modo ben più sostanziale che con qualche formula di cortesia. Una professoressa degna di rispetto, per esempio, sa gestire una situazione del genere senza isterie collettive sulla disciplina, come se l'obbedienza fosse una virtù.
Ecco cosa dice sula chat di fb : << Giusto che si insegni il rispetto, ma è ovvio che i ragazzi che crescono con quel cialtrone del nano e la destra che "si pulisce il culo con la bandiera" che rutta e canta canzoni contro i napoletani, che fa il dito medio in tv, che lascia le trasmissioni andandosene e berciando come i cani, con gente che da dell'abbronzato al presidente degli stati uniti, che bestemmia (contestualizzando....) che riempe regioni e governo di mignotte, mafiosi, collusi, ladri, corruttori, analfabeti..cosa volete che imparino i ragazzi?? E qualche pirla su sta notizia ha il coraggio di dire "il buonismo della sinistra?? O è scemo o è mentalmente disonesto...spero sia scemo...RAGAZZI scioperate, andate contro a sto governo di criminali buzzurri, ma cercate di farlo con intelligenza che non vi manca al contrario degli altri..>>.
"Professoressa, tu che vuoi?"
Sospeso, avrà il 5 in condotta
La vicenda all'istituto tecnico milanese Moreschi, dove il collegio dei docenti ha scelto la linea
dura adottata anche al Manzoni e al Galilei. Un preside: "In tivù si insultino, ma da noi è diverso" di TIZIANA DE GIORGIO e FRANCO VANNI
Sospeso, con tanto di 5 in condotta, per avere risposto male a un’insegnante dandole del “tu”. È successo a uno studente dell’istituto tecnico Moreschi che stava chiacchierando durante la lezione. La professoressa l’ha ripreso e lui ha ribattuto deciso: «Ma tu cosa vuoi?». Nessuna parolaccia, nessuno scatto d’ira: un gesto di insubordinazione che la scuola ha ritenuto di punire con la più severa delle sanzioni. «Tutti i docenti sono stati concordi nel decidere la sospensione per un giorno e il 5 di condotta in pagella dice la preside Carola Feltrinelli a fine anno questo significa bocciatura, nel primo quadrimestre vuole essere invece un segnale molto forte. Questi comportamenti, anche se possono sembrare di non eccessiva gravità, a scuola non possono essere ammessi».
Scena simile all’istituto tecnico Galileo Galilei, dove uno studente è stato sospeso per avere risposto a un insegnante: «Può dirmi quello che vuole, ma per me lei non esiste, non la considero proprio». Anche per lui, insufficienza in condotta sulla pagella di metà anno su proposta dell’intero consiglio di classe. Identica punizione rischia un ragazzo del liceo linguistico Manzoni, e la ragione è simile. All’insegnante di spagnolo che lo aveva ripreso, il sedicenne ha risposto: «Non mi interessa quello che lei dice». Oggi pomeriggio si riunirà il consiglio di classe, una seconda, in seduta straordinaria per stabilire la punizione: fra i professori c’è, anche in questo caso, chi propone la sospensione e relativo 5 in condotta. «Quello che si vuole far passare è un messaggio chiaro dice il preside del Manzoni, Pino Polistena gli adulti, e gli insegnanti in particolare, vanno rispettati. Sappiamo tutti che in televisione ogni giorno c’è chi dice assai di peggio, ma proprio per questo bisogna tornare alle buone vecchie regole».
I primi a rimanere stupiti dalla linea dura dei docenti sono i genitori stessi. «Mia figlia mi manda a quel paese regolarmente - racconta Giada Marchesini, madre di una studentessa al primo anno - se decidessi, per questo, di toglierle la paghetta settimanale penso reagirebbe ridendo». Per Marco, invece, padre di uno studente all’ultimo anno del liceo linguistico comunale, «l’idea di punire uno studente con il 5 in condotta per il semplice fatto che risponde male può sembrare anacronistica ma è sacrosanta». Elisabetta Scala, coordinatrice nazionale dell’organizzazione di genitori Moige: «La speranza è che la punizione recuperi lo studente a quel minimo di educazione che è giusto pretendere a scuola. L’augurio è che ora i due istituti coinvolgano i genitori in un ampio progetto educativo».
Scena simile all’istituto tecnico Galileo Galilei, dove uno studente è stato sospeso per avere risposto a un insegnante: «Può dirmi quello che vuole, ma per me lei non esiste, non la considero proprio». Anche per lui, insufficienza in condotta sulla pagella di metà anno su proposta dell’intero consiglio di classe. Identica punizione rischia un ragazzo del liceo linguistico Manzoni, e la ragione è simile. All’insegnante di spagnolo che lo aveva ripreso, il sedicenne ha risposto: «Non mi interessa quello che lei dice». Oggi pomeriggio si riunirà il consiglio di classe, una seconda, in seduta straordinaria per stabilire la punizione: fra i professori c’è, anche in questo caso, chi propone la sospensione e relativo 5 in condotta. «Quello che si vuole far passare è un messaggio chiaro dice il preside del Manzoni, Pino Polistena gli adulti, e gli insegnanti in particolare, vanno rispettati. Sappiamo tutti che in televisione ogni giorno c’è chi dice assai di peggio, ma proprio per questo bisogna tornare alle buone vecchie regole».
I primi a rimanere stupiti dalla linea dura dei docenti sono i genitori stessi. «Mia figlia mi manda a quel paese regolarmente - racconta Giada Marchesini, madre di una studentessa al primo anno - se decidessi, per questo, di toglierle la paghetta settimanale penso reagirebbe ridendo». Per Marco, invece, padre di uno studente all’ultimo anno del liceo linguistico comunale, «l’idea di punire uno studente con il 5 in condotta per il semplice fatto che risponde male può sembrare anacronistica ma è sacrosanta». Elisabetta Scala, coordinatrice nazionale dell’organizzazione di genitori Moige: «La speranza è che la punizione recuperi lo studente a quel minimo di educazione che è giusto pretendere a scuola. L’augurio è che ora i due istituti coinvolgano i genitori in un ampio progetto educativo».
Ora , Per dare una risposta forte al problema della mancanza di disciplina, bisognerebbe fare come al tecnico Feltrinelli dove la preside ha scelto di abbinare alla sospensione un periodo di volontariato in un’associazione no profit: «È un aspetto educativo fondamentale su cui devono lavorare intensamente scuola e famiglia spiega la dirigente Annamaria Indinimeo i ragazzi ultimamente tendono a prendersi libertà che non sono ammissibili». In caso di sospensioni lunghe quindi, se c’è l’accordo, i ragazzi vengono mandati ad aiutare gli operatori del centro di accoglienza Cardinal Ferrari. Non solo: più di uno studente con il cinque in condotta in pagella si è ritrovato a fare giardinaggio nelle aree verdi della scuola anche durante le vacanze. «Le famiglie finiscono sempre per ringraziarci, i figli tornano a casa cambiati» assicura la preside.
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