Quarantamila in poche ore. E ognuna con un volto diverso. Su Facebook il tam tam corre in fretta: cambiare il profilo, scegliere la foto di una donna che ha speso la propria vita per affermare un diritto.
«Perché - scrivono sul social network le organizzatrici di «Donne dicono no. Questa settimana io sono...», «vogliamo contrastare il sistema di compravendita delle donne, lo sfruttamento del corpo femminile. Un gesto che ha lo scopo innanzitutto di comunicare la nostra identità come donne capaci di affermarsi con coraggio ed intelletto, ma anche di rinnovare la nostra memoria storica, ricordarci che il diritto al voto, il diritto al lavoro, alle libertà individuali, sono diritti conquistati, spesso a caro prezzo, da donne!».
E allora ecco che i profili cambiano. «Io sono Rosa Luxemburg. Perché la libertà è sempre la libertà di dissentire». «Io sono Frida Kahlo», «Io sono Frances Farmer», «Io sono Alda Merini, Shirin Neshat, Irène Némirovsky, Carla Lonzi, Dolores Ibarruri Gomez, Tina Modotti, Janis Joplin, Joan Baez, Marie Curie»
«Io sono Rita Levi Montalcini perché il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte».
E poi Jane Austen, Maria Callas, George Sand, Rosa Parks, Joyce Lussu. È' una carrellata di immagini, di simboli, di donne famosissime o dimenticate. Come Emanuela Loi, poliziotta della scorta di Borsellino, o Amelia Earhart, aviatrice statunitense. A ognuna un'altra faccia. La faccia della memoria che incrocia la storia e le storie individuali, le passioni letterarie, politiche, gli studi.
Percorsi che si coniugano, si incontrano. Memorie che si riattivano. Un gesto così semplice diventa metafora prepotente, diventa un segno di rivolta forte. C'è chi dice no, si prende un'altra identità per affermare la propria. «Io sono Anna Magnani perché le rughe non si coprono. C'ho messo una vita a farmele venire».
E sono anche Simone de Beauvoir. «Perché una donna libera è l'esatto contrario di una donna leggera».
«Perché - scrivono sul social network le organizzatrici di «Donne dicono no. Questa settimana io sono...», «vogliamo contrastare il sistema di compravendita delle donne, lo sfruttamento del corpo femminile. Un gesto che ha lo scopo innanzitutto di comunicare la nostra identità come donne capaci di affermarsi con coraggio ed intelletto, ma anche di rinnovare la nostra memoria storica, ricordarci che il diritto al voto, il diritto al lavoro, alle libertà individuali, sono diritti conquistati, spesso a caro prezzo, da donne!».
E allora ecco che i profili cambiano. «Io sono Rosa Luxemburg. Perché la libertà è sempre la libertà di dissentire». «Io sono Frida Kahlo», «Io sono Frances Farmer», «Io sono Alda Merini, Shirin Neshat, Irène Némirovsky, Carla Lonzi, Dolores Ibarruri Gomez, Tina Modotti, Janis Joplin, Joan Baez, Marie Curie»
«Io sono Rita Levi Montalcini perché il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte».
E poi Jane Austen, Maria Callas, George Sand, Rosa Parks, Joyce Lussu. È' una carrellata di immagini, di simboli, di donne famosissime o dimenticate. Come Emanuela Loi, poliziotta della scorta di Borsellino, o Amelia Earhart, aviatrice statunitense. A ognuna un'altra faccia. La faccia della memoria che incrocia la storia e le storie individuali, le passioni letterarie, politiche, gli studi.
Percorsi che si coniugano, si incontrano. Memorie che si riattivano. Un gesto così semplice diventa metafora prepotente, diventa un segno di rivolta forte. C'è chi dice no, si prende un'altra identità per affermare la propria. «Io sono Anna Magnani perché le rughe non si coprono. C'ho messo una vita a farmele venire».
E sono anche Simone de Beauvoir. «Perché una donna libera è l'esatto contrario di una donna leggera».
Perchè le donne ( vedere quelle citiate nell'articolo sopra riportato ) ci hanno dato molto e poi
IL personaggio che ho scelto come profilo di fb da qui al 8 marzo è quello di Elsa Morante ( 1912 – 1985) di cu trovate la foto a destra
onde evitare doppioni con altri\e account di fb. Ma soprattutto ( vedere il post dei miei nik ) è La storia suo romanzo con cui sono cresciuto è uno dei motivi per cui sono passato ad essere libertario e useppes il figlio avuto dallo stupro di un generale tedesco è alla base del mio account email principale che è questo qua (useppescano@virgilio.it) al quale se volete potete scrivermi ed approfondire le tematiche del blog
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