La denuncia del pm di Genova "G8, i poliziotti violenti salvati da una leggina"

Lo stato s'assolve   . E poi si lamentano  se siamo qualunquisti  o  con  ne    con le  br  ne  con lo stato  .


Il procuratore Zucca: "Lo Stato impedisce che vengano pagati i danni".  "Non saranno più chiamati a risarcire le vittime degli abusi".

di MARCO PREVE
 
GENOVA
Una "leggina", anzi la postilla di una leggina, per salvare dalla bancarotta dei risarcimenti milionari i poliziotti condannati per il G8 di Genova del 2001. I 26, tra funzionari e agenti condannati per l'irruzione alla scuola Diaz del luglio 2001, e i loro 44 colleghi responsabili degli abusi nel carcere di Bolzaneto. "Lo Stato per le vicende del G8 ha pervicacemente negato il diritto al risarcimento delle vittime impugnando, ad esempio, tutte le sentenze civili, e questa legge ne è la riprova". Il procuratore generale Enrico Zucca, pm storico assieme al collega Francesco Albini Cardona del processo Diaz, bolla così la notizia.
"Misure urgenti in materia di sicurezza", così era stato presentato il decreto il 12 novembre. Ma quando diventa legge il 17 dicembre compare un articolo "2 bis" per la costituzione di un "fondo di solidarietà civile" per vittime di "manifestazioni sportive" ma anche, genericamente, "di manifestazioni di diversa natura". E poi ecco una serie di passaggi che, secondo il settimanale "Famiglia Cristiana", il primo ad accorgersene, hanno una sola spiegazione: salvare i big della polizia italiana. Perché è vero che le sentenze di condanna di secondo grado attendono ancora il passaggio in Cassazione, ma appare scontato che il riconoscimento delle lesioni subite non verrà cancellato, anche se dovessero essere assolti nomi di primo piano come quello di Francesco Gratteri o Gianni Luperi, capi dell'antiterrorismo
e dell'intelligence. E allora lo Stato dovrà pagare. Anzi, le provvisionali per la Diaz (in media 20 mila euro a testa per cento giovani massacrati di botte) sono già state saldate ma restano inevase quelle di Bolzaneto e poi le spese legali e infine l'incognita delle cause civili. In tutto, si stima, circa 10 milioni di euro. Per i condannati vorrebbe dire prelievo forzoso di un quinto dello stipendio e addio liquidazione.
La legge 187 del 12 novembre prevede, intanto la creazione di una cassa alimentata dal "fondo unico di giustizia" e poi dal ricavato di sanzioni amministrative, e ancora da eventuali donazioni e lasciti. I soldi serviranno in misura del 70% per transazioni, spese e comunque per intervenire laddove le provvidenze dello Stato non siano previste. Ma, soprattutto, ciò che sorprende è una frase a suo modo rivoluzionaria: "Modalità relative all'esercizio di rivalsa o all'eventuale rinuncia ad esso". Traduzione: fino ad oggi lo Stato pagava e poi si rivaleva sul condannato. Oggi una speciale commissione presieduta da un Prefetto e tutta interna al Viminale potrebbe decidere che no, non si chiederanno a Gratteri, Luperi, Canterini, Fournier e altri altissimi dirigenti la restituzione dei risarcimenti da loro originati. Il costo delle loro colpe sarà offerto dalle tasche dei cittadini italiani.
"Eppure lo Stato quando ha voluto risarcire lo ha fatto - aggiunge Zucca -. Penso al caso Aldovrandi di Ferrara (Federico, il giovane ammazzato di botte dagli agenti di una volante, ndr) quando, ancora prima della sentenza definitiva, c'è stato il pagamento di due milioni di euro alla famiglia. Ma per la Diaz e il G8 sia con governi Berlusconi o Prodi la scelta è sempre stata quella di impugnare i risarcimenti".

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