10.1.11

M.O.: niente nozze per sposa siriana, Israele nega passaggio nel Golan

Credevo  fosse   solo una  storia  di fantasia  quella del film  ( da me  precedentemente recensito vedere  l'altro nostro blog  )  invece  è successo realmente purtroppo

Cercando   in rete   (  per  fare un regalo di compleanno  alla ragazza  del mio amico  appassionata  , infatti  si è laureata e specializzata  in arabo , di tale cultura ) nome  del  regista  del film  La sposa Siriana , ho trovato su    http://www.adnkronos.com/IGN/ questa news 


M.O.: niente nozze per sposa siriana, Israele nega passaggio nel GolanQuneitra, 28 dic. - (Adnkronos/Aki) -

Niente matrimonio per Samar Salman Khayal, giovane sposa siriana che doveva convolare a nozze con il fidanzato residente nel Golan occupato da Israele. Lo Stato ebraico ha negato alla donna il rilascio del nulla osta necessario per oltrepassare la frontiera e raggiungere il futuro sposo, Nabih Farhat, che l'attendeva nel villaggio nelle alture sotto il controllo israeliano dal 1967.

Poi  ho approfondito ed  ecco da  repubblica onine   e  tempi.it  la news   e  le foto


IL PERSONAGGIO
La sposa siriana non è solo un film
il sogno di Samar: sconfigge la guerra
Lei è drusa come Nabih, l'uomo del quale si è innamorata. Vive nel versante del Golan controllato dalla Siria. Lui, invece, sta dalla parte israeliana. Dopo anni di attesa si sono sposati al confine. Come nella storia raccontata al cinema 
di ALIX VAN BUREN
La storia parte da lontano, da tre anni fa e cioè da quando Nabih, 40 anni, in viaggio incontra Samar, 25 anni, nel villaggio di Hadhar sulle alture del Golan. "È stato amore a prima vista", racconta un testimone alle nozze, Ali Al Aour.
Per capire i mille garbugli burocratici, mentali, emotivi venuti a complicare l'incontro, conviene però fare prima un balzo all'indietro nel tempo. Ripassare un capitolo dell'eterno conflitto mediorientale: quello del Golan, un fertile altopiano incastonato nel Sud Ovest della Siria, abitato nei secoli dai drusi - popolo fiero, seguace di un culto esoterico - conquistato per i due terzi da Israele nel 1967.
La guerra, come spesso accade, scompaginò la geografia come le famiglie: due terzi dei drusi catapultati sotto amministrazione israeliana, separati dall'altro terzo nella patria d'origine siriana. Una parte delle alture fu riconquistata nel 1973 dalla Siria, che ne rivendica l'intera restituzione. Da allora una forza di pace dell'Onu vigila sulla
striscia demilitarizzata di terra che corre lungo la linea del cessate il fuoco. Ed è proprio quella striscia il formidabile ostacolo frapposto all'unione fra Samar e Nabih.
"È stato un matrimonio davvero emozionante, una copia del film di Riklis, però questa è realtà", riassume Marco Succi, delegato dalla Croce rossa internazionale a scortare i due promessi al confine. "Dal 2007 aspettavano il permesso delle autorità israeliane perché la sposa passasse dal Golan siriano a quello amministrato da Israele: permesso ogni volta negato". Finché ieri il veto è caduto.
Lei s'è accostata, col candido abito della sposa, ai nugoli di fili spinati dal versante siriano, con l'enorme codazzo della famiglia estesa, genitori, nonni, zii, cugini, nipoti, festanti fra cori arabi e i tradizionali ululati delle donne, cariche di viveri per il banchetto. Lui l'aspettava con la sua tribù di piccoli e anziani al di là del chilometro di sbarramenti sotto i vessilli di Israele, vestito all'occidentale in giacca e cravatta.
Da anni, ricordano gli amici, "Nabih e Samar si gridavano il proprio amore attraverso i megafoni fra il rombo delle jeep militari israeliane oltre quelle reti spinate, nel punto in cui la distanza è minore". Lei si recava al villaggio di Ain El-Tineh, lui a Majdal Shams. Le linee telefoniche fra i due Paesi, tecnicamente in guerra, sono interdette.
Non è la prima volta che Samar s'agghinda a nozze: l'aveva fatto già il 28 dicembre, i capelli raccolti alla maniera delle star nei film del celebre druso Farid al-Atrash. Il timbro negato da Israele, le famiglie erano state respinte. Non sorprende perciò che ieri, all'alzata delle sbarre, "si sono corsi letteralmente incontro, da entrambi i versanti", dice Sooade Messoudi, della Croce rossa dal lato siriano. "I più anziani si vedevano dopo decenni, i più giovani per la prima volta". Nel mezzo della zona cuscinetto Onu, hanno imbandito il banchetto.
"Però, è una gioia agrodolce", riflette Sooade. "La sposa non ha mai sorriso, anzi piangeva come la madre". Una volta superato il confine, non potrà tornare indietro. Nel cielo livido ai 5 gradi del Golan in pieno inverno, riprende Ali Al Our, "l'allegria ha ceduto al silenzio. Samara ha raccolto lo strascico per avviarsi, sola, lungo la linea di demarcazione. Uno sguardo ai suoi, lasciati alle spalle".
Ma per completare la storia, non può mancare la voce di chi, il regista Eran Riklis, s'era già fatto affascinare dalle tante Samar, le Spose siriane in lista d'attesa. Al telefono da Israele, Riklis commenta: "La realtà mi aveva commosso, ho fatto del mio meglio per trasporla sullo schermo. La mia parte di regista è osservare e raccontare con obiettività. Eppure", conclude, "non riesco a essere obiettivo davanti alla sofferenza umana. Lascio al pubblico il privilegio di decidere da che parte stare nella storia eternamente triste, ma sempre ottimista, dei popoli del Medio Oriente".  
(06 gennaio 2011)
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Per sposarsi varca il confine tra Siria e Israele scortata dall'Onu


Samar Salman al-Khaya, ventiseienne che ha sempre vissuto in Siria, scortata dalle Nazioni Unite e dalla Croce Rossa, con l'abito bianco da sposa, ha varcato il confine per maritarsi con l'israeliano Nabih Farhat e andare a vivere con lui nelle montagne di Golan
di Elisabetta Longo Sposarsi è forse uno dei momenti più importanti della vita di una persona, e in certi paesi più che in altri. Per esempio in Siria, dove due giorni fa Samar Salman al-Khayal ventiseienne sposina siriana-israeliana ha varcato il confine con l'abito da sposa bianco, accompagnata dal fidanzato israeliano Nabih Farhat, originario delle montagne di Golan.
Per cominciare una nuova vita insieme, innanzitutto, il futuro marito ha avuto bisogno di un permesso di immigrazione, rilasciato dopo sette anni. In secondo luogo, i due sono stati scortati da un gruppo di pace delle Nazioni Unite, da soldati israeliani e dalla Croce Rossa attraverso il confine. In bocca al lupo per questa nuova vita cominciata in un modo così difficile.







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