Rodriguez, da terrorista a medagliato Nel 1985 si trovava a capo di un'organizzazione terroristica e venne condannato a 84 anni di detenzione per omicidio e militanza in un gruppo terroristico. Nel 1994 la grazia e da lì l'inizio della carriera parolimpica


Rodriguez, da terrorista a medagliato

Nel 1985 si trovava a capo di un'organizzazione terroristica e venne condannato a 84 anni di detenzione per omicidio e militanza in un gruppo terroristico. Nel 1994 la grazia e da lì l'inizio della carriera parolimpica

E' capitato spesso, soprattutto in passato, che le Paralimpiadi, così come molte gare sportive dedicate ad atleti disabili, passassero in secondo piano. Non si può dire che questo non accada più, ma se oggi l'attenzione su queste gare è notevolmente cresciuta lo si deve, più che ad una maggior sensibilità raggiunta dal pubblico, al grande lavoro di alcuni atleti parolimpici che, nel corso degli anni, sono diventati personaggi noti nel mondo dello sport.
Impossibile non pensare a Oscar Pistorius e alla sua battaglia per essere ammesso alle Olimpiadi, o a Cecilia Camellini, star dello sport azzurro degli ultimi giorni, o ancora alla pallavolista britannica Martine Writht, vittima degli attentati terroristici che colpirono la metropolitana di Londra il 7 luglio del 2005 e che costarono la vita a 52 persone. Martine non morì, ma in quella occasione perse entrambe le gambe. Proprio davanti ad esempi come questi, oltre che per rispetto di una morale comune di cui ormai viene da mettere in dubbio l'esistenza, certe storie sono francamente difficili da accettare.
Ha fatto scalpore, ma forse non nel modo che ci si aspetterebbe, la storia dell'ex terrorista spagnoloSebastian Rodriguez, condannato nel 1985 a 84 anni di carcere per l'omicidio di un uomo d'affari e per il ruolo di comando in un'organizzazione terroristica che in Spagna ha causato tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta 75 vittime.
Rodriguez, divenuto paraplegico dopo uno sciopero della fame messo in atto durante la sua detenzione, ha ricevuto la grazia nel 1994, a soli nove anni dall'arresto, e da lì si è dedicato alla carriera sportiva divenendo plurimedagliato paralimpioco.
In tanti parlano di favola, ma appare onestamente difficile capire dove sia il lieto fine. A quanto dicono si trova nella redenzione, o presunta tale, che un ex criminale come Rodriguez sarebbe riuscito a trovare nella vita da atleta, nella seconda possibilità offerta dallo sport a una persona la cui vita sarebbe altrimenti terminata fra le mura di un carcere.
Una seconda possibilità dunque. Quella che non avranno mai l'uomo che lui ha ucciso e le altre 74 vittime dell'organizzazione di cui si trovava a capo. Quella che non avranno le loro famiglie, che insieme al dolore per la perdita di qualcuno, un dolore che non si cancella nemmeno in due decenni, si trovano ora costrette a vedere la causa delle loro sofferenze acclamato come un eroe nazionale.
Dopo la sua gara Rondriguez ha detto di essere consapevole del fatto che il passato non si possa cancellare. Vero, il passato non si può cancellare, ma, soprattutto in certi casi, non si può, e non si deve, nemmeno dimenticare.

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