8.7.13

Ieri chiusura della kermesse del festival di Gavoi 2013 con Simonetta Agnello Hornby La letteratura insorge Stop al femminicidio

per  approfondire
da  la  nuova sardegna estate del  8\7\2013

di Fabio Canessa INVIATO A GAVOI 
Femminicidio. La parola ricorrente dell'ultima giornata del festival letterario di Gavoi è un termine brutto, nel suono e nel significato. Uno strano neologismo, brutale ma efficace che dà risalto a un problema che troppo spesso si è tentato e si tenta di dimenticare: la violenza domestica, quella subita dalle donne da padri, mariti, fidanzati, conoscenti. Spesso tra le mure di casa, luogo immaginato o che fa comodo immaginare sempre perfetto, felice. Ne parlano anche al festival Michela Murgia, che con Loredana Lipperini è autrice di "L'ho uccisa perché l'amavo. Falso!", e Simonetta Agnello Hornby (protagonista ieri sera dell'incontro che ha chiuso la decima edizione del festival organizzato dall'associazione l'Isola delle Storie) che quel male quasi tenuto nascosto o comunque sottovalutato l'ha voluto raccontare. Proprio "Il male che si deve raccontare" si intitola l'ultimo libro che l'autrice, siciliana di nascita e inglese d'adozione, ha scritto con il contributo di Marina Calloni. Libro dunque di denuncia, ma che si concentra anche sulle possibilità di cosa fare per diminuire i casi femminicidio, spesso preceduti da casi di violenza domestica, da molestie. L'esempio da seguire arriva dall'Inghilterra. Da una donna di colore entrata in Parlamento, Patricia Scotland, capace poi da ministro della Giustizia di lanciare un efficace piano d'azione contro la violenza domestica. Con i dati in diminuzione delle vittime che dimostrano il ruolo che possono avere le istituzioni.


 La domanda è ovviamente se anche in Italia sarà possibile. Al pessimismo di tanti Simonetta Agnello Hornby risponde con la speranza, necessaria, da alimentare con una politica di piccoli passi: «Partendo dal basso, da noi, dai piccoli paesi dove è più facile iniziare a muoversi- dice l'autrice-avvocato che racconta di come la sua professione e la sua voglia di raccontare storie scrivendo siano legate: «Parlo di ingiustizie, di quello che vedo, che conosco. Sui bambini o sulle donne. Ho sulla coscienza due clienti donne maltrattate che sono state uccise. Forse in quel momento potevo fare di più. Si dice spesso che sono problemi causati da un rapporto d'amore malsano, ma non è la parola giusta amore. Si dovrebbe dire potere, è quello che distrugge». Un impegno sia letterario sia più pratico per Simonetta Agnello Hornby
che scansa però la parola femminista: «Non mi piace, però noi donne siamo di più, viviamo di più, e credo che dobbiamo unirci per raggiungere degli obiettivi». Argomento doloroso, ma necessario da affrontare. La scrittrice siciliana però regala al pubblico di Gavoi non soltanto la sua conoscenza del fenomeno, anche la sua simpatia. Nessun moderatore, si rivolge direttamente alla gente, come sempre tanta presente a Sant'Antiocru. Elogia i sardi, la cultura dell'isola, Michela Murgia e il suo amico e conterraneo Andrea Camilleri che proprio la Sardegna ha voluto recentemente omaggiare con l'attribuzione della laurea honoris causa all'università di Cagliari.



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