L'aereo Usa e quel nome di donna dal lago di Bolsena riemerge una storia del 1944



Da Bolsena recuperato un velivolo dei tempi della seconda guerra mondiale. La storia ricostruita grazie al nome della moglie del mitragliere sulla carlingadi MARCO PATUCCHIImmaginiROMA - Dalle acque fredde e torbide non è riemerso solo quel frammento di aereo. Dopo un oblio lungo quasi settant'anni, il lago di Bolsena ha restituito la storia di una missione di guerra e le vicende umane che hanno segnato l'esistenza degli uomini a bordo del bombardiere americano B-17 n°41-24364. E tutto grazie ad un nome di donna dipinto sulla torretta del mitragliere: Ileen Lois.
Il relitto è stato scoperto a 90 metri di profondità dalla Scuola Sub di Bolsena, guidata da Egidio Severi e Massimiliano Bellacima, che poi ha effettuato il recupero della torretta ventrale (sperry ball turret) insieme al Nucleo Sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Viterbo e con l'assistenza del perito balistico Martino Farneti.
Una volta riportato in superficie il dispositivo della Fortezza Volante (poteva roteare a 360 gradi ed era armato da due mitragliatrici Browning 50), il ricercatore Mario Di Sorte ha avviato l'indagine che, prendendo le mosse appunto dal nome di donna dipinto sulla torretta, ha consentito di ricostruire la vicenda attraverso testimonianze e documenti recuperati negli Archivi Storici Americani, in quelli della US Air Force, in quelli delle Royal Air Forces e nell'Archivio Centrale Militare Tedesco.



Ileen Lois era la moglie (  foto  sotto   a destra  )
il nome della donna dipinto sulla torretta ha consentito di

 ricostruire  la vicenda dell'aereo e del suo equipaggio 
del mitragliere Ralph W. Truesdale che componeva, insieme ad altri nove uomini, l'equipaggio del bombardiere. Il B-17, al comando del tenente W. I. Pedersen, faceva parte della 429ma Squadriglia di base ad Amendola (Foggia): la mattina del 15 gennaio 1944 dall'aeroporto pugliese decollarono 38 aerei divisi in due ondate; l'obiettivo era Certaldo, a sud di Firenze, dove le Fortezze Volanti dovevano bombardare il ponte della ferrovia e un'area di smistamento di armi e mezzi tedeschi. 
Una turbolenza in aria chiara incontrata sul basso Adriatico costringe la formazione ad una correzione di rotta verso la terraferma. Sopra Perugia i B-17 incontrano la barriera di fuoco della contraerea e il velivolo di Pedersen, che faceva parte della seconda ondata, alle 12,45 viene colpito al motore numero quattro e al numero tre. Il motore numero uno viene spento per equilibrare la spinta e, sorvolando il Lago Trasimeno, l'equipaggio decide di sganciare sei bombe GP da mille libbre per alleggerire l'aereo. Il tentativo è quello di virare e rientrare alla base, ma più o meno sopra Siena la perdita di quota sembra ormai inarrestabile: il comandante Pedersen ordina all'equipaggio di lanciarsi con il paracadute e inserisce il pilota automatico che porterà l'enorme quadrimotore ad inabissarsi nel Lago di Bolsena. 
Dopo un oblio lungo quasi settant'anni, il lago di Bolsena ha restituito la storia di una missione di guerra e le vicende umane che hanno segnato l'esistenza degli uomini a bordo del bombardiere americano B-17 n°41-24364. E tutto grazie ad un nome di donna dipinto sulla torretta del mitragliere: Ileen Lois. In questa galleria le operazioni di recupero del relitto 


Dei dieci uomini dell'equipaggio, una volta a terra cinque vengono fatti prigionieri dai tedeschi (lo stesso Pedersen; il navigatore, tenente K. J. Buol; il bombardiere, tenente K. D. Shawaker; il mitragliere centrale, sergente A. P. Brodniak e il mitragliere di coda, sergente Horace M. Mahabirsing) e torneranno in patria solo a guerra conclusa. Gli altri cinque (oltre al mitragliere Truesdale, il copilota, tenente J. B. Townsend; il tecnico di bordo, sergente Bernard L. Scalisi; il mitragliere centrale, sergente C. Ringler; l'operatore radio, sergente John Sergakis) riescono ad evitare la cattura e separatamente, dopo essere stati aiutati dalla gente italiana, raggiungono nei mesi successivi la base di Amendola.

Il mitragliere Truesdale tornerà in Florida il 23 giugno 1944 e potrà abbracciare, oltre alla moglie Ileen Lois, il piccolo Ralph nato mentre lui era in guerra. Più rocambolesca la fuga del sergente Scalisi che, grazie alle origini italiane e alla minima conoscenza della lingua locale, fuggirà attraverso casolari abbandonati, boschi e piccoli paesi, raggiungerà Roma dove si nasconderà nel Vaticano fino alla liberazione della città.

Storie di ordinaria quotidianità negli anni tumultuosi della guerra. Storie di uomini comuni che hanno combattuto per la libertà di tutti noi.

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