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28.6.25

Alvaro Vitali, l'ultimo sfregio arriva dalla Francia

il giornale  tramite  msn.it 

La tragica morte di Alvaro Vitali, che si è spento a 75 anni il 24 giugno a Roma a causa di una broncopolmonite, non frena le critiche. Ne arrivano di molto aspre dalla Francia. E in particolare dal quotidiano Le Monde. In occasione della sua morte il noto quotidiano francese decide di attaccare severamente l’attore italiano descrivendolo come “infantile e libidinoso”. Ma non solo: “Basso (1,56 metri) e brutto, con il naso borbonico e gli occhi strabici, sistematico bersaglio per gli altri protagonisti dei film in cui appariva".
Sul quotidiano si legge che "la sua popolarità in Francia non raggiunse mai i livelli di cui godette Oltralpe per almeno un decennio. In Italia, era una sorta di mito popolare e banale". Insomma, una descrizione pesante e negativa volta a ridimensionare il ruolo dell’attore e la sua importanza nell’Italia. Una critica che, spesso, oltrepassa ogni limite e cade nell’insulto più banale.
"Inizia il regno delle stelline nude, interpretate da Edwige Fenech, Gloria Guida, Nadia Cassini e altre, oggetto delle attenzioni lascive e sbavanti di un erotomane infantile e sistematicamente sfortunato interpretato da Vitali in titoli come 'La maestra dà lezioni private', di Nando Cicero (1975); 'Il poliziotto dei polli', di Michele Massimo Tarantini (1976); 'Il maestro e gli imbecilli', di Mariano Laurenti (1978), ecc", si legge sulle colonne di Le Monde che fa riferimento ai film che lo vedevano come protagonista indiscusso.
Vitali, sempre secondo il giornale parigino, è il “simbolo di una regressione che caratterizza una parte del cinema popolare italiano, quella della furia immatura e inarrestabile”. Fondatore di un tipo di cinema “che era destinato al fallimento”. “La tradizione della comicità si evolve verso forme più sofisticate, il pubblico dei suoi film si rivolge al piccolo schermo e la carriera di Alvaro Vitali si interrompe bruscamente nel 1983”, conclude bruscamente Le Monde.

Ora  è vero   che  quui in Italia, passa quasi sotto silenzio la morte di Lea Massari, Warner Bentivegna o Luigi Vannucchi o Nando Gazzolo o ancora Nino Castelnuovo e si parla di  Vitali come di una grande figura o grande maschera...   in quanto   come  ho detto  precedentemente  : <<  Vitali  era stato molto più di un attore: era stato lo specchio sboccato di una società che amava la prurigine, il simbolo di un'Italia che rideva dei propri vizi purché fossero travestiti da farsa. Finché era tutto una risata, finché restava nel recinto sicuro della commedia, nessuno si scandalizzava. La trasgressione era accettabile se condita dall'ironia, l'osceno diventava digeribile e tollerabile se trasformato in barzelletta. Infatti Quella società che Vitali rappresentava non se n'è mai davvero andata, è solo diventata ipocrita. Continua ad amare la prurigine o la dozzinalità , ma preferisce consumarla in privato, sui social, nelle chat, nei realityshow e nel trash o nei pochi film dozzinali che tentano imitare quel periodo . Infatti [ .... ] segue nel post Alvaro vitali un pezzo d'italia che se ne va . >> Certo, non mi meraviglio, dopo lo sdoganamento di Lino Banfi salito da circa 25 anni nell'olimpo tra i grandi attori italiani, non mi meraviglia più niente del nostro Paese; si è arrivato a paragonarlo al grande Totò il signor Vitali. Aver partecipato una volta ad una "carrozzonata" di Fellini e lo si laurea grande personaggio... Ma andiamo! Mi sembra eccessivo.Infatti  I francesi amano il nostro cinema ed i nostri attori ed i nostri registi...quelli di un certo spessore. Anche se  secondo alòcuni  in particolare 

  salvo mare5 ore fa
E' una critica che mi fa sorridere. Io vivo in Francia e ci riconosco la spocchia tipica degli intellettuali francesi che credono ancora che la Francia sia un faro di cultura mentre oggi produce solo spazzatura
Ma qui   si sconfina  inmancanza  di rispetto ed insulti  personali  .  Infatti  Sarà pure per alcuni Umorismo di bassissima lega, per decerebrati,e maniaci    secondo  alcuni  .Ma  Questo non significa che l'uomo debba essere segno di spregio. Ha fatto la sua carriera, non ha mai fatto del male a chicchessia (cosa rara di questi tempi) è morto. Lasciatelo in pace.

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