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18.10.25

DIARIO DI BORDO N 152 ANNO III L'ingegnere giapponese, Masahiro Hara, ha inventato gratis il Qr ., i rifiuti diventano opere d'arte con gli scatti di Ivano Piva ., Stanislav Petrov, ufficiale dell’esercito sovietico, responsabile del sistema di allerta nucleare “Oko”. evito l'appocalisse nucleare

Dall'account Magnati 15 ottobre alle ore 21:20


 Avrebbe potuto diventare multimilionario con uno strumento utilizzato da tutti, ma ha deciso di renderlo disponibile alle persone. L'ingegnere giapponese, Masahiro Hara, lavorava presso Denso Wave quando ha inventato il codice QR, il miglioramento del codice a barre. Era il 1994 quando ha creato un metodo capace di immagazzinare 100 volte più informazioni rispetto al comune codice a barre, scansionabile da qualsiasi angolazione e funzionante anche se danneggiato. Hara, invece di brevettare e trarre profitto dal miglioramento, a nome di Denso Wave, ha scelto di liberarlo al mondo gratuitamente.


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unione   sarda   online   

                           Giampiero Marras


Sassari
i rifiuti diventano opere d'arte con gli scatti di Ivano Piva La mostra fotografica “Apparentemente” sarà ospitata a Palazzo Ducale




Tappi di plastica, palloncini scoppiati, frammenti di contenitori, pezzi di reti. Rifiuti. Eppure disposti in maniera sapiente si trasformano in composizioni artistiche. In occasione del 25° anniversario di attività, il Ceas Lago Baratz del Comune di Sassari propone nella sala Duce di Palazzo Ducale la mostra fotografica “Apparentemente” dell’artista Ivano Piva. L'esposizione sarà inaugurata il 28 ottobre e sarà visitabile sino al 31 ottobre e dal 3 al 5 novembre, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Le opere esposte sono immagini essenziali, che immortalano rifiuti di plastica raccolti sulle spiagge. Le
foto evidenziano il contrasto tra la loro evidente minaccia per l’ambiente e l’apparente innocuità che assumono quando diventano soggetti artistici. La mostra si compone di stampe fotografiche, semplici ma potenti, pensate per sensibilizzare il pubblico alla raccolta dei rifiuti e promuovere una maggiore consapevolezza ambientale. Le fotografie saranno accompagnate da una selezione di oggetti esposti in modo non convenzionale, offrendo uno sguardo diretto su ciò che viene abbandonato.
I materiali esposti provengono da attività umane sia sulla terraferma che in mare: reti, attrezzature da pesca e altri rifiuti marini non degradabili, soprattutto plastica, che le mareggiate trasportano depositano lungo le coste.
Sarà lo stesso autore degli scatti, Ivano Piva, ad accompagnare i visitatori e le classi lungo il percorso espositivo, illustrando sia gli aspetti tecnici delle fotografie sia il messaggio educativo che anima l’intera iniziativa.

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Era la notte del 26 settembre 1983, e il mondo dormiva sull’orlo dell’apocalisse.
Nelle sale sotterranee di un bunker vicino a Mosca, un uomo fissava uno schermo che avrebbe potuto decidere il destino dell’umanità.
Si chiamava Stanislav Petrov, ufficiale dell’esercito sovietico, responsabile del sistema di allerta nucleare “Oko”.All’improvviso, l’allarme scattò.Sul radar apparve la segnalazione di un missile nucleare lanciato dagli Stati Uniti.Poi un secondo.Poi tre, quattro, cinque.Le sirene ululavano.Le luci rosse lampeggiavano.Il protocollo era chiaro: doveva comunicare l’attacco e ordinare la rappresaglia.Entro pochi minuti, migliaia di testate sovietiche avrebbero attraversato il cielo verso l’America.Petrov guardò lo schermo.Le mani gli tremavano.Ma qualcosa non gli tornava.Cinque missili soltanto? Troppo pochi per un attacco vero.E i satelliti di rilevamento erano nuovi, appena installati. Potevano sbagliarsi.“È un falso allarme,” pensò.“Deve esserlo.”Decise di fidarsi del suo istinto, non delle macchine.Non riportò l’attacco.Non premette il pulsante.Attese, da solo, per interminabili minuti.E niente accadde.Nessun missile, nessuna esplosione.Solo il silenzio.Era stato un errore del sistema: i satelliti avevano confuso il riflesso del sole sulle nuvole con il lancio di razzi.Quel gesto silenzioso salvò il mondo da una guerra nucleare.Ma nessuno lo seppe.Il rapporto fu classificato, e Petrov venne perfino rimproverato per non aver seguito la procedura.Venne congedato. Visse in un piccolo appartamento alla periferia di Mosca, in solitudine.Solo molti anni dopo, nel 1998, la sua storia emerse grazie a un documentario.Ricevette premi e riconoscimenti, ma rispondeva sempre allo stesso modo:«Non ho fatto nulla di straordinario.Ho solo fatto quello che doveva fare un essere umano.»Morì nel 2017, quasi dimenticato, ma con la consapevolezza di aver evitato l’estinzione del genere umano con una sola decisione: non reagire alla paura.A volte, il vero coraggio non è premere un pulsante.È avere la forza di non farlo.Piccole Storie (𝑆𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑏𝑎𝑠𝑎𝑡𝑎 𝑠𝑢 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑖 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖, 𝑐𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑛𝑎𝑟𝑟𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎)

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