7.12.09

Quelle piccole morti quotidiane

 


Vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, vivere ogni giorno come se fosse l'unico. Quale disperazione, quale noia, quale nostalgia ed attaccamento alla vita, da quando il mio ultimo giorno bussa alla porta ogni mattina ed ogni notte, con la sua missiva d'addio tra le mani e fiori bianchi tra i capelli. Quale mancanza di gioia, nell'alzarsi al mattino, spazzolare i capelli priva della felicità dell'abitudine. E quella pochezza di senso che si impadronisce di me, quando ogni gesto diviene potenzialmente unico, potenzialmente l'ultimo, spoglio della bellezza della routine. Privata dell'incanto della distrazione, del piacere dell'attesa di tempi migliori, di un futuro incerto, di un domani possibile. L'attaccamento alla vita fugace, l'urgenza disgraziata di un unico giorno, di un ultimo giorno, la prepotenza dell'allarme di perdita, quanto mi derubano, per ogni istante che passa, della delizia della mia monotonia. Dimenticare le chiavi di casa con la certezza che avverrà ancora, rinunciare alla panna sul caffè perchè domani ne avrò il tempo, la sicurezza del rimandare, dell'aspettare, del fare piano, del non far rumore, del vivere lento. Vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo, vivere ogni giorno come se fosse l'unico. E non concedersi più il tempo di fermarsi ad interpretare le nuvole e i suoni, ed a fare progetti. Non posso cedere, non posso crederci, non devo piegarmi. Ribellarsi, alla fugacità dei giorni, alla vita precaria, al cogliere l'attimo. Sia maledetto, quell' angoscioso carpe diem. Se la vita mi priva della quiete dell'attesa, io non sono più nulla.

Vivere ogni giorno come se fosse il primo, vivere ogni giorno come se fosse uno.




Parole e pensieri da MariLouLou, casa mia: http://trattidanima.splinder.com

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