30.10.10

la vita è una scatola di cioccolatini detto da un ex con tendenze suicidie


la prima  




 storie   speciali per  gente  normale    e  normali  per gente  speciale  .

  dall'unione sarda  del 30\102010
la prima   dalla cronaca Italiana  . Una   storia  che  potrebbe essetre inclusa  nella rubrica dela settoimana enigmistica  Forse tutti non sanno che... e Strano ma vero, rassegna di brevi notizie sui campi più disparati, storici e scientifici inclusi, non sempre però autentici - spesso dei palesi falsi - ma affascinanti abbastanza per soddisfare la generica curiosità di un pubblico italiano.

Mezzo secolo per conoscersi
Per 43 anni si sono scritte senza mai incontra
LORENZO PAOLINI

SAN NICOLÒ D'ARCIDANO Colpo d'occhio: sei tu? E giù abbracci, lacrime, carezze. Sciolto il voto: dopo 43 anni ci conosciamo. Il figlio (di Erika Compagnoni) in un angolo a riprendere la scena con la telecamera, il marito (di Luciana Deidda) nell'altro a fare da spettatore silenzioso. Una carrambata con i controfiocchi. Amiche di penna per quarant'anni, e pace se il concetto sembrava sepolto. Bambine curiose, poi adolescenti in confidenza, donne complici. Siamo al tempo delle lettere, ieri l'altro anche se pare un secolo fa. Quando si sceglievano con cura inchiostro e carta, si poneva attenzione alle sbavature, c'era perfino la gomma bicolor per rimediare agli errori. Mentre sms ed email volteggiavano fra i misteri del futuro. Bambine di due zone diverse, praticamente opposti emisferi. Una nel Terralbese più piatto, l'altra in Valtellina. Unite da una maestra, la signora Adelaide , di cui non si scrive il cognome perché le ex alunne non lo ricordano.


IL CASO La donna insegnava a Bormio, quinta elementare, a inizio anno le annunciano il trasferimento in Sardegna, un'altra quinta. Qualche pianto di commozione, poi il viaggio verso casa. Fra la felicità di esser tornata e una punta di nostalgia per i boschi dello Stelvio, si fa strada l'idea: mettere in comunicazione le due classi, una sorta di ponte ideale fra vite della medesima età eppure diversissime. Vengono scritti tutti i nomi sui bigliettini, come la riffa del santo patrono, qui Sardegna lì Lombardia. Le coppie di amiche le crea il destino. Qualche ambo si scioglie in un lampo, altre coppie resistono all'usura del tempo. Nessuna come Luciana ed Erika però che, per poco meno di mezzo secolo, si erano promesse di darsi un volto. E alla fine ce l'hanno fatta.

LA DECISIONE Un sabato mattina di fine agosto. Luciana Deidda - 53 anni, un bella signora mora che lavora nella disinfestazione a Oristano, micro-yorkshire di nome Camilla - si è alzata dal letto con un brutto presentimento. Ci ha rimuginato un po', poi è tornata dal marito. «Io parto. Se tu venissi, sarei felice. Ma io vado comunque, mi sono scocciata di aspettare». Sembra niente, Bormio. Marito e moglie ne parlano dal giorno del matrimonio. Giampaolo ha imparato presto che dietro quelle lettere, quelle fotografie che arrivano ogni tanto nella buca delle lettere, c'è un'amicizia a prova di bomba nucleare. Dopo centinaia di cartoline, le amiche sconosciute vorrebbero vedersi in faccia. «Prima non avevamo una lira, ci siamo sposati ma dovevamo metter su casa. Poi sono arrivati i figli. Poi gli impegni di lavoro, lui ha un'agenzia di security a Cagliari. Poi dove mettiamo il cane. Avevamo rinunciato a partire anche quando Erika ci aveva offerto di ospitarci per il viaggio di nozze». Quel giorno però Luciana aveva nel petto un'angoscia: «Mi sentivo strana, pensavo che se non fossi andata per abbracciarla non l'avrei potuto più fare». Un presentimento infausto, tempo scaduto. Comunque l'atteggiamento buca ogni obiezione: si parte.
MESSAGGI IN BOTTIGLIA Le malattie terribili dei genitori, gli amori che vanno e quelli che finiscono, le speranze per i figli, l'ansia del lavoro. Ma anni prima si parlava di voti presi a scuola, com'è il tuo paese? , beati voi che vivete vicino al mare , a me piacerebbe conoscere la montagna . «Ci siamo incontrate per caso ma col tempo avevamo imparato a riconoscerci reciprocamente come la mia migliore amica . Mi ricordo quando Erika aveva scritto che si sarebbe sposata a 16 anni, aspettava Davide che per tanti anni ha fatto il calciatore nel Lecco. Poi quando si è separata dal marito a 21 anni mantenendo ottimi rapporti, lui oggi fa lo chef nell'albergo che lei dirige». A 18 anni, otto dopo la prima lettera, il grande passo: «Ci siamo fatte una telefonata e, una volta rotto il ghiaccio, non abbiamo più smesso». Da una stagione all'altra ci si promette reciprocamente una visita, ma la sorte congiura. A dir la verità, Erika fa un passo in più: dodici anni fa suona alla porta della casa di San Nicolò d'Arcidano, sorpresa. È arrivata fin lì per conoscere la sua amica di penna. Ma Luciana, nello stesso giorno, è partita per andare dalla figlia a Roma. Salta l'incontro, potenza del destino avverso.

NESSUN BISTICCIO Sarà che un litigio per via epistolare è più complicato. Maurizio Costanzo, che le ha avute ospiti qualche giorno fa in radio, ha chiesto: mai una discussione? «No, in 43 anni nessun bisticcio. Solo una volta qualche frizione, quando ha deciso di sposarsi. A 16 anni sei troppo giovane, non si deve fare una scelta così da ragazzi. Me l'ha insegnato mia figlia Valentina: mamma, i matrimoni costano, i divorzi pure. Ma Erika la pensava diversamente». Sull'aereo che la portava a Linate non ha avuto perplessità. «Lei sì, temeva che dopo quarant'anni di vita da sorelle senza conoscerci, potessimo non esserci simpatiche. O perlomeno diverse da quello che immaginavamo». Ad aspettare lei e il marito in aeroporto c'era un taxista di Bormio, tutto a carico dell'albergatrice, andata e ritorno e ospitalità e il resto. Ma una coppia sarda non parte a mani vuote: «Avevamo una valigia piena di alimentari, dalle seadas al pane, dalla bottarga ai dolci a ogni salume possibile». In borsetta, un collier d'oro bianco. Un incontro importante, un appuntamento con un affetto finora senza volto. Mentre i rispettivi figli, amici su Facebook, esultavano per il colpaccio. Neanche le curve di Sondalo e Tirano l'hanno piegata e quando sono arrivati davanti all'albergo, racconta di avere urlato: ecco Erika . Il marito si sentiva quasi di troppo, è rimasto defilato per tutto il lunghissimo abbraccio. «In realtà senza di lui non sarei mai andata, è tutte le mie certezze, un uomo che ha capito il mio desiderio e appena ha potuto mi ha accontentata». Il resto è storia di una vacanza troppo breve, il ristorante, la funivia, le foto. «Ma non sono neanche voluta andare alle terme per non perdere minuti preziosi, sono andata lì per conoscerla e quello volevo fare». Nel frattempo la Rai le ha dedicato un servizio, i quotidiani lombardi pure. Quand'è rientrata in paese era giorno di festa, tutti a farsi raccontare questa bella storia d'autunno. Un'amica l'ha accolta in lacrime: «Era una mia compagna di scuola, anche lei aveva una compagna di penna, si sono perse negli ultimi anni. Piangeva e mi diceva: beata te che ce l'hai fatta a incontrarla». Non si esclude nuovo tour, nuove lacrime. Arcidano-Bormio, linea affollata. Chi l'avrebbe detto.
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seconda tratta  dalla cronaca di tempio  è la cotinuazione  è la contiuazioe  one della storia  della  vincitrice deki 130 mila €  al quiz  l'eredità (  chi vuole rleggersi l'articolo  o saperne di più  può oltre che leggere l'articolo sotto  rillegersi  qui il precedente ) 

Luras.
Giacomina Satta ha vinto 130mila euro a “L'eredità” su Rai1 per curare suo figlio «Vi presento Michael, ho vinto per lui» Il ragazzo ha 16 anni e ha una grave tetraparesi spastica . «So che la malattia di mio figlio non lascia molta speranza - spiega- ma vado avanti da lurese con la mia indole granitica».Ha vinto un tesoretto. 130mila euro in gettoni d'oro partecipando al quiz televisivo di Raiuno, "L'eredità", condotto nel preserale da Carlo Conti. Ma per Giacomina Satta il tesoro più grande quello che non ha prezzo: suo figlio Michael. Michael compirà sedici anni tra qualche settimana e, dalla nascita, è affetto da una grave forma di tetra paresi spastica, che lo costringe a stare su una sedia a rotelle e che, in questi ultimi anni, si sta aggravando perché legata al presentarsi di altre patologie. «Con questi soldi porterò mio figlio negli Stati Uniti, a Boston. So che sarà difficile ma, come mamma, ho il dovere di provarci». La quarantatreenne, lurese doc, trapiantata da sedici anni a Sassari, è stata ormai ribattezzata mamma coraggio . E di coraggio e tempra Giacomina Satta ne ha da vendere. «So che la malattia della quale è affetto mio figlio non lascia molta speranza - continua la donna - ma questa vincita ha alimentato nel mio cuore quella piccola fiammella che giaceva sopita: ora, voglio farla diventare un grande falò di speranza». Questo viaggio della speranza verso l'America per il piccolo Michael è il primo. In Italia è già stato visitato in diversi ospedali (Genova, Torino e Ferrara). «A Boston faremo una visita specialistica e, solo allora, vedremo cosa si potrà fare», continua la mamma. Giacomina e il marito Saverio sono arrivati ad avere contatti con il Massachusset General Hospital, grazie ad un medico italiano Riccardo Camoriano, che li ha messi in comunicazione con la struttura ospedaliera statunitense. «Il dottor Camoriano, purtroppo, non c'è più. Sarebbe stato felicissimo per questo nostro viaggio negli States». L'emozione si legge, chiaramente, negli occhi di Michael che, guardando la puntata del gioco si è commosso più volte. «Mamma, allora, mi vuoi veramente bene? - ha commentato a freddo il ragazzo - tutto questo per me? Andando a Boston avremo almeno qualche piccola speranza di miglioramento?». A sentire le parole del figlio, a Giacomina Satta gli occhi gli si riempiono di lacrime e sta realizzando, piano piano, che quel sogno che ha cullato per anni, si potrà trasformare in realtà. «Sono andata a L'eredità con il chiaro intento di vincere - spiega la Satta - la mia tensione saliva, ogni volta che superavo una prova. Solo ora che mi sono vista in tv, sto realizzando il tutto. Vincere per mio figlio è stata la mia soddisfazione più grande. Ora ci prepareremo per partire per l'America». Mamma coraggio, fino alla partenza, continuerà a colorare le giornate del figlio con colori allegri, come ha sempre fatto, come è nel suo carattere e, come dice lei, «da buona lurese, tiro avanti con la mia indole granitica».»
A Boston Michael farà una visita specialistica e, solo allora, si potrà capire il da farsi. Giacomina Satta (foto di Piergiacomo Pala) e il marito Saverio sono arrivati ad avere contatti con il Massachusset General Hospital, grazie ad un medico italiano Riccardo Camoriano, che li ha messi in comunicazione con la struttura ospedaliera statunitense. «La mia speranza -dice la mamma coraggio- non si è mai sopita»


SEBASTIANO DEPPERU








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