"Entrano, ansimano muti:
ognuno è tanto mai stanco!
e si fermano seduti
la notte, intorno a quel bianco.
Stanno li sino a domani
col capo tra le mani,
senza che nulla si senta
sotto la lampada spenta.
ognuno è tanto mai stanco!
e si fermano seduti
la notte, intorno a quel bianco.
Stanno li sino a domani
col capo tra le mani,
senza che nulla si senta
sotto la lampada spenta.
dalla pagna di http://www.intrage.it/ dedicata al 2 novembre trovate fra gli url soto la pagina compelta
Già da qualche giorno nelle vetrine dei negozi ( appena mi restituiscono la digitale posterò qualche foto della vetrina della vetrina del commercio equo e solidale di tempio pausania addobata apposotamente , SIC , oper ora accontentatevi dele foto vclassiche prese dala rete di zucche e affini ) , nei quotidiani e nei loro inserti \ allegati , oltre che negli spot e trasmissioni e cartoni tv , in rete s'inizia a parlare della ( salvo alcuni coime la repubblica che invitano a a creare un halloween italiana o europea ) pacchiana e americanata che è diventata nell'ultoimo ventennio hallowen tanto d'essere come dimostra la foto qua sotto usata come buinees
Ora capisco che tutti\e noi fin dall'infanzia abbiamo avuto modelli culturali imposti dala tv o dall'esterno , ma mai come ora negli ultimoi 30 anni . Premetto che per gli amanti acritici e per gli apassionati ( fra cui anch'io che nonostante presi un voto basso nell'esame di storia dele tradizioni popolari dela sardegna,trovai un prof fissato con l'antropologia tanto da farmi domande solo su quello e non su gli altri libri delle tradizioni ) di tali tradizioni e usanze ormai scomparse o standardizzate o rimaste come folkore e con poca tradizione che mi hanno sempre appassioanto e sono stimolo per mantenermi vivo e non dimenticare da da dove veniamo e chi eravamo come potete vedere cercvando nell'archivo soto la tag i miei post e quelli degli altri\e iscritti su halloween) .
Dedico , come sempre ho fatto sui post di halloween , a gli aappassionati e agli americanisti acritici e a senso unico che tropvano pretesti come questi , per .... ed insultsarmi d'esere anti americano e di non aver rispetto per i nostri liberatori , ecc americanismo , che non ho nulla contro tale festa in se' , ma che non c'appartine, almeno come la festeggiano in America .Quindi come ho sempre fatto ricendo apprezzamenti e critiche ( alcune costruttivve ed argomentate , altre banali \ ridicole ) palerò in questo post delle tradizioni che fra Ottobre \ novembre fino a febbraio si , e testimoniano come potete notare da http://www.lucedistrega.net/documenti/feste-ognissanti.htm , zucche, queste, dolci , frutta secca e distagione , ecc e regali non sono una recente importazione statunitense per la festa di Halloween (contrazione di "All Hallows Even" - vigilia di tutti i santi), ma caratteristiche tradizionali del passato popolare delle regioni italiane specie quelle contadine . Usanze rmai scomparse o standardizzate e globalizzate ( vedere mie post precedenti sul modo contadino ) erano molto più " genuine " e più diffuse nella loro foma originaria .
Ecco quali soo quielle della mia regione , che ancora resistono anche se al "dolcetto e scherzetto" in cui ti s'offrivano castagne o caldarroste , melograni , FRUTTA SECCA poi quando nacqueo i super mercati e centri commerciali anche cioccolati , merendine , snack , ecc , si è sostituito sempre più il denaro cosa rara un tempo Ecco vi alcuni riti della mia regione .
Già da qualche giorno nelle vetrine dei negozi ( appena mi restituiscono la digitale posterò qualche foto della vetrina della vetrina del commercio equo e solidale di tempio pausania addobata apposotamente , SIC , oper ora accontentatevi dele foto vclassiche prese dala rete di zucche e affini ) , nei quotidiani e nei loro inserti \ allegati , oltre che negli spot e trasmissioni e cartoni tv , in rete s'inizia a parlare della ( salvo alcuni coime la repubblica che invitano a a creare un halloween italiana o europea ) pacchiana e americanata che è diventata nell'ultoimo ventennio hallowen tanto d'essere come dimostra la foto qua sotto usata come buinees
Ora capisco che tutti\e noi fin dall'infanzia abbiamo avuto modelli culturali imposti dala tv o dall'esterno , ma mai come ora negli ultimoi 30 anni . Premetto che per gli amanti acritici e per gli apassionati ( fra cui anch'io che nonostante presi un voto basso nell'esame di storia dele tradizioni popolari dela sardegna,trovai un prof fissato con l'antropologia tanto da farmi domande solo su quello e non su gli altri libri delle tradizioni ) di tali tradizioni e usanze ormai scomparse o standardizzate o rimaste come folkore e con poca tradizione che mi hanno sempre appassioanto e sono stimolo per mantenermi vivo e non dimenticare da da dove veniamo e chi eravamo come potete vedere cercvando nell'archivo soto la tag i miei post e quelli degli altri\e iscritti su halloween) .
Dedico , come sempre ho fatto sui post di halloween , a gli aappassionati e agli americanisti acritici e a senso unico che tropvano pretesti come questi , per .... ed insultsarmi d'esere anti americano e di non aver rispetto per i nostri liberatori , ecc americanismo , che non ho nulla contro tale festa in se' , ma che non c'appartine, almeno come la festeggiano in America .Quindi come ho sempre fatto ricendo apprezzamenti e critiche ( alcune costruttivve ed argomentate , altre banali \ ridicole ) palerò in questo post delle tradizioni che fra Ottobre \ novembre fino a febbraio si , e testimoniano come potete notare da http://www.lucedistrega.net/documenti/feste-ognissanti.htm , zucche, queste, dolci , frutta secca e distagione , ecc e regali non sono una recente importazione statunitense per la festa di Halloween (contrazione di "All Hallows Even" - vigilia di tutti i santi), ma caratteristiche tradizionali del passato popolare delle regioni italiane specie quelle contadine . Usanze rmai scomparse o standardizzate e globalizzate ( vedere mie post precedenti sul modo contadino ) erano molto più " genuine " e più diffuse nella loro foma originaria .
Ecco quali soo quielle della mia regione , che ancora resistono anche se al "dolcetto e scherzetto" in cui ti s'offrivano castagne o caldarroste , melograni , FRUTTA SECCA poi quando nacqueo i super mercati e centri commerciali anche cioccolati , merendine , snack , ecc , si è sostituito sempre più il denaro cosa rara un tempo Ecco vi alcuni riti della mia regione .
I riti de Is Fraccheras
da http://www.contusu.it/it/luoghi-e-tradizioni-mainmenu-28/ Campane a morto, corone di pervinca e steli di asfodelo.
Il signor Secci Raffaele ci ha descritto come si svolgevano i festeggiamenti, nei giorni del 1° e del 2 novembre.A mezzogiorno cominciavano a suonare ininterrottamente le campane a morto (I'agonia) per 24 ore finché non si concludeva la Messa a mezzogiorno.
Non era compito facile, e proprio per questo i campanari si alternavano, in genere il gruppo era formato da circa 10 persone, giovani e adulti, i quali restavano svegli e attivi, e nei tempi di attesa cuocevano castagne arrosto e bevevano del buon vino nero.
La mattina del 2 novembre, per commemorare i defunti, veniva celebrata la Santa Messa in cimitero, alla quale partecipava l'intera comunità. Dopo la Messa, il parroco si soffermava su ogni tomba, per dare 'Is assoluziones' che consistevano in una serie di preghiere, e questo in cambio di un'offerta fatta dai familiari. La stessa mattina si era soliti mettere sulla croce delle tombe, una corona di pervinca 'proinca'.La corona veniva realizzata intrecciando la pervinca e abbellendola con fiori di carta colorata ( poiché la pervinca in novembrenon fiorisce).Nel pomeriggio, il sacerdote, accompagnato dai campanari, andava di casa in casa a chiedere le offerte, che consistevano in denaro o in prodotti (castagne, noci, nocciole, patate, dolci dolci etc.) da destinare alle anime 'pro sas animas', si usava dire. La sera del 2 novembre si svolgeva un'altra manifestazione detta 'Is Fraccheras'.
Due o tre giorni prima del 2 novembre, i Gadonesi, uomini e donne, si recavano nei terreni vicino al paese che costituivano 'Su a pardu' a raccogliere l'asfodelo S'iscraria per preparare 'Is Fraccheras'. Gli steli di asfodelo venivano legati sistematicamente attorno alla ferula 'Sa feurra', facendo dei lunghi fasci di circa 2 o 3 metri, in alcuni casi anche 4.
All'interno del fascio si inserivano steli di "Canna pudescia" che è molto infiammabile, si continuava così fino a far raggiungere al fascio il diametro di 30/40 centimetri e a volte anche 50. Il tutto veniva legato con 'Si sterzu' e raramente con spago, perché il fuoco lo bruciava e poteva disfare 'Sa Fracchera' (nell'antichità classica, l'asfodelo era considerato il fiore tipico del regno dei morti).
Il compito di sorreggerla era affidato ai giovani, che la portavano per le vie del paese. All'imbrunire, veniva dato fuoco all'estremità anteriore della 'Fracchera' e i partecipanti dovevano correre senza spegnerla per le vie del paese. La stessa notte del 2 novembre si era soliti fare 'Sa conca e mortu', realizzata con una zucca, la quale veniva svuotata dalle parti molli e venivano scavati dei fori a forma di occhi, naso e bocca. A rendere macabro il rito era una candela sistemata all'interno della zucca. Veniva posata sui vecchi muri, in genere bui, o sui davanzali delle finestre. I passanti, vedendola erano soliti spaventarsi.
Ricerca degli alunni della classe 2°Scuola media GadoniIl signor Secci Raffaele ci ha descritto come si svolgevano i festeggiamenti, nei giorni del 1° e del 2 novembre.A mezzogiorno cominciavano a suonare ininterrottamente le campane a morto (I'agonia) per 24 ore finché non si concludeva la Messa a mezzogiorno.
Non era compito facile, e proprio per questo i campanari si alternavano, in genere il gruppo era formato da circa 10 persone, giovani e adulti, i quali restavano svegli e attivi, e nei tempi di attesa cuocevano castagne arrosto e bevevano del buon vino nero.
La mattina del 2 novembre, per commemorare i defunti, veniva celebrata la Santa Messa in cimitero, alla quale partecipava l'intera comunità. Dopo la Messa, il parroco si soffermava su ogni tomba, per dare 'Is assoluziones' che consistevano in una serie di preghiere, e questo in cambio di un'offerta fatta dai familiari. La stessa mattina si era soliti mettere sulla croce delle tombe, una corona di pervinca 'proinca'.La corona veniva realizzata intrecciando la pervinca e abbellendola con fiori di carta colorata ( poiché la pervinca in novembrenon fiorisce).Nel pomeriggio, il sacerdote, accompagnato dai campanari, andava di casa in casa a chiedere le offerte, che consistevano in denaro o in prodotti (castagne, noci, nocciole, patate, dolci dolci etc.) da destinare alle anime 'pro sas animas', si usava dire. La sera del 2 novembre si svolgeva un'altra manifestazione detta 'Is Fraccheras'.
Due o tre giorni prima del 2 novembre, i Gadonesi, uomini e donne, si recavano nei terreni vicino al paese che costituivano 'Su a pardu' a raccogliere l'asfodelo S'iscraria per preparare 'Is Fraccheras'. Gli steli di asfodelo venivano legati sistematicamente attorno alla ferula 'Sa feurra', facendo dei lunghi fasci di circa 2 o 3 metri, in alcuni casi anche 4.
All'interno del fascio si inserivano steli di "Canna pudescia" che è molto infiammabile, si continuava così fino a far raggiungere al fascio il diametro di 30/40 centimetri e a volte anche 50. Il tutto veniva legato con 'Si sterzu' e raramente con spago, perché il fuoco lo bruciava e poteva disfare 'Sa Fracchera' (nell'antichità classica, l'asfodelo era considerato il fiore tipico del regno dei morti).
Il compito di sorreggerla era affidato ai giovani, che la portavano per le vie del paese. All'imbrunire, veniva dato fuoco all'estremità anteriore della 'Fracchera' e i partecipanti dovevano correre senza spegnerla per le vie del paese. La stessa notte del 2 novembre si era soliti fare 'Sa conca e mortu', realizzata con una zucca, la quale veniva svuotata dalle parti molli e venivano scavati dei fori a forma di occhi, naso e bocca. A rendere macabro il rito era una candela sistemata all'interno della zucca. Veniva posata sui vecchi muri, in genere bui, o sui davanzali delle finestre. I passanti, vedendola erano soliti spaventarsi.
e sempre dallo stesso sito
VECCHIE USANZE FUNEBRI E RITI DI MORTE IN SARDEGNA
Quando qualcuno moriva, di vecchiaia di malattia, nei villaggi dell’Interno della Sardegna si seguiva un certo cerimoniale, basato su antiche tradizioni. Specie nei villaggi ad economia pastorale i parenti si preparavano a questo evento. Il moribondo veniva steso su una stuoia, accanto al fuoco e attendeva la morte assistito dai parenti e le donne che solitamente lo accudivano.Quando il triste evento si verificava i parenti si lamentavano ad alta voce, strillavano, si battevano il petto e si strappavano i capelli. Questa sorta di lamento era detto: tèyu o teu. La parente più stretta accendeva una candela benedetta e con questa faceva il segno della croce di fronte al morto e gli chiudeva le labbra, ciò affinché non gli sfuggissero i segreti di famiglia.
Il cadavere veniva lavato, vestito e composto accanto al focolare, su un tavolo o su delle assi montate come un catafalco coperto da un lenzuolo, detto: bànca de mortos . Secondo un’antica usanza romana, i piedi del morto dovevano essere rivolti verso la porta, sul petto gli ponevano il crocifisso. Una volta che il feretro era composto iniziavano, da parte dei vicini e parenti, le visite di condoglianze. Questa parte del cerimoniale era detto su Krùmpiu o sa bisita.Le parenti si sedevano o si accoccolavano ai lati del morto o attorno al focolare spento, cioè come si dice nel nuorese; fakere sa riga o ria. La parente più vecchia prendeva il primo posto della fila. Gli uomini indossavano il lungo gabbànu nero e si raggruppavano in fondo o in una stanza attigua.Coloro che entravano per dare le condoglianze erano vestiti con gli abiti di lutto, baciavano il crocifisso, quello sul petto del morto, e recitavano in modo sommesso un “requiem”, poi le donne facevano gruppo tra di loro e gli uomini altrettanto. In segno di lutto le donne si coprivano la parte inferiore del viso sino al naso con un lembo del loro fazzoletto da testa nero, il gesto è detto attuppare da tuppone, il lembo dello scialle. In Sardegna si dice; tuppa de arbures una macchia inaccessibile.
In alcuni villaggi dell’interno s’intonavano di fronte al morto lamenti funebri in rima detti attitidos che spesso erano recitati drammaticamente dalle lamentatrici prezzolate (attitadoras). S’ attitidu non era come si potrebbe pensare, solo un lamento funebre ma anche un’ incitamento alla vendetta, quando il morto era stato ucciso; in questo caso i lamenti erano selvaggi e terrificanti e un’ indumento del morto macchiato di sangue veniva appeso alla parete (su pindzu).Il giorno del decesso le famiglie del vicinato avevano il dovere di mandare alla famiglia del morto, il pranzo. Questo era un pranzo di lutto detto: s’ akkunòrtu. La notte che precedeva il funerale alcuni dei parenti dovevano vegliare il morto (billai, billadrozu) e secondo l’usanza prendevano parte al pranzo funebre, seguendo le antiche regole in cui non dovevano mai mancare il pane e il miele e si apparecchiava anche per il morto. Il pasto si consumava accanto al focolare, le porte della casa dovevano rimanere aperte tutta la notte, un lume ardeva sulla soglia.
La sera dopo il seppellimento, i parenti si riunivano per un altro banchetto funebre, in questa occasione in certe zone dell’ Isola, erano d’obbligo le fave e le uova, antico piatto funebre di ispirazione greca, poi sostituito con sa “maccarronada” (maccheroni). Al settimo e nono giorno dalla morte, i familiari distribuivano ai vicini , agli amici e ai poveri; carne, pane, pasta (maccheroni). I pani che si distribuivano erano fatti con una farina particolare e detti “paneddas” o, in altre zone, “kokkas”.
A Bitti, questa distribuzione era detta “imborvita” (involgere) perché i cibi inviati erano coperti con un panno bianco. Il giorno della distribuzione era detto “sa die de s’ imborvita”. In altre zone la terminologia è diversa. Era d’uso fare anche delle elemosine per procacciare la salvezza dell’anima del defunto.La sera, del nono giorno la famiglia del defunto si riuniva per un altro pasto; i romani la chiamavano”cena novendialis”. Nelle zone pastorali, la vedova quando non si risposava, doveva portare il lutto per tutta la vita. I parenti più prossimi, specie nei casi di morte violenta, trascuravano il loro aspetto esteriore, faccendosi crescere i capelli, le unghie, la barba, sino a che l’omicidio non fosse vendicato. Ogni sera si intonava una nenia funebre, ma più spesso un canto di vendetta. Quando c’era un omicidio sul luogo del luttuoso fatto si erigeva un cippo primitivo, facendo un mucchio di pietre.
chiuque festeggi haloween sia alla maniera Americana che nostrrana e perchè no anche religiosa sotto troverà altriUrl buon halloween o meglio buon Molti e Molti ( morti e morti ) come diciamo qui in Gallura
Il cadavere veniva lavato, vestito e composto accanto al focolare, su un tavolo o su delle assi montate come un catafalco coperto da un lenzuolo, detto: bànca de mortos . Secondo un’antica usanza romana, i piedi del morto dovevano essere rivolti verso la porta, sul petto gli ponevano il crocifisso. Una volta che il feretro era composto iniziavano, da parte dei vicini e parenti, le visite di condoglianze. Questa parte del cerimoniale era detto su Krùmpiu o sa bisita.Le parenti si sedevano o si accoccolavano ai lati del morto o attorno al focolare spento, cioè come si dice nel nuorese; fakere sa riga o ria. La parente più vecchia prendeva il primo posto della fila. Gli uomini indossavano il lungo gabbànu nero e si raggruppavano in fondo o in una stanza attigua.Coloro che entravano per dare le condoglianze erano vestiti con gli abiti di lutto, baciavano il crocifisso, quello sul petto del morto, e recitavano in modo sommesso un “requiem”, poi le donne facevano gruppo tra di loro e gli uomini altrettanto. In segno di lutto le donne si coprivano la parte inferiore del viso sino al naso con un lembo del loro fazzoletto da testa nero, il gesto è detto attuppare da tuppone, il lembo dello scialle. In Sardegna si dice; tuppa de arbures una macchia inaccessibile.
In alcuni villaggi dell’interno s’intonavano di fronte al morto lamenti funebri in rima detti attitidos che spesso erano recitati drammaticamente dalle lamentatrici prezzolate (attitadoras). S’ attitidu non era come si potrebbe pensare, solo un lamento funebre ma anche un’ incitamento alla vendetta, quando il morto era stato ucciso; in questo caso i lamenti erano selvaggi e terrificanti e un’ indumento del morto macchiato di sangue veniva appeso alla parete (su pindzu).Il giorno del decesso le famiglie del vicinato avevano il dovere di mandare alla famiglia del morto, il pranzo. Questo era un pranzo di lutto detto: s’ akkunòrtu. La notte che precedeva il funerale alcuni dei parenti dovevano vegliare il morto (billai, billadrozu) e secondo l’usanza prendevano parte al pranzo funebre, seguendo le antiche regole in cui non dovevano mai mancare il pane e il miele e si apparecchiava anche per il morto. Il pasto si consumava accanto al focolare, le porte della casa dovevano rimanere aperte tutta la notte, un lume ardeva sulla soglia.
La sera dopo il seppellimento, i parenti si riunivano per un altro banchetto funebre, in questa occasione in certe zone dell’ Isola, erano d’obbligo le fave e le uova, antico piatto funebre di ispirazione greca, poi sostituito con sa “maccarronada” (maccheroni). Al settimo e nono giorno dalla morte, i familiari distribuivano ai vicini , agli amici e ai poveri; carne, pane, pasta (maccheroni). I pani che si distribuivano erano fatti con una farina particolare e detti “paneddas” o, in altre zone, “kokkas”.
A Bitti, questa distribuzione era detta “imborvita” (involgere) perché i cibi inviati erano coperti con un panno bianco. Il giorno della distribuzione era detto “sa die de s’ imborvita”. In altre zone la terminologia è diversa. Era d’uso fare anche delle elemosine per procacciare la salvezza dell’anima del defunto.La sera, del nono giorno la famiglia del defunto si riuniva per un altro pasto; i romani la chiamavano”cena novendialis”. Nelle zone pastorali, la vedova quando non si risposava, doveva portare il lutto per tutta la vita. I parenti più prossimi, specie nei casi di morte violenta, trascuravano il loro aspetto esteriore, faccendosi crescere i capelli, le unghie, la barba, sino a che l’omicidio non fosse vendicato. Ogni sera si intonava una nenia funebre, ma più spesso un canto di vendetta. Quando c’era un omicidio sul luogo del luttuoso fatto si erigeva un cippo primitivo, facendo un mucchio di pietre.
chiuque festeggi haloween sia alla maniera Americana che nostrrana e perchè no anche religiosa sotto troverà altriUrl buon halloween o meglio buon Molti e Molti ( morti e morti ) come diciamo qui in Gallura
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