http://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio_armeno
http://www.ilpost.it/2012/04/24/breve-storia-del-genocidio-armeno/
da 12 aprile 2015 Redazione Tiscali
"Oggi ricordiamo con cuore trafitto dal dolore, ma colmo della speranza nel Signore Risorto, il centenario di quel tragico evento, di quell’immane e folle sterminio, che i vostri antenati hanno crudelmente patito. Ricordarli è necessario, anzi, doveroso, perché laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla!". Così Papa Francesco si è rivolto ai fedeli armeni, prima della messa celebrata nella Basilica di San Pietro, per il centenario del 'martirio' armeno con il rito di proclamazione a 'dottore della Chiesa' di San Gregorio di Narek.
Nel secolo scorso tre grandi tragedie - Bergoglio ha ricordato, innanzitutto, che "la nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come 'il primo genocidio del XX secolo'" è quella che "ha colpito il vostro popolo armeno". Poi, "le altre due grandi tragedie" mondiali: "quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo". E più recentemente "altri stermini di massa - ha denunciato Francesco - come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente", ha ammonito.
Ancora oggi il grido soffocato di tanti fratelli e sorelle - "Purtroppo - ha ancora sottolineato il Pontefice - ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi - decapitati, crocifissi, bruciati vivi - oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: 'A me che importa?'; 'Sono forse io il custode di mio fratello?'. "In diverse occasioni - ha detto Francesco - ho definito questo tempo come un tempo di guerra, una terza guerra mondiale ‘a pezzi’, in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione".
Quasi immediata la reazione turca - La Turchia ha convocato immediatamente l’ambasciatore vaticano. Nel colloquio, ha fatto sapere Monsignor Lucibello, le autorità turche hanno espresso "il loro disappunto" per le parole del Pontefice. La Turchia continua a negare che quello del 1915-16 sia stato un genocidio e combatte una guerra diplomatica permanente per cercare di impedire che venga riconosciuto all'estero da un numero crescente di stati.
Quasi immediata la reazione turca - La Turchia ha convocato immediatamente l’ambasciatore vaticano. Nel colloquio, ha fatto sapere Monsignor Lucibello, le autorità turche hanno espresso "il loro disappunto" per le parole del Pontefice. La Turchia continua a negare che quello del 1915-16 sia stato un genocidio e combatte una guerra diplomatica permanente per cercare di impedire che venga riconosciuto all'estero da un numero crescente di stati.
Unione Armeni: "Ha dato degna sepoltura ai nostri martiri" - "Finalmente - ha commentato il presidente dell'Unione Armeni d'Italia, Baykar Sivazliyan - dopo 100 anni è stato fatto un passo molto importante nelle direzione del riconoscimento del genocidio del nostro popolo. Le parole di Papa Francesco sono una degna sepoltura per i nostri martiri". "La Turchia si ostina a negare una verità che oggi fa più male alle giovani generazioni di turchi che non agli armeni. Noi abbiamo avuto cento anni per provare a metabolizzare un dolore vissuto anche in maniera molto intima dalle nostre famiglie, mentre i governi turchi hanno privato le giovani generazioni della possibilità di far pace con la loro storia", commenta Sivazliyan. "Apprendiamo che ad Ankara è stato convocato l'ambasciatore in Vaticano - aggiunge -. Bene, in questa giornata non possiamo che augurarci sia per ringraziare il Santo Padre di queste parole di apertura e offrire finalmente disponibilità al riconoscimento dei crimini commessi come genocidio".
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