Una vittoria di civiltà e di coraggio.
Il caso di Gisèle Pelicot dimostra ancora una volta come il dolore di una donna possa diventare un motore di cambiamento collettivo. Non dovremmo mai aver bisogno di tragedie per capire l’ovvio: che il consenso è la base di ogni relazione umana, e che il silenzio non è mai un sì.Mentre la Francia fa un passo avanti nella storia dei diritti, l’Italia sembra guardare indietro, impantanata in un dibattito pubblico che troppo spesso minimizza, giustifica o ridicolizza la violenza di genere.La “Legge Pelicot” non è solo una norma: è un atto di giustizia, una lezione di umanità. E il suo nome resterà come simbolo di dignità e resistenza.
Grazie Gisèle, per aver trasformato la tua ferita in una battaglia per tutte.
Il caso di Gisèle Pelicot dimostra ancora una volta come il dolore di una donna possa diventare un motore di cambiamento collettivo. Non dovremmo mai aver bisogno di tragedie per capire l’ovvio: che il consenso è la base di ogni relazione umana, e che il silenzio non è mai un sì.Mentre la Francia fa un passo avanti nella storia dei diritti, l’Italia sembra guardare indietro, impantanata in un dibattito pubblico che troppo spesso minimizza, giustifica o ridicolizza la violenza di genere.La “Legge Pelicot” non è solo una norma: è un atto di giustizia, una lezione di umanità. E il suo nome resterà come simbolo di dignità e resistenza.
Grazie Gisèle, per aver trasformato la tua ferita in una battaglia per tutte.
Da oggi in Francia il sesso senza consenso è e sarà considerato stupro.È stata approvata definitivamente una legge che rivoluziona l’ordinamento in tema di violenza di genere. E introduce per la prima volta in una legge di Stato il concetto di consenso come “libero e informato, specifico, preventivo e revocabile”.Il silenzio non equivale e non può essere equiparato a un assenso, così come una assenza di reazione non vuol dire sì.Concetti base, elementari, eppure c’è stato bisogno di un
caso mostruoso come quello di Gisele Pelicot per trasformarlo in legge. Un’altra lezione di diritto e di diritti che arriva dalla Francia, dopo l’inserimento dell’aborto in Costituzione, mentre il nostro Paese regredisce ogni giorno di più.E, se ci sono arrivati, almeno loro, dovremmo ringraziare questa donna qui per il suo coraggio, la sua dignità incrollabile, la sua lotta a testa alta, a volto scoperto, col suo corpo, per tutte le donne.Essa lo ricordiamo , per chi appprende la sua storia solo ora ,Si chiama Gisele Pelicot, la Franca Viola francese. Essa Avrebbe potuto chiedere l’anonimato, previsto dall’ordinamento francese nei casi di stupro. Invece Gisèle Pelicot ha scelto di metterci la faccia, la voce, il suo corpo e ogni cellula della sua dignità assoluta per testimoniare contro il marito e i 50 uomini - non bestie, uomini - da cui è stata per anni ripetutamente e atrocemente violentata. Per anni il marito ha drogato Pelicot, l’ha fatta stuprare da cinquanta uomini, l’ha filmata e infine messo tutto online sulle piattaforme del porno. E a fare tutto questo erano maschi insospettabili, perfettamente inseriti e, soprattutto, consapevoli di quello che stavano facendo. Per tutta la durata del processo, ha scelto simbolicamente di portare il cognome del marito, Pelicot, che non è mai riuscito ad alzare gli occhi in aula per guardarla in faccia. Quando le hanno chiesto se preferiva non comparire con il suo volto al processo, Pelicot ha dato una risposta che è un manifesto di empowerment femminile. “Non spetta a noi provare vergogna, sono loro che devono provarla. Voglio che tutte le donne, guardandomi, possano dire: se lei l’ha fatto, allora posso farlo anch’io”. È stata una fatica enorme, indicibile ripercorrere ogni momento, ogni ferita, ogni dolore inferto da quegli uomini, ma alla fine il tribunale ha condannato il marito a 20 anni, il massimo della pena, e insieme a lui tutti i 50 co-imputati. Non ha avuto giustizia per sé, nulla potrà restituirle quello che le è stato tolto. Ha vinto per milioni di altre donne in Francia e in tutto il mondo. E ieri, anche grazie a quel coraggio, a quella forza inaudita, a quella dignità infinita, la Francia ha approvato una legge con la quale il sesso senza consenso viene considerato stupro. Una legge che porta a caratteri cubitali il suo nome. E che non esisterebbe senza la sua forza, senza la sua lotta, da sola contro tutti. Gisele Pelicot è la Franca Viola francese. Ora lo possiamo dire con certezza. E se la Francia ha compiuto questo passo di civiltà, lo deve soprattutto a questa grande donna. Mi inchino. Lo facciano tutti. Soprattutto gli uomini.
caso mostruoso come quello di Gisele Pelicot per trasformarlo in legge. Un’altra lezione di diritto e di diritti che arriva dalla Francia, dopo l’inserimento dell’aborto in Costituzione, mentre il nostro Paese regredisce ogni giorno di più.E, se ci sono arrivati, almeno loro, dovremmo ringraziare questa donna qui per il suo coraggio, la sua dignità incrollabile, la sua lotta a testa alta, a volto scoperto, col suo corpo, per tutte le donne.Essa lo ricordiamo , per chi appprende la sua storia solo ora ,Si chiama Gisele Pelicot, la Franca Viola francese. Essa Avrebbe potuto chiedere l’anonimato, previsto dall’ordinamento francese nei casi di stupro. Invece Gisèle Pelicot ha scelto di metterci la faccia, la voce, il suo corpo e ogni cellula della sua dignità assoluta per testimoniare contro il marito e i 50 uomini - non bestie, uomini - da cui è stata per anni ripetutamente e atrocemente violentata. Per anni il marito ha drogato Pelicot, l’ha fatta stuprare da cinquanta uomini, l’ha filmata e infine messo tutto online sulle piattaforme del porno. E a fare tutto questo erano maschi insospettabili, perfettamente inseriti e, soprattutto, consapevoli di quello che stavano facendo. Per tutta la durata del processo, ha scelto simbolicamente di portare il cognome del marito, Pelicot, che non è mai riuscito ad alzare gli occhi in aula per guardarla in faccia. Quando le hanno chiesto se preferiva non comparire con il suo volto al processo, Pelicot ha dato una risposta che è un manifesto di empowerment femminile. “Non spetta a noi provare vergogna, sono loro che devono provarla. Voglio che tutte le donne, guardandomi, possano dire: se lei l’ha fatto, allora posso farlo anch’io”. È stata una fatica enorme, indicibile ripercorrere ogni momento, ogni ferita, ogni dolore inferto da quegli uomini, ma alla fine il tribunale ha condannato il marito a 20 anni, il massimo della pena, e insieme a lui tutti i 50 co-imputati. Non ha avuto giustizia per sé, nulla potrà restituirle quello che le è stato tolto. Ha vinto per milioni di altre donne in Francia e in tutto il mondo. E ieri, anche grazie a quel coraggio, a quella forza inaudita, a quella dignità infinita, la Francia ha approvato una legge con la quale il sesso senza consenso viene considerato stupro. Una legge che porta a caratteri cubitali il suo nome. E che non esisterebbe senza la sua forza, senza la sua lotta, da sola contro tutti. Gisele Pelicot è la Franca Viola francese. Ora lo possiamo dire con certezza. E se la Francia ha compiuto questo passo di civiltà, lo deve soprattutto a questa grande donna. Mi inchino. Lo facciano tutti. Soprattutto gli uomini.