Io, Me & La Filosofia Spicciola delle 12 del Mattino

A volte credo sia inutile cercare di voler assolutamente cambiare le cose.
Lottare perseguire un fine... tempo perso.
Ci sono troppe cose da tenere sotto controllo: la voglia, l'impegno, un ideale per cui valga veramente mettersi in gioco, le rotture di coglioni di chi non capisce e pensa di capire, i bambini, i cazzi e tutto il resto.

La politica, la televisione, i mass media, le multinazionali, il Mac Donald's, le imprese, le case discografiche.
Ognuna di queste cose è perfettamente incastrata nel grande ingranaggio che è la società.

La Società c’impone che una coppia, per essere veramente definita tale, deve essere sposata regolarmente in chiesa e magari avere un bambino: lui deve necessariamente avere il lavoro fisso, lei deve necessariamente avere un lavoro (forse) e prendersi cura della casa, delle faccende domestiche, dell'economia familiare, della cucina  e bla bla bla.

La Società ci dice che vestirsi con dei jeans stracciati ed avere i dred in testa, è sinonimo di sporcizia, di "ah quello fuma le canne"; uno così è necessariamente un drogato all'ultimo stadio che non ha un lavoro e l'unica cosa che sa fare e chiedere spiccioli per strada.

La Società ci dà tanti modelli di riferimento, quasi tutti sbagliati, da imitare: le veline, i calciatori, i presentatori con il parrucchino, il cantante che fa soldi scrivendo canzoni sull'11 settembre, il coglione che per risolvere i problemi della vita mangia un Ferrero Rochert, il pilota che non sa parlare italiano, il giornalista schierato politicamente (il che è un controsenso, visto che in genere il giornalista dovrebbe essere obbiettivo), il nonnino tanto carino che va a spasso con i nipotini portandosi appresso la merendina.

Che schifo.

I disadattati sono esistiti in qualunque epoca. Nel fascismo, nel nazismo, nel medioevo eccetera.
Coloro i quali non potevano e non volevano adattarsi, quelli che ad un certo punto hanno detto basta, quelli che hanno pensato che la cosa migliore da fare fosse mollare tutto e darsi alla macchia, quelli che per le loro idee, per i loro ideali (giusti o sbagliati che siano) sono finiti in gabbia, sono stati ammazzati, sono stati sepolti e nessuno sa più che siano.
La società ci impone che devi obbedire, che devi sottostare, che devi sopportare, che devi importi, che devi mangiare gli altri.
Chi non si adatta, chi non è d’accordo, chi, un giorno, si alza al mattino e dice "NO", è semplicemente destinato a non avere più voce in capitolo. Sono quelli che lavorano fuori dalla porta di servizio, quelli che riescono a lottare per qualcosa anche quando non c'è più nulla da fare, sono quelli che riescono a fare o a dire.

Non sono sicuro che esistano ancora persone del genere.
Li invidio e ne ho paura;
Li imiterei se non fossi ancora legato così tanto alla società, ai genitori, alla legge, alla televisione.

Primo: Reagire.

La rivoluzione sta nella testa.

Nella mia testa ci vedo tante cose, molte delle quasi non è che mi piacciano più di tanto.
Mi consolo sapendo che almeno riesco ancora a pensare, riesco ancora a giudicare cosa sia giusto o sbagliato secondo il mio modo di vedere.

Ariporco, come dice un amico mio.

Magra consolazione

Commenti

Borea ha detto…
...per cambiare il mondo, bisogna incominciare da se stessi...
Le carte le butti per terra o nel cestino?
Mandi a quel paese il lavavetri o lo lasci fare?
Fai volontariato o te ne stai a casetta?
Riesci a perdonare o maledici il malcapitato?
...........
Non cambiare gli altri...cambia te stesso affinchè tu possa accettare serenamente la "follia" altrui...
Con simpatia...
compagnidiviaggio ha detto…
da http://www.psychologies.it/rivista/novembre_2004/maestri_di_vita/maestri_di_vita.htm

Maestri di vita


Krishnamurti. Il filosofo della rivoluzione silenziosa
Il pensiero di questo mistico indiano, che ricorda quello di Socrate, rifugge dai sistemi e dalle religioni organizzate. Invita a non avere modelli precostituiti e a cercare la verità solo dentro se stessi.
Il suo percorso in date
1895: nasce a Madanapala (India del Sud), ottavo figlio di una famiglia di bramini.
1908: orfano di madre, è adottato dall’irlandese Annie Besant, presidente della Società teosofica, che vuol fare di lui il futuro “istruttore del mondo”.
1911: dirige l’Ordine della stella d’Oriente.
Dal 1911 al 1922: studia in Inghilterra.
1922: inizia un’esperienza spirituale che descrive come “un’irruzione nella totalità della vita”.
1929: rifiuta qualunque ruolo messianico e scioglie l’Ordine della stella d’Oriente.
1930: si trasferisce a Ojaj, in California (Usa).
Dal 1969 al 1980: vengono pubblicati in Italia i suoi discorsi più famosi, La rivoluzione del silenzio e Libertà dal conosciuto, oggi disponibili solo in biblioteca.
1986: Muore in California. “Non ho paura di morire, non ho mai portato in me alcuna memoria”, ha detto.
"Non esiste Krishnamurti”, così come non esiste un dio consolatorio, né un senso della vita. L’affermazione, radicale e anticonvenzionale, esprime bene il cuore del pensiero di questo filosofo indiano che sfugge a ogni classificazione. La verità per lui è una terra priva di sentieri, una visione personale, intima, in continuo divenire: non pretende di possederla né di trasmetterla. “Appena si comincia a seguire qualcuno, si inizia a perdere la strada della verità”, ha detto. Rifugge dai sistemi e dalle religioni organizzate, perché sta al singolo individuo entrare in contatto con l’insegnamento che nasce da se stessi, lasciando da parte credenze o idee preconcette, per diventare “il proprio maestro e la propria luce”. In questa prospettiva, già cara a Socrate, Krishnamurti invita a una “rivoluzione silenziosa” nel modo stesso di pensare: la sola via di accesso alla dimensione sacra della vita è la conoscenza di sé e il superamento della paura per aprirsi alla realtà di “ciò che è”. Dopo essere fuggito dall’India, che voleva farne un guru carismatico, nel 1930 Krishnamurti andò a vivere in California. Di un’onestà intransigente, ma sottilmente venata di humour, per oltre cinquant’anni ha attraversato il mondo tenendo cicli di conferenze, seguiti da migliaia di persone. Le sue idee, che costituiscono un antidoto contro i malesseri della nostra epoca, riscuotono ancora oggi un successo crescente.
Info: Krishnamurti Foundation Trust, www.kfoundation.org;
Krishnamurti Foundation of America, www.kfa.org;
Krishnamurti Foundation India, www.kfionline.org
Borea ha detto…
...nn mi soffermo mai sugli autori ma sul contenuto del loro pensiero...e questo pensiero mi piace...

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