14.10.04

Senza titolo 307

Dopo aver  letto il   discreto articolo  di focus ( www.focus.it )   di questo mese : << come nascono  i pensieri cattivi >> ho deciso  di   fare  insieme a voi  (  quindi   raccontatemi , se  vi và  le  vostre esperienze   e\o i vostri sentimenti  su questo argomento ) un ‘auto analisi  \  viaggio interiore   accontando le  mie  esperienze  su  quelli che la chiesa  e  la morale ( e  oggi perfino una pubblicità  di un gelato )  chiamano  i  7 peccati capitali  ( l’invidia, la gola, l’ira, la lussuria, l’avarizia, la superbia, l’accidia.) questo non  è l’ordine \ sequenza  con il quale essi vengono ritualizzati, ma   li  riporto descrivendo  quali  che  ancora   influiscono sul mio cammino  . Applico  qui il concetto   espresso  dall’estratto della Relazione tenuta all'incontro di studio promosso dalla Libera Accademia di Medicina Biologica "OMEOPATIA: Lezioni su i sette peccati capitali", Cervaro (FR), 14 dicembre 2002)


 


<<  Cercherò di dimostrare come la definizione dei sette peccati capitali sia un tentativo di ritualizzazione di una vicenda fondante dello psichismo del genere umano: l’uccisione del Padre primigenio e la consumazione del pasto totemico; che nel rito sono condensate tutte le fasi e gli aspetti della vicenda; che dunque i sette peccati sono in realtà Uno: quello capitale, rifacendomi, per capitale, all’evidente etimologia: capitale, dal latino caput, ossia ”Ciò che riguarda il Capo”.Innanzitutto abbiamo la necessità di definire il termine “peccato”. Per farlo mi servirò di alcune riflessioni del Dott. Iakov Levi, psicostorico israeliano, che potete visionare in interezza in Psychohistory (http://www.geocities.com/psychohistory2001) . Nella Bibbia, ci segnala Levi, ci sono due parole per peccato. La prima CH -T- ' (CHA TA A) ha la stessa radice di "errore". Quindi peccare significa sbagliare. In ebraico moderno si usa anche per fallire o sbagliare la mira. Per la prima volta appare in Esodo 32,31a proposito del peccato del vitello d'oro: "Ha peccato questo popolo, un grande peccato, e si e' fatto un vitello d'oro". Poi in Es., 32,33: "Chi ha peccato contro di me lo cancellerò dal mio libro". Da queste due citazioni sembra che CH - T - ' richieda la pena di morte. Ma poi in Levitico appare una lunga serie di citazioni in cui il CH -T - ' è espiabile sacrificando un ariete , in un caso anche pagando del denaro al posto dell'ariete (4,3; 4,23; 4,28; 4,35; 5,6; 5,7;5,10; 5,11; 5,13; 5,16; 19,17; 19,22; 22,9) Ovvero, sembra che sia generalmente espiabile, ed è sempre qualcosa di molto concreto. Un'infrazione misurabile e soppesabile ben specifica. In Deuteronomio 21,22 il riferimento a “peccato” è particolarmente interessante poiché troviamo: "Quando ci sarà nell'uomo peccato che comporta la pena di morte...", ovvero, l'implicazione è che ci siano CH- T - ' che implicano la pena di morte e quelli che non la implicano.La seconda parola usata per peccato, ricorda ancora Levi, è 'A -VO -N. (Gn., 15,16; 44,16; Es., 20,5; 28,38; 28,43; 34,7).Es. 34,7 è particolarmente interessante poiché dice: "Farò ricadere il peccato dei padri sui figli", concetto in contraddizione con il resto delle prescrizioni della Torà, poiché è scritto: "Non metterai a morte il padre per il peccato del figlio, e non metterai a morte il figlio per il peccato del padre. Ognuno sarà messo a morte per il suo peccato (CH -T -')" (Deut., 24,16). Ma mentre in Es., 34,7 è adoperato 'A -VO - N, in Deut 24,16 è adoperato CH - T -'. Sembra che A - VO - N non sia un peccato misurabile e quindi espiabile, bensì un'empietà non espiabile che si trasmette di generazione in generazione.Una entità non misurabile è un’entità di cui si siano persi i riferimenti percettivi, probabilmente perché si sono dissolti nella notte dei tempi o sia protetta da meccanismi psichici di diniego, poiché la presa di coscienza dell’accaduto è talmente ansiogena, da preferire l’oblio o il misconoscimento alla elaborazione (comprensione - vincolamento - neutralizzazione).Analizzando le citazioni bibliche possiamo avanzare l’ipotesi che il peccato fosse stato esclusivamente un peccato contro dio e l'infrazione di un tabù, legata al corpo stesso del dio. Questo peccato poteva essere espiato solo con la morte. Più tardi, al posto della morte, in certi casi fu concesso di sacrificare un ariete , come nel caso del sacrificio di Isacco che fu sostituito da quello di un ariete. L'ariete rappresenta anche il dio stesso e quindi il sacrificio allude anche all'oggetto contro il quale il peccato era stato commesso, condensando il corpo del peccato e l'espiazione ( Iakov Levi, comunicazione personale)  [---] >> l’articolo continua  ecco il  sito   http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/psicosomatica/articoli/psoma6.htm .


Inizerò con  :


                                L’INVIDA


 


Sono sempre  stato geloso   dei mie  amici\che   che  hanno  la ragfazza  o  la moglie  ,  di mio fratello a cui danno più  fiducia  ,  ecc  ( e  in parte lo sono  tutt’ora  )  , ma  poi   sia  andando  in analisi , sia  leggendo   la bibbia   e altri  scritti   di  psicologia  e antropologia  ho scoperto che  essa  è al 90%  non neccessaria per costruire la mia opera d’arte  , perché   ti  fa  sempre  fare  dei cattivi pensieri   e  quindi sprechi energia che  potresti  usare  in  cose più costruttive  . Quindi concordo  con  quanto dice  Roberto vacca in “ consigli per  un  anno “ alla  data del 31 ottobre “ :<< Ti sarà successo d’invidiare  qualcuno che  si presentava  come un furbone .Qualche volta  avrà guadagnato soldi  , quando tutti gli altri perdevano ( ma lui aveva informazioni riservate ) .[ oppure  è incazzato  con  i prof , in quanto  sua  prof  è la sua insegnante  ,  come  è capitato   nella mia  scuola  ] .( ….) . Be’  non invidiare   i furbi [ ma  solo , invidia costruttiva ,    entro certi limiti  , altrimenti  se  pensi solo a  questo   ti deprimi  e non  riesci ad andare  avanti , quelli che  hanno  carisma  , intelligenza  ]  , non li imitare  i loro sucessi  saranno a  breve  scadenza  , e  anche se  resistono   alla durata, sono miseri ed  effimeri   e non tali  da  vantarsene e  magari posso portare  rimorsi inutili   . Il  furbo [ e quindi anche il lachè]  è uno che  ottiene qualcosa per niente   ,  e in questo non c’è   gloria né soddisfazione   duratura  . Cerca  soddisfazioni in scelt e nobili  (  che  tutti ammireranno  loro malgrado  )  o in attività  costruttive   , che potranno essere  criticatre solo da : stolti , incompetenti   disonesti  [ o quelli che  preferiscono   essere pecore  o morti viventi ]  . >>


Quindi mettete   da parte  , oppure  (  come  ho fatto  io  ) trasformatelo innqualcosa di costruttivo   , allora  si  che  l’ividia   perderà  il,significato di peccato  originale . Concludo  con questa citazione : << .... dai  diamanti non nasce  niente  dal letame nasconi i fiori ..... > di via  del campo ( nel collegamento ipertestuale   troverete un link con  il testo  )  di De’ andre  ,   dove   il  primo termine s’intende invida negativa  , per  secondo quella positiva  .


 

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