Dopo aver letto il discreto articolo di focus ( www.focus.it ) di questo mese : << come nascono i pensieri cattivi >> ho deciso di fare insieme a voi ( quindi raccontatemi , se vi và le vostre esperienze e\o i vostri sentimenti su questo argomento ) un ‘auto analisi \ viaggio interiore accontando le mie esperienze su quelli che la chiesa e la morale ( e oggi perfino una pubblicità di un gelato ) chiamano i 7 peccati capitali ( l’invidia, la gola, l’ira, la lussuria, l’avarizia, la superbia, l’accidia.) questo non è l’ordine \ sequenza con il quale essi vengono ritualizzati, ma li riporto descrivendo quali che ancora influiscono sul mio cammino . Applico qui il concetto espresso dall’estratto della Relazione tenuta all'incontro di studio promosso dalla Libera Accademia di Medicina Biologica "OMEOPATIA: Lezioni su i sette peccati capitali", Cervaro (FR), 14 dicembre 2002)
<< Cercherò di dimostrare come la definizione dei sette peccati capitali sia un tentativo di ritualizzazione di una vicenda fondante dello psichismo del genere umano: l’uccisione del Padre primigenio e la consumazione del pasto totemico; che nel rito sono condensate tutte le fasi e gli aspetti della vicenda; che dunque i sette peccati sono in realtà Uno: quello capitale, rifacendomi, per capitale, all’evidente etimologia: capitale, dal latino caput, ossia ”Ciò che riguarda il Capo”.Innanzitutto abbiamo la necessità di definire il termine “peccato”. Per farlo mi servirò di alcune riflessioni del Dott. Iakov Levi, psicostorico israeliano, che potete visionare in interezza in Psychohistory (http://www.geocities.com/psychohistory2001) . Nella Bibbia, ci segnala Levi, ci sono due parole per peccato. La prima CH -T- ' (CHA TA A) ha la stessa radice di "errore". Quindi peccare significa sbagliare. In ebraico moderno si usa anche per fallire o sbagliare la mira. Per la prima volta appare in Esodo 32,31a proposito del peccato del vitello d'oro: "Ha peccato questo popolo, un grande peccato, e si e' fatto un vitello d'oro". Poi in Es., 32,33: "Chi ha peccato contro di me lo cancellerò dal mio libro". Da queste due citazioni sembra che CH - T - ' richieda la pena di morte. Ma poi in Levitico appare una lunga serie di citazioni in cui il CH -T - ' è espiabile sacrificando un ariete , in un caso anche pagando del denaro al posto dell'ariete (4,3; 4,23; 4,28; 4,35; 5,6; 5,7;5,10; 5,11; 5,13; 5,16; 19,17; 19,22; 22,9) Ovvero, sembra che sia generalmente espiabile, ed è sempre qualcosa di molto concreto. Un'infrazione misurabile e soppesabile ben specifica. In Deuteronomio 21,22 il riferimento a “peccato” è particolarmente interessante poiché troviamo: "Quando ci sarà nell'uomo peccato che comporta la pena di morte...", ovvero, l'implicazione è che ci siano CH- T - ' che implicano la pena di morte e quelli che non la implicano.La seconda parola usata per peccato, ricorda ancora Levi, è 'A -VO -N. (Gn., 15,16; 44,16; Es., 20,5; 28,38; 28,43; 34,7).Es. 34,7 è particolarmente interessante poiché dice: "Farò ricadere il peccato dei padri sui figli", concetto in contraddizione con il resto delle prescrizioni della Torà, poiché è scritto: "Non metterai a morte il padre per il peccato del figlio, e non metterai a morte il figlio per il peccato del padre. Ognuno sarà messo a morte per il suo peccato (CH -T -')" (Deut., 24,16). Ma mentre in Es., 34,7 è adoperato 'A -VO - N, in Deut 24,16 è adoperato CH - T -'. Sembra che A - VO - N non sia un peccato misurabile e quindi espiabile, bensì un'empietà non espiabile che si trasmette di generazione in generazione.Una entità non misurabile è un’entità di cui si siano persi i riferimenti percettivi, probabilmente perché si sono dissolti nella notte dei tempi o sia protetta da meccanismi psichici di diniego, poiché la presa di coscienza dell’accaduto è talmente ansiogena, da preferire l’oblio o il misconoscimento alla elaborazione (comprensione - vincolamento - neutralizzazione).Analizzando le citazioni bibliche possiamo avanzare l’ipotesi che il peccato fosse stato esclusivamente un peccato contro dio e l'infrazione di un tabù, legata al corpo stesso del dio. Questo peccato poteva essere espiato solo con la morte. Più tardi, al posto della morte, in certi casi fu concesso di sacrificare un ariete , come nel caso del sacrificio di Isacco che fu sostituito da quello di un ariete. L'ariete rappresenta anche il dio stesso e quindi il sacrificio allude anche all'oggetto contro il quale il peccato era stato commesso, condensando il corpo del peccato e l'espiazione ( Iakov Levi, comunicazione personale) [---] >> l’articolo continua ecco il sito http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/psicosomatica/articoli/psoma6.htm .
Inizerò con :
L’INVIDA
Sono sempre stato geloso dei mie amici\che che hanno la ragfazza o la moglie , di mio fratello a cui danno più fiducia , ecc ( e in parte lo sono tutt’ora ) , ma poi sia andando in analisi , sia leggendo la bibbia e altri scritti di psicologia e antropologia ho scoperto che essa è al 90% non neccessaria per costruire la mia opera d’arte , perché ti fa sempre fare dei cattivi pensieri e quindi sprechi energia che potresti usare in cose più costruttive . Quindi concordo con quanto dice Roberto vacca in “ consigli per un anno “ alla data del 31 ottobre “ :<< Ti sarà successo d’invidiare qualcuno che si presentava come un furbone .Qualche volta avrà guadagnato soldi , quando tutti gli altri perdevano ( ma lui aveva informazioni riservate ) .[ oppure è incazzato con i prof , in quanto sua prof è la sua insegnante , come è capitato nella mia scuola ] .( ….) . Be’ non invidiare i furbi [ ma solo , invidia costruttiva , entro certi limiti , altrimenti se pensi solo a questo ti deprimi e non riesci ad andare avanti , quelli che hanno carisma , intelligenza ] , non li imitare i loro sucessi saranno a breve scadenza , e anche se resistono alla durata, sono miseri ed effimeri e non tali da vantarsene e magari posso portare rimorsi inutili . Il furbo [ e quindi anche il lachè] è uno che ottiene qualcosa per niente , e in questo non c’è gloria né soddisfazione duratura . Cerca soddisfazioni in scelt e nobili ( che tutti ammireranno loro malgrado ) o in attività costruttive , che potranno essere criticatre solo da : stolti , incompetenti disonesti [ o quelli che preferiscono essere pecore o morti viventi ] . >>
Quindi mettete da parte , oppure ( come ho fatto io ) trasformatelo innqualcosa di costruttivo , allora si che l’ividia perderà il,significato di peccato originale . Concludo con questa citazione : << .... dai diamanti non nasce niente dal letame nasconi i fiori ..... > di via del campo ( nel collegamento ipertestuale troverete un link con il testo ) di De’ andre , dove il primo termine s’intende invida negativa , per secondo quella positiva .
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