Ha scatenato il solito vespaio di polemiche e le soliite richieste di censura il manifesto proposto per ricordare la Giornata mondiale contro l'orribile piaga della violenza sulla donna.
Infatti era scontato e non era difficile ma prevvedibile e che che l’immagine di una donna ritratta nella postura sofferente della crocifissione non facesse discutere . Così sta andando. Come <
bianco, le braccia allargate e appoggiate su due cuscini bianchi, le gambe a sovrapposte, mani e piedi nella posizione che ricorda quelle inchiodate di chi subisce quel suppliziotremendo. Ora, è inutile girare attorno alle immagini, sappiamo tutti aatei e agnoistici , laici o credenti di cosa stiamo parlando: quella donna richiama il dramma fondante della Cristianità, sta al posto di Gesu . Ora La croce non c’è, ma la posizione a quella rinvia e subito qualcuno ( ovviamente i catolici eintransigenti io non ce la vedo ) ne ha tratto la conclusione di un’equivalenza blasfe-ma e inaccettabile per i credenti. soprattutto quelli più chiusi . Infatti ( e e qui mi trova d'accorrdo ) << Quando , come dice sempre l'articolo di Epolis , << quando le cose partono così, quando si trasformano in uno scontro frontale tra i Mas-si Sistemi, con le frecce acuminate delle ideologie sul pun-o di scoccare l’una contro l’altra, non si va da nessuna parte >> Qualcosa però si può dire su quella figura. Intanto, non pecca di originalità , un simbolo ormai banalizzato e scontato ormai logo o Jurassico . Infatti La Croce è sempre stata un cavallo di battaglia della polemica dissacra-rante, un segno prediletto per anatemi e interdetti contro ipocrisie e perbenismi. A intervalli regolari è già apparsa, e più volte, a simboleggiare la condizione della donna deprivata dei suoi diritti e della sua libertà, la guerra che non risparmia nessuno, gli omosesuali discriminati, i poveri che muoiono della loro condizione.... Basterebbe ricordare certe copertine de L’espresso o di panorama ( quando allora era tale ) degli anni '60\70, certe performance dell’avanguardia e, sul piano della pura poesia e del sublime, la crocifissione del povero Stracci che muore dell’ossimoro di sé, soffocato dalla propria insaziabile fame, ne La ricotta di Pier Paolo Pasolini.. Ma erano altri tempi. E, poi, francamente, quest’imagine così bianca pulita e laccata, senza drammaticità
alcuna, congelata nell’astrazione di una posizione, ricorda gli ammiccamenti di certi ca-lendari ( presenti da calzoai , camionisti , barbieri e ora rappresentati anche in parlamento ) . Ora per gridare con-ro una violenza intollerabile e che tutti ci riguarda, non c’è bisogno del luogo comune oramia banalizzato al limite fra erorismo e pornografica di una donna in croce . Cosi come non c'è bisogno ne di scabndalizzarsi ne tanto meno d censurare .
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