Mi stavo preparando con la dovizia e la precisione che uso quando aspetto un cliente qualsiasi. Una doccia. Creme profumate per tutto il corpo. Balsamo delicato alla pesca per i miei capelli neri. Vestiti leggeri. Un trucco appena accennato. Sapevo acconciarmi in maniera camaleontica a seconda del cliente che avevo di fronte, anche se quello di oggi non era un cliente, ero io la sua cliente.
Driin…
Sei e quindici di un pomeriggio afoso. Il campanello squillò con una puntualità disarmante, ero agitata ma non lo davo a vedere, forse.
“Salve Dottore!”
“Ciao Maria. Chiamami Paolo, anche perché io ti chiamerò semplicemente Maria.”
Con una frase mi aveva già messa a mio agio e tutta la stanza si tranquillizzò insieme a me, persino le pareti che, al suo ingresso, erano rigide e ferme, sembravano come se si fossero rilassate d’un colpo. Era un uomo alto, dai capelli neri e occhi invadenti; sembrava mi stesse scrutando da capo a piedi soffermandosi più volte sulle mie forme. Aveva un potere ipnotico e calamitava a se il mio sguardo stranamente intimidito.
“Maria, andiamo nella tua camera da letto!”
“Ma veramente…”
“Tranquilla. Devi stenderti e rilassarti per parlare con me.”
“Va bene, mi segu…em.. seguimi Paolo.”
“Allora, Maria, che lavoro fai? Abbiamo solo tre quarti d’ora.”
Luja
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