chi lo dice che i mussulmani o islamici odino e dia fastidio il presepe ed il natale ragiona con luoghi comuni "A Natale non ci sono pelle, né lingua né cultura che non entrino nell'abbraccio di Dio". il caso Ad Aleppo anche i musulmani vogliono il presepe

ringrazio l'amica   e  utente  di  questo blog  Daniela  Tuscano (   che mi manda  tutti i suoi articoli da pubblicare   e che  pubblico     causa difficolta  con google e  blogspot  )  e della nostra  pagina facebook ( dove  li  pubblica  )    per  avermi segnalato   questo articolo  .



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In un’epoca in cui si parla spesso (troppo spesso) di scontro di civiltà fra islam e cristianesimo, la Siria ha rappresentato da sempre un esempio di convivenza millenaria fra fedi diverse. Il terrorismo di matrice salafita ha cercato di distruggere il mosaico siriano inserendo nel Paese il germe di un odio interreligioso che non esisteva, anche grazie alla politica del clan Assad che ha governato la Siria per decenni e che ha protetto questa costruzione nazionale dalla deriva estremista religiosa. La guerra civile e l’avanzata del terrorismo islamico hanno sicuramente ferito la Siria, così come la pacifica convivenza fra le comunità religiose presenti sul suo territorio. Ma cristiani e musulmani, in molte parti del Paese, ancora convivono: e il Natale di quest’anno ne è stato la dimostrazione.Come già descritto in questa testata, ad Aleppo è il secondo Natale senza guerra, festeggiato fra chiese riaperte, altre mai chiuse, alberi addobbati, processioni festose e presepi. Ma, come ricordato su Italia Oggi da monsignor Georges Abou Khazen, padre francescano della Custodia di Terra Santa e vicario apostolico di Aleppo, la povertà, la mancanza di lavoro e le macerie rendono la situazione ancora estremamente complessa. Ma è proprio nella tragedia che la convivenza fra cristiani e musulmani si è fatto più forte. «Durante il conflitto abbiamo sviluppato nuovi modi di incontro tra cristiani e musulmani. E oggi grazie a questo siamo impegnati insieme in molti progetti per aiutarci a vicenda». Monsignor Khazen, intervistato dalla testata italiana, parla di un Natale di gioia, nonostante tutto, in cui sono gli stessi musulmani a manifestare sentimenti di amicizia verso i cristiani. «I musulmani in questi giorni di Natale vengono da noi e ci dicono: perché non avete ancora fatto il presepe? Girano ogni chiesa per visitarli con le loro famiglie, desiderano profondamente vivere anche loro la gioia del Natale. Che non è una sfida all’altro, ma la festa di tutti gli uomini».La convivenza fra comunità religiose è quello che vuole rimarcare padre Georges Abou Khazen. “È una convivenza e una collaborazione che continua. La guerra, i morti, le tante difficoltà ci hanno messi insieme e ci sono molti progetti d’ aiuto che facciamo insieme a loro”. Fra questi progetti, anche quello di “Una goccia di latte per Aleppo”, progetto benefico di Aiuto alla Chiesa che soffre cui ha aderito anche Il Giornale. La tragedia della guerra non ha fatto distinzioni fra musulmani e cristiani. E non sono fatte distinzioni neanche per la ricostruzione. Cristiani e musulmani devono tornare a convivere, anche se le ferite della guerra e del terrorismo islamico hanno scalfito la bellezza del vivere insieme fra cristiani e musulmani. Molti cristiani sono fuggiti e non torneranno, molti sono morti, e sarà difficile ricostruire la comunità cristiana di Aleppo. Ma il ritorno alla normalità si vede anche in questi piccoli gesti, nel ritorno del Natale. “In alcune parti della città, quelle non distrutte, sono state ornate di luci le case, davanti al municipio è stato messo un grande albero di Natale” dice monsignor Khazen a Italia Oggi, “il Natale non è una sfida ai non credenti. Anche i musulmani lo aspettano, guai se non facciamo i presepi, ci vengono a dire: perché non lo avete fatto? Il Natale è una festa di pace, gioia e speranza per tutti. I musulmani vengono a visitare le nostre chiese, vogliono sentire e toccare la stessa gioia che viviamo noi”. Un miracolo di Natale? No, non è una favola, ma è il miracolo della Siria. Un Paese che ha resistito a una guerra orrenda e che cerca disperatamente di nuovo la pace. Hanno provato a distruggere il suo mosaico di culture, ma non ci sono riusciti. Ed ora Aleppo, da emblema della devastazione, torna a essere simbolo di speranza.
 e  per questo  suo intervento  sui fatti  accaduti  , uno dei tanti sempre  più frequenti purtroppo  in italia ,   stavolta  alla scuola primaria Beato Odorico da Pordenone di Zoppola

Daniela Tuscano A parte il fatto che in Perù sono cristiani, mi domando - da docente e se le vicende si sono svolte davvero come riportato nell'articolo - perché la scuola permetta che in cattedra salgano persone ignoranti e incompetenti. Screditano l'intera categoria. I bimbi stranieri non c'entrano, state attenti a non cadere nel tranello. Sono un pretesto. "Gesù" non dà fastidio a loro. Dà fastidio alla maestra laicista e politicorrOtta. Se conoscesse veramente la storia, saprebbe che i musulmani rispettano moltissimo Gesù e, se non considerano il Natale una festa religiosa, però la ritengono significativa in quanto ricorda la nascita d'un profeta e celebra pure Maria, profetessa anch'essa (e unica donna menzionata nel Corano). La vera laicità aggiunge, non toglie; del resto, i musulmani stessi - perché era questi che voleva ingraziarsi la maestrina, gli altri non fanno testo - non hanno alcun rispetto per chi rinnega il proprio background. Se amasse veramente ciò che insegna, saprebbe che il non credente Pasolini si definiva "figlio delle chiese e delle pale d'altare", perché senza il cristianesimo non si può comprendere né l'arte, né la letteratura, né la filosofia, né la musica né la stessa politica dell'Italia (e dell'Europa). E non solo: poiché il cristianesimo ha pur sempre origini in Medio Oriente e censurare adesso Gesù, quando siamo in presenza di una forte immigrazione copta da Egitto e Corno d'Oro, non è solo suicida ma stupido. La verità è che sono questi nichilisti a voler abolire il Natale in nome d'un indifferentismo idiota, d'un sincretismo plastificato di estrazione nordamericana. È pertanto bene vengano alla luce tali episodi, nella loro miseria morale e intellettuale, e si prendano i dovuti provvedimenti.








ed concludo facendo miei , anche se credenbte ma non più praticante come un tempo , le parole de il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, con la celebrazione della Santa Messa nella Basilica di San Marco  a natale  del 2017   : << A Natale Dio raggiunge ogni uomo e ogni popolo, - ha commentato - anche i più abbandonati e vilipesi. Non si dà, così, più razza o popolo esclusi dal gesto di Dio. Se Dio si rende presente nell'umanità, allora, nessuno più potrà sentirsi escluso e potrà escludere nessuno; non c'è colore della pelle, non c'è lingua, non c'è cultura, non c'è razza, non c'è continente che non entrino nell'abbraccio di Dio e dei suoi discepoli.>>  (  dall'app mobile    aggregatore  di  news http://www.newsrepublic.net/ )













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