La storia
Emmanuelle Laborit è il gabbiano. Emmanuelle è sorda: i suoni della sua prima infanzia non sono parole ma urla acute. Nel trascorrere della sua vita prende piena coscienza della sua diversità e, assieme alla consapevolezza, nasce la ribellione. Una ribellione che è rivolta non contro la propria diversità, ma contro l'ipocrisia e la falsità del mondo degli udenti che, anche quando si propone di volerla aiutare, di fatto annulla la diversità che turba e fa paura e opera per ricondurla alla più tranquillizzante normalità. La lingua e la cultura dei sordi sono negate al proprio popolo e quando emergono vengono ricacciate, anche con prepotenza. Emmanuelle è di ciò consapevole: si ribella e soffre.
Il grido del gabbiano non è un libro che parla di sordi. È un libro che parla della diversità e della violenza secolare che questa suscita, violenza che si può esprimere in mille forme, dalle più aspre alle più sottili, ma non per questo meno pericolose.
Emmanuelle, come i gabbiani della poesia di Cardarelli, nel corso della sua adolescenza travagliata sfiora la vita senza trovare un rifugio rassicurante fino a quando scopre la sua vocazione come attrice. Un'attrice sorda! Nel 1993 vince il premio Moliére in Francia, come rivelazione teatrale dell'anno, interpretando "Les Enfants du silence", l'opera teatrale di Mark Medoff, divenuta un classico in Francia, che tratta della drammatica contrapposizione tra due mondi, quello dei sordi e quello degli udenti.
"Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace. Io son come loro, in perpetuo volo.
La vita la sfioro, com’essi l’acqua ad acciuffare il cibo:
e come forse anch’essi amo la quiete,
la gran quiete marina. Ma il mio destino e’ vivere,
balenando in burrasca."
(VINCENZO CARDARELLI)
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