dopo il caso facci mi chiedo a che serve l'ordine dei giornalisti se usa due pesi e due misure vedi il caso facci .






Cominciamo col dire che questa vicenda di Filippo Facci parte da un paradosso: l'Organismo di rappresentanza del GIORNALISMO italiano si è preso la "libertà" di CENSURARE il LIBERO PENSIERO DI UN GIORNALISTA!. Il Sig. Facci che io non conosco personalmente, né tanto meno seguo,ed i cui articoli ed intervernti sono lontani anni luce dal mio pensiero e lo classifico come un seminatore d'odioo rappresenta la prova provata che in Italia la libertà di stampa sia, nella sua piena espressione, pari o quanto meno molto vicina allo ZERO. E sì che una buona fetta di, "ben pensanti", opinionisti di questo disastrato Paese potrebbe, prontamente, ribattere che la sospensione è giusta perché dopo tutto un attacco così esplicito alla corrente religiosa più controversa degli ultimi anni potrebbe rappresentare, specie in questo periodo storico, finanche un pericolo cui si espone la carta stampata italiana e l'Italia tutta !!!.
<< Ma questa "obiezione" >> come dice Franco Rossi in questo post << facilmente può essere, ampiamente, superata nella misura in cui si ricorda, anzitutto, che l'Italia è un Paese che purtroppo come molti è culturalmente esposta all'odio di "seguaci " di altre religioni (e in questo Facci non ha colpa in second'ordine, nel caso in cui la suddetta logica non trovasse concordi molti lettori del mio pensiero, potrebbe aggiungersi che la nostra Costituzione all'art. 21 riconosce uno dei diritti più importanti e vitali della nostra società ... "manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". E siccome al primo comma, ricordiamolo, questo diritto viene altresì riconosciuto a TUTTI (e Filippo Facci fa parte dei TUTTI), è evidente come i provvedimenti attuati contro il giornalista altro non sono che una censura bella e buona e costituzionalmente al limite della correttezza ... ci sono giornalisti o pseudo tali sia sul web che in cartaceo che scrivevano e scrivono cose peggiori e più pesanti di lui bastava una denuncia alla magistratura al massimo ed un richiamo dell'ormai inutile ordione dei giornalisti [ corsivo mio ] "La stampa non può essere soggetta a limitazioni o censure" recita il summenzionato articolo 21 della Carta fondamentale del nostro Paese e il fatto stesso che questo disposto normativo sia stato "violato" dal Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti... beh si commenta da solo! Ci sarebbe da ridere, stante l'autore della censura, se non fosse altrettanto doveroso esternare un senso di profonda tristezza per la qualità (a dire la verità non sempre eccelsa) e i modi in cui il giornalismo viene esercitato in questo Paese... Oggi la censura e la sospensione dalla professione, rispetto a chi LIBERAMENTE ESPRIME UNA PROPRIA OPINIONE, sono diventate le armi "non mortali" rispetto alle quali il lavoro di una persona, che ha scelto di intraprendere la carriera giornalistica, viene non solo messo in dubbio ma finanche stroncato... Non c'è da sorprendersi, pertanto, che nelle classifiche stilate annualmente, aventi ad oggetto l'effettiva qualità della libertà di stampa, l'Italia risulti costantemente fanalino di coda... posizione, questa, non solo meritata ma giustificata da sensazionalistiche prese di posizioni come queste che hanno riguardato il professionista Facci. >>
La mia opinione rispetto alla vicenda è la seguente: Nell'articolo in oggetto quanto espresso dal Dott. Facci può non trovare d'accordo una o più persone che possono pensarla diversamente da lui (e io sono tra questi)... ma il suo pensiero E' SUO e va RISPETTATO ANCHE NELLA CRITICA posto che la libertà di pensiero è un valore che OGNI INDIVIDUO ha il diritto di sviluppare, accrescere durante tutto il corso della sua vita e perdere solo al momento in cui conclude la sua vita terrena... Questa dovrebbe, grosso modo, essere l'impostazione di una nazione qual è la nostra che, dal 1947, si professa LIBERA, DEMOCRATICA e COSTITUZIONALMENTE ORIENTATA! Ciò vuol dire che, solo laddove un libero pensiero possa essere foriero di un pericolo pubblico ovvero possa essere sovversivo di quello che è il nostro sistema costituzionale, questo dovrebbe essere "CENSURATO" e OSTEGGIATO.... (sicché non si comprende il perché Filippo Facci sia stato in tal senso sospeso). Concludo il mio pensiero puntualizzando che la decisione di sospensione è provvedimento di cui si prende atto dal di fuori e che si rispetta sempre posto che è stato attuato da un giudice; ciò nonostante "l'affaire Facci" rappresenta spunto di riflessione, ulteriore, sull'effettivo valore di quella che in Italia chiamiamo ancora "Libertà di stampa", alle volte riempiendo a vuoto la bocca, posto che la stampa, non sempre ma sovente, assume connotati che potrebbero "apparire" quasi precostituiti da coloro i quali decidono, alla fine, cosa sia corretto o meno pubblicare e leggere sui mezzi di informazione. Appare finanche ridondante, pertanto, sottolineare quanto questa vicenda soprattutto perché legata ad un contesto, quello giornalistico, caratterizzato da una liberà quasi SACRALE, assuma i contorni di un grottesco paradosso attuato a spese di un giornalista i cui contenuti possono anche criticarsi (libertà di pensiero e d'insulto 😀😇) ma non dovrebbero, per gli stessi motivi, censurarsi... Concludo questa mia lunga (mi rendo conto) apologia della STAMPA LIBERA (oltre che del CITTADINO FACCI) citando un'aforisma che a chiosa del mio pensiero su questa vicenda rende, al meglio, la mia presa di posizione.... "Non sono d'accordo con quello che dici ma darei la vita perché tu lo possa dire" ( Evelyn Beatrice Hall).

rirtornando   , dopo  questa  divagazione  , l tema del post   , mi  chiedo   come 

Daniele Capezzone9 hIl tema non è se Filippo Facci abbia ragione o no, se le sue opinioni siano condivisibili o condivise (da me, per quel che vale, sì, nel caso specifico). Il tema è che il free speech è l'essenza stessa di una democrazia, di una società che voglia in qualche modo aspirare ad essere libera. Il fatto che un piccolo politburo detto "Ordine dei giornalisti" (non a caso, esiste quasi solo in Italia...) pensi di potersi trasformare in luogo di censura, di vaglio delle opinioni "ammissibili" e di quelle "inammissibili", suggerisce un solo rimedio (einaudiano, peraltro): abolire quel catafalco burocratico.





Mentana e battista e concludo facendo mio questo articolo de il fatto quotidiano 
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E’ sicuro, invece, che non sarà la penosa sanzione che gli vieta di scrivere sui giornali a rendere più credibile la funzione, la necessità e l’esistenza dell’Ordine dei giornalisti. Si potrebbe dire anche la convenienza: nel senso che se fa ridere, come in questo caso, la categoria – che già fa di tutto per perdere autorevolezza, tutti i giorni – perde un altro po’ di reputazione. Prima di farla finire in burletta, forse è il caso di farla finita un po’ prima.I fatti per chi non li conoscesse sono che Facci, appunto, su Libero un anno fa ha scritto un pezzo col titolo Perché l’Islam mi sta sul gozzo. Ciascuno può leggerlo – basta una ricerca veloce – e mettere in fila le cose giuste e le cose sbagliate, spegnere il computer a riga 5, incorniciarlo, farci un aeroplanino, stamparlo in ciclostile e venderlo agli angoli delle strade, mandare Facci a spigare o a scalare montagne (che è l’altra dote, dopo la melomania). A quel punto, dopo cioè aver letto il pezzo, in un Paese dove ancora esistono la Costituzione e il codice penale si decide solo se la libertà d’espressione ha leso l’onorabilità di qualcuno oppure no. Invece è andata che una collega ha mandato un esposto all’Ordine dei giornalisti della Lombardia e l’Ordine attraverso il giudice estensore – che poi è un avvocato – ha sospeso Facci dalla professione e dallo stipendio per due mesi, che se dio vuole è il minimo della pena. La sentenza è appellabile, ma se diventasse definitiva Facci non potrà scrivere. Sarà l’unico in Italia a non avere quel diritto perché sui giornali tutti i giorni ci scrivono più o meno cani e porci: giornalisti, politici, professionisti di ogni tipo e anche i cittadini sottoforma di lettori, con le loro lettere.E’ difficile sorprendersi oggi dell’esistenza della sanzione perché in teoria ogni iscritto all’albo dovrebbe sapere a memoria che esiste. Il 98 per cento dei giornalisti* conosce l’Ordine infatti per due cose: il bollettino da pagare da cento e rotti euro (inevitabile come la morte e le tasse) e l’esame per il quale si studiano a memoria risposte che si dimenticano mezz’ora dopo averlo sostenuto. Tra queste, appunto, le sanzioni dell’Ordine (* per la cronaca, il restante due per cento a cui frega dell’Ordine è rappresentato da chi ne fa parte).Ma la sorpresa (che poi è disorientamento) non è in realtà sul tipo di sanzione, che esiste e vabbè, bensì sulla sua ragione. La sospensione avviene, infatti, “nei casi di compromissione della dignitàprofessionale”. Un giornalista si fa corrompere per scrivere certe cose invece di certe altre e in effetti la dignità della professione è lesa. Un giornalista fa le marchette e la dignità è lesa. Un giornalista ruba l’offertorio a San Giuseppe, eccetera.Ma se un giornalista scrive cosa pensa, come fa a essere lesa la professione? Se quello che pensa e che scrive fa schifo, lo decide l’Ordine dei giornalisti? Se un giornalista non può dire cosa pensa, cos’altro deve fare? Deve andare al bar, a pescare, giocare a bridge? Oppure per dire cosa pensa, deve cambiare lavoro? O ancora, per fare questo lavoro deve scrivere solo l’opinione che va bene all’Ordine dei giornalisti?La categoria – che ha una montagna di difetti alta così – vanta già una schiera folta di chi vorrebbe che non si scrivesse questa o quella cosa o che si scrivesse solo ciò che sta bene a questo e a quello, nel modo che sta bene a questo e a quello. Al primo posto ci sono i politici: in passato sotto accusa è stato Berlusconidi recente si sono allineati Renzi e Grillo, che hanno forse aggravato la situazione perché hanno trasformato parte dei loro sostenitori in tifosi che vedono il mondo solo con un colore, il loro. Poi ci sono le religioni e i loro credenti: il Vaticano ha processato due giornalisti italiani perché avevano fatto il loro mestiere. Perfino gli allenatori di calcio arrivano a togliere la possibilità di una domanda ai giornalisti che non gli vanno a genio. Ecco, aggiungere l’Ordine dei giornalisti – quello che dovrebbe difenderli, i giornalisti – potrebbe assumere i contorni del grottesco.In un posto in cui si dovrebbe dare per fatto che la democrazia e la libertà sono ormai solide, non si può avere la fobia di un pezzo così fatto, alla Facci. Un anticorpo – si vuole sperare – esiste di sicuro. Sì, l’Ordine deve far valere le sue Carte dei doveri che dicono che trasmettere messaggi discriminatori non va bene. Tuttavia quel pezzo aveva un linguaggio molto duro, offensivo, irrispettoso, eccessivo ma non aveva niente di razzista: difendeva un concetto di libertà che Facci sente costretto e minacciato da un certo modo di vivere l’Islam, peraltro non sempre smentito.Facci aveva torto o ragione. Ma contro quel pezzo se ne potevano e se ne possono scrivere altri cento in cui si sostiene il contrario e perfino con gli stessi toni. Facci deve essere libero di scrivere cosa vuole perché libero deve sentirsi chi vuole rispondergli e chi in generale – a prescindere dai cento e rotti euro e dall’esame dimenticato un minuto dopo – fa il proprio lavoro.Dice: ma se non fa cose di questo genere, l’Ordine dei giornalisti a cosa serve? Appunto: a cosa serve?










ma darei la vita perché tu lo possa dire" ( Evelyn Beatrice Hall).

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