30.12.18

stranezze ed ipocrisie giornalistiche .... Aggiornamenti

 ecco  cosa mi hanno risposto   sulla pagina  fb  di  giallo  settimanale    a questo precedente  post


 stranezze  ed  ipocrisie  giornalistiche      non puoi  fare  campagne   per  istituire  il reato di  femminicidio    e poi fare  titoli  del  genere   Ed  è  i caso del settimanale    di cronaca  nera    Giallo di Cairo editore  .  Un classico  giornale  di cronaca  nera  ma  che   sta  facendo  una    campagna  di sensibilizzazione     e di raccolta  firme perché   sia istituito  il reato ed  eventuale  aggravante  di femminicidio   per  chi ammazza   le  donne 


L'immagine può contenere: 6 persone, persone che sorridono, testo


continua  qui




Giuseppe Scano sciacalli . l'avete uccisa una seconda volta . perché aggiungere particolari scabrosi che non aggiungono niente a questa tragedia femminicida

Gestire


Rispondi4 hModificato


Giuditta Di Marzio Giuseppe Scano purtroppo non è un particolare di poco conto dal momento che gli imputati si sono difesi dall'accusa di stupro dicendo che la ragazza era solita prostituirsi per avere droga in cambio...
Gestire


Giuseppe Scano @Giuditta Di Marzio ok . ammettiamo pure che sia cosi . 
Ma c'era bisogno di fare un titolo del genere sulla pagina principale ,quando si poteva titolare diversamente e riportarlo all'interno dell'articolo ? io se fossi familiare o parente oltre ad indignarmi mi ..... di brutto e denuncerei o picchierei il titolista o il direttore del giornale .

Sami Modiano racconta la selezione sulla rampa di Auschwitz.

29.12.18

stranezze ed ipocrisie giornalistiche non puoi fare campagne per istituire il reato di femminicidio e poi fare titoli del genere Ed è i caso del settimanale di cronaca nera Giallo di Cairo editore

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Ed  è  i caso del settimanale    di cronaca  nera    Giallo di Cairo editore  .  Un classico  giornale  di cronaca  nera  ma  che   sta  facendo  una    campagna  di sensibilizzazione     e di raccolta  firme perché   sia istituito  il reato ed  eventuale  aggravante  di femminicidio   per  chi ammazza   le  donne   


L'immagine può contenere: 6 persone, persone che sorridono, testo


N.b 
riporto tale articolo non per fare pubblicità a sifatto giornale o per partecipare a tale campagna mediatica ma per far capire il erchè non mi piace tale tipo di giornalismo

da https://www.spraynews.it

Giallo rivela: Desirée Mariottini morta per infarto ma prima di essere violentata era








«Desirée Mariottini è deceduta a seguito di una crisi cardiocircolatoria. Inoltre, nel corso dell’esame autoptico, si è riscontrata una recentissima rottura imeneale».
Desirée era vergine prima di essere violentata! È lo scioccante dettaglio emerso dall’autopsia eseguita dal medico legale sul cadavere della 16enne di Cisterna di Latina morta due mesi fa a Roma. Lo rivela in esclusiva il settimanale Giallo. La tragedia è avvenuta nel quartiere San Lorenzo, in uno stabile abbandonato: la ragazzina vi è arrivata la sera del 17 ottobre, ma è morta dopo due giorni di atroci sevizie. Desirée è stata prima drogata e sedata con potenti psicofarmaci, poi violentata ripetutamente. Infine, è stata lasciata morire nell’indifferenza generale. Nessuno in quel maledetto edificio fatiscente, che si trova in via dei Lucani, cioè in pieno centro a Roma, ha mosso un dito per aiutarla. Anzi, la minore sarebbe stata violata perfino da morta. Violenza su violenza, orrore su orrore. Chi era presente la tragica notte del 17 ottobre non ha avuto un briciolo di umana pietà nei confronti di questa sfortunata ragazzina, per il cui decesso sono accusati quattro immigrati clandestini, abituali frequentatori di quel palazzo abbandonato nonché noti spacciatori di sostanze stupefacenti.
Sono Mamadou Gara detto “Paco”, 27 anni, del Senegal, Brian Minteh detto “Ibrahim”, 43 anni, anche lui del Senegal, Chima Alinno detto “Sisco”, 46 anni, della Nigeria, e Yusif Salia detto “Youssef”, 32 anni, del Gambia. Due di loro, Paco e Youssef, sono in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Per gli altri due, Ibrahim e Sisco, è decaduta l’accusa di violenza di gruppo. Tuttavia, entrambi restano indagati per la morte della 16enne di Cisterna di Latina e sono ancora in carcere con l’accusa di spaccio di droga.
«Desirée Mariottini è deceduta a seguito di una crisi cardiocircolatoria. Inoltre, nel corso dell’esame autoptico, si è riscontrata una recentissima rottura imeneale».
Desirée era vergine prima di essere violentata! È lo scioccante dettaglio emerso dall’autopsia eseguita dal medico legale sul cadavere della 16enne di Cisterna di Latina morta due mesi fa a Roma. Lo rivela in esclusiva il settimanale Giallo. La tragedia è avvenuta nel quartiere San Lorenzo, in uno stabile abbandonato: la ragazzina vi è arrivata la sera del 17 ottobre, ma è morta dopo due giorni di atroci sevizie. Desirée è stata prima drogata e sedata con potenti psicofarmaci, poi violentata ripetutamente. Infine, è stata lasciata morire nell’indifferenza generale. Nessuno in quel maledetto edificio fatiscente, che si trova in via dei Lucani, cioè in pieno centro a Roma, ha mosso un dito per aiutarla. Anzi, la minore sarebbe stata violata perfino da morta. Violenza su violenza, orrore su orrore. Chi era presente la tragica notte del 17 ottobre non ha avuto un briciolo di umana pietà nei confronti di questa sfortunata ragazzina, per il cui decesso sono accusati quattro immigrati clandestini, abituali frequentatori di quel palazzo abbandonato nonché noti spacciatori di sostanze stupefacenti. 
Nel clamore iniziale che aveva suscitato questo crimine così efferato, qualcuno aveva creduto alle voci circolate sul conto della ragazza e della sua famiglia: «Desirée Mariottini non era seguita dai genitori. Era una drogata. Faceva sesso in cambio di stupefacenti», dicevano. Tutto falso! Da quanto è stato possibile ricostruire durante le indagini, la ragazza apparteneva a una buona famiglia. I genitori sono persone perbene, stimate da tutti. Non è vera nemmeno la circostanza secondo cui la 16enne viveva con la nonna. Le era molto affezionata, questo sì, e qualche volta andava a dormire a casa sua, ma la maggior parte delle notti le trascorreva a casa della mamma, a cui era stata affidata dal giudice dopo la separazione dei genitori. 
Ora che sono trascorsi più di due mesi dalla tragedia, è doveroso stabilire un minimo di verità sul conto di questa ragazzina, che, complice la tenera età, ha commesso l’errore di entrare in un luogo degradato, senza alcun controllo da parte delle autorità. Ma niente giustifica ciò che le è stato fatto. All’interno del “palazzo della droga”, come viene ribattezzato lo stabile di via dei Lucani, è stata accerchiata da un manipolo di orchi, che l’hanno violentata ripetutamente. E sono andati avanti ad abusare di lei anche quando la ragazza non aveva più le forze per opporsi alle barbarie. Desirée era incosciente, ma loro andavano avanti. I risultati dell’autopsia hanno fatto emergere tutta la verità sulla tragica fine della povera ragazzina. 
E allora lo ripetiamo ancora una volta: Desirée non si è affatto concessa ai suoi aguzzini in cambio di dosi di droga. Non lo ha fatto in quei tragici giorni di ottobre e non lo aveva mai fatto prima di allora. È stata vittima della crudeltà di un branco di quattro uomini senza scrupoli. Dei veri e propri mostri, la cui spietatezza emerge dalle testimonianze raccolte durante la prima fase dell’inchiesta. Si legge nelle carte in mano al giudice per le indagini preliminari: «La condizione di incoscienza in cui si trovava la ragazza e che diventa con il trascorrere delle ore sempre più grave e intensa è riconosciuta da tutti coloro che sono presenti nel palazzo. Essa è chiara a coloro che l’hanno procurata, a coloro che ne approfittano, ai soggetti intervenuti per prestare ausilio, nonché a coloro che tale soccorso impediscono». 
Fa venire i brividi quanto si legge a un certo punto nel provvedimento di fermo, emesso nei confronti degli indagati: «La persona offesa (Desirée Mariottini, ndr) manifesta, invero, sin dal pomeriggio del 18 ottobre, lo stato di stordimento strumentalizzando il quale gli indagati abusano di lei. Ma esso si aggrava, così da tramutarsi in una condizione di dormiveglia prima e incoscienza poi che viene immediatamente avvertita dai presenti allorché trasportano il corpo della ragazza dal container al capannone. Ed è proprio in questa fase che Youssef, Ibrahim e Sisco, che pure sono presenti, ridimensionano la gravità delle condizioni della ragazza e impediscono che vengano allertati i soccorsi, assumendo lucidamente la decisione di sacrificare la giovane vita per garantirsi l’impunità o qualsivoglia fastidioso controllo delle forze dell’ordine. Al riguardo appare di estrema efficacia la frase «meglio che muore lei che noi in galera», che secondo quanto riferito da diversi informatori gli indagati avrebbero pronunciato. Poi ci sono le parole pronunciate da Noemi C., una ragazza giapponese. Ecco cosa ha riferito la testimone agli inquirenti: «Hanno abusato di Desirée solo per divertimento». 
Ma per comprendere meglio l’immane tragedia, leggiamo la ricostruzione meticolosa che in poche ore gli agenti della squadra mobile di Roma, coordinati dal dirigente Luigi Silipo, sono riusciti a fare: «Alle ore 4.20 del 19 ottobre, personale del commissariato interveniva all’interno dello stabile sito a Roma, in via Lucani 22, per una segnalazione relativa al presunto decesso di una donna. Lo stabile in questione, i cui cancelli apparivano chiusi con dei lucchetti, era ritrovo solitamente frequentato da senzatetto e tossicodipendenti. Questi ultimi hanno certezza di trovare all’interno del predetto sostanza stupefacente, in particolare cocaina ed eroina. Avuto accesso all’edificio, per il quale si rendeva necessario l’intervento dei vigili del fuoco, gli agenti rinvenivano, riverso su un materasso, il cadavere di una ragazza dall’età apparente di anni 20/25 (in realtà ne ha 16, ndr). I preliminari accertamenti sullo stato dei luoghi permettevano di rinvenire tracce del consumo di sostanze stupefacenti avvenuto in quel luogo e, inoltre, dal riscontro dattiloscopico (identificazione, ndr), si individuava il cadavere in questione come quello appartenente in vita a Desirée, nata a Latina il 13 settembre del 2002. Ciò che si è immediatamente evidenziato è che la persona offesa (Desirée, ndr) frequentava da qualche settimana il complesso in questione dove si recava per procurarsi sostanza stupefacente di ogni tipo che assumeva ivi (sul posto, ndr). In tali occasioni era entrata in contatto con le persone lì gravitanti, per lo più costituite da spacciatori, ricevendo da alcune donne il consiglio di stare molto attenta in quanto si trattava di un ambiente difficile e pericoloso». 
Le indagini della squadra mobile e della Procura di Roma continuano e molto presto il cerchio intorno a tutti i responsabili della morte di Desirée sarà chiuso. Se lo augura la sua famiglia, assistita dall’avvocato Valerio Masci.


Quest 'ultimo  numero   mi  ha deluso  ,  come potete  leggere  da  una mia lettera    scritta  di getto  (  credo  che me  la  cestineranno  cosi  pure  i miei commenti    alla copertina di tale  numero  sulla   pagina Facebook  del settimanale    )   proprio alla redazione  di  si fatto  giornale   .


Spettabile direttore , Spettabile    editore
Se prima compravo   il vostro settimanale  , perché oltre  cronaca vera   è stato  l'unico  che trattasse  simili casi , e   per   la  vostra  battaglia  (  anche  se  ormai superata  perché  non basta  più solo raccontare    i casi di  femminicidio  )  contro  la  turpe   piaga  della  violenza  sulle  donne    , adesso dopo il vergognoso  articolo   su lla povera  Desirè  Mariottini .   peggio degli sciacalli  che  vanno alla ricerca  delle  cose  più intime  pur  di    vendere    qualche  copia  in più   . 
Non credo  che continuerò  a  comprarlo  . Non è  informazione    vera  quella   da  voi  fatta   nel  numero  52  2\1\2019   ma  solo  un escare  nel  torbido  .  Uccidendo  cosi  due  volte   la  ragazza  in questione  . Ora   mi chiedo  e  vi  chiedo   che  importanza   ha   se  una  ragazza  cosi  barbaramente  trattata  fosse  ancora  vergine  o meno  ?   Va  bene    dare  la  notizia perché  sono  risultati dell'autopsia   ed  è una esclusiva  . Ma  darla  in quel modo  non  sembra  né  giusto né  rispettoso  verso i familiari della vittima  e   voi   vi abbassate  allo  stesso  livello  di qiuelle  bestie    che  ne  hanno fatto scempio    . Se proprio certe  notizie    non  sapete  darle    è meglio  non darle  proprio   e  ve  lo dice  uno    a  cui  la  censura     e  i divieti   stanno   sulle scatole
Risultati immagini per corto maltese and censori   

                                 cordiali saluti    un  vostro  (  ormai prossimo  ) ex  lettore

Ora  molti mi diranno  . questi atteggiamenti censori ,  cos'è  non si  può  fare  neppure  cronaca  nera  o  descrivere  un omicidio o riportare  i  dati  di un autopsia  ?  tu  come   li riporteresti  ?'

 qui  non è  il fatto  di censurare ( anzi meglio essere  censori )   perché nascondere  la ppolere  sotto il tappetto   non  porta  a niente  anzi  aggrava  le cose    ,ma  di buon  senso e di rispetto  verso una  vttima soprattutto quando  ha subito uno scempio del genere   .Si puo  è  si deve  fare  cronaca .   Evito  il  termine cronaca  nera  perchè ormai da  più di    30   (  spartiacque   fu  la rivista    cronacavera  ) non esiste  o  sempre  più  labile  ed  impercettibile  la differenza   con  i  vai tipi di cronaca  (  cronaca  rosa ,  cronaca  bianca , ecc  )   .Infatti  La cronaca è ancora  uno dei settori principali dell'attività giornalistica. La redazione di un quotidiano registra i fatti secondo l'ordine in cui avvengono. Nel momento in cui le notizie sono lanciate dalle agenzie, sono tutte “fatti di cronaca”. Spetta al giornale assegnare  ad esse una categoria ed organizzarle in settori prestabiliti. Ma Tali settori, oltre alla cronaca stessa, sono: politica, esteri, economia, cultura, spettacoli e sport,  ormai  non  sono  più compartimenti  stagna  e  quindi te  la  ritrovi  ovunque  .
 Ed  è proprio per  questo  che non deve  mancare  il rispetto  er  le  vittime  e  conciliarlo    e  con il  dirito di cronaca  (  vedere  sia  la mia lettera   alla redazione   di giallo   settimanale  riportata  nelle righe precedenti    )     sia   questa   che  riporto sotto    tratta   da   http://marinaterragni.it/pamela-suo-cliente-giornalista-analisi-un-testo/


  [---]
Caro direttore,
ho letto le cronache dei fatti di Macerata e mi ha colpito, in particolare, l’articolo in cui ha parlato l’uomo che la sera prima era stato con Pamela. Ci indigniamo per la violenza dei linguaggi della rete e per l’aggressività verbale dei confronti politici, ma non crede che anche e in particolar modo i comunicatori dovrebbero interrogarsi su come sia opportuno fare informazione, soprattutto quando si tratta di cronaca nera? Da chi fa informazione, dal mio giornale, mi aspetto sempre rispetto per le vittime, della loro dignità di persone, del dolore delle loro famiglie.
Federica Vernò
Vogliamo lasciare in pace questa povera ragazza? Parlo di Pamela, la vittima dell’episodio di violenza di Macerata. Serviva proprio raccontare cosa ha fatto la sera prima e dare la parola all’uomo che si è approfittato della sua fragilità? Il diritto di cronaca sta sconfinando nella mancanza di rispetto, soprattutto delle donne. Penso alle vittime di violenze sessuali e ad articoli in cui si indugia su particolari morbosi, ma anche alle immagini di morti in guerra usate forse per smuovere le coscienze ma irrispettose della dignità dei corpi. E poi penso a questa ragazza, che potrebbe essere mia figlia, quasi coetanea. È questa la libertà di informazione? Il Corriere sta perdendo la sua identità.
Tiziana Simonini
concludo  concordando   con quanto dice questo interessante articolo di http://www.italiaperme.com/: << [...] Ritengo tuttavia che, pur con un simile gruppo di lettori affezionati, sia uno di quei casi in cui meglio abbondare che deficere.
I fatti sono abbastanza semplici da riassumere: Mannocchia vuole mettere la pulce nell’orecchio, istillare il dubbio, avvelenare il pozzo. Lo fa da sempre, ma ci sono casi in cui lo sciacallaggio è davvero osceno, e questo è uno di quelli.[...] >>  Se  volete   approfondire   quest'ultimo aspetto ci  sono  ulteriori link  all'inizio del post   che  pur  non   trattando del caso  in questione  sono in un certo senso ad  essi collegati  


28.12.18

Dieci euro per provare scarpe e vestiti: l’iniziativa di un negoziante contro lo shopping online

Da  figlio di  commerciante   non  posso che simpatizzare  con lui   anche  se   cio'  non si dovrebbe fare  e la lotta  contro  questa     nuova tendenza  del provare  ma poi acquistare online è come   donchisciotte   contro  i mulini  a   vento . Infatti  purtroppo  il fatto poi che una persona venga a misurarsi uno  o iù capi e  poi   gllo acquisti online  può' dare fastidio, ma d'altra parte non puoi vietarglielo.
Infatti il   commerciante è sicuramente un folle e nessuno pagherebbe 10€ solo per provare dei capi di abbigliamento, ma non esiste al mondo, però c'è anche da dire che molti fanno i furbi e si credono intelligenti... praticamente guardano su internet qualcosa che gli piace a prezzo migliore, poi vanno nel negozio fisico per trovare la toglia giusta, se ne vanno e procedono con l'ordine su internet. Questo non è giusto, ed è una mancanza di rispetto per il negoziante che manda avanti la baracca e magari stà anche attraversando un periodo economico difficile. Fate tutto ciò per cosa? Per risparmiare 5/10/15/20 €? Ma vergognatevi. Vorrei vedere se avreste voi un negozio come la pensereste ? 
Certo che se  un negoziante mi fa pagare per una cosa che non e' sicuro che compro anche solo perché' non e' detto mi stia bene  ci ritorno   nel suo negozio.IL  fatto poi che una persona venga a misurare più' e più' volte, ben  come  dice  l'articolo che  otto   riporto  ,  hanno fatto provare 14 paia di scarpe a una persona.. dico 14 paia di scarpe... non 3,4,5 ...   fa  incazzare   




  non cerchiamo sempre di solare gli altri con questi atteggiamenti.. capisco che su internet le cose le paghi di meno, ma poi meno quanto? 20,30 euro?? per prendere caso mai una fregatura su un abito e avere problemi perché devi restituirlo!


Personalmente se decido di comprare un capo, lo scelgo e lo misuro, poi se mi sta bene lo compro altrimenti ne prendo un altro, lo provo e se mi sta bene lo compro altrimenti ne prendo un altro e cosi' via...

Dieci euro per provare scarpe e vestiti: il negoziante fa la guerra a chi compra online



"La mia è stata una provocazione, ma non ne potevamo più. Siamo arrivati a far provare 14 paia di scarpe in una mattina allo stesso presunto cliente senza venderne uno", ha spiegato il commerciante
Dieci euro per provare scarpe e abiti. Soldi che poi vengono scontati dal prezzo finale se il capo sarà acquistato. L’iniziativa è di un commerciante di Sarzana, Giulio Soresina, che da 33 anni gestisce due negozi nel centro della città. Un modo per disincentivare chi entra in negozio per provare scarpe o abiti firmati e poi ordina il prodotto via internet risparmiando. L’idea del negoziante della cittadina in provincia di La Spezia è stata annunciata con tanto di cartello sul negozio: “C’era chi tornava più volte, provava, misurava, fotografava e poi non comprava”, spiega il commerciante.
“La mia è stata una provocazione, ma non ne potevamo più. Siamo arrivati a far provare 14 paia di scarpe in una mattina allo stesso presunto cliente senza venderne uno. Ho piazzato il cartello per allontanare i furbi – dice Soresina – e da quando chiedo 10 euro, tanti se ne sono andati e le vendite sono aumentate”. Chi prova i capi lasciando 10 euro e non compra avrà lo sconto della somma versata e un ulteriore sconto sul prossimo acquisto che compirà entro un mese.

spesso le canzoni edulcorate sono migliori ed incisive di quelle non censurate il caso de la canzone di marinella di De andrè

   a  confermare    quello che  dico  nel  titolo  e   testimoniare  che   non sono  nè complottista    né   un illuso  od  un che si  fa  troppe storie     o  che     ha  una  fervida  immaginazione       c'è      questo articolo di https://www.ragusanews.com/


La prima versione, censurata, de La Canzone di Marinella






In pochi sanno che Fabrizio De Andrè tenne per anni "La Canzone di Marinella" nel cassetto, sapendo che mai avrebbe potuta pubblicarla, per via del suo testo spinto e degno di censura. La prima stesura della canzone è del 1962
De Andrè cantò la versione originale di quel brano solo molti anni dopo la sua pubblicazione ufficiale, in occasione del famoso concerto a "La Bussola" di Viareggio (18 marzo 1975). A raccontare qualche retroscena è l'amico e collega Francesco De Gregori. 
Un giovanissimo Francesco (aveva 18 anni) si divertiva a parodiare un suo mito, Fabrizio De Andrè, cantando "La cacca di Piero". Peccato che una sera, al Folkstudio, si sia presentato Fabrizio De Andrè. De Andrè era in compagnia dell'amico Luigi De Gregori (in arte Luigi Grechi), fratello di Francesco, e sfidò Francesco: "Dai, belìn, faccela sentire". 
"Mio fratello conobbe De André in un bar di Roma, fecero amicizia, bevvero insieme e qualche giorno dopo mio fratello lo porto al Folkstudio dove io suonavo insieme a Venditti e altri, tutti assolutamente sconosciuti. E questo disgraziato di mio fratello dice a De André che io avevo fatto questa ignobile cosa! E De André, che era luciferino, insistette perché la facessi: io non avrei mai osato farlo. Sarebbe stata veramente una cosa da idioti. E invece lui: 'Dai belin, fai sentire questa canzone!'. De André si divertì molto e da lì nacque il nostro rapporto, diventammo amici, tanto che tempo dopo mi invitò persino da lui in Sardegna a lavorare insieme".
Francesco De Gregori racconta: "Lo stesso De Andrè aveva scritto una versione non pubblicabile de La canzone di Marinella". 
Furono gli amici a spiegare a De Andrè che quel testo meritava di essere pubblicato, dopo una revisione dei versi più crudi e volgari.

Ecco il testo:   il pezzo  mancante è in  corsivo  


Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra a una stella

sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta


bianco come la luna il suo cappello
come l’amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una ragione
come un ragazzo segue l’aquilone

e c’era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c’era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi


prima fu una carezza ed un bacino
poi si passò decisi sul pompino
e sotto la minaccia del rasoio
fosti costretta al biascico e all’ingoio


dicono poi che mentre ritornavi
nel fiume chissà come scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent’anni ancora alla tua porta

questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno , come le rose

e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose.

La prima versione cruda e volgare della canzone è databile, come abbiamo scritto, al 1962. De Andrè disse: “È nata in una versione quasi pornografica, molto spinta. Poi una persona che allora mi era particolarmente vicina mi ha fatto capire che quella canzone poteva diventare un grosso successo, quindi ne è venuta fuori una canzone a cui ci si poteva avvicinare tranquillamente, senza il pericolo di offendere la morale o il buon costume”. 
Ed  diventare  un  

[.... ]   

Dai criteri visti prima si capisce subito che praticamente tutto il canzoniere di De Andrè sembrava fatto apposta per incappare nelle maglie della commissione, dal tema del sesso con annessa terminologia esplicita: Via del Campo o Bocca di rosa, agli sberleffi all'ordine costituito come ne Il gorilla, all'anti-militarismo della Guerra di Piero, alla storia riscritta e sbeffeggiata di Carlo Martello, ai temi "inadatti" trattati nel Cantico dei drogati o nella Ballata del Michè, persino il classico tra i classici di De Andrè, La Canzone di Marinella, era oscurata perché parlava in modo troppo chiaro del rapporto tra Marinella e il Re senza corona e senza scorta e di come fremeva la pelle di Marinella tra le sue braccia: la commissione bocciava tutto, e senza possibilità di accordo. E così proprio in questo modo De Andrè diventava un autore proibito, ma di culto, anzi con nesso forse non casuale, il preferito della generazione del '68. Quando poi, essendo ormai così noto, qualcuno cercava di fare sentire la sua opera, si pescava qualche canzone (peraltro bellissima) ma meno diretta, che quindi poteva passare, ed era ad esempio Fila la lana di ambiente medioevale, oppure una canzone d'amore, come Amore che vieni amore che vai oppure La canzone dell'amore perduto.


[... ]

Fu Mina, nel 1967, a cantare la versione censurata e  "pudica"(mica  tanto  per   il potere  culturale  d'allora    vedi  l'articolo citato  di musicaememoria  )  che fece diventare universalmente noto il suo schivo e dissacrante autore.

Ora  ho  avuto su  facebook una discussione   con    un amico dei miei ed anche mio ex prof      di francese  alle superiori 

*****   
A parte il pompino che mi sembra un verso aggiunto per postare questa cazzata non leggo versi diversi da quelli che ho sempre sentito

Giuseppe Scano caro ***** invece non è una .... perchè un verso fu censurato .infatti se riascolti la canzone o rileggi il testo normale vedrai che manca questo verso

prima fu una carezza ed un bacino
poi si passò decisi sul pompino
e sotto la minaccia del rasoio
fosti costretta al biascico e all’ingoio




27.12.18

che ne dite d'estendere "il buonismo " del natale e delle sue feste anche oltre

  Cercherò di far e mia  la proposta    dell'editoriale di     Angela  Lantosca     per il  numero di dicembre  2018  la  rivista  gratuita  di   https://www.ioacquaesapone.it 




C’è chi si lamenta, chi lo attende con ansia, chi vorrebbe addormentarsi fino al termine delle feste e chi vive per quel giorno. C’è chi lo aspetta per ricevere soldi da spendere in modi poco leciti, chi ha dimenticato perché lo aspetta, chi non vede l’ora dei regali, chi del pranzo, chi di quella quiete di quando vanno via tutti. Poi c’è chi vorrebbe, ma non può. Chi ricorda come era e come non sarà più. Per me il Natale ha acquisito negli anni tanti significati diversi. C’è stato quello dell’infanzia, quello ‘casalingo’. E poi quello passato alla mensa dei poveri o quello in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Natali forti, pieni di amore, pieni di senso. Natali lontano dalla famiglia, sia per me che per loro, ma così intensi da farmi sentire più che mai amata e innamorata. Natali che mi hanno fatto comprendere quanto queste feste siano ancora più importanti per chi non ha una famiglia, per chi ha perso tutto, per chi ha in strada la sua casa, per chi sta provando a crederci di nuovo. Sono giorni difficili per chi ha già una vita difficile. Giorni che fanno sentire più forte a volte quel dolore, quella spina che fa fatica ad andare via. Giorni in cui noi, i più fortunati, possiamo rinunciare ad una tradizionale assemblea familiare, che spesso neanche ci fa felici, per donarci a chi ha bisogno di un abbraccio in più. Ma soprattutto per donare a noi stessi ciò che per noi ha più senso (qualunque scelta facciate, importante che sia vera). Ma il Natale non basta. Ho sempre sentito un certo fastidio nel registrare il buonismo tipico di questo periodo dell’anno. O meglio: pur accogliendo sempre con gioia la bontà, seppur indotta, dalle feste, mi sono sempre interrogata su quanto fosse vera e sentita... E soprattutto quanto fosse utile limitarla ad alcuni giorni. è un po’ come quando - giusto per fare un parallelismo - noi giornalisti ci occupiamo di una questione solo perché tutti ne parlano e ci dimentichiamo di trattarla nel resto dell’anno... Allora perché non proviamo a trattenere anche in altri giorni dell’anno quell’atmosfera di accoglienza, di sospensione di ogni belligeranza, di tregua? Perché non proviamo ad arrivare almeno alla Befana!?

anche le risposte ovvie e scontate posso far riflettee . cosa fare sul femminicidio oltre scarpe rosse e panchine rosa ?

non insegnare a tua figlia ad essere preda ,insegna a tuo figlio a non essere cacciatore
 joumana haddad poetessa libanese





La domanda più frequente che mi viene fatta ogni qualvolta che     riporto   storie    o  notizie  di femminicidi   ( veri post precedente    )     o condivido       post    come   questo  della carisma  amica   ed  utente  di questo  blog  e  della  pagina  fb  adesso collegata   #danielatuscano  
© 
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     ma   sai solo   dire  bla....  bla.... sul femminicidio   ,  cosa  faresti di concreto     oltre    a raccontare  le loro storie   ed  a  criticare    quando  fanno delle manifestazioni   ( creative  o meno  )    ?  Questa  è   la  domanda  che  mi  è stata  rivolta    da  un parente  durante   che    evidentemnte    sà o ,i segue     un incontro 2 mangereccio "  - conviviale    natalizio 

La  risposta   è semplice  quasi banale  ,  scontata  , ma  di difficile applicazione   ( salvo  qualche caso  sporadico     di gente  coraggiosa   che affronta le  forti resistenze  culturali😒🤔 , ideologiche    e  conservatrici    e  che  se   ne  frega  di  "quelli che  ben pensano " ) perché
se  t'indigni perchè  un bambino   africano    muore  di   fame    va bene   ma  se ne denunci   il perchè    sei un comunista  .   
Comunque  anche e  dovrebbe  essere  chiaro  per  quello che  scrivo  e\o  condivido con i i miei post  o  "  editoriali  ( come li  chiamano i miei    familiari  )  qui  e    sui  miei social  Facebook   in particolare     dovrebbe essere  chiaro     che   cosa  farai   o che  cosa  proporrei   . per   ridurre  e  portare  via   via    alla scomparsa    o   quanto meno  a ridurlo    quasi a zero     tale  becero fenomeno    da  cui nessuno  di noi  , sottoscritto  compreso  può  dirsi immune  .  Lo ripeto in quanto  il  femminicidio  , vedi il caso  Carolina picchio  solo  per citare  il  più noto ,  è  collegato    ed  è l'estrema  conseguenza  del   Cyber  \ nuovo bullismo  

  •  educazione  sessuale  e  all'affettività     , in maniera  graduale     dai  2 ai 18  quella  che queli che   ben pensano    chiamano  impropriamente  educazione  \  cultura  gender  
  •   educazione   alla diversità , alla  comprensione  ,  rispetto  dell'altro   
  • educare   i ragazzi \ e a    combattere   le  idee  sbagliate  ( razzismo  ,  dittature , ecc )   senza odiare  le persone    ad  non essere prevaricatori      su gli altri\e  
  •   educarli    ad  andare  al di là  degli stereotipi  preda     e cacciatore  
 Insomma   partire  o ripartire    da   ,  mi  scuso    se    mi ripeto   visto che  l'ho  proposta    altre  volte  ma   Gaber   uno di quelli che    vede  lontano ,  da  questa   canzone 






24.12.18

Violenza sulle donne | La storia di Marta che dopo le botte e lo stalking ha detto basta e trovato la forza per denunciarlo






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lo so che siano a natale e nessuno \ a di voi vorrai sentire o leggerle storie come questa , ma purtroppo le vigliaccate ed i femminicidi non conoscono pause e riposo  come  dimostra quello  successo ieri ad   Alghero    . Tale  storia  sarà pure  di  novembre       ma  tali  vicende   e testimonianze  non hanno   tempo  .  Noi altro prchè il video e la storia dice tutto . Ma un appello   voglio dirlo  quindi care donne ribellatevi e picchateci pure quando noi uomini vi trattiamo cosi .

Ecco da   https://www.tpi.it/2018/11/28/  una  classica  storia    d'amore  malato      diventato quaso  femminicidio  . Deriva  bloccata  dalla  protagonista   che   dopo le  numerose   botte  e violenze  ha  saputo dire    BASTA    e r ribellarsi   ad  tale situazione  .  Dopo     queto spiegone  ecco la storia  






Quando aveva 18 anni Marta si è innamorata di un ragazzo e i due hanno iniziato una relazione che “all’inizio sembrava normalissima”. Poi è arrivato il controllo, e poi i sospetti, la violenza e i ricoveri in ospedale.
All’inizio sono i genitori di Marta che provano a salvarla: denunciano il fidanzato e cercano di allontanarlo da lei. Ma lei non vuole, lo difende, lo ama e ha paura. Resta con lui per tre anni: “Lui riusciva a raggirarmi con le parole. Ma non era amore. L’amore vero è un altro”, racconta.
Poi la svolta: una nuova relazione, il ritorno a casa dai genitori e il desiderio di cominciare a vivere. Ora è Marta a volersi salvare. E finalmente lo denuncia. In questo video, 

vincitore del premio giornalistico Tania Passa (sezione scuole di giornalismo), Marta racconta la sua storia e come è riuscita a sopravvivere.


«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

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