11.5.04

Senza titolo 10

IL Figlio di Bakunin ( 1991 Editore: Sellerio di Giorgianni ) di Sergio Atzeni


un'opera fra le più note della produzione letteraria sarda degli ultimi vent'anni dello scrittore Sergio Atzeni . Un libro molto bello che mi ha permesso di riscoprire le mie radici .Un libro che riesce a mescolare oralità con scrittura . Un libro per chi vuole trovare ( o ritrovare come me ) la propria identità .


Autore SERGIO ATZENI (1962-1995)


Il vento è alito dell'Africa, prende il fianco la nave che trema ronfando per tenere la rotta, non è vento cattivo, il mare è piatto e silenzioso. Ruggero si accorge che il cane ha smesso di ululare. Tutto è silenzio attorno, è notte fonda. La nave ha angoli bui, oscurità, meandri. Luce in un luogo soltanto, un'isola nel nero, il ponte di comando, sotto la bandiera, un grande palco vuoto, bianco di fari.(da Il quinto passo è l'addio) . Purtropo , un vero peccato , ci sà quante cose avrebbe potuto dire , è morto prematuramente nel 1995 ( c'è chi dice che si sia suicidato , chi in un incidente ) , Sergio Atzeni, è da considerarsi tra i più grandi talenti letterari apparsi sulla scena nazionale degli ultimi anni. Nei suoi romanzi si ritrovano la storia e la fantasia, i miti e i personaggi di una società che può essere definita come "sarda" ma che male si adatta a questa unica etichetta. Il respiro dei suoi romanzi è, infatti, quello dell'umanità tutta, universale è il suo sguardo sul mondo. L'Apologo del giudice bandito (1986), Il figlio di Bakunin (1991), Il quinto passo è l'addio (1995), e i due romanzi editi postumi Passavamo sulla terra leggeri (1996) e Bellas Mariposas (1996) sono nati da una penna che gioca con la pagina, col contenuto e con la lingua che lo esprime; forse è per questo "entusiasmo", per la vitalità che è l'aspirazione stessa dei romanzi che, ciò che diceva Sergio Atzeni per se stesso, si avvera anche per il suo Libro: "sono sardo, sono italiano, sono europeo . Infatti esso diceva nei suoi romanzi , in particolare in questo : << Conoscere la storia della propria terra è un diritto-­dovere al quale ognuno di noi non può e non deve rinunciare >>


Trama Il racconto è ambientato nella Sardegna dei nostri giorni, dove un ragazzo avvia un'indagine personale per scoprire chi era Tullio Saba, l'uomo conosciuto in gioventù da sua madre prima del matrimonio. Registratore alla mano, il giovane comincia a intervistare tutte le persone che hanno conosciuto Saba, detto appunto "il figlio di Bakunin". La struttura formale del testo segue la semplice trascrizione delle registrazioni: le testimonianze dirette si susseguono una dopo l'altra, svelando poco alla volta la storia di un minatore affamato di libertà sia prima, che durante e dopo la guerra e il fascismo sull'isola. L'architettura corale della narrazione è poi arricchita e felicemente complicata dai contraddittori dell'istruttoria, dalle versioni contrastanti, dai pareri ora discordi ora coerenti, dai ricordi sfumati o dilatati. Comparse e protagoniste al tempo stesso, le figure chiamate a recitare aggiungono ricordi al ricordo, e brandelli di vita si innestano nell'ordito più vasto di un'altra esistenza. L'effetto è quello di un gioco labirintico dove la verità sfugge ogni volta che appare a portata di mano, la pedina - il giovane intervistatore che rimane anonimo e solo alla fine compare direttamente sulla scena - si sposta seguendo gli scarti temporali del caso, e il racconto si fa metafora del raccontare.
Lavorando sul linguaggio con l'uso continuo, ma non esagerato, di vocaboli e motti tratti dall'idioma sardo, Atzeni riesce - senza inciampare in regionalismi di maniera - a creare una suggestiva polifonia di voci narranti. Meno, però, di quanto avrebbe forse potuto se avesse adeguato con più decisione il gergo al carattere dei personaggi.
Assassino, ladro e ribelle, anarchico indomabile, capopopolo illuminato, musicista fallito, amante irresistibile, genio di raffinata sensibilità o spirito rozzo e corruttibile: il figlio di Bakunin è tutto ciò e forse nessuna di queste cose. Anche di fronte alla rivelazione finale la realtà resta sospesa, per l'autore, per il lettore, per il giovane indagatore: "Non so quale sia la verità, se c'è verità. Forse qualcuno dei narratori ha mentito sapendo di mentire... O, ipotesi più probabile, sui fatti si deposita il velo della memoria, che lentamente distorce, trasforma, in favola, il narrare dei protagonisti non meno che i resoconti degli storici


da esso il regista cabiddu ne ha tratto un bellissimo film in questo url per chi vuole saperne di più ed avere informazioni su attori e trama http://www.capital.it/trovacinema/scheda_film.jsp?idContent=134507 di cui è la foto che qui riporto non essendo riuscito a trovare una del romanzo



1 commento:

Pattinando ha detto...

Ciao, a me i tuoi commenti si aprono senza problemi. Ho visto anche un post in basso che ha un commento, anche li nessun problema. Prova a cancellare dalla tua cache i files temporanei e anche i cookies. Ciao*

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