Cari amici, desideravo fare un commento, nel post che ho fatto oggi, ma non sono stata in grado di rimpiccolire l' immagine nel commento, l' ho trovata su internet, era grandissima, qui mi è riuscita ridurla. Questa immagine, mi sembrava adatta per le parole penetranti dello scritto, quasi a sentire il lamento, la disperazione, dei nostri soldati, sfiniti per la fame, per la stanchezza, con gli arti congelati, marciavano per noi, con una temperatura 60-70 gradi sottozero, e quelli che cadevano sfiniti, venivano coperti dal ghiaccio, e li smarrivano per sempre, la loro esistenza. Una tomba nella steppa, lontano dal loro paese, poveri uomini, chi gli avrebbe detto, che la vita che restava era solo, qualche passo in avanti, ormai, il tornare indietro, era solo il previlegio di pochi. Queste sono le guerre ingiuste, volute da uomini crudeli, e le conseguenze, ancora oggi le possiamo vedere. Riuscite ad immaginare, la grande sofferenza, che hanno provato prima di morire? Ho trascritto la poesia, che si trova a pag. 118, le parole sono così intense, non ho potuto fare ammeno, di trascriverle per voi.
Franca Bassi
Fra le tante testimonianze sul Duvaj abbiamo trovato una struggente poesia di un certo Sartini, forse Gabrio o Giulio ( il nome è quasi illegibile):
Avanti...
più avanti...
cammina!
La steppa...
non termina mai?
Perchè non ti fermi orizzonte?
[...]
Il cammino riprende.Coi segni di fame,
di sete,
di febbre,
stampati nel viso,
con gli occhi nel vuoto
che cercan la vita:
avanti...
più avanti...
cammina.
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