si discuteva sulla pagina Facebook Il Tulipano - Il Web Magazine Indipendente scritto dal Popolodel rapporto Eurispes in cui si afferma di come 1 italiano su 3 neghi la shoah \ olocausto . alcuni dicevano : << Allora un italiano su tre e coglione.>> Secondo me ed è questa la mia risposta che ho dato
Si lo è ma è anche ignorante della propria storia ( in quanto alcuni lager si trovavano anche in Italia ) e crede nel mito dell'uomo forte che scende fra la gente . Oltre a farsi abbindolare dall'uomo ragno di turno ( nessuno escluso è capitato anche a me ma una volta fregato non ci sono ricascato ) e poi una volta cascatoci e messo al muro dalla realtà dei fatti non ha il coraggio di dire ho sbagliato sono stato fregato e continua a crederci ed a farsi illudere ancora fin quando non .... ne subirà le conseguenze . E magari poi accorgersene negli ultimi anni di vita .Vedere
il finale del film Scena per me rappresentativa anche della situazione attuale: sia dal punto di vista di chi ha ancora speranza sia dal punto di vista "di chi scappa"di Mediterraneo - regia di Gabriele Salvatores (1991) il particolare dal 048.00 in poi
Giovanni Palmiero, originario di Decorata in provincia di Benevento, ha 101 anni ed è uno dei quasi 3,5 milioni di europei residenti nel Regno Unito che devono fare richiesta di "settled status". Il certificato si ottiene attraverso una app e assicura la permanenza sul territorio una volta attuata la Brexit.
Purtroppo, l'ex cuoco Giovanni (a Londra dal 1966, ancor prima che il Regno Unito entrasse a far parte dell'Unione europea), non riesce ad ottenerlo per colpa di un bug scoperto proprio grazie alla sua domanda. Il software per le richieste ideato dall'Home Office - l'ufficio britannico per l'immigrazione - è stato programmato per elaborare solo le ultime due cifre della data di nascita. Quindi il 1919, anno di nascita di Giovanni, si è trasformato in "19" e per il sistema l'anziano risulta un neonato che necessita della presenza dei genitori per completare la domanda. Sposato con Lucia, 92 anni, ha 4 figli, 8 nipoti e 11 pronipoti. "Fino a 94 anni ha lavorato in un fish and chips", racconta uno dei figli.
incuriosito e cercando ulteriori informazioni insomma facendo fact-checking ho trovato da questo sito la news http://www.londraitalia.com/cronaca
“Per proseguire l’applicazione del settlement scheme abbiamo bisogno dei dati dei suoi genitori”. A 101 anni!? E in chiesa accompagnato e al cinema mai da solo!? Verrebbe da replicare! Giovanni Palmiero classe 1919, più di 75 anni di matrimonio con l’amata Lucia, decenni di residenza a Londra. Eppure, a poche ore dalla formale uscita del Regno Unito dall’Unione europea, la sua posizione è ancora incerta. Lui, cittadino italiano residente nel Regno Unito dal ’66, inciampa nella burocrazia pre-brexit per un bug dell’applicazione per richiedere il settled status.“Non c’è ansia per l’esito della procedura”, racconta Assuntino Palmiero, figlio di Giovanni, che ci apre le porte di casa per raccontarci questi momenti di fibrillazione che anticipano il B-day.Trascorrere un paio di ore in casa Palmiero è come sentirsi … in Italia. Varcando l’uscio dell’abitazione nel cuore di Islington pare di stare a Decorata, frazione di Colle Sannita. Il calore, i ritratti, l’emozioni, i racconti ti riportano a casa e ti restituiscono quei ricordi famigliari che solo un whatever o anyway spezzano, facendoti ripiombare al civico 48 di un qualsiasi flat in quel di Londra.“Siamo andati all’Inca-Cgil qua vicino – racconta Assuntino – dove papà e mamma, accompagnati da mia sorella e da mia moglie hanno fatto l’application per formalizzare la richiesta di rimanere in UK. Ma la richiesta – precisa Assuntino seduto al fianco dei genitori – è pendente a causa dell’età di papà”.
A raccontarci nel dettaglio come sono andate le cose ci pensa Dimitri Scarlato, che per l`Inca – Cgil è consulente per le questioni Brexit. All’Italian Advice Centre, di cui Andrea Malpassi e Maurizio Rodorigo sono rispettivamente presidente e coordinatore, Lucia e Giovanni ci sono andati e lí hanno avviato le pratiche.
“Quando ho fatto lo scan del passaporto – racconta Scarlato – l’app ha importato tutti i dati biometrici, ma, e qui subito l’intoppo, l’applicazione ha importato la data di nascita sbagliata … ma di cento anni. Il signor Giovanni, infatti, è nato nel 1919, quindi acquisendo le due cifre 19, il sistema ha dedotto che Mr Palmiero fosse nato nel 2019.
Mi sono accorto subito che qualcosa non quadrasse perchè, parimenti alle applicazioni degli under 12, saltava il passaggio della scansione del volto, portando direttamente alla pagina in cui devi scattare la foto. A questo punto – racconta Scarlato – ho preferito interrompere la procedura a favore di un consulto con l’Home Office. Il funzionario che ha raccolto la nostra segnalazione mi ha suggerito di proseguire per poi risolvere successivamente il problema”.
Un consiglio non proprio azzeccato.
“Proseguendo nell`applicazione, a quel punto – ricorda Scarlato, che è, tra gli altri, attivista di primo piano di the3milion – mi chiedeva se intendessimo procedere come applicazione bambino, dovendo inserire alternativamente l`indicazione per l`inserimento di una potenziale residenza dei genitori del signor Giovanni o se avessimo voluto procedere indipendentemente. Era chiaro, quindi, che per l`app sviluppata dall`Home Office Giovanni Palmiero aveva un anno, non 101, come da carta di identità”.Un bug legato all’età a tre cifre, si ferma a 99, come se non avessimo in Italia pezzi di territorio, triangoli di benessere, dove i nostri nonni arrivano ad età a tre cifre, Ma questo, evidentemente gli sviluppatori dell`App, lo ignorano.“Ora – conclude Scarlato – della risoluzione dell`impasse se ne è fatto carico il Ministero che ha raccolto manualmente i dati di Giovanni Palmiero per una risoluzione offline del problema, assicurando un aggiornamento ogni 5 giorni sull`applicazione pendente”.“Questo lo abbiamo ricevuto oggi, si scusano per il disagio ma ancora non ci hanno dato l’ok al settled status per papà” mi mostra il cellulare la figlia Anita, riferendosi al messaggino dell`Home Office, che dice di star riscontrando difficoltà nel concludere l’applicazione, ancora vien da pensare.
va bene scherzarci su , come mi è successo nei giorni scorsi al lavoro , dove un cliente sentendo un colpo di tose ( sono raffreddato ) mi dice : << non avrai il coronavirus ? >> . Ma oltre le bufale come quella che il virus sia nato in un laboratorio militare dunque finora non c'è alcuna tesi che dia conferme né certezze su dove e su come si a originato il virus per ora è dunque prudente non diffondere allarmismi di alcun tipo che non comprendano le norme d’ igiene e di protezione avvalorate da fonti valide e sicure.Ma soprattuttto smettere con la psicosi e l'imbecillità che sfiora il razzismo
Coronavirus, è psicosi: a Roma clienti in fuga da negozi e ristoranti cinesi ROMA>NEWSdi Camilla Mozzetti
Nel cuore dell'Esquilino, tra le vie che abbracciano piazza Vittorio, i commercianti cinesi restano sull'uscio delle attività. «Non siamo in Cina ma la gente ha un po' di paura», dice uno di loro in via Napoleone III. Non si palesa ancora come una vera e propria psicosi anche se i sintomi sembrerebbero proprio quelli perché la diffusione del coronavirus ha comunque innalzato i livelli di allerta e di preoccupazione tra le persone che frequentano il quartiere, da anni abitato dalla comunità cinese, pur non avendo fatto registrare casi di contagio nella Capitale.
Il risultato? I negozi restano vuoti nonostante i prezzi molto convenienti; che si tratti di abbigliamento, calzature, biancheria, «oggi abbiamo battuto appena cinque scontrini», dice la commessa di una delle tante attività commerciali sotto i portici di piazza Vittorio.
«C'è la crisi ma gli affari ne stanno risentendo, noi diciamo di star tranquilli non siamo lì, ci troviamo a Roma, i nostri parenti sono a casa laggiù, ma la gente preferisce non entrare, passerà». Ad essere maggiormente colpiti, sono i ristoranti cinesi e non solo quelli dell'Esquilino.
TAVOLI VUOTI
Mediamente in tutta la Capitale ci sono oltre 400 esercizi di somministrazione cinesi e in questi giorni le prenotazioni sono crollate del 70 per cento. Vale a dire che sette ristoranti su 10 hanno visto ridurre la clientela a pranzo e a cena e disdire le prenotazioni in una settimana importante come quella del Capodanno cinese, fanno sapere dalla comunità. Tavoli vuoti e cucine ferme. «Sta venendo meno gente - racconta il titolare di un ristorante sulla Tiburtina - qui è tutto sicuro ma il calo c'è». «I clienti più affezionati sono rimasti - aggiunge Anna Chiang storica titolare del ristorante Ruyi in via Valadier a Prati -. Speriamo che le cose migliorino, così è difficile. Da quando si è saputo del virus, tanti tavoli restano deserti». Il fenomeno si è esteso anche a quei bar, gestiti ad esempio, sempre intorno a piazza Vittorio da cittadini asiatici.
LE MASCHERINE
Per strada, all'Esquilino, si incontra più di un passante con il volto coperto da una mascherina. Italiani e cinesi non c'è differenza. E anche dentro quelle attività che, nonostante la paura, lavorano un po' di più è il caso dei parrucchieri e delle estetiste i dipendenti si proteggono il naso e la bocca. «Solo un'accortezza per chi lavora da noi e per i clienti ma per ogni tipo di virus», spiega il titolare di un salone in via Carlo Alberto. Di certo, «a meno che non sia proprio necessario - racconta Nilde P., di fronte agli ex magazzini Mas - non entro in questi negozi pur servendomi spesso da loro. Sarà una sciocchezza ma preferisco in questo periodo non avere troppi contatti».
PARTENZE POSTICIPATE
Non finisce qui perché oltre ai ristoranti e ai negozi, a restar vuote sono anche le agenzie di viaggio specializzate sull'Oriente. Il coronavirus ha fatto scendere le prenotazioni dei viaggi verso la Cina. Molte delle agenzie che da tempo operano sempre all'Esquilino da via Conte Verde a via Foscolo hanno mediamente registrato un calo e un cambio sulle prenotazione del 5%. «Diversi clienti hanno preferito spostare il biglietto e rimandare al partenza al prossimo mese spiega una dipendente dell'agenzia Lantian cielo blu nonostante i festeggiamenti per il Capodanno cinese. Una scelta personale e precauzionale anche se credo che la situazione sia sotto controllo. I miei genitori sono in Cina, stanno bene ma certamente stanno facendo molta attenzione: restano in casa ed escono di meno»
La psicosi non distingue mai. "Chiediamo che finiscano intolleranza e discriminazione" spiega Lucia King, portavoce delle comunità cinesi in Italia. " su repubblica d'oggi Abbiamo bisogno non di donazioni, ma di comprensione".
Per i più spaventati va detto che l'ospedale Amedeo di Savoia di Torino sta mettendo a punto il test diagnostico del coronavirus: sarà pronto tra meno di una settimana. Un tempo in realtà lunghissimo, dal momento che la psicosi è quasi incontrollabile. Per l'ignoranza, purtroppo non esistono vaccini.
articolo di Marco Ballico 14 Gennaio 2020 ilpiccolo.it
Pupo: «Testo sempre aperto alle osservazioni, le polemiche non c’entrano.» Ma a destra l’aggiornamento non basta. «Resta il silenzio sulla pulizia etnica»
TRIESTE Il vademecum per il Giorno del ricordo “scomunicato” nel 2019 a Palazzo viene aggiornato dall’Irsrec, l’Istituto regionale per la storia della Resistenza. Raoul Pupo, curatore del documento, assicura che le polemiche « non hanno influenzato la seconda stesura » ma, tra modifiche e integrazioni, « ci sono parecchie parti nuove». La reazione di chi aveva contestato? L’assessore regionale Fabio Scoccimarro (Fdi) parla di « passo parziale ma importante verso la verità storica », mentre l’ex consigliere regionale Piero Camber da Fi ribadisce le sue critiche.
A suscitare un dibattito di proporzioni nazionali fu lo scorso aprile in Consiglio regionale la mozione a firma proprio di Camber e del leghista Giuseppe Ghersinich che conteneva l’atto di indirizzo alla giunta di stoppare i contributi pubblici a favore delle associazioni negazioniste e riduzioniste sulle foibe e sull’esodo giuliano-dalmata. Nel mirino, tra l’altro, lo stesso vademecum dell’Irsrec, «con il quale – scrivevano i consiglieri del centrodestra – si vuole diffondere una versione riduzionista della storia della pulizia etnica perpetrata dai partigiani titini».La seconda edizione è conseguenza di quel dibattito? Pupo, al lavoro con i colleghi Gloria Nemec, Anna Vinci e Fabio Todero, dice di no: «A dettare le novità della seconda edizione «sono state esclusivamente osservazioni e richieste che ci sono pervenute su una pubblicazione che avevamo già definito “aperta”. Il risultato non avrà accontentato tutti, ma la finalità non cambia, cioè offrire uno strumento di prima consultazione, il più possibile rigoroso anche se sintetico, sui temi legati al Giorno del ricordo nell’imminenza del 10 febbraio». I ritocchi sembrano riguardare sia la forma che la sostanza. «Il termine “etnico” – spiega lo storico – non può venire applicato a comunità nazionali che si definiscono su basi non etniche, come gli italiani di Venezia Giulia e Dalmazia. In tali casi è preferibile fare riferimento ai processi di “semplificazione nazionale” che hanno interessato tutta l’Europa centro-orientale nel Novecento».
Si raccomanda in particolare di «non considerare semplicisticamente con quei termini tutti gli atteggiamenti di critica nei confronti di interpretazioni consolidate, specie se queste sono maturate nell’ambito polemico-politico piuttosto che scientifico. La messa in discussione delle precedenti letture del passato – avverte il vademecum – rientra nella normale pratica della ricerca, così come la presa di distanza dalle semplificazioni diffuse nell’uso pubblico della storia ».
A una prima lettura, Scoccimarro vede, dal suo punto di vista, luci e ombre. «Il vademecum segna un’indubbia discontinuità con le narrazioni precedenti e restituisce giustizia alla tragedia del confine orientale. Ma restano alcuni punti sospesi o rimossi», sostiene il segretario regionale di Fdi invitando a «contestualizzare la brutalità, pur innegabile, del “fascismo di confine”, un tempo esasperato in tutt’Europa dallo sciovinismo più spinto» e denunciando la minimizzazione «dei quaranta giorni dell’occupazione jugoslava a Trieste e del parallelo martirio di Gorizia, quando la polizia politica titina non si limitò a uccidere veri o presunti fascisti, ma avviò una calcolata caccia a ogni possibile oppositore». Quanto al ruolo del Pci di Togliatti, «dal 1944 al 1948 il segretario si adeguò agli ordini di Mosca e sostenne apertamente le mire di Tito sulla città di Trieste. Il tutto anche a danno dei partigiani “bianchi” come nella strage di Porzus». Non manca l’attacco a «certi professori del “pensiero unico” che insistono con tesi negazioniste, giustificazioniste o riduzioniste».
Camber è ancora più netto: «Anche questo aggiornamento contribuirà a diffondere una versione riduzionista della storia degli eccidi sistematicamente perpetrati dai partigiani titini contro gli italiani. Una vera e propria pulizia storiografica». Il vademecum, prosegue il forzista, «giocando sulle definizioni, continua a negare che le foibe furono pulizia etnica. Si legge infatti che Tito operò una “semplificazione nazionale”, non volendo assolutamente cacciare gli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia. Sappiamo, invece, quanto lucida e spietata sia stata la pianificazione titina per cancellare gli italiani dalle terre dell’Adriatico orientale». Camber cita infine le parole di un anno fa del presidente Mattarella e conclude: «Sarebbe corretto che simili pubblicazioni riportassero integralmente il discorso di quel 9 febbraio al Quirinale».—
lo che la giornata settimana della memoria finita è come me pensate che ...... vi capisco , ma nella foga retorica celebrativa ci si è , volutamente dimenticati e ignorato ( salvo eccezioni ) che fra coloro che salvarono gli ebrei ci furono anche
I GIUSTI DELL'ISLAM
E di qualche anno fa , più precisamente del 2009 Una mostra «Giusti dell’islam» - promossa dal Centro di cultura e attività missionaria Pime di Milano e curata da Giorgio Bernardelli - racconta alcune di queste storie. Parla di due bosniaci, tre albanesi, due diplomatici turchi e un iraniano che con il loro coraggio salvarono alcune decine di ebrei e che viene ripetuta anche quest'anno come dimostra questo articolo ( suggeritami da una di quelle eccezioni di cui parlavo prima la compagna di strada ed autrice decennale del nostro blog DAniela Tuscano ) di repubblica https://milano.repubblica.it/cronaca/2020/01/28/ del riportato sotto
I musulmani che durante il nazismo salvarono gli ebrei, la loro storia in una mostra
"Giusti dell'islam" è il titolo dell’allestimento che parla dei musulmani nell'elenco dei “Giusti tra le nazioni”
di ZITA DAZZI
Una mostra per riscoprire le storie dimenticate di alcuni musulmani che durante la persecuzione nazista salvarono la vita ad alcuni ebrei e un incontro a più voci fra cristiani, ebrei e musulmani per favorire il dialogo interreligioso in occasione della Giornata della Memoria 2020. L'associazione ChiAmaMilano e "Casa Comune" propongono nella sede di via Laghetto 2, dietro alla Statale, la mostra curata da Pime Milano "Giusti dell'islam" che parla dei circa 22 mila nomi che sono nell'elenco dei “Giusti tra le nazioni” censiti dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme. Fra questi ci sono settanta musulmani. Persone che - in nome di valori islamici - si diedero da fare per salvare la vita ad alcuni ebrei durante la persecuzione nazista. Con questo loro gesto hanno ricordato che la frase del Talmud "Chi salva una vita salva il mondo intero" compare anche nel Corano. Un invito ad andare oltre le generalizzazioni facili nella percezione dell’altro e delle sue aspirazioni.
Attraverso i suoi 14 pannelli, la mostra "Giusti dell’islam" - aperta dalle 10 alle 20 fino al 1° febbraio e promossa dal Centro di cultura e attività missionaria Pime di Milano e curata da Giorgio Bernardelli - racconta alcune di queste storie. Parla di due bosniaci, tre albanesi, due diplomatici turchi e un iraniano che con il loro coraggio salvarono alcune decine di ebrei. Inoltre rende conto del lavoro compiuto dallo storico americano Robert Satloff, il primo a proporre ufficialmente allo Yad Vashem un arabo come candidato «Giusto tra le nazioni». La mostra è a disposizione di scuole e amministrazioni locali per attività culturali legate al tema del rapporto tra religioni e identità diverse. Venerdì 31 gennaio alle 11 ci sarà un incontro pubblico fra Pierfrancesco Majorino eurodeputato Pd, Khalid Chaouki, ex presidente della Grande Moschea di Roma, Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista, Giorgio Bernardelli del Pime, ideatore della mostra, don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità "A. Abriani", e Gabriele Nissim, presidente di Gariwo (l'associazione milanese che gestisce il giardino dei Giusti a Montestella), con un saluto di Milly Moratti. A introdurre l’incontro sarà Daniele Nahum, e parteciperanno alcune classi del Liceo classico Manzoni e dell'Itt Artemisia Gentileschi.rgomenti
Un vagone di uno dei treni con i quali vennero deportati gli ebrei (ansa)
Inoltre rende conto del lavoro compiuto dallo storico americano Robert Satloff, il primo a proporre ufficialmente allo Yad Vashem un arabo come candidato «Giusto tra le nazioni». per riscoprire le storie dimenticate di alcuni musulmani che durante la persecuzione nazista salvarono la vita ad alcuni ebrei Tra i circa ventiduemila nomi dei “Giusti tra le nazioni” censiti dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme, figurano anche quelli di settanta musulmani. Persone che - in nome di valori islamici - si diedero da fare per salvare la vita ad alcuni ebrei durante la persecuzione nazista.Con questo loro gesto hanno ricordato che la frase del Talmud «Chi salva una vita salva il mondo intero» compare anche nel Corano. Oggi, però, sono i più dimenticati tra i Giusti, perché politicamente scorretti sia per tanti ebrei sia per tanti arabi. Sono infatti un invito ad andare oltre le generalizzazioni facili nella percezione dell’altro e delle sue aspirazioni.
Pe r chi avesse qualcosa d'obbiettare questa è la mia risposta
Prima dell'inizio del post d'oggi Troverete quegli approfondimenti che mettono a fine post , qui ho deciso di metterli all'inizio post in quanto davanti a fatti simili e in vista di giornate celebrative di solito sono le cose che si leggono per prima , sulla differenza di come nei lager ci finirono cosa che l'autore ( o gli autori ) di tale infamia e vergogna ignora , anche non ebrei ma politici , omosessuali , ecc
Mondovì, scrivono "Qui c'è un ebreo" sulla porta del figlio di una deportata
L'uomo aveva ricordato su un giornale locale la madre, Lidia Beccaria Rolfi, che era stata imprigionata a Ravensbruck come politica. Il figlio: "Si è creato un clima e questi sono gli effetti". La ministra Azzolina: "Sono turbata, si è passato il limite".
Ora dopo questa pippa iniziamo il post vero e proprio
Come ho già detto nel titolo di questo post m ed ripetuto ( l'ultima qualche post fa ) sarà una giornata rompi e puli coscienza e quindi davanti a fatti come quello successo recentemente Mondovì non si ripetano e non siano considerati solo dei gesti isolati di deficienti che lo fanno per noia ed emulazione bisogna parlarne ed scriverne sempre non solo a date fisse ed evitare la retorica e di concentrarsi come non solo il 27 gennaio o quando si tratta appunto d'anniversari come quello di 2 anni fa in cui si celebravano gli 80 anni delle leggi razziali - SIC - italiane , ma tutti i giorni .
Fanny satta morta l'anno scorso a 104 anni ma solo a 100 anni a deciso di pubblicare . Il suo libro ( foto al lato ) raccoglie un centinaio di poesie di un'autrice "esordiente ", Fanny Satta, scritte a partire dagli anni Cinquanta e mai prima presentate al pubblico.
Il suo libro ( foto al lato ) raccoglie un centinaio di poesie di un'autrice "esordiente ", Fanny Satta, scritte a partire dagli anni Cinquanta e mai prima presentate al pubblico.
Eccone una
Vorrei
Vorrei la buona terra
per poter rifiorire
per non dover morire
senza lasciare traccia.
Vorrei una buca fonda
sotto un albero ombroso
dov’è il canto festoso
di uccelli e di cicale,
o presso una gran roccia
dove le felci e i cisti
preparino, non visti,
un recinto fiorito.
Vorrei che dalla morte
germogliasse la vita
che una storia finita
potesse alimentare
storie d’erbe e d’insetti
di pascoli e di agnelli
di fieni e di arboscelli
rifiorenti in aprile.
Vorrei sentir il fiato
della notte e del giorno
e i profumi che intorno
esala la campagna.
Vorrei sentire le zolle
leggere inturgidire
lievitare e fiorire
ad ogni primavera.
Non darmi sepoltura
dentro una cassa-forte:
se possibile, o sorte,
rendimi alla natura
che mi tenga abbracciata
mi sottragga alla morte
mi leghi alla sua sorte
alla sua eternità.
L'altro è morto recentemente è
Muore a 108 anni tziu Gaspare, il poeta
OROTELLI.
Piccolo di statura ma una vera roccia, robusta e granitica come quelle che circondano la sua Orotelli. Negli ultimi mesi il vate appariva più affaticato e meno brillante del solito. Superato qualche passaggio a vuoto, dovuto anche a un ricovero ospedaliero, si era mostrato ancora tenace e incredibilmente attaccato alla vita. Ieri, tziu Gaspare Mele, il patriarca di Barbagia con i suoi 108 anni e 9 mesi, è morto nella sua casa che si affaccia nella via principale di Orotelli, dove l’ultracentenario viveva da sempre accudito con amore dai familiari. L’uomo, una vita dedicata al lavoro e alla sua grande passione, la poesia, si è spento poco dopo le 13, in una giornata cupa e piovosa.
Un trapasso lieve senza traumi e sofferenze. Tziu Gasparru si è addormentato nel tepore della dimora dove amava nelle giornate d’inverno stare seduto in una poltrona davanti al camino acceso e scoppiettante. Con lo sguardo sempre rivolto alla fiamma che disegnava strane figure e traiettorie. Probabilmente la sua mente scavava nella memoria ancora fertile alla ricerca di qualche poesia, delle centinaia composte in questi anni, sugli argomenti più svariati. Quando la giornata era propizia e l’interlocutore quello giusto, ripeteva i suoi componimenti con precisione. La sua voce nel rievocare quelle rime e quelle storie di vita vissuta diventava musica. Una cadenza regolare che aveva i suoi picchi quando si trattava di esaltare un concetto o una sfumatura.
Altre volte rispolverava i suoi quaderni e i tanti appunti. Comporre odi era una passione vera. Così come la sua memoria un mistero che nemmeno le neuroscienze riuscivano a indagare. Una mattina si svegliò con i versi di una poesia che aveva recitato solo una volta 90 anni prima. Per sicurezza quei versi furono fermati con l’inchiostro sulla carta.
Gaspare Mele era nato a Orotelli il 29 aprile 1911. Dalla moglie Rosalia Ortu (deceduta nel 2007 a 93 anni), ha avuto 8 figli. Aveva sedici nipoti e sei pronipoti. Poter condividere con lui anche pochi minuti rimaneva un’esperienza particolare e un esempio di una tempra d’acciaio. Fotografi e documentaristi sono venuti da varie parti del mondo per catturare il suo sguardo fiero e registrare quelle storie così lontane che raccontavano una Sardegna arcaica e la vita dei campi, poi l’inizio di un percorso nella modernità, ma soprattutto per cercare di carpire l'elisir di lunga vita.
Isili, ha compiuto cent'anni e per festeggiare regala un'altalena ai bambini del paese - La Nuova Sardegna Cagliari
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Isili, ha compiuto cent'anni e per festeggiare regala un'altalena ai bambini del paese
-->Il sindaco Luca Pilia con Antonio Piras davanti all'altalena regalata dal centenario
Il bel gesto di Antonio Piras, reduce della Seconda guerra mondiale. Il sindaco ringrazia Tziu Tonni e i suoi familiari
di Gian Carlo Bulla
19 Gennaio 2020
ISILI. Apprezzato ed encomiabile gesto di Antonio Piras, tziu Tonni, l’uomo più anziano di Isili, che il 18 novembre ha raggiunto il traguardo del secolo di vita. Il centenario con i soldi che ha ricevuto per la festa di compleanno ha acquistato un’altalena e due dondoli, uno dei quali riservato ai bambini diversamente abili, che ha donato al Comune e sono stati sistemati nel parco Asusa.
I nuovi giochi sono stati ufficialmente inaugurati nel pomeriggio di sabato 18 gennaio nel corso di una festicciola organizzata dall’arzillo nonnino e dalle tre figlie Emanuela, Rossana e Patrizia alla quale hanno partecipato oltre cento persone tra cui diverse decine di bambini.
Luca Pilia, il sindaco del paese del Sarcidano, ha ringraziato Tziu Tonni e i suoi familiari. Nel parco Asusa il Comune ha affisso una targa ricordo nella quale è stata incisa oltre alla seguente frase del filosofo greco Eraclito di Efeso: “Il tempo è un gioco, giocato splendidamente dai bambini “- anche “Al caro zio Tonni Piras, con gratitudine e affetto sincero. I fanciulli di Isili”.
Il neo centenario, l’ultimo isilese reduce della seconda guerra mondiale, componente della “Brigata paracadutisti Nemo”, ferito nel corso della battaglia di Montecassino, è uno degli ospiti del centro anziani di Isili “Casa Antonia di Almar” di via Is Coronas, dove viene amorevolmente assistito oltre che dal personale anche dalle tre figlie.
persone quindi ricche nella loro umiltà ed semplicità che hanno condotto una vita spartana ( almeno la maggior parte d'essi ) per permetterci d'arrivare dove siamo anzi meglio eravamo visto che stiamo distruggendo tutto )