Diario di bordo n 47 anno II .Gino Cecchettin: «Volevo vendicarmi di Filippo Turetta, quando sento la rabbia che cresce mi concentro su Giulia»., Nè uomo, né donna”, 27enne di fa togliere i genitali: piatta come una bambola., r BigMama a Domenica In: "Prima nascondevo la mia sessualità, la mia fidanzata mi ha aiutata"


 fra  le storie   della settimana  ecco quelle  che  mi hanno  colpito   di più    ed  alcune  la  prima  ed  l'ultima  corrispondo  al  mio percorso      di cui   ho  parlato   qui  in : <<  un vagabondo stanco sa che deve andare avanti >>



Gino Cecchettin: «Volevo vendicarmi di Filippo Turetta, quando sento la rabbia che cresce mi concentro su Giulia




Il dolore dentro, per sempre. Gino Cecchettin lo affronta ogni giorno dalla morte di sua figlia Giulia Cecchettin, uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. «Dopo il fatto avevo voglia di vendetta, ma poi mi sono concentrato su di lei che era amore ed è scomparso tutto il resto. Quando sentimenti di rabbia e vendetta iniziano a palesarsi mi concentro su di lei e ogni sentimento di odio svanisce. Per questo non ho voluto nominare Filippo. Nel libro volevo lasciare solo il bello. E non faccio “il firma copia”, scusatemi, perché per me è un memoriale», le sue parole dialogando con Viola Giannoli nel cortile d'Onore del Palazzo Reale a “Repubblica delle Idee”.

Cecchettin e il dolore per Giulia

«Mi sveglio tutte le mattine e passo davanti alla camera di Giulia. Soffro tantissimo, ma poi divento più forte e quando esco da quella stanza sono in grado di salire su un palco come questo e sono in grado di parlare, di contattare le Università per la Fondazione e sono in grado anche di andare a mangiare una pizza e di essere felice. Ho altre due figli e ho il dovere di essere forte. Voglio ricordare la mia Giulia e questo mi permetterà di essere potente e nessuno mi potrà dire di come vivere il mio dolore. Ognuno deve capire come vivere il suo», le parole di Cecchettin riportate da Repubblica.


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la  nuova sardegna   22 aprile 2024

Macomer
Accoltellò un ragazzo per una sigaretta. Pace tra i genitori: «Lo perdoniamo»
di Alessandro Mele
Accoltellò un ragazzo per una sigaretta. Pace tra i genitori: «Lo perdoniamo» 
Il ferimento il 4 aprile fuori da scuola, poi l’incontro chiarificatore tra le due famiglie



Inviato a Macomer Accoltellato per 30 euro. Al centro del litigio tra i due ragazzini, una sigaretta elettronica contesa. «Ma perdoniamo il ragazzo». Sono le parole di Marco e Barbara (nomi di fantasia attribuiti per tutelare i due minorenni ndr), i genitori del giovane di 15 anni che, lo scorso 4 aprile, era stato accoltellato da un coetaneo a pochi passi dall’uscita di scuola, un istituto superiore di Macomer, a pochi minuti dalla fine delle lezioni.
Una coltellata alla coscia che poteva trasformarsi in una tragedia, arrivata dopo una questione banale tra studenti: «È accaduto tutto a causa di una sigaretta elettronica – spiegano i genitori del 15enne –. Era stata rubata a nostro figlio dall’altro ragazzo, ma i due avevano trovato un accordo tra di loro affinché venisse restituita o pagata 30 euro». Tutto ciò non è mai avvenuto e la questione si è protratta per mesi, fino allo scontro: «Anche gli altri due genitori non si spiegano perché i nostri figli siano arrivati a questo – dicono – e, come ci hanno detto loro, neanche il figlio si capacita di come abbia potuto reagire con una coltellata».
Tutto è bene quel finisce bene. Almeno dal punto di vista della civiltà e del senso civico. Qualche giorno fa, infatti, è avvenuto un incontro chiarificatore tra la famiglia dell’accoltellato e i genitori dell’aggressore. Un incontro che il padre e la madre della vittima, hanno deciso di raccontare in esclusiva alla Nuova Sardegna. «Dopo circa una settimana dallo spiacevole accadimento – raccontano Marco e Barbara – siamo stati contattati dai genitori del ragazzo che ha aggredito nostro figlio. Abbiamo accettato di incontrarli anche per mettere a confronto le rispettive versioni riportateci dai ragazzi. Combaciavano». Le famiglie, intanto, hanno chiuso il loro incontro con una stretta di mano: «Abbiamo accettato le scuse fatte dai genitori del ragazzo – raccontano Marco e Barbara –, ma per il momento un incontro tra i due ragazzi non avverrà. Non chiudiamo la porta a una loro riappacificazione, ma sono ancora entrambi troppo turbati da quanto è accaduto. Non sono pronti, il loro umore non è ancora quello giusto».
Marco e Barbara fanno poi una riflessione più ampia su ciò che è accaduto tra i due ragazzi all’uscita di scuola: «Quello che è accaduto è di una gravità assoluta – commentano – eppure la scuola non ha preso alcun provvedimento disciplinare. Avrebbero dovuto invece dare un segnale forte a tutti i giovani, perché sia nostro figlio che l’altro ragazzo andavano sanzionati. D’altronde a scuola non si possono portare né i coltelli né le sigarette elettroniche, è vietato. Non può passare il messaggio che tutto va bene e che gli studenti possono stare nelle aule senza aver paura di essere puniti. Non si tratta di una ragazzata, bisogna dare un messaggio chiaro». Secondo quanto riportato dai genitori del ragazzo aggredito, la scuola non ha preso una posizione precisa: «Non siamo mai stati convocati, fino a quando non abbiamo mandato una mail di lamentele all’istituto. Infatti, i giorni successivi al fatto, i due ragazzi si son ritrovati insieme a scuola. Per fortuna non è successo niente e niente succederà. Qualsiasi reazione a quanto accaduto da parte di nostro figlio o degli altri studenti non sarebbe accettata da parte nostra».
E concludono: «Al rientro in classe, nostro figlio ha avuto una bellissima accoglienza sia da parte dei suoi compagni che degli insegnati. Crediamo che sia giusto che a scuola si parli di questi temi. Ad esempio, sarebbe bello che venisse convocata un’assemblea di istituto nella quale tutti i ragazzi possano analizzare il tema e snocciolarlo anche con il coinvolgimento di esperti».
La difesa del ragazzo aggredito e della sua famiglia, è affidata all’avvocato Luciano Rubattu: «La valutazione sulle responsabilità penali di quanto è accaduto – afferma il legale – sono naturalmente rimesse all’autorità giudiziaria – Io però ho suggerito ai miei assistiti di aderire alla richiesta di un incontro chiarificatore, avanzata dai genitori di quello che è stato individuato come il responsabile del fatto. Un incontro che è avvenuto in un clima di totale serenità e rispetto reciproco. Personalmente – prosegue – resto convinto che il dialogo, sia lo strumento più efficace laddove si registrano comportamenti devianti, analoghi a quelli che hanno visto protagonisti questi due adolescenti».
E conclude: «Al di là della pace sancita tra le famiglie, la questione si concluderà davanti al tribunale dei minori, dove è giusto che i ragazzi siano messi davanti alle proprie responsabilità. Anche questa per loro sarà un’esperienza di vita formativa. Non la dimenticheranno».

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© Web



Una persona transgender ha condiviso la propria esperienza dopo aver ricevuto un intervento chirurgico sperimentale che prevede la rimozione totale dei suoi genitali esterni. Adrian, 27 anni, della Florida, non è binario – nel senso che non si conforma né al maschio né alla femmina – ed è stato operato in una controversa clinica in Texas, soprannominata “il laboratorio di Frankenstein”. È uno dei pochi ospedali degli Stati Uniti che offre un intervento chirurgico di annullamento genitale, una procedura che prevede la rimozione di tutti i genitali esterni per creare una transizione graduale dallo stomaco all’inguine.
Rimane una piccola ma nascosta apertura affinché l’urina possa uscire dal corpo. Le nate biologicamente femmine vengono sottoposte a un’isterectomia, che interrompe loro le mestruazioni. “Ho dovuto usare un catetere nelle prime due settimane, ma ora faccio pipì normalmente”, ha detto Adrian due mesi dopo l’operazione. Adrian ha documentato la sua esperienza con la procedura di rimozione dei genitali, nota anche come procedura Nullo, o procedura dell’eunuco, su Reddit.
Per l’operazione che viene descritta dalla clinica come la trasformazione in un “essere umano non normativo” servono almeno 10mila dollari di anticipo. La motivazione per sottoporsi alla procedura, eseguita al Crane Center l’anno scorso, era la “disforia”, definita come una sensazione di disagio o angoscia subita da coloro la cui identità di genere non corrisponde al loro sesso. Hanno optato per l’annullamento perché non potevano permettersi una falloplastica (intervento chirurgico per costruire un pene artificiale) o una metoidioplastica, che utilizza un clitoride ingrandito ormonalmente come corpo del pene.
Adrian è nata donna e ha iniziato a prendere gli ormoni testosterone all’età di 23 anni nell’agosto 2020. Nel 2021, ha subito un intervento chirurgico superiore e rimosso i capezzoli. Anche l’asportazione dei capezzoli “ha avuto un ruolo nel mio desiderio di annullamento”, ha detto Adrian. “Ho dichiarato di essere un uomo trans binario e queer poco dopo l’intervento chirurgico”, ha scritto su Reddit. Ovviamente il racconto di Adrian ha aperto un dibattito molto acceso tra gli utenti dei social, molti dei quali erano commenti negativi sulla procedura e soprattutto sulle autorizzazioni “facili” a questo tipo di intervento.



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BigMama a Domenica In: l'amore per la fidanzata Ludovica


Durante l'intervista, Big Mama ha toccato argomenti delicati e profondamente personali, come la sua sessualità e il sostegno cruciale ricevuto dalla sua compagna, Ludovica Lazzerini. "Amo la mia compagna, Ludovica", ha confessato apertamente, spiegando come prima di incontrarla avesse difficoltà a vivere apertamente la sua identità. Ludovica non solo ha scritto il brano sanremese che poi la cantante ha portato sul palco dell'Ariston ma è stata anche un pilastro nella vita di Marianna, aiutandola a superare il trauma dell'abuso sessuale subito a soli 16 anni e rafforzando la sua autostima. Big Mama ha descritto come la loro relazione l'abbia aiutata a comprendere il valore dell'amore e del meritare di essere amata, un messaggio potente per chiunque abbia affrontato simili difficoltà.





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BigMama e la lotta contro il bullismo
L'intervista ha inoltre offerto a Marianna l'occasione di parlare anche del suo impegno contro il bullismo, argomento che l'ha vista protagonista in una significativa conferenza all'ONU. L'artista ha raccontato di come da ragazzina è stata vittima di bullismo per il suo aspetto fisico. Il suo passato ha lasciato cicatrici profonde ma anche la forza di utilizzare la sua voce per fare la differenza. Raccontando di come fosse stata fisicamente attaccata da giovane, Marianna ha sottolineato l'importanza della sua musica e della sua visibilità pubblica come mezzi di lotta e sensibilizzazione. Ma la forza che ha usato per superare questo passato difficile, l'ha usata anche per combattere un cancro maligno al sangue che le è stato diagnosticato all'età di 20 anni: la giovane infatti ha dichiarato che non ha mai pensato alla possibilità di morire perché era concentrata a guarire per poi tornare a fare musica, motore della sua vita. Con la sua prossima partecipazione al concertone del primo maggio e l'annuncio del suo nuovo libro, Cento occhi, Big Mama continua a trasformare le sue ferite in simboli di speranza e cambiamento.


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