1.1.09

Le intermittenze del cuore





"L'anno inizia col genere femminile". Lo ricorda don Paolo Farinella nella liturgia (di rito romano) odierna, dedicata da ormai 42 anni a "Maria Regina della Pace". Pace, Maria, Spirito: potremmo definirla una nuova Trinità al femminile - nell'originale ebraico Ruàh, che noi traduciamo appunto con "spirito", appartiene allo stesso genere delle altre due -. In verità i cultori mariani non hanno mai badato molto a lei, alla pace. Pace come giustizia, solidarietà, collaborazione tra i popoli.


Pinturicchio, Madonna della Pace, 1502. S. Severino Marche, pinacoteca Tacchi-Venturi.



A essi solo importa issare Maria sui loro tronfi stendardi di Ordine e Disciplina, nascondendo un vieto tradizionalismo dietro i veli verginali d'uno sbiadito santino per benpensanti. Secondo loro, esiste un unico nemico: il sesso. Pace, giustizia? Bagattelle.


Che si effonda questa Ruàh di pace vera, invece! Noi l'invochiamo. L'invochiamo oggi, in particolare, per un'altra, femminile e devastata, Palestina. Sempre don Farinella ne La questione Palestina riesce a individuare gli autentici motivi dell'inazione dei governi. Non si tratta di parteggiare per l'uno o l'altro popolo. Non indosso né la kefiah né il talit, e altrove ho denunciato con forza le criminali pagliacciate dei rivoluzionari da operetta, che si bardano da guerriglieri per ammazzare la loro vuotaggine intellettuale. Si tratta di onestà e quindi, ancora una volta, di giustizia, "l'altro nome della pace" (Giovanni XXIII). Senza giustizia non può esistere pace ma solo intollerabile difesa dello status quo, delle diseguaglianze sociali, economiche, religiose, culturali, etniche, sessuali. Ebbene, anche nella tragedia Israele-Palestina non possiamo permetterci alcun manicheismo. Più che mai occorre il binomio pace+giustizia o, forse, viceversa.


Buon 2009 a te, cardinal Tettamanzi. Sono certa che non ti offenderai se ti do del tu. Hai la stessa età di mio padre, la tua figura m'ispira calda simpatia. Non sei ieratico come il tuo predecessore, le tue rotondità rispecchiano le conche dei laghi brianzoli. Sei un intellettuale, eppure il tuo cristianesimo è laborioso e vivificante come i sentierucoli di montagna. La tua parrocchia rassomiglia a una bottega artigiana.


Conosci la giustizia perché sai cos'è il lavoro. Perché apprezzi lo scandire dei giorni. E vedi il mondo come una famiglia. Famiglia che, per te, non è una sfera astratta da difendere con una spada irta d'anatemi; ma è quel passaggio relativo e tuttavia consustanziale che rende l'uomo più uomo qui, su questa terra, perché s'involi un domani verso il cielo, svuotato delle sue pesantezze.


Non per nulla hai battezzato l'iniziativa della diocesi Fondo famiglia-lavoro: e li hai sbaragliati tutti, quei cattolicisti che si forgiano la bocca con imbecillità come "radici cristiane", "valori irrinunciabili", "tradizione", "purezza". La tradizione, la purezza, le radici e i valori irrinunciabili si trovano nel momento in cui si allenta la mano; quando si risolleva l'indigente dalla polvere, e si rialza chiunque è caduto. Quando si perde la propria vita, per poi ritrovarla.


Ti odiavano da tempo, i cattolicisti. Ti hanno odiato praticamente da subito: da quando hanno scoperto che "non stai con loro". E nella loro impudenza sono giunti ad attaccarti anche quando hai commesso il sacrilegio di redigere una lettera natalizia ai migranti, quando hai riaffermato il diritto dei musulmani a possedere una loro moschea. Quei cattolicanti che non hanno perdonato don Prospero Bonzani, nazifascisti pagani improvvisati teologi, gli stessi che fra breve festeggeranno devoti l'Epifania - che forse chiameranno "Befana" - restando impassibili, d'un'impassibilità impenetrabile e idiota, davanti alla liturgia che celebrerà i Magi "primizia delle genti lontane". Ignorano che proprio le vesti dei Magi, dipinte sulla pareti della Basilica della Natività a Gerusalemme, hanno dissuaso i conquistatori musulmani dal distruggere il tempio. Erano "loro avi", si dissero. Legami familiari remoti nel tempo, uniti dalla storia.


Betlemme: il mio ingresso nella Basilica della Natività, estate 2008.



Per i cattolicanti le genti lontane semplicemente non esistono; o non sono nemmeno persone, bensì numeri. Le genti lontane, nella loro visione della vita, possono al massimo provenire da Cornate d'Adda.


Dunque buon 2009 anche a te, Abraham, sconosciuto senegalese dal nome fatale, che forse t'intimorisce un po', perché ne avverti la smisurata vastità. Ti sei ritrovato pure tu in una sconfinata prateria e non sai se avrai discendenza. Sei stato costretto a lasciare la tua terra senza rassicurazione alcuna sul tuo futuro, se non uno sguardo verso le stelle del cielo, che non riesci a contare ed è meglio così. E' un modo come un altro per mantenerti umile e affidarti totalmente a Dio. Non hai potuto tenere i soldi che hai trovato, perché hai compreso che nulla è tuo; che, del resto, la tua felicità non si esauriva in una manciata di pur legittimi desideri.


E buon 2009 anche a voi, amici. A voi che mi avete fatta sentire famiglia, in un momento in cui ognuno è costretto a mostrarsi allegro quando magari il suo cuore è ulcerato. Amico è l'amore che s'impara; la poesia della quotidiana conquista. Grazie davvero, per essere qui.









2 commenti:

vajmax ha detto...

Scritto pienamente condiviso. Hai tutto il mio appoggio

vajmax ha detto...

Hai il mio appoggio perché condivido la tua visuale e il tuo giudizio. Una stretta di amicizia e sostegno spirituale.