9.4.09

Una settimana triste


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Queste immigini sono di mio nipote Alessandro Bassi, fatte a Civita di Bagnoregio, "Processione del Venerdì Santo del 2008", che vengo a postare per questa settimana di grande dolore, non dimentichiamoci. Cari amici, sono giorni che desideravo scrivere un nuovo post, non  ci sono riuscita prima, ma solo oggi torno da voi. Mi sembra, di aver vissuto un grande incubo,  mi sono destata da un bruttissimo sogno e sono ancora incredula dell'accaduto. Il terremoto che ha colpito i nostri fratelli abruzzesi, mi  aveva bloccato, vedo ancora scorrere le immagini nella mia mente della bellissima zona, oggi terremotata racchiusa nel suo dolore. Mi rivedo arrampicata sul Gran Sasso, alla ricerca del  volo degli uccelli, seduta su una pietra mentre aspettavo all'orizzonte il sole che  indorava il massiccio, china e spensierata a raccogliere gli orapi o quando ammiravo la bellezza della  genziana, che timida  spuntava come un piccolo calice azzurro da dietro una pietra. Mi rivedo  ancora a spasso per il corso dell' Aquila. Conosco molto bene la zona colpita,  da quando ho comprato una piccola casa nel centro storico di Assergi, situata a pochi chilometri dall'epicentro.Quante volte ho camminato per il centro dell'Aquila quando a piedi lo percorrevo in ogni senso, il bar all'angolo, dove mi fermavo per ore, osservavo capannelli di giovani felici, adesso tutto si frammenta, si confonde.... in poco spazio, tanta emozione, tanto dolore. Ancora spezzoni di ricordi, il  teatro, le bellissime chiese, ecco! ancora un ricordo: la vecchietta vestita di nero, con una nuvola di capelli bianchi, tanto era piccola che  sembrava una  bambina, se ne stava  accovacciata su uno scalino di pietra consumato, ogni volta che mi fermavo a salutarla, mi parlava e mi sorrideva, lasciando scorrere il suo rosario di legno nero tra le dita, e nella mia mente mi chiedevo: "quante fanciulle, quante donne, quanti anziani si fossero seduti negli anni su quel gradino, fino a consumare la pietra"? Mi piaceva camminare in quei vicoli antichi, silenziosi, riuscivo a sentire la voce degli anziani che non c'erano più, ma loro avevano lasciato le loro radici nei raccconti, anche quando per necessità emigranti in paesi lontani, quante storie ho ascoltato. L'abruzzese è un popolo fiero, tenace, come la grande statua del "Guerriero di Capestrano". Ero contenta quando il sabato, solo in un'ora,mi ritrovavo da Roma nella piazza grande dell'Aquila, gironzolavo tra le bancarelle  per comprare le spezie e i prodotti locali. Ho sempre amato andare per i vicoli, nei mercati, ci trovo nei volti e nei dialetti la vera la vita. Adesso rivedo nella mia mente  quel brulicare e quel vocio gioioso e mi sembra che sia solo un brutto sogno, sapere che in pochi secondi si è cancellato tutto, ma sono sicura che il grande dolore, la morte, le macerie, il popolo abruzzese,  risorgerà dalle sue  rovine, anche se non cancellerà  mai dalla sua memoria il ricordo triste di questi  giorni. Il ricordo delle vite perdute, i giovani, i bambini, gli anziani, che non ci sono più, rivivranno per sempre nella memoria dei sopravvissuti, nel nostro ricordo e gli anziani racconteranno  per le strade degli antichi borghi, i racconti  di questi giorni tanto tristi. Franca Bassi

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