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24.4.25

il 25 aprile con la morte del papa

  non trovano parole  adatte   che  non siano retoriche  ma  soprattutto   per la sobrietà per  la  morte  di  un leader    religioso  e  politico  ed  il lutto che ci  hanno  chiesto   non riesco  a  come fanno molti   




e preferisco  stare  zito    riportando  qui sotto   alcuni  libri    consigliati  


.25 APRILE: IL FUTURO. . DELLA RESISTENZA

Na popolana energica e resistente nella Roma occupata, un bambino entrato per gioco in una brigata partigiana, un partigiano 20enne “brutto” ma con degli occhi “più che notevoli”, PERSONAGGI INDELEBILI Scemando le testimonianze dirette sulle lotte che han

FOTO LAPRESSE
L’arte si fa storia Nel dopoguerra sono state tante le opere con protagoniste figure partigiane

Uuna ragazza ebrea impegnata in un doppio di tennis nel giardino della sua villa, una 16enne costretta a fare i conti con il disagio postbellico degli ex combattenti: sono Pina di Roma città aperta (1945), Pin del Sentiero dei nidi di ragno (1947), Milton di Una questione privata (1963), Micòl del Giardino dei

Finzi Contini (1962) e Mara della Ragazza di Bube (1960). Li vediamo avvicinarsi gli uni agli altri per scattare una foto collettiva, formano un gruppo di famiglia in un “esterno”, in cui l’esterno è la Storia, quella della guerra e del dopoguerra. Se le foto ingialliscono con il tempo, il loro ritratto non sbiadisce, e negli anni acquista persino nuova lucentezza.Alla vigilia dell’80º anniversario della Resistenza, sono queste potenti invenzioni narrative o cinematografiche che continuano a condensare nel nostro immaginario l’idea di lotta antifascista nei suoi risvolti di mito e antimito, di rivolta collettiva e privata, del suo proiettarsi verso il futuro o del suo ripiegarsi sul passato. Sono finzioni che, per così dire, hanno prodotto un effetto di realtà. […] A ben guardare, davanti all’obiettivo i personaggi del nostro gruppo di famiglia si dispongono a coppie o in trio. Il duo è composto da Pina e Pin, il trio da Milton, Micòl e Mara; per tutti, la consonanza fonetica acquista una dimensione semantica. Per Pina e Pin la lotta assume una dimensione collettiva, è una molla che li proietta in avanti nella speranza di costruire la nuova Italia postbellica; per Milton, Micòl e Mara la resistenza si gioca invece sul piano dell’interiorità, è qualcosa di privato, soggettivo, etico, disancorato dall’immagine di lotta antifascista come epopea collettiva: anziché tendere al futuro, questi personaggi si ripiegano sul passato.

Differente è quindi la relazione che intrattengono con la comunità in cui vivono: Pina agisce “con” e “per” gli abitanti del suo rione, Pin cerca di integrarsi nella scalcagnata banda del Dritto e alla fine troverà un amico nel partigiano Cugino, mentre per Milton, Micòl e Mara l’orizzonte è quello di una penosa solitudine. La ricerca affannosa della verità porta infatti Milton a isolarsi dai compagni di battaglia, e il partigiano “crollerà” nel finale aperto di Una questione privata. Il suo corpo cade come quello di Pina colpita dalle mitragliate mentre cerca di raggiungere il suo Francesco portato via dai nazisti, ma stavolta, al contrario del film di Rossellini, non c’è nessun prete o nessun figlio pronti a soccorrerlo, e non c’è nemmeno una mano “soffice e calda, come pane” simile a quella di Cugino del Sentiero a cui potersi aggrappare: Milton crolla da solo. Anche Micòl, col precipitare degli eventi, vivrà sempre più reclusa nel suo giardino fino al giorno in cui sarà arrestata e deportata in un lager.

E Mara, infine, dovrà aspettare quattordici anni per poter ricominciare una nuova vita con Bube. Si può allora parlare di una prima fase di personaggi resistenti (Pina e Pin) e di una seconda fase (Milton, Micòl, Mara), di un climax e di un anticlimax del mito della Resistenza. Se in Rossellini e Calvino la forte tensione ideologica, sociale e politica bilanciava le ferite della Storia, in Fenoglio, Bassani e Cassola quelle ferite rimangono dolorosamente aperte. […]

.In chiusura di ogni ritratto ci sarà un’apertura su un altro linguaggio: Pina, Pin, Milton, Micòl e Mara sono personaggi resistenti anche perché resistono nel tempo attraverso le riscritture, le letture per immagini (cinematografiche o pittoriche) che ne hanno fatto registi e artisti. […] Ma torniamo al nostro gruppo di famiglia in un esterno. Ecco che vediamo sopraggiungere altri due personaggi che si uniscono ai primi per un nuovo scatto. Sono un partigiano con un cannocchiale astronomico a tracolla e una donna con la gonna e il fucile: Tristano del romanzo Tristano muore (2004) di Antonio Tabucchi e Rosa del graphic novel La Rosa armata (2022) di Costanza Durante ed Elisa Menini.

La nostra galleria di ritratti si chiude così con due personaggi di combattenti nati negli anni Duemila. Tristano e Rosa non fanno parte del canone consolidato (e scolastico) della letteratura resistenziale, ma gli autori che li hanno concepiti si sono dovuti confrontare con le figure del passato finora descritte, raccogliendo la sfida di reinventare il mito della lotta antifascista senza averlo vissuto. E sono anche rappresentativi di sguardi diversi di generazioni diverse: quello caustico, ma non rassegnato, di uno dei più grandi scrittori del secondo Novecento, e quello militante di una coppia di giovani autrici nate negli anni Novanta che ha sperimentato il racconto della Resistenza a fumetti.

Cominciamo con Tristano m u o re . Ormai agonizzante, nell’ultimo agosto del Novecento l’ex partigiano Tristano, confinato nel casale toscano di Malafrasca, racconta la sua vita a un silente scrittore, che su Tristano ha già scritto un romanzo. Nei suoi racconti sconnessi, Tristano insinua il dubbio sulla prode azione che ha compiuto durante la guerra, quando aveva sterminato un manipolo di nazifascisti: si è trattato davvero di un atto eroico? O non è stato piuttosto il frutto di un vile tradimento? E ancora Tristano si interroga: si può essere testimoni senza aver vissuto quello che si racconta? Si può raccontare la Resistenza come ha fatto lo scrittore accorso al suo capezzale nella biografia romanzata di Tristano (e come fa lo stesso Tabucchi), anche se non si è mai stati a combattere in montagna? Si può insomma essere non testimoni oculari bensì testimoni “di un clima, di una scelta, di una posizione etica”? Con Tristano muore Tabucchi riflette sulla possibilità di raccontare la Resistenza in un momento di pericoloso revisionismo come quello della fine del Novecento, sulla validità di una testimonianza etica e non solo diretta, scatenando una feroce polemica sulla stampa del tempo. […]

Al centro del graphic novel di Costanza Durante ed Elisa Menini ci sono invece le partigiane delle Langhe, protagoniste di episodi di resistenza armata e di resistenza civile, in cui la sorellanza s’impone sempre sull’ideologia. […] Con La Rosa armata viene recuperata la spinta propulsiva delle prime immagini della Resistenza, quel loro proiettarsi in avanti, anche se la tensione verso il futuro è rivisitata in chiave solo femminile. […]

In occasione del 25 aprile 2024, Giovanni De Luna, interrogato da Paolo Di Paolo su come si possa celebrare il giorno della Liberazione “in un paesaggio sempre più spopolato di testimoni”, aveva risposto: “La fine dell’era del testimone non deve spaventarci. Bisogna continuare sì a studiare, ad approfondire, ma soprattutto a raccontare. Non bastano gli archivi: occorre farsi mediatori nel senso letterale del termine, consentire al passato di transitare nel presente, coinvolgendo anche una dimensione emotiva. Dirò così: facendo battere il cuore delle persone”.

La fiducia nel racconto, in una narrazione al di fuori della testimonianza, sarà allora l’arma migliore per continuare a fare memoria. D’altronde il discorso pubblico, come osservano Focardi e Peli, cercando di modellare una Resistenza “inclusiva” l’ha “narrata solamente nella sua veste più semplificata”, non considerando “la complessità, le molteplici e contraddittorie esperienze individuali e collettive”. Sono stati invece il cinema, la letteratura e il fumetto a essere finora riusciti a darci un’immagine plurale, complessa e contraddittoria della lotta antifascista attraverso personaggi plurali, complessi e contraddittori, come quelli raccontati in questo volume. E come quelli, ci auguriamo, che si continueranno a raccontare.



Drappi, partigiani e pane: Emma scopre la Resistenza

È uscito “Il segreto del naso di Rioba” di Vichi De Marchi: come una 15enne veneziana affronta (e spiega ai suoi coetanei) cos’è la Liberazione

“Emma pensò che nel mondo della Resistenza c’erano tante cose che non sapeva e che avrebbe dovuto imparare in fretta. Decise comunque di attendere pazientemente senza chiedere altro”. Ecco, per tutti i ragazzi che in questi giorni, a ridosso della festa della Liberazione, non avessero la stessa pazienza di Emma di attendere, ma volessero conoscere il più possibile e nel modo più diretto e immediato cosa è stata la Resistenza, c’è Il segreto del naso di Rioba di Vichi De Marchi (emonsraga) in libreria e in

audiolibro. A prendere per mano i suoi coetanei trasportandoli tra calli, fondamenta, isole della Laguna di Venezia è proprio Emma, 15 anni “da compiere” il 29 aprile 1945 e un unico desiderio: che la sua città torni colorata come il rosso con cui i partigiani hanno “osato” imbrattare muri, piazze e monumenti della grigia Serenissima schiacciata dall’occupazione nazifascista. Che arrivi finalmente la pace e che le porti in dono un libro di avventure.Ma per arrivare a quel giorno Emma, garzona del fornaio sior Bepi, il suo giovane collega Elio (aiutante in bottega e per la Resistenza) e suo fratello maggiore, l’adorato partigiano Mario, dovranno passare per ben altre dure avventure, sotto gli occhi attenti della statua porta-fortuna per antonomasia della città: Rioba che su tutto veglia e ogni segreto custodisce. CONTRO OGNI invito alla “sobrietà” dei festeggiamenti per la Liberazione, De Marchi – veneziana di nascita, giornalista e scrittrice già nella cinquina del premio Strega Ragazze e Ragazze 2016 nonché vincitrice del premio Procida - il mondo salvato dai ragazzini con Nato a Hiroshima(de Agostini, 2020) – prepara il giovane scopritore della storia eroica ma quotidiana (ahilei) di Emma alla grande festa finale. Ma al tanto agognato e sognato “vissero tutti felici e contenti” i ragazzi e le ragazze del 2025 arrivano solo dopo essere passati per il labirinto dei segreti di Venezia di 80 anni fa (anche da scoprire inquadrando i qr code attraverso i quali si accede a finestre segrete, parallele alla Storia).Le “operazioni dei partigiani”, il carcere di Santa Maria Maggiore, il vecchio Molino Stuchy, e infine il Teatro Goldoni in cui – anche e proprio grazie a una inizialmente inconsapevole e poi via via sempre più partecipe Emma – i partigiani riescono a portare in scena a sorpresa “la beffa del Goldoni”, per invitare gli astanti, seduti tra i gerarchi nazisti della città a ribellarsi.

Il segreto di Rioba

di segreti ne custodisce tanti, tra realtà e romanzo, ma tutti veritieri, ognuno possibile, come a dire a chi lo legge e assapora quella “vecchia” storia, che tutto è possibile, che ognuno, anche il più piccolo e ignaro tra i cittadini di ieri e di oggi è parte e ingranaggio del tutto. Del grande. Della storia del forno in cui lavora, la città unica e piena di orme – da Tintoretto a Goldoni – che ogni giorno inavvertitamente ricalca, a quella con la S maiuscola.

Un libro, quello di Vichi De Marchi necessario anche per i genitori che non sanno come spiegare, come accompagnare i propri ragazzi tra le strade intricate e folli che hanno portato alla Liberazione.

Un viaggio dolce, cullati dalle onde della Laguna, che porta per mano i nuovi ragazzi di oggi a vedere i loro coetanei del secolo scorso, costretti a crescere troppo in fretta e tra mille segreti.

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

   Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...