N.b
Se qualcuno\a ricorda o sa il contratrio sarei grato e ,m farebbe piacere , se me lo facesse sapere nei commenti .
OrA Quello che stanno facendo a un artista e intellettuale come Stefano Massini è indegno e al tempo stesso degnissimo dell’idea misera di cultura da parte di questo governo e del ministro Giuli.
Il Teatro della Pergola di Firenze, di cui Massini è direttore artistico da gennaio, verrà declassato da teatro nazionale a teatro della città.
Uno sfregio a un teatro storico, a una città intera ma anche - inutile girarci attorno - a chi, come Stefano Massini, lo dirige e lo rappresenta. Proprio nelle ore in cui il teatro stava presentando il nuovo cartellone.
Una decisione che assomiglia tanto a una resa dei conti e a una punizione nei confronti di un artista libero che non ha mai fatto sconti a questo governo e al potere in generale.
Non a caso tre dei sette componenti della commissione consultiva per il teatro del Ministero si sono dimessi per protesta nei confronti di Giuli.
Viviamo in un Paese in cui, per colpire la sinistra, si colpisce un teatro e una città intera.
In un Paese appena decente il ministro della Cultura premierebbe Massini per il lavoro egregio che sta facendo.
Invece qui da noi viene colpito e declassato. Colpirne uno per educarne cento.
Questa è una concezione tribale della politica e della cultura.
Infatti ha dato una risposta politicamente fortissima al ministro Giuli, al governo e a chi “con motivazioni pretestuose” ha declassato il teatro della Toscana.
Non solooltre a protestare vivacemente la sinda di Firenze Funaro ha annunciato la decisione di fare ricorso al Tar, ma poco fa ne ha spiegato con precisione le ragioni.
La sindaca Sara Funaro , a prescidere dal partito politico che essa rapressenta , ha reagito con fermezza al declassamento del Teatro della Toscana, definendolo un atto politico privo di reali motivazioni artistiche. Ha annunciato ricorso al Tar, sottolineando come la cultura debba restare un patrimonio condiviso e non strumentalizzato. La sua posizione rappresenta una difesa netta dell’autonomia culturale e del ruolo di Firenze nel panorama teatrale nazionale.
Uno sfregio a un teatro storico, a una città intera ma anche - inutile girarci attorno - a chi, come Stefano Massini, lo dirige e lo rappresenta. Proprio nelle ore in cui il teatro stava presentando il nuovo cartellone.
Una decisione che assomiglia tanto a una resa dei conti e a una punizione nei confronti di un artista libero che non ha mai fatto sconti a questo governo e al potere in generale.
Non a caso tre dei sette componenti della commissione consultiva per il teatro del Ministero si sono dimessi per protesta nei confronti di Giuli.
Viviamo in un Paese in cui, per colpire la sinistra, si colpisce un teatro e una città intera.
In un Paese appena decente il ministro della Cultura premierebbe Massini per il lavoro egregio che sta facendo.
Invece qui da noi viene colpito e declassato. Colpirne uno per educarne cento.
Questa è una concezione tribale della politica e della cultura.
Infatti ha dato una risposta politicamente fortissima al ministro Giuli, al governo e a chi “con motivazioni pretestuose” ha declassato il teatro della Toscana.
Non solooltre a protestare vivacemente la sinda di Firenze Funaro ha annunciato la decisione di fare ricorso al Tar, ma poco fa ne ha spiegato con precisione le ragioni.
"Siamo di fronte a un un fatto gravissimo. Non è mai successo nella storia dei teatri di vedere una commissione ministeriale che si spacca e in cui tre membri si dimettono dicendo che le motivazioni del declassamento erano e sono pretestuose. Ovvero non c’è alcuna motivazione di qualità, di programmazione.Mi pare evidente, e lo dico con chiarezza, che il governo abbia deciso di colpire la città di Firenze e il teatro della Toscana. E io questo lo voglio dire come sindaca di Firenze ribadendo che il teatro e la cultura non sono di una parte. Il teatro e la cultura sono di tutti.”
La sindaca Sara Funaro , a prescidere dal partito politico che essa rapressenta , ha reagito con fermezza al declassamento del Teatro della Toscana, definendolo un atto politico privo di reali motivazioni artistiche. Ha annunciato ricorso al Tar, sottolineando come la cultura debba restare un patrimonio condiviso e non strumentalizzato. La sua posizione rappresenta una difesa netta dell’autonomia culturale e del ruolo di Firenze nel panorama teatrale nazionale.
