POrno tax
Il governo che aveva promesso di levare le tasse mette addirittura una tassa sul sesso, anzi sull’amore.
Parlo della porno tax, prevista dall'articolo 473 dell'emendamento 1.2000 della legge finanziaria che prevede che un’addizionale del 25% che "si applica alla quota del reddito complessivo netto proporzionalmente corrispondente all'ammontare dei ricavi o dei compensi derivanti dalla produzione, distribuzione, vendita e rappresentazione di materiale pornografico e di incitamento alla violenza, rispetto all'ammontare totale dei ricavi o compensi".
Per materiale pornografico e di incitamento alla violenza la normativa intende "i giornali quotidiani e periodici, con i relativi supporti integrativi, e ogni opera teatrale, cinematografica, visiva, sonora, audiovisiva, multimediale, anche realizzata o riprodotta su supporto informatico o telematico, nonché ogni altro bene avente carattere pornografico o suscettibile di incitamento alla violenza, e ogni opera letteraria accompagnata da immagini pornografiche".
Rimane da definire il criterio che sarà utilizzato per definire le opere soggette alla tassa etica e che nel caso dei videogame probabilmente corrisponderà con le indicazioni presentate sui prodotti.
la tassa, che la proponente deputata si rifiuta di considerare moralistica, ma invece improntata a criteri di economicità, con l’intento di colpire prodotti non indispensabili mentre le famiglie soffrono il peso della crisi.
Un’argomentazione ridicola.
Innanzitutto questa tassa colpirà le famiglie in cui un membro o più d’uno fa uso della pornografia e che quindi avrà maggiori spese.
Secondo essa non colpirà solo solitari onanisti, ma come dicono ormai le statistiche, tutte le coppie che fanno uso della pornografia per ravvivare rapporti sessuali un po’ annoiati.
Terzo, la tassa colpirà anche la cosiddetta oggettistica del sesso, vibratori, eccetera per essere chiari, che sono assolutamente oggetti di consumo di coppia.
Quarto, essa colpirà astutamente quei videogiochi violenti (la maggioranza e soprattutto quelli più amati dai ragazzini) che quindi peseranno maggiormente sul reddito familiare.
Quinto, questa tassa non colpisce invece i veri pervertiti, quali ad esempio i pedofili, il cui mercato fiorentissimo è al di fuori delle regole e quindi non tassabile.
Infine, se tale tassa dovesse essere ritenuta illegale dalla Commissione Europea, cui qualunque cittadino consumatore e produttore di prodotti pornografici potrà appellarsi in ordine alla violazione del libero commercio e della concorrenza, lo Stato Italiano dovrà sobbarcarsi pesanti multe.
Se infatti la finalità della tassa è come dice la proponente quella di colpire prodotti non indispensabili, perché non tassare allora invece pellicce, cuoio e simili, quelli sì veramente dannosi e inutili?
immagine tratta da google
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