Lo sguardo di Lucien Freud non c'è più. E' venuto a mancare il suo occhio implacabile, chirurgico ma partecipe, non sofferto come quello di Bacon, cui difettava una strana delectatio per le carni disfatte. Anglosassone, Freud, lo era in quell'ambigua maestria di maltrattare il pennello, per ritrarre una vita piena, rotonda, completa, nuda di sapori. Per questo, più che una Commedia, Freud ci ha lasciato un Decameron in pittura, privo di retrogusto amorale, cristallino e lucente malgrado le colorità fangose. L'arte di Freud è stata un immenso fiat, non tanto di creazione, quanto di contemplazione. In ogni suo dipinto sembra dirci: "Tu sei questo, e nient'altro". Radiografandoci.
Così, alla nudità spigolosa d'un nudo woolfiano corrispondeva il corpo volutamente scompaginato, antiretorico di Jerry Hall, non più ieratica diva ma star dei postriboli dall'occhio adunco. Assai più rilassata laDonna con cane bianco, dal seno cadente, estenuato,
mancante e tuttavia platealmente bello nella sua totale naturalezza. Freud ha realizzato un immenso affresco di carne roboante, eccessiva, spesso malata, non di rado obesa, come nel caso del goloso e sensualissimo Leigh Bowery, epifania eunuca, più simile a Divine che a Genet. Ma anche forte, impudico, vanitoso, orientale: in bilico tra erotismo e pornografia, ha svelato tutto il potenziale
della seduzione maschile. Freud, semplicemente e pienamente, viveva. Se si spingeva troppo in là, ce ne accorgevamo solo in seguito. In IB e suo marito io immaginavo fughe in scooter, odore di fienagioni, giarrettiere scomposte, talamo di superstiti campagne. Invece no. Freud aveva ritratto nientemeno che la figlia col marito, un attimo dopo l'abbandono, o forse prima - ancor più spericolato, in fondo. Come un Cam alla rovescia, ma senza dissacrazione alcuna, Freud aveva osato l'inosabile, staccandosi da quella carne sua, da egli stesso plasmata, e l'aveva dissezionata, immortalandola nella sua pienezza di donna. Egli ha offerto su un vassoio, come cibo, l'immagine profonda della società occidentale. Era, probabilmente, l'ultimo artista di respiro universale; ma questa è solo un'immensa periferia di mondo. Nuovi colori e suggestioni oggi ci attraversano, e avanzano, dall'Africa e dall'Asia, a suggellare la parabola dell'esistenza così potentemente innervata in Lucien Freud.