31.8.17

E ADESSO PROTEGGETELA © Daniela Tuscano

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                     disegno di  Tiziano Riverso

La chiamerò Luz, in omaggio a una mia cara amica, la peruviana che ha riconosciuto gli aguzzini di Rimini. Quelli che l'hanno presa, percossa, umiliata e stuprata. Vittima anch'essa d'una furia bestiale. Eppure, tendiamo a dimenticarla. Peggio: la mettiamo fra parentesi, come la sua vita precaria, scheggiata e oscura. Luz è una trans, una donna "di vita" - e qui, il vocabolo impiccolisce, si fa misero, quasi una fessura. Sarà. Noi non conosciamo i suoi attimi di gioia segreta, non sappiamo se lì, nel folto delle notti, abbia coltivato un sogno di variopinta pace, magari dei fiori in veranda, un languido occaso. Mi piace chiamarla Luz, luce, perché l'hanno relegata nel buio, ma senza lei, senza la sua sfrangiata sofferenza, gli assassini non avrebbero un volto. Ricorda ogni sguardo, ogni colpo, qualsiasi graffio, la volgarità dell'indifferenza, quel sentirsi reificata; e reclama giustizia. Sta collaborando con la giustizia. "Li voglio in cella a costo della vita", ripete, ad attestare che la sua non è un'esistenza approssimativa. Esige dignità. Proteggetela adesso, non restituitela alla strada, che non ha mai salvato nessuno. Malgrado gli annunci, infatti, i criminali sono ancora a piede libero. Proteggetela non solo perché vi è utile. Ma perché è una persona integra. Vende il corpo, forse; ma non si spreca. Forse, ha imparato pure ad amarsi. E nessuno ha il diritto di negare in modo così assoluto l'umanità altrui. Proteggete Luz, lo merita. E fermate, assolutamente fermate, chi con la sua efferatezza ha perduto il diritto a esser definito uomo.


© Daniela Tuscano

29.8.17

LO STUPRO SIA CHE sia COMMESSO DA STRANIERI CHE DA ITALIANI SEMPRE MERDA E'


Rispondo qui     a molti che  su  fb e  non mi chiedono  , essendo abituati a mirei post  puntuali  e agggiornati   una  mia presa di posizione  su  questo  è  avvenuto    a  Rimini  . 
 Visto  che  A  caldo    avei  parlato di pancia    usando  espressioni del  tipo   :  castrazione    chimica  , legge del contrtappasso  , ecc  .    ho preferito   il silenzio  , credendo che la  gente  (  compreso i miie contatti o  chi  mi segue  sui  social  e non  )  sapesse  già    come la penso visto  che   ho  ne  avevo  già espresso il mio pensiero   in due     post precedent   (  vedi url sopra  )  condiso  il pensiero  dell'amica  Tina Galante
Ci vuole fortuna pure nella violenza: una donna violentata da un italiano è una puttana; violentata da uno straniero è una vittima

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Ma  poi  la  dichiarazione   sia del mediatore  culturale  di Bologna   sia   dell'esponente   leghista pugliese
 
Redazione ANSA BARI  28 agosto 2017 15:44 
























ANSA) - BARI, 28 AGO - Saverio Siorini "da oggi non è più un nostro iscritto". Lo afferma il coordinatore pugliese di Noi con Salvini (NcS), Rossano Sasso, dopo il post pubblicato su Fb da Siorini, coordinatore cittadino di NcS a San Giovanni Rotondo (Foggia), che si chiedeva quando sarebbe successo un episodio come gli stupri di Rimini "alla Boldrini e alle donne del PD".
    Il movimento politico Noi con Salvini - dice Sasso - "si dissocia da quanto dichiarato da Siorini, non condividendone nella maniera più assoluta termini e contenuti. Già nella giornata di ieri i nostri dirigenti provinciali di Foggia avevano provveduto ad espellere Siorini, le cui parole non rispecchiano nella maniera più assoluta il pensiero del movimento". "La battaglia contro l'invasione e contro le politiche scellerate in materia di immigrazione volute dal Pd la conduciamo da sempre con fermezza, ma a nessuno dei nostri iscritti è consentito eccedere come ha fatto Siorini, il quale da oggi, lo ribadisco, non è più un nostro iscritto".


   sono stato  costretto  a prendere   subito posizione  .  Cosa ne  penso    io  . il mio pensierto  dovrebbe essere  già noto   a lettori   e non  delle mie pagine social  e  web  , ma  lo ribadisco    codndividendo il  post   delll'amico Ugo Maria Tassinari
Tutto il disprezzo per il mediatore culturale di Bologna e l'esponente salviniano pugliese. Lo stupro resta una montagna di merda



Aggiungendo  che  per  me  sono  uguale e   non esiste    , come invece    sottolineano  alcuni   suoi utenti in  questa  discusssione  la differenza   tra le  dichiarazioni  di    un militante  politivo   e   un mediatore  culturale  , Posso capire     lo  sfogo  per  il silenzio istituzionale  della Boldrini  e  della  sinistra istituzionale  che mi  fanno  chiedere    ma come mai a esprimere orrore per il misfatto sono solo i malpancisti, populisti, razzisti e naturalmente i fascisti, mentre l'intellighenzia di sinistra, sempre con il colpo in canna, tace, tace, tace ! .   Ma   c'è modoi e modo  di  dirlo  .
Concludo  che  la  cultura maschilista   e sessiusta   è  dura  da  sradicare   e  da  cui neppure    la  sinistra   sic extraparlamentare   ne  è immune  coem riportano     qui  nella discussione prima citata  

Angelo Federico ...Tassinarilo stupro, chiunque lo commetta, rimane sempre merda... ...ma non mi sento di dare torto al salviniano: il silenzio della Presidente della Camera è assordante e il dubbio che questo sia legato alla nazionalità degli stupratori diviene più che legittimo... ...mettendo da parte la solita logora retorica sui "fascisti e salviniani seminatori di odio", invito tutti a fare un giro di lettura dei commenti allo stupro sulla bacheca di qualche esponente a caso della riva sinistra d'Italia... ...ne posto qualcuno che ho già verificato e di cui sono sicuro che non si tratti di trollate... ...altro che cialtroneria salviniana: c'è da rabbrividire...

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3
21 hModificato
Gestire
Alberto Benzone Più che altro sono straordinari i contorsionismi dei cultori del progresso e dell'amore universale 😄😄



non ho nient'alro d'aggiungere perchgè continuare ad enfatizzare 'ste minchiate concettuali non ha senso. e e come dice ( non condivisibilke compoletamernte Maurizio Murelli << Credo che pirlate del genere sono sempre state dette, ora però se ne fa un cinema mediatico come se fossero una novità. Sono pirlate utili a distrarre dall'essenziale.>>

L'ESTATE STA FINENDO

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28.8.17

L’agenzia di moda Iulia Barton porta in passerella persone con disabilità. «Così trasformiamo davvero la percezione su chi è costretto in carrozzina»

da
http://laprovinciapavese.gelocal.it/pavia/cronaca/2017/08/27/

Sara, modella a rotelle per cambiare il mondo

L’agenzia di moda Iulia Barton porta in passerella persone con disabilità. «Così trasformiamo davvero la percezione su chi è costretto in carrozzina»


PAVIA. La bellezza non si trova solo nella perfezione. È la visione di Iulia Barton srl, prima agenzia di moda inclusiva che vuol fare la rivoluzione nel mondo delle modelle taglia 38 che sfilano per le grandi firme. Come? Portando sulle passerelle modelle e modelli in carrozzina, amputati, con cicatrici, persone con disabilità e non solo. Tra le modelle c’è anche Sara Riccobono, studentessa pavese che pochi giorni fa è stata ospite a La vita in Diretta con il collega Umberto D’Anchise per parlare del caso del cartello di insulti al disabile «colpevole» di aver chiamato i vigili di fronte a un’auto in sosta nel parcheggio disabili.


Sara Riccobono ha fatto il giro d'Italia in handbike e giocato a hockey, scrive, viaggia e lavora

Sara, 23 anni, è sulla sedia a rotelle a causa di una esplosa il 30 dicembre 2007 quando aveva 13 anni. Vuol fare la giornalista ed è iscritta a Scienze della comunicazione all’università di Pavia, collabora con la Uildm, l’Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare dove svolge il servizio civile, ha giocato a hockey e fatto il Giro d’Italia in handbike, è stata in collegio e da pochi giorni è andata a vivere da sola. «È il mio settimo trasloco - racconta - ho vissuto a Giussago, Milano, Bornasco, Siziano e Pavia».

Aspirante giornalista, attivista, modella. Cosa lega queste cose?


«Giulia Bartoccioni, la fondatrice, è la sorella di Fabrizio, che ha avuto un incidente in motorino ed è in carrozzina. Lui è il presidente dell’associazione Vertical che raccoglie fondi per la ricerca sulle lesioni midollari. Io ho partecipato a una sfilata di Modelle&Rotelle, evento di beneficenza per la ricerca. Quando Giulia ha deciso di creare quest’agenzia di moda inclusiva, con un obiettivo come quello di portare modelle professionali in sedia a rotelle o con amputazioni sulle principali passerelle internazionali, ho pensato fosse importante: spesso le persone con disabilità sono viste come “sfigate”, poverine, con una vita triste, senza legami affettivi, amici o fidanzati. Vederli sfilare e con abiti d’alta moda può davvero modificare la percezione: bisogna usare tutti i canali per veicolare questi messaggi».

Che come dimostra il caso dell’automobilista che insulta gli “handicappati” non sono ancora abbastanza diffusi.


«Questa persona oltre alla multa per avere occupato un posto per disabili, ora si è preso anche una bella sanzione morale da tanta gente. In tv mi hanno detto che ero pacata, ma agli insulti preferisco rispondere con messaggi costruttivi. Di barriere ce ne sono tante, architettoniche e culturali, come non darmi una mano per salire sul bus o entrare in un negozio per esempio. Ma anche le parole sono importanti: io preferisco “persone con disabilità” a “disabili”, perché così si mette davanti il fatto che siamo persone. Ovvio che se la signora ottantenne mi chiama handicappata non mi offendo, e ho amici che mi chiamano “rotellina” e mi prendono in giro. L’ironia aiuta un sacco».

Bisognerebbe iniziare a parlare ai piccoli?

«Io vado nelle scuole con la Uildm ed è bellissimo, i bimbi ci vedono arrivare in carrozzina e pensano: “Che bello, un passeggino gigante!”. Con quelli più grandi facciamo giochi per far capire che anche noi facciamo sport, cuciniamo, abbiamo fratelli e sorelle, passioni. L’ultima volta abbiamo chiesto: “Secondo voi una persona in carrozzina può andare in discoteca? Come balla?”. E loro hanno guardato Fabio e hanno detto: “Lui balla con le dita!”. Aiuta a vedere le cose da un’altra prospettiva».

Ora è andata a vivere da sola. Ma... come fa?


«Ho messo tutto al mio livello, occupando ogni spazio basso, ho riempito tutto di scatole e cassetti a rotelle. Ho amici tetraplegici che vivono soli, mi sono detta: io sono solo paraplegica, ce la posso fare. Difficile trovare una casa accessibile, senza gradini all’ingresso o per salire sull’ascensore.
Mia madre era preoccupata, il primo giorno abbiamo conosciuto i vicini di casa, parlavamo con due ed è uscita tutta la via. Mi hanno lasciato tutti i numeri di telefono, per qualsiasi evenienza, c’è praticamente tutta la via su Whatsapp. È difficile, ma sono fiduciosa».


storie di ragazze . Mia Khalifa giovane minacciata dall'Isis a causa del suo lavoro e Mira Rai da bambina soldato a campionessa sportiva


da  Kikapress.com August 26, 2017, 7:22 pm

                                       La giovane minacciata dall'Isis a causa del suo lavoro



(KIKA) - MILANO - Mia Khalifa è un'ex pornostar e modella libanese ma i video delle sue performance sono tutt'ora visibili sulle principali piattaforme hard in rete. Ha 24 anni e durante un'intervista a The Sport Junkies ha dichiarato di essere stata minacciata di decapitazione dall'Isis.L'episodio risale al 2015, quando su un profilo Twitter è stato pubblicato un fotomontaggio che la ritraeva accanto a un terrorista che la prendeva per il collo: "Coming soon @miakhalifa" era il commento a corredo del post
 chiaramente minaccioso. Da allora la giovane convive con la paura di morire per mano dei terroristi islamici, anche se tenta quotidianamente di nasconderla perché "non puoi mostrarti debole, è esattamente ciò che vogliono".


I profili social di Mia vengono continuamente presi di mira da utenti che non approvano la sua scelta di vita e l'attrice è costretta a subire offese e insulti di chi la ritiene la vergogna del suo popolo
  da  http://www.famigliacristiana.it del 27\4\2017 e  da  repubblica  del 

MIRA RAI, LA BAMBINA SOLDATO CHE DIVENTÒ CAMPIONESSA
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Nata in un villaggio del Nepal, era stata arruolata dai ribelli maoisti. Poi, grazie al suo straordinario talento nella corsa, si è inventata un nuovo destino e ora è la paladina dei diritti delle donne. Al Trento Film Festival verrà presentato un documentario sulla sua storia


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MIRA RAI RISCRIVE IL SUO DESTINO  
Bambina in uno sperduto villaggio del Nepal con il destino segnato: occuparsi della casa della famiglia. Poi ragazzina soldato nelle file dei ribelli maoisti. Successivamente campionessa di corsa, precisamente trail runnei, passione grazie alla quale si salva dalla guerriglia. Infine atleta e paladina dei diritti delle donne del suo Paese, il Nepal. La storia di Mira Rai, diventata un documentario, verròà racocntata al Trento Film Festival.Il Trento Film Festival è felice d’annunciare tra gli ospiti della 65ma edizione (che si terrà dal 27 aprile al 7 maggio) la presenza di Mira Rai, la famosa “trail runner” nepalese che ha stupito e commosso il mondo per la sua incredibile storia; dopo un’infanzia da bambina soldato 

da  http://www.repubblica.it/sport/vari/2015/10/06/news/
si è affermata come atleta da record superando ostacoli sociali e culturali.Mira Rai è stata nominata da National Geographic, Adventurer of the Year 2017, per i suoi straordinari successi in campo sportivo e per il suo impegno a difesa dei diritti delle donne. Il prestigioso riconoscimento, giunto alla dodicesima edizione, viene assegnato a coloro che si sono distinti nel campo dell’esplorazione, della tutela ambientale, della difesa dei diritti umani e negli sport estremi.
Infatti la  sua  storia   è particolare  ecco  come la  riporta  la repubblica  ( ne  trovate  sopra  la  foto  )  del  06 ottobre 2015



Da baby-soldatessa maoista a campionessa di ultramaratona. E’ la storia di Mira Rai, 24 anni, che ha vinto la medaglia d’argento alla Salomon Ultra Pirineu Race 2015 in Catalogna (Spagna): 110 chilometri percorsi in 13 ore, 43 minuti e 49 secondi. Davanti a lei solo la svedese Emelie Tina Forsberg, che ha chiuso in 13 ore, 39 minuti e 33 secondi. E’ la prima volta che il Nepal vince una medaglia in una gara di tale prestigio, considerata una delle cinque più importanti ultramaratone del mondo. Ma la cosa stupefacente è che Mira, guerriera nella corsa come nella vita, è diventata una delle migliori atlete di endurance al mondo in pochissimo tempo. Ha infatti iniziato ad allenarsi seriamente per le gare di fondo e di trail solo tre anni fa. Ma il vero allenamento è stata la sua vita, lo sport l’opportunità di salvarsi dalla miseria e dalla morte.
Nata e cresciuta in un piccolo paesino nepalese era abituata a percorrere a piedi chilometri e chilometri ogni giorno, per portare a casa l’acqua o andare a scuola. “I miei genitori erano poverissimi” dice Mira. A 14 anni ha deciso di dare una svolta al proprio destino, arruolandosi tra i Maoisti ribelli, il movimento armato nato dopo la rivoluzione nepalese del 1996 con l’obiettivo di abolire la monarchia e stabilire una repubblica comunista attraverso la guerra civile.
Ai suoi genitori disse che andava in campeggio per qualche settimana, invece si stava preparando a diventare un soldato: “Volevo fare qualcosa di buono nella mia vita e quella mi sembrava la strada giusta” spiega. Molte ragazze si arruolano per sfuggire ai matrimoni combinati. Fortunatamente Mira si è aggiunta ai ribelli nel 2006, subito dopo la firma dell’accordo tra governo e Maoisti. Questo le ha risparmiato di vedere gli orrori della guerra civile, lasciandole solo la parte “migliore” di questa esperienza, ossia l’addestramento, l’allenamento alla fatica, la disciplina. La forza di affrontare e superare qualsiasi ostacolo, fisico e mentale, senza mai mollare.
“Oltre all’addestramento da soldato facevamo anche tantissimo sport” dice “correvamo almeno un’ora al giorno, giocavamo a calcio e pallavolo, facevamo karate. Ero cintura nera. E’ stato il mio istruttore di karate a scoprire il mio talento per la corsa” dice Mira. “E ho capito che quello era il mio sport: il karate ha molte limitazioni e regole, invece la corsa è libera, aperta, non ha limiti”. Insegnamenti e talento le sono tornati utili quando il camp è stato chiuso e lei non è rientrata tra i soggetti idonei all’arruolamento nell’esercito regolare. “Non volevo tornare a casa, alla vita di prima, così con i soldi che mi hanno dato, circa 10mila rupie (135 euro) sono andata in una città non lontana dal campo, dove avrei potuto trovare lavoro”. Ma è stato il maestro di karate a farle trovare la strada giusta, ancora una volta. “Non ho mai perso i contatti con lui e un giorno mi invitò a Katmandu per allenarmi con un gruppo di altri runner. Ci diede un posto dove vivere e ci allenava. Ma mai avrei immaginato di gareggiare nelle ultramaratone a questi livelli”.
Ora Mira vive a Katmandu, con un suo amico, che le ha fatto conoscere il trail running, la corsa di fondo in montagna, che mette a dura prova corpo e mente degli atleti, dei veri e propri guerrieri che sfidano freddo, pioggia, neve, fango, sassi. Mira capisce che in questa specialità può diventare la migliore. Così è stato: si mette al collo le prime medaglie d’oro all’inizio del 2014, prima nel suo Paese con la Mustang Trail Race e l’Himalayan Outdoor Festival. Poi la prima gara nel Vecchio Continente, nel settembre del 2014, la Sellaronda Trail Race: 57 km coperti in 6 ore e 36. In Italia viene due volte: un anno fa vince in 9 ore e 16 minuti gli 83 chilometri del Trail degli Eroi a Bassano del Grappa e nel luglio di quest’anno si piazza 13esima alla Dolomites Skyrace.

 concludo    la  sua  storia  con    questa   intervista  di  Intervista di Andrea Bianchi, Sara Predelli, Giulia NolloMontaggio di Andrea Monticelli


Prima di cinque figli, Mira Rai cresce nel piccolo villaggio di Bhojpur tra le montagne in Nepal. Il suo destino sembra segnato: occuparsi della casa e della famiglia. A 14 anni cerca di cambiare vita unendosi ai ribelli maoisti con la speranza di migliorare la sua condizione. Rimane con loro due anni, durante i quali non partecipa a combattimenti ma ha la possibilità di allenarsi nella corsa e nel karate. La svolta arriva nel 2014 quando, per un caso fortuito, viene invitata a partecipare alla sua prima corsa, la Kathmandu West Valley Rim 50.E’ l’unica donna in gara e, contro ogni aspettativa, senza una preparazione specifica né equipaggiamento tecnico, vince la competizione imponendosi su tutti gli uomini. Da quel momento, grazie ad alcuni sostenitori, le viene data la possibilità di partecipare a gare internazionali di trail running in tutto il mondo. Nel 2015 arriva seconda alla Skyrunning World Competition.Un infortunio al legamento crociato anteriore, la costringe nel 2016 a sospendere la sua attività sportiva. Ma Mira non si perde d’animo e sfrutta questa pausa per organizzare la prima gara di trail running nel suo villaggio di origine. In un Paese in cui la disparità tra i sessi è ancora drammaticamente presente, la possibilità di accesso agli studi per le donne è molto limitato, e molte attività sono loro precluse, i successi di Mira Rai in campo internazionale rappresentano per le ragazze nepalesi, un esempio di riscatto. Sono la dimostrazione di come sia possibile, con determinazione e coraggio, rompere gli stereotipi, affermare la propria individualità e superare i limiti imposti dalla società.La storia di Mira è diventata un film, Mira Rai, per la regia di Lloyd Belcher. Il film documentario, finanziato attraverso una campagna di crowdfunding e girato tra Hong Kong, Nepal e Australia, sarà presentato in anteprima al 65. Trento Film Festival

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sarò un illuso ,un bambinbo ma non riesco a smettermi di farmi tali domande .

Lo so  che   sembrerò  un bambiono capriccioso    ( ma  anche  no  )   che piange  quando  viene  punito  e   sbotta  :     a lui si  e  a me  no  . Ma  certe  cose    e certa  disparità di trattamento  oltre  che  le  clasiche  lezioni  d'ipocrisia    sulla legalità da  chi  legale  non è   non le soporto  . Infatti   , a freddo  dopo   i  vergognosi   fatti  di piazza  Armerina  a  Roma   mi chiedo    come  l'amico   ed  utente  du fb

Gianluca Medas
4 hMi chiedevo il motivo per cui ciò che accade nel palazzo del Demanio dello Stato di via Napoleone III n. 8 a Roma, occupato illegalmente da CasaPound dal Dicembre del 2003, e diventato sede nazionale dal movimento, con tanto di bandiera esposta, e abitazione illegale per 23 famiglie da 14 anni, non debba concludersi con le stesse modalità utilizzate per cacciare gli abusivi di piazza Indipendenza. Anzi, vista la attenzione verso la legalità dimostrata dai simpatici volontari di Casa Pound nelle spiegge di Ostia, nei confronti dei venditori abusivi e la richesta di esonero dal ministero sacrdotale richiesta nei confronti di Don Massimiliano penso che forse potrebbero anche autodenunciarsi ed autocacciarsi da quella sede occupata abusivamente. Se la legge è legge per una questione di coerenza dovrebbero andarsene, o essere cacciati via con l'uso di idranti, se invece la legge diventa uno strumento per alimentare attività razziste è sufficiente fare come si sta facendo ultimamente in Italia. Basta dire ricopiando Orwell: "La legge è uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale" Davanti a questo fatto concreto credo che qualcuno debba chiarire le proprie posizioni politiche. Per me la legge è legge. [   sia  quella  del burocrati   sia quella  che  viene  dal basso  ,  aggiunta mia  ]

e  a chi   mi chiede  (  come   penso  faranno  ,  quelli  che leggono  questo post  )     e tu   ..... ?   riporto  sotto    uninteressant e botta  e  riposta  preso    sempre  dal  suo   post  su  fb






Katia Cianchi Ripeto una domanda che ti feci qualche giorno fa: se ti occuppassero la tua casa (con tutti i mobili e gli oggetti ) Che cosa faresti? E se anche usando tutti i mezzi legali e gentili gli occupanti continuassero ad appropriarsi del tuo nido, cosa consiglieresti?
Mi piace · Rispondi · 1 hGestireGiuseppe Ariu Giustamente ogni occupazione abusiva è illegale e occorre usare tutti i mezzi per liberare gli stabili occupati . Ma in tutti i casi , devono essere applicate le leggi. perciò ha ragione Gian luca se la legge è legge dovrebbero arrivare ad usare anche gli idranti per tutti i locali occupati abusivamente. Compresi quello che occupa abusivamente CasaPound, ed altri partiti, sia di destra, di centro e di sinistra.
Mi piace · Rispondi · 1 · 8 min


Gianluca Medas Parità di trattamento
Mi piace · Rispondi · 2 · 1 hGestireKatia Cianchi Cioe'...dividi la casa a meta'?....potrebbe essere un'idea. Anche perche' sara' quello che accadra' in futuro....volenti o no.
Mi piace · Rispondi · 1 hGestireGianluca Medas No idranti anche a casa pound
Mi piace · Rispondi · 1 hGestireGianluca Medas Oppure nessun idrante per nessuno. Io non discuto la legge ma la sua applicazione. Ovale per tutti o per nessuno. Lascio a voi tutta la retorica su chi ha ragione o chi no. Io chiedo che la,legge sua neutra come dovrebbe essere 


«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

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