MIRA RAI RISCRIVE IL SUO DESTINO
Bambina in uno sperduto villaggio del Nepal con il destino segnato: occuparsi della casa della famiglia. Poi ragazzina soldato nelle file dei ribelli maoisti. Successivamente campionessa di corsa, precisamente trail runnei, passione grazie alla quale si salva dalla guerriglia. Infine atleta e paladina dei diritti delle donne del suo Paese, il Nepal. La storia di Mira Rai, diventata un documentario, verròà racocntata al Trento Film Festival.Il Trento Film Festival è felice d’annunciare tra gli ospiti della 65ma edizione (che si terrà dal 27 aprile al 7 maggio) la presenza di Mira Rai, la famosa “trail runner” nepalese che ha stupito e commosso il mondo per la sua incredibile storia; dopo un’infanzia da bambina soldato
si è affermata come atleta da record superando ostacoli sociali e culturali.Mira Rai è stata nominata da National Geographic, Adventurer of the Year 2017, per i suoi straordinari successi in campo sportivo e per il suo impegno a difesa dei diritti delle donne. Il prestigioso riconoscimento, giunto alla dodicesima edizione, viene assegnato a coloro che si sono distinti nel campo dell’esplorazione, della tutela ambientale, della difesa dei diritti umani e negli sport estremi.
Infatti la sua storia è particolare ecco come la riporta la repubblica ( ne trovate sopra la foto ) del 06 ottobre 2015
Da baby-soldatessa maoista a campionessa di ultramaratona. E’ la storia di Mira Rai, 24 anni, che ha vinto la medaglia d’argento alla Salomon Ultra Pirineu Race 2015 in Catalogna (Spagna): 110 chilometri percorsi in 13 ore, 43 minuti e 49 secondi. Davanti a lei solo la svedese Emelie Tina Forsberg, che ha chiuso in 13 ore, 39 minuti e 33 secondi. E’ la prima volta che il Nepal vince una medaglia in una gara di tale prestigio, considerata una delle cinque più importanti ultramaratone del mondo. Ma la cosa stupefacente è che Mira, guerriera nella corsa come nella vita, è diventata una delle migliori atlete di endurance al mondo in pochissimo tempo. Ha infatti iniziato ad allenarsi seriamente per le gare di fondo e di trail solo tre anni fa. Ma il vero allenamento è stata la sua vita, lo sport l’opportunità di salvarsi dalla miseria e dalla morte.
Nata e cresciuta in un piccolo paesino nepalese era abituata a percorrere a piedi chilometri e chilometri ogni giorno, per portare a casa l’acqua o andare a scuola. “I miei genitori erano poverissimi” dice Mira. A 14 anni ha deciso di dare una svolta al proprio destino, arruolandosi tra i Maoisti ribelli, il movimento armato nato dopo la rivoluzione nepalese del 1996 con l’obiettivo di abolire la monarchia e stabilire una repubblica comunista attraverso la guerra civile.
Ai suoi genitori disse che andava in campeggio per qualche settimana, invece si stava preparando a diventare un soldato: “Volevo fare qualcosa di buono nella mia vita e quella mi sembrava la strada giusta” spiega. Molte ragazze si arruolano per sfuggire ai matrimoni combinati. Fortunatamente Mira si è aggiunta ai ribelli nel 2006, subito dopo la firma dell’accordo tra governo e Maoisti. Questo le ha risparmiato di vedere gli orrori della guerra civile, lasciandole solo la parte “migliore” di questa esperienza, ossia l’addestramento, l’allenamento alla fatica, la disciplina. La forza di affrontare e superare qualsiasi ostacolo, fisico e mentale, senza mai mollare.
“Oltre all’addestramento da soldato facevamo anche tantissimo sport” dice “correvamo almeno un’ora al giorno, giocavamo a calcio e pallavolo, facevamo karate. Ero cintura nera. E’ stato il mio istruttore di karate a scoprire il mio talento per la corsa” dice Mira. “E ho capito che quello era il mio sport: il karate ha molte limitazioni e regole, invece la corsa è libera, aperta, non ha limiti”. Insegnamenti e talento le sono tornati utili quando il camp è stato chiuso e lei non è rientrata tra i soggetti idonei all’arruolamento nell’esercito regolare. “Non volevo tornare a casa, alla vita di prima, così con i soldi che mi hanno dato, circa 10mila rupie (135 euro) sono andata in una città non lontana dal campo, dove avrei potuto trovare lavoro”. Ma è stato il maestro di karate a farle trovare la strada giusta, ancora una volta. “Non ho mai perso i contatti con lui e un giorno mi invitò a Katmandu per allenarmi con un gruppo di altri runner. Ci diede un posto dove vivere e ci allenava. Ma mai avrei immaginato di gareggiare nelle ultramaratone a questi livelli”.
Ora Mira vive a Katmandu, con un suo amico, che le ha fatto conoscere il trail running, la corsa di fondo in montagna, che mette a dura prova corpo e mente degli atleti, dei veri e propri guerrieri che sfidano freddo, pioggia, neve, fango, sassi. Mira capisce che in questa specialità può diventare la migliore. Così è stato: si mette al collo le prime medaglie d’oro all’inizio del 2014, prima nel suo Paese con la Mustang Trail Race e l’Himalayan Outdoor Festival. Poi la prima gara nel Vecchio Continente, nel settembre del 2014, la Sellaronda Trail Race: 57 km coperti in 6 ore e 36. In Italia viene due volte: un anno fa vince in 9 ore e 16 minuti gli 83 chilometri del Trail degli Eroi a Bassano del Grappa e nel luglio di quest’anno si piazza 13esima alla Dolomites Skyrace.
concludo la sua storia con questa intervista di Intervista di Andrea Bianchi, Sara Predelli, Giulia NolloMontaggio di Andrea Monticelli
Prima di cinque figli, Mira Rai cresce nel piccolo villaggio di Bhojpur tra le montagne in Nepal. Il suo destino sembra segnato: occuparsi della casa e della famiglia. A 14 anni cerca di cambiare vita unendosi ai ribelli maoisti con la speranza di migliorare la sua condizione. Rimane con loro due anni, durante i quali non partecipa a combattimenti ma ha la possibilità di allenarsi nella corsa e nel karate. La svolta arriva nel 2014 quando, per un caso fortuito, viene invitata a partecipare alla sua prima corsa, la Kathmandu West Valley Rim 50.E’ l’unica donna in gara e, contro ogni aspettativa, senza una preparazione specifica né equipaggiamento tecnico, vince la competizione imponendosi su tutti gli uomini. Da quel momento, grazie ad alcuni sostenitori, le viene data la possibilità di partecipare a gare internazionali di trail running in tutto il mondo. Nel 2015 arriva seconda alla Skyrunning World Competition.Un infortunio al legamento crociato anteriore, la costringe nel 2016 a sospendere la sua attività sportiva. Ma Mira non si perde d’animo e sfrutta questa pausa per organizzare la prima gara di trail running nel suo villaggio di origine. In un Paese in cui la disparità tra i sessi è ancora drammaticamente presente, la possibilità di accesso agli studi per le donne è molto limitato, e molte attività sono loro precluse, i successi di Mira Rai in campo internazionale rappresentano per le ragazze nepalesi, un esempio di riscatto. Sono la dimostrazione di come sia possibile, con determinazione e coraggio, rompere gli stereotipi, affermare la propria individualità e superare i limiti imposti dalla società.La storia di Mira è diventata un film, Mira Rai, per la regia di Lloyd Belcher. Il film documentario, finanziato attraverso una campagna di crowdfunding e girato tra Hong Kong, Nepal e Australia, sarà presentato in anteprima al 65. Trento Film Festival