Antefatto
sono diversi elementi che caratterizzano la terribile vicenda di Giovanna Bonsignore. La ferocia con cui l’uomo si è accanito contro la vittima, colpendola con decine di fendenti. Un evidente movente di genere. Il suicidio dell’uomo. E, ancora, la circostanza che, sui social network, attraverso alcuni post e contenuti minacciosi nei confronti della vittima, proprio l’omicida avesse manifestato in modo evidente un’indole pericolosa. Quest’ultimo elemento è denso di implicazioni: sempre più spesso le immagini e le comunicazioni diffuse nel mondo del web contribuiscono a creare un clima ostile alla parità di genere, creando dei veri e propri incubatori di violenza. A partire dal 2015 l’associazione Vox Diritti ha promosso un progetto, “La Mappa dell’Intolleranza”, con l’obiettivo di monitorare la diffusione dell’odio, in particolare su Twitter, nei confronti di alcuni gruppi tradizionalmente discriminati. In tutte le edizioni del progetto, le prime vittime dell’odio su Internet sono sempre state le donne. Nel 2021, ad esempio, il 49% dei messaggi esaminati presentava un risultato misogino. Simili dati confermano come la discriminazione di genere sia quella maggiormente radicata nella nostra cultura, riflettendosi nel linguaggio quotidiano e diventando pubblica sulle pagine dei social. Inoltre, l’odio online contro le donne presenta sempre più spesso una dimensione molteplice, agendo in ragione di più fattori di discriminazione: non sono più colpite solo le donne in quanto donne, ma le donne-ebree, le donne-islamiche, le donne-con disabilità e le donne-straniere. In aggiunta, le donne non sono più attaccate esclusivamente in ragione del loro aspetto "fisico (il cosiddetto “body shaming”), ma vengono prese di mira, quasi per paradosso, a causa delle competenze professionali e lavorative. In questo contesto, per prevenire la violenza, è allora necessario, oltre che assolutamente urgente, attivarsi a tutti i livelli, pubblici e privati, per favorire la diffusione, non solo online, di messaggi rispettosi della dignità della donna. È un impegno coerente con quanto messo in evidenza dalla Convenzione di Istanbul, la quale sottolinea la profonda connessione tra ogni tipo di comunicazione sessista e ogni tipo di violenza di genere.
Maria d'amico
ordinaria di Diritto costituzionale Ha fondato l’Osservatorio violenza sulle donne” all’Università Statale di Milano
ordinaria di Diritto costituzionale Ha fondato l’Osservatorio violenza sulle donne” all’Università Statale di Milano
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