4.2.23

Neruda, la verità sulla sua morte bloccata dalla mancanza di Internet con i vecchi sistemi non sarebbe successo


a cura di redazione Cultura di repubblica.it 

  
Uno dei periti che devono consegnare la relazione finale sull'inchiesta per presunto avvelenamento del poeta cileno, si trova in una zona senza connessione. E quindi tocca ancora aspettare


La verità sulla morte di Pablo Neruda tarderà a uscire. La pubblicazione del rapporto con le conclusioni dell'inchiesta che deve chiarire se il poeta cileno, premio Nobel per la Letteratura, sia stato davvero avvelenato, è stata infatti sospesa per mancanza di connessione Internet. Uno dei periti, Romilio Espejo -tra l'altro proprio quello incaricato di consegnare via Internet le conclusioni del gruppo di esperti- non è riuscito a connettersi perchè si trova in una zona del Sud del Cile colpita da vasti incendi forestali che hanno interrotto le comunicazioni. Le conclusioni del tanto
atteso rapporto si conosceranno dunque probabilmente "la prossima settimana", ha fatto sapere Paola Plaza, la giudice cilena che sovrintende ai casi sui diritti umani. Hanno avuto problemi di connessione, ha spiegato Rodolfo Reyes, nipote dello scrittore, anche alcuni dei periti internazionali che hanno partecipato all'elaborazione del rapporto e che non si trovano in Cile. Tutto rimandato, dunque, almeno per ora. "E' imbarazzante e mi fa molto male, ma dobbiamo continuare ad aspettare. C'era molta aspettativa, tutti vogliono sapere la verità sulla morte di Pablo Neruda", ha aggiunto Reyes, incontrando la stampa al Palazzo dei Tribunali a Santiago. La verità sulla morte di Neruda arriva dopo 50 anni dalla sua morte e a 12 dall'inizio di un'inchiesta giudiziaria avviata per chiarire se sia morto per complicazioni del cancro alla prostata o perchè avvelenato, come sostiene da quasi cinquant'anni il suo autista, Manuel Araya.  Il panel di esperti -composto da scienziati provenienti da Canada, Danimarca e Stati Uniti, e riunitosi virtualmente e di persona a partire dal 24 gennaio- deve chiarire l'origine del batterio Clostridium botulinum trovato in un molare del poeta nel 2017. Neruda morì 12 giorni dopo il colpo di Stato dell'11 settembre 1973 che rovesciò il suo amico, il presidente Salvador Allende, e portò al potere una dittatura militare di destra. Morì poche ore prima di imbarcarsi su un aereo che lo avrebbe portato in esilio in Messico; e secondo i familiari, fu avvelenato dalla polizia segreta di Pinochet, la Dina. Il certificato di morte indica come causa del decesso il cancro metastatico e la cachessia; e la versione ufficiale è stata data per buona per anni fino a quando, nel 2011,  il Partito Comunista, di cui lo scrittore era senatore e iscritto, l'ha messa in discussione e presentato una denuncia.no della sua casa di Isla Negra, sulla costa cilena- fu allora riesumato e, sette mesi dopo, un gruppo internazionale di medici anatomapatologi ha certificato che non c'erano "agenti chimici rilevanti" che potessero essere collegati alla sua morte. Ma a quel tempo l'istituto forense cileno non disponeva della tecnologia per rilevare un avvelenamento che avrebbe potuto verificarsi 40 anni prima. E nel 2017, lo stesso gruppo di medici legali ha concluso che Neruda non era morto di cancro, come affermava il suo certificato di morte; e ha scoperto invece un frammento della tossina botulinica che può colpire il sistema nervoso e portare alla morte. La chiave adesso è capire se il campione di batterio trovato sia stato alterato in laboratorio e successivamente inoculato, il che dimostrerebbe l'intervento di terzi nella morte del poeta. Ma per avere una risposta bisognerà attendere ancora.

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