La storia di Giuseppe Cabras: il 95enne che proiettava i film nel cinema di SelargiusAppesa al chiodo l’uniforme militare, a 20 anni ha iniziato a lavorare nelle sale cinematografiche
Giuseppe Cabras, ieri e oggi (foto Serreli)
Tutto è iniziato negli anni Quaranta. C’era da aprire il cinema Astoria, nella via Rossini, a Selargius, vicino alla torre della Piazza. Serviva un operatore patentato, uno insomma addetto alle proiezioni ma anche all’acquisto dei film. Un uomo con “patente” e di fiducia. Giuseppe Cabras, allora 20enne, oggi 95enne, questo patentino l’aveva conseguito dopo aver fatto il militare, superando un esame mica facile con una giuria composta anche da un vigile del fuoco, visto che le pellicole, allora, erano a forte rischio incendio. All’appuntamento con i proprietari si presentarono i cinque. La scelta cadde su Giuseppe Cabras. Non se ne sono di certo pentiti. Lui non solo proiettava i film ma andava in bici a Cagliari anche a comprarli e pure a pagare. Stipendio 28mila lire mensili.
«L’ho fatto per 16 anni – racconta Cabras con orgoglio –. Allora le sale cinematografiche facevano il pienone soprattutto nei giorni festivi. Io proiettavo dalle 14 all’una del giorno successivo. Sceglievo anche i film: li compravo io su incarico dei proprietari della sala cinematografica, i fratelli Rundeddu, titolari di una grande falegnameria. Mi spostavo con una bici con una cabinetta destinata proprio alla custodia delle pellicole. E in bici andavo anche i banca a versare gli incassi. Durante la proiezione capitava anche di spostarmi in un altro locale cinematografico, a Quartucciu, a poche centinaia di metri di distanza. Succedeva nelle emergenze. Io ero sempre pronto con la bicicletta, mio unico mezzo di locomozione. Dormivo al cinema in una branda. Raramente rientravo a casa. Selargius era allora collegato a Settimo da una strada sterrata. I guasti più frequenti? La rottura della pellicola. In un attimo facevo la riparazione usando l’acetone. La proiezione riprendeva quasi subito, limitando al massimo i disagi e a volte anche il rumoreggiare degli spettatori. Succedeva anche questo. Bei tempi».
«Un lavoro faticoso ma gratificate – racconta oggi l’operatore di Settimo San Pietro –. Ci è capitato di avere in una giornata anche 1200 spettatori paganti: I film più gettonati? quello con Charlot, Gary Cooper, Anna Magnani, Gina Lollobrigida. Allora non si parlava ancora di porno. Mi sono immedesimati nella storia del film “Paradiso” di Tornatore. Il pubblico? Frequentavano intere famiglie, ragazzi, fidanzatini: tutti insomma. Allora non c’era la Tv e le sale cagliaritane erano lontane». Dopo 16 anni, Giuseppe Cabras cambia mestiere. Gestisce un bar della allora via Nuova a Settimo e poi se lo costruisce in periferia: una sfida, visto che allora, li, c’erano ancora terreni coltivati. Oggi è la via San Salvatore. Il bar dello sport, di proprietà di Efisio Deiana, lo gestisce sino al 1994, prima di trasferirsi nella via San Salvatore dove reaizza e apre il Bar dello sport, oggi Gil bar, gestito dalla figlia Paola.
Lui, signor Giuseppe, fa ora la vita da pensionato: la solita sgambatura giornaliera nelle campagne di Settimo dopo aver lasciato la bici. È stato poi uno storico donatore di sangue, super premiato da Avis con la croce d’oro. «Un nostro orgoglio – dice di lui il sindaco Gigi Puddu: il signor Giuseppe è ancora un esempio per tutti: di donazioni ne ha fatto addirittura 180, con chiamate di emergenza anche dagli ospedali».
Raffaele Serreli
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Partorisce con cuore e polmoni schiacciati da un tumore: mamma e piccolo stanno bene La massa è stata rimossa al termine della gravidanza. L’intervento era stato posticipato perché molto invasivo e pericoloso
Operazione chirurgica (foto Ansa)
È riuscita a portare a termine la gravidanza, dando alla luce il suo piccolo, nonostante un tumore – grosso quanto un melone – le schiacciasse cuore e polmoni. La rimozione della massa però era troppo rischiosa, tanto da essere posticipata. Ma nonostante l’ostacolo il parto è andato bene. Protagonista dell’impresa a lieto fine una giovane mamma torinese di 22 anni che alla fine, dopo qualche mese dalla nascita del piccolo, si è sottoposta a un lungo e delicatissimo intervento per l'esportazione del tumore.
L’operazione, durata ben 6 ore, è stata eseguita alle Molinette della Città della Salute di Torino.
La diagnosi di tumore era arrivata quattro anni fa: un sarcoma del torace, diffuso alle ossa, curato per due anni con cicli di chemioterapia e radioterapia che hanno eliminato le metastasi ma non quel
macigno sul cuore, la cui rimozione era altamente sconsigliata perché troppo vicino a organi vitali. Con il tempo però la ragazza non riusciva più a vivere normalmente, perennemente affaticata e dolorante. E la “missione salva-vita” dei chirurghi si è resa necessaria.
L’esito dell’operazione è stato buono, con l’esportazione del tumore e il ripristino della piena funzionalità del polmone sinistro. Ora mamma e figlioletto stanno bene, pronti a godersi questo nuovo capitolo della loro nuova vita, insieme.
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