Ovviamente se prima il capro espiatorio era il padre aggressore, ora lo diventerà il ragazzo aggredito che però è a sua volta aggressore.Dal che si deducono due cose:a) quando si parla di aggressore e aggredito occorre sempre guardare all'intera catena causale (ogni riferimento è puramente voluto);b) è sempre preferibile resistere all'impulso di sparare sentenze, e comunque non partecipare in nessun caso a quell'orrido rito collettivo che è la lapidazione.Come dice saggiamente Alcinoo ad Ulisse "meglio avere in tutto misura".
Ecco quindi che quando un episodio di cronaca provoca grande indignazione e sentimenti vari, guardatevi bene dal seguire la vulgata ed apettate l'evolversi degli eventi . Avete presente la storia del portiere selvaggiamente picchiato da un genitore, che ha ricevuto la solidarietà di tutti e pure di Dino Zoff ?
Ecco. Non giustifico il papà, lo si condanni va punito giustamente ( punire per educare come il caso di Ma giustamente anche il portiere s'è beccato un anno di squalifica per aver picchiato un avversario. Quindi solidarietà, ma non è uno stinco di santo: "Ha innescato una rissa e ha colpito con manate e pugni il fianco e la schiena di un giocatore avversario, steso sul terreno di gioco". Qui il problema, e lo ripeterò allo sfinimento, è banalmente culturale: gli allenatori, l'ambiente, i dirigenti devono insegnare ai ragazzini che se osano protestare con l'arbitro non vedranno il campo per settimane e se sfiorano un avversario verranno cacciati dalla squadra. Lo sport deve educare, non far vincere i campionati o altre compertizioni sportive a
genitori esaltati e dirigenti affamati. perchè
La vera vittoria non è battere l’avversario, ma diventare una versione migliore di te stesso dopo ogni caduta.
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