Ebbene sì, cari lettori, anche stavolta i francesi sono riusciti a distinguersi. Non per un’invenzione, non per una rivoluzione culturale, ma per la loro consueta propensione a trasformare ogni problema in un pasticcio burocratico. Hanno deciso di farla finita con la pornografia online — o meglio, hanno obbligato i siti a verificare l’età degli utenti con procedure talmente idiote da convincere Pornhub, Redtube e soci a spegnere tutto. Addio filmetti erotici, arrivederci ai click notturni. Al loro posto, una bella Marianne pixelata e una scritta che sembra uscita da una poesia da quarta liceo: “La libertà non ha pulsanti di off”. Ma la ragione sì, purtroppo. Ora, io non sono più come prima un gran fan dell’industria pornografica. Mi sembra sempre più una scorciatoia triste per chi ha smarrito la fantasia.
Ma difendo la libertà, quella vera. E quella, spiace dirlo, passa anche per il diritto di godersi uno spogliarello virtuale quelli più soft alle tre del mattino senza dover presentare la carta d’identità. Perché questo è il punto: la legge impone alle piattaforme di chiedere l’età a ogni accesso. Come se un ragazzino ( riesco a dribblare i distributori automatici di sigarette e i divienti dei centri scomesse fisici figuriamoci quelli online ) con un minimo di astuzia non riuscisse a dribblare la barriera. E infatti lo si fa. Da sempre. La verità, che nessuno ha il coraggio di dire, è che il moralismo tecnologico è la nuova religione dei politici senza idee. Non potendo rimettere in piedi una scuola decente o un sistema sanitario funzionante, si mettono a combattere i pixel erotici. Giocano a fare gli educatori digitali, salvo poi dimenticare che l’educazione comincia in famiglia e prosegue, semmai, a scuola. Non su un sito web. E così, mentre il mondo trema per guerre, blackout informatici , ecc in Francia — e tra poco anche altrove Italia compresi , statene certi — si fa la guerra ai siti porno. Una battaglia inutile, persa in partenza, eppure ideologicamente perfetta: fa bella figura con i benpensanti, distrae l’opinione pubblica, e dà ai politici una parvenza di azione concreta. Peccato sia solo apparenza. Nel frattempo, Aylo — la casa madre dei siti porno oscurati — prende posizione, chiude tutto e ammonisce: “La legge è inefficace e sproporzionata”. Difficile darle torto. È come cercare di svuotare il mare con un cucchiaino. Per ogni sito bloccato ce ne saranno altri dieci pronti ad aprirsi altrove. In rete, il proibizionismo funziona come il vino vietato ai preti: lo bevono di nascosto. In Francia, domani, al posto dei video ci sarà una Marianne imbronciata. Non servirà a educare i giovani, non proteggerà i minori, non fermerà la pornografia. Ma farà sentire moralmente superiori i burocrati di Parigi. E già questo, per loro, sarà una vittoria. Per noi, solo l’ennesima prova che l’Europa, quando si mette a legiferare su ciò che non capisce, riesce a peggiorare tutto. Il porno sparisce almeno ufficialmente . La stupidità, invece, resta. E non ha bisogno di password.Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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