17.10.20

La donna che alleva cani per difendersi dai lupi un metodo naturale senza violenze e barbarie gratuite Silvia Montanaro: “Sparare non è necessario”. In Veneto il primo corso rivolto ai pastori

un metodo naturale per combattere il lupo senza violenze e barbarie gratuite. Per poi chi volesse  approfondire  l'argomento  oltre    agli articoli  che raccontano la storia    di  Silvia  Montanaro trovate    a fine  post  degli  approfondimenti 


La donna che alleva cani per difendersi dai lupi

Silvia Montanaro: “Sparare non è necessario”. In Veneto il primo corso rivolto ai pastori                                                               dalla nostra inviata Brunella Giovara




VELO VERONESE 
Albeggiava, «i cani hanno cominciato ad abbaiare. Allora ho preso Rocky e sono uscita». Ed era un abbaio che non segnalava una volpe, un gatto, un cane sperso, «e li ho visti lassù, sotto quell’albero solitario. Erano le 5,46». Quattro lupi in ricognizione. Cinquanta metri più sotto, nella valletta ancora buia della Lessinia, le 50 pecore addormentate di Silvia. I suoi cani hanno fatto il resto abbaiando, i lupi se ne sono andati nel bosco. Prima lezione: «Il lupo è opportunista. Valuta la situazione, calcola il rischio, decide se gli conviene entrare in azione. Ma basta una dissuasione forte e se ne va». Silvia Montanaro è esperta di lupi e di cani, anche se dice «ci sono di ben più esperti di me, scienziati, professori. Io vivo in montagna, allevo pecore e cani, insegno a quelli come me», tipo che non è necessario sparare agli animali selvatici che aggrediscono pecore e vacche. Basta un cane. Ma che cane.
Banana, ad esempio. Due mesi di vita, in città lo definirebbero un batuffolo. Madre maremmana, padre maremmano abruzzese. Carattere già definito. Determinato, osservatore, senza paura. Socievole con gli umani. Quando sarà adulta, Banana avrà una altezza al garrese di 60/68 centimetri (poi c’è la testa), e peserà tra i 30 e i 40 chili. È un cane antilupo, un cane da guardiania, che di giorno per lo più dorme, ma la notte veglia e custodisce il gregge, che è la sua famiglia.
In Veneto, come qui nella frazione Vanti di Velo Veronese, e su tutto l’arco alpino, e ovunque ormai, il lupo vive da santo o da maledetto, a seconda di chi lo guarda. Specie protetta, salvata dalla estinzione con un decreto del 1976, ora arrivata a circa 2000 esemplari. Ambientalisti e animalisti lo vogliono libero di scorrazzare e cacciare, gli allevatori lo vogliono morto, e ogni tanto ne prendono uno alla tagliola e lo impiccano a un albero. Per anni le Regioni hanno fatto piani per difendere mandrie e greggi, pagando chilometri di reti che i lupi scavalcano, se serve. Ora il Veneto ha lanciato il primo corso di formazione per titolari di aziende agricole, o coadiuvanti o dipendenti. Silvia, educatrice cinofila, lo organizza con l’ente regionale agricolo Cipat, in collaborazione con Inpetra Italia.
Per cominciare, 15 allievi umani (e alcuni cani), che studieranno l’etologia del lupo, «che è antenato e antagonista del cane», e come si sceglie la razza giusta di cane, e come lo si educa a vivere la sua vita di cane da lavoro. Banana «è nata nella stalla, tra vacche, agnelli e pecore», è di una razza «selezionata nei secoli per fare il suo mestiere di accompagnatore e guardiano». E che fa, alle prese con il lupo? «Abbaia, e un cane così grosso che abbaia, e in quel modo, già basterebbe». Avanza «a petto aperto, perché non ha paura, con un atteggiamento dominante. In più, gli si alza una cresta di peli sulla schiena». Insomma, un cane da paura, anche se guardando Banana, non sembra.
E il lupo, che fa? «Di solito indietreggia. Raramente cerca lo scontro». Ma appena può, attacca la preda. «E lo fa con tecnica chirurgica. Schiaccia il gregge in un angolo, ne isola una. Le altre pecore restano come paralizzate. Una volta è successo anche a me», ed era due anni fa, quando questa ragazza di trent’anni che ha scelto di vivere in montagna non faceva ancora corsi ma allevava — e ancora alleva — le sue amate pecore Brogna, «che sono anche di compagnia, e scodinzolano. Molti le prendono come pet perché sono così affettuose», oltre che pastori della Lessinia e del Lagorai, e pastori svizzeri. «Tutti cani da conduzione, che gestiscono gli animali, li spostano, raggruppano, compattano, a seconda delle necessità».
Ma il cane guardiano, che sia maremmano, bovaro bernese, della Sila o dei Pirenei, è altra cosa. Capace anche di tener lontano l’orso, che «è da poco arrivato a malga Fraccaroli, sul confine Veneto-Trentino». Sono animali «autonomi, molto sicuri di sé, sempre che siano ben allevati allo scopo. Hanno sensi molto acuti che permettono di cogliere la minima variazione nell’ambiente circostante». Anche il passo leggero del lupo, che sa individuare l’animale più debole, «se è più facile una manza da latte, che è senza corna. O un agnello grasso. A volte caccia i cinghiali, quelli feriti». Intanto, si passeggia tra le pecore e le loro cacche, scrutando quell’altura verde che è il punto di osservazione del branco. «Bello, eh? Questi sono posti meravigliosi. Ma la montagna non è un parco giochi», dice Silvia, sapendo la fatica di vivere in equilibrio, in questo mondo selvatico.                                                                         





Ma  non accontentandomo ho fatto altre ricerche  ed  ho  trovato   quest'altro articolo    del sito sito  https://daily.veronanetwork.it


Cia Verona: «Più cani da guardiania per combattere il lupo»
Silvia Montanaro, Cia: «È la soluzione più efficace dopo tanti sistemi fallimentari»
Di Redazione 1 Ottobre 2020




Incrementare l’utilizzo di cani da guardiania in Lessinia per difendere gli allevamenti dai lupi, che sono sempre più numerosi.
È il sistema di difesa che propone Silvia Montanaro, referente per Cia – Agricoltori Italiani Verona del problema predatori e del progetto Life Wolfalps, non solo per le aziende zootecniche di montagna, ma anche per quelle frutticole e agricole in generale, che devono difendere le proprie produzioni da cinghiali, volpi, orsi e altri animali selvatici.Le parole di Silvia Montanaro, referente del progetto «Life Wolfalps»
Silvia Montanaro, allevatrice di pecore brogne nella sua azienda agricola Stato Brado a Velo Veronese e di pastori del Lagorai e Griizot della Lessinia, ottimi guardiani per la conduzione di vacche e pecore, lancerà un corso gratuito, in collaborazione con il Cipat, Centro istruzione professionale e assistenza tecnica della Regione Veneto, che è rivolto agli imprenditori agricoli e vuole fornire informazioni su tutti gli aspetti della conduzione dei cani da protezioni delle greggi.
Silvia Montanaro, allevatrice di pecore brogne.

Le iscrizioni dovranno essere inviate al Cipat  entro il 10 ottobre (041 929167 – info@cipatveneto.it). 
 Il corso partirà il 6 novembre all’azienda Stato Brado di Velo.
«È un corso che pensavo di organizzare da parecchio tempo, dato che finora i presidi proposti per la difesa dal lupo non sono risultati efficaci – spiega Silvia Montanaro –. Non so spiegarmi come mai, tra tutte le soluzioni messe sul tavolo, quella di incrementare i cani da guardiania sia stata snobbata.
Io ritengo che nelle aziende zootecniche sia lo strumento più efficace per prevenire le predazioni e consentire la regolare attività di pascolo ma richiede molta esperienza. In un ambiente frequentato da turisti, cacciatori ed escursionisti è importante, infatti, che siano utilizzati cani con un carattere equilibrato. Il comportamento corretto del cane deve essere quello di interporsi tra il gregge e le persone che si avvicinano, difendendo gli animali al pascolo, abbaiando, senza avventarsi mai contro le persone».
I cani da guardiania sono animali di grossa taglia, selezionati già seimila anni fa nei primi villaggi agricoli per la difesa degli animali dai predatori. In loro l’istinto predatorio è stato geneticamente inibito: «Hanno un atteggiamento difensivo e sensi molto acuti, che permettono loro di cogliere minime variazioni nell’ambiente circostante e già da cuccioli vengono abituati a trascorrere molto tempo in solitudine con il gregge – spiega Montanaro, che da quest’anno collabora con The Pet’s Academy, grande scuola cinefila internazionale –. Di giorno restano con il gregge e spesso dormono, mentre la notte sono molto più reattivi e sostituiscono nella vigilanza l’uomo.

                                   Silvia Montanaro con uno dei suoi cani.

Quindi sono un ottimo deterrente per tutta la fauna selvatica. Due tipici cani da guardiania sono il maremmano abruzzese e il pastore dei Pirenei. Ci sono altri tipi di cane, come quelli da conduzione, che facilitano il lavoro del pastore malgaro durante il giorno e permettono alla sera di radunare le bestie molto in fretta. Nel corso faremo conoscere tutte le tipologie di questi quattro zampe ma anche le caratteristiche del lupo, perché meglio si conosce il nemico e maggiori sono le possibilità di vincerlo.
Spero che gli incontri, condotti da esperti, possano essere utili agli allevatori per la difesa dal lupo. Non sarà questa l’unica azione, perché l’anno prossimo come Cia – Agricoltori Italiani di Verona contiamo di organizzare un Wolf Forum in Lessinia che riunirà allevatori, addestratori, zoologi, veterinari, tecnici da tutta Italia per fare il punto sulla presenza del predatore».
Predazioni in Veneto e Lessinia, i dati
Nel 2019 (dati aggiornati a novembre della Regione) in Veneto le predazioni del lupo sono state 192, con un bilancio di 393 capi morti e 63 feriti. In Lessinia sono stati 104 i capi uccisi e 12 feriti, per un totale di 73 episodi predatori. Quest’estate è stata accertata la presenza di dodici cuccioli di lupo, che portano il numero di presenze certe sul territorio a 17.

 

  1. https://blogmediazione.com/2017/07/11/mediare-coi-lupi/comment-page-1/
  2. https://www.academia.edu/33801125/Mediare_a_causa_dei_lupi
  3. http://amsdottorato.unibo.it/8713/13/CUSTODI%20ERRANTI%20IL%20MIO%20VIAGGIO%20TRA%20CANI%2C%20PECORE%20E%20LUPI.pdf


16.10.20

«Negro» e «lobby frocia». Ecco l’erede leghista della moderata Santelli

 leggi anche  i precedenti post  


da https://www.editorialedomani.it/politica/italia/del 16 ottobre 2020 • 07:00

Dopo la morte della governatrice di Forza italia, il fedelissimo di Salvini Nino Spirlì diventa il nuovo presidente. Il Carroccio gli vuole affiancare un “team di supporto"

La politica non si ferma, come nemmeno l’attività amministrativa, e la Calabria è costretta a voltare pagina nel modo – e nel momento storico – peggiore. La presidente della regione Calabria, Jole Santelli, è morta il 15 ottobre a causa di un tumore: era stata eletta il 15 febbraio scorso in quota Forza Italia, prima donna alla guida della giunta regionale. Santelli, avvocata cinquantaduenne cresciuta nello studio di Cesare Previti, ex socialista e poi transitata nel partito di Silvio Berlusconi nel 1994, deputata per vent’anni, era stata sostenuta dalla coalizione di centrodestra che puntava a riconquistare la Calabria
dopo il doppio mandato del democratico Mario Oliverio. Il suo profilo di moderata era stato preferito a quello dei colleghi uomini - primo tra tutti l’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto - per contendere la regione al centrosinistra: determinante per la sua candidatura era stata la spinta di Berlusconi, di cui lei era donna di fiducia. La richiesta di candidarsi era arrivata direttamente da Arcore e Santelli, già malata e in cura per una grave forma tumorale, si era immediatamente messa a disposizione. «Ho consultato solo il mio oncologo, che mi ha dato il via libera», aveva raccontato durante la campagna elettorale. Il successore Ieri è stato il giorno del dolore per la politica locale e nazionale, ma le grandi manovre sotterranee in regione sono già cominciate e portano il marchio inconfondibile della Lega. A prendere il posto della presidente, infatti, sarà il suo vice, Antonino Spirlì. Proprio il ruolo di vicepresidenza era stato preteso a gran voce dal Carroccio come contropartita per il passo indietro sul nome del candidato, nonostante il mezzo flop rimediato alle urne. Alle regionali, infatti i voti di Salvini si erano praticamente dimezzati rispetto alle europee, passando dal 22 per cento al 12 per cento. Antonino detto Nino Antonino detto Nino Spirlì, cinquantotto anni, nato a Taurianova, è il volto inconsueto della Lega al Meridione. Si definisce «omosessuale a tempo perso e cattolico praticante» e, prima di approdare al Carroccio, aveva trovato casa in tutti i partiti di centrodestra: responsabile del dipartimento Cultura di Forza Italia nel 2014, era passato allo stesso ruolo in Fratelli d’Italia, con cui aveva rotto i rapporti nel 2017 per arrivare alla corte di Salvini, in cerca di una squadra di dirigenti in Calabria. Il suo profilo professionale è peculiare: nel curriculum si legge «tenente di cavalleria in congedo» e sono elencate le sue attività di attore prima e di autore di format televisivi poi: cresciuto nella squadra di Mediaset, ha firmato la trasmissione Forum, il reality show La fattoria ed è stato per 12 anni autore di televendite per Publitalia 80. Lui, che alle regionali del 2020 non era nemmeno candidato in lista con la Lega, è stato comunque scelto da Santelli per la vicepresidenza e un assessorato con deleghe importanti come la Cultura, il Commercio e la Legalità. All’origine della nomina e del sorpasso dei quattro eletti in consiglio regionale in quota Lega, hanno pesato la sua amicizia ventennale con la presidente ma soprattutto la sponsorizzazione di Matteo Salvini, di cui è uomo forte in Calabria. All’indomani dell’elezione, Santelli scelse Spirlì dopo un colloquio a due con il leader del Carroccio, deciso a mettere un piede nella giunta calabrese. Nei pochi mesi di mandato, il neo vicepresidente ha fatto parlare di sé più per le dichiarazioni ai comizi della Lega che per l’attività di giunta. Durante un dibattito organizzato dalla Lega a Catania, disse: ««Dirò negro e frocio fino all’ultimo dei miei giorni» e attaccò quella che lui definiva «la lobby frocia che ti impedisce di chiamare le cose col loro vero nome». Il team di supporto Così la Lega ha ottenuto, seppure a tempo, la guida della sua prima regione del sud: Spirlì sarà presidente facente funzioni per la gestione dell’ordinaria amministrazione, in attesa di nuove elezioni che la legge regionale prevede entro sessanta giorni, con il consiglio regionale sciolto entro dieci giorni e la giunta dimissionaria in carica solo per gli affari correnti. Eppure le incognite sul suo mandato sono molte. In piena pandemia è difficile ipotizzare sia quali siano i limiti dell’ordinaria amministrazione, sia se possano essere celebrate nuove elezioni in pieno inverno e in potenziale lockdown. Tanto che, dopo la morte di Santelli, nel centrodestra si è fatta largo un’ipotesi: che la Lega, proprio perché al corrente del precario stato di salute della candidata, abbia per questo imposto un suo uomo alla vicepresidenza. Spirlì, nella sua prima dichiarazione da presidente facente funzioni, ha scelto un profilo sobrio, ricordando Santelli: «Non saranno giorni semplici quelli che ci vengono incontro, ma faremo di tutto per non disperdere il suo patrimonio umano, politico e amministrativo». Non a caso il responsabile amministrativo della Lega in Calabria, Walter Rauti, ha parlato di «compito da far tremare i polsi» e annunciato che la Lega invierà una «team di supporto» da affiancare al portabandiera Spirlì, che non ha alle spalle alcun incarico di amministrazione e si troverà a gestire partite politiche complicate, dalla gestione del virus alla crisi economica. Cosa sia e da chi sia composto questo team non è ancora dato saperlo: potrebbe essere una squadra di amministratori di fede leghista e comprovata esperienza, magari provenienti dal nord. Potrebbe essere un team più politico, che fissi in Calabria un avamposto salviniano da cui costruire l’allargamento al Meridione. Certo è che Salvini non si farà scappare l’occasione della prova di governo, anche nell’ottica di puntare alla candidatura di un presidente leghista quando si tornerà alle urne.",
 *****
Spirli è omosessuale.
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  • ****** purtroppo. Ma sempre stronzo è
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  • ******Il "ma" non c'entra niente. L'ho solo precisato, proprio perché essere omosessuali non è una patente di tolleranza, apertura mentale e dialogo.
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  • ******MAH DIPENDE DA persona a persona . io ho almeno nella maggior part e dei casi almeno fin ora , ed alcuni\e le trovi fra i miei contatti , nonostante le divergenze su alcune cose , ci vado d'accordo e ci trovo molti punti di contatto ed in comune .Forse  perchè non schierati ideologicamente  da  una  parte o dall'altra    forse  perchè sono  :  ottimisti e di sinistra per  parafrasare   una  famosa  canzone di  Lucio  Dalla 

CASORIA: TREDICENNE UCCIDE A CALCI GATTINO, VIDEO SU SOCIAL A QUANDO UCCCIDERE UNA PERSONA E METTERNE IL VIDEO SUI SOCIAL ?

 Ho visto, come immagino molti di voi, il video terrificante in cui un criminale abietto e vile ammazza con un calcio un povero gatto. Il criminale, o uno dei vigliacchi che ridevano nel guardarlo, lo ha pubblicato su TikTok. Non lo pubblico anche qui perché non riesco a rivedere quelle immagini. Non ce la faccio mi fanno stare male . Certo    tali fenomeni  brutture  e  crudeltà, non sono  una novità   sono  purtroppo sempre esistiti   e ci sono sempre  stati   ma erano limitati  e  solo frutto  di malessere   psichico  \  sociale   come ha alla base    questo  caso     visto  che     ho letto   mi pare  (  perchè il  vecchio cellulare  mi  stava  abbandonando   e stava  tirando le  cuoia )  su  facebook  o su twitter ,   che  .si tratta di un ragazzino che, da quanto ci hanno riferito, già in passato era stato allontanato da scuola perché, con una gang di ragazzini, avrebbe intimidito altri coetanei. 
Un fatto gravissimo  , visto che   sono in continua  crescita  i minori allo  sbando \  stato brado  .  << Per questo  >>  a quanto dice  il commenti di Anna Maria Moscarelli abbiamo inviato una nota all’ufficio Servizi Sociali del Comune di Casoria per capire se fossero a conoscenza di questa vicenda e del perché non siano intervenuti.


Ora  negli ultimi  20\30 anni  a  tali situazioni  hanno   l'aggravante   dell'apparire  su internet   e  sui social    dove   pur  di finirci  si  fa  qualunque  cosa  ,  si è disposti a fare  qualunque  cosa   anche  ( fortunatamente  non ci siamo arrivati  , ma se continua  cosi  non  mancheremo  )  magari  'uccidere  la  propria madre   o  qualcuno     filarlo e  metterlo in rete  ) . Infatti  <<     Pubblicare un video sul noto social Tik Tok: sarebbe stata questa l’assurda motivazione >>  --  secondo quanto  riporta   questo  articolo di  https://www.nelcuore.org/ --  << che ha spinto F.G., un ragazzino di 13 anni nella zona della Cittadella a Casoria, a prendere a calci un gatto scaraventandolo contro il muro. Una scena violenta, filmata da un altro giovane e che poi e’ stata pubblicata sulla piattaforma web molto in uso fra i giovani, e quindi diffusa poi – come una catena – su altri social. Suscitando la rabbia, sul web, di moltissime persone. Il povero gattino e’ morto, tra l’indifferenza generale, a causa del trauma subito ad opera del suo assassino.>> . Oggi è toccato ad un gatto, domani potrebbe toccare ad una persona. Per questo bisogna intervenire da piccoli, stroncare gli istinti violenti, allontanandoli dalle zone in cui vivono e da amicizie pericolose, e anche dalle famiglie se ne infischiano. siamo arrivati a  

In questa terra senza più fiumi
In questa terra con molti fumi
Tra questa gente senza più cuore
E questi soldi che non hanno odore
E queste strade senza più legge
E queste stalle senza più gregge
Senza più padri da ricordare
E senza figli da rispettare 



dove  per  avere  notorietà  si fa  qualunque  cosa  dalla   più stupida   , come quella   successa  qualche  giorno fa    ad  Alghero   dei  ragazzi (  compresa quella\o che ha  filmato  ed  ha messo il video sui
social )  di  una classe terza dell’Alberghiero “E.Lussu” sono  stati  sospesi perchè facevano lauto scontro     con i  banchi a rotelle    sotto una  foto  di una scena simile  avvenuta  nel  2017 in quanto  , giustamente  il preside   del liceo in questione  ha  fatto   rimuovere il video  . 
 Alla  più bastarda come quella    del  2016 ,  ne  ho parlato   qui  nel blog     ma    che trovate  qui il video (  che  sconsiglio  ai sensibili )  sul  il messaggero se non volete andare a cercarlo in archivio , il crudele gioco dei pescatori sardi che avevano legato un petardo al collo di un gabbiano e lo liberano dopo averlo acceso il petardo e ..... ( scusate non riesco a continuare ) facendo morire l'animale
Ora visto che è , almeno da quanto ho letto , è minore di 14 anni non è imputabile , se dovesse trovare un giudice \ magistrato illuminato dovrebbero essere condannati i genitori visto che la mela marcia cade vicino all'albero togliendoli o sospendendoli la patria podestà e lui in un istituto ed ai servizi sociali magari in un canile o in associazione che si occupa di cani e gatti . Per  volergli bene  . O alla pena del  contrappasso  .
Per gli amici che “Abbiamo parlato anche con alcuni dei suoi amici – hanno aggiunto – che hanno cercato di difenderlo con scuse assurde e campate in aria. ‘Pensava solo a fare il fico, non doveva essere postato il video, la gente è troppo moralista’, parole assurde che fanno capire il modo contorto in cui ragiona quella generazione”. a pulire cessi e gabbie.

P.S
A  freddo  ricordo    che  una cosa  del genere  prospettato nel titolo  è era successa   l'anno   scorso   vicino a  Cosenza ci mancava ( ma  ci sono andati vicino  )   anche  che  avessero ripreso  la  sua morte  ,  come  se  non bastassero  le  umiliazioni   , i soprusi , angherie  a  cui  lo avevano  sottoposto