3.9.08

La forza dell' America

La forza dell' America-La democrazia americana ha sempre qualcosa da insegnare. Sarà che l'America resta ancora levatrice 'par excellence' del futuro, e massima custode, a un tempo, di avvenirismo e valori che riteniamo, in tutto l'Occidente, non scalfibili, anzi, a buon ragione, come si amava retoricamente dire in passato, imperituri, se non a rischio della perdita stessa della nostra e altrui libertà; sarà per la forza evocativa dei miti dallo sfavillio reale e tonitruante di stars vere, nonchè dallo "sbrilluccicar" e rumoreggiar caciarone di starlette ed eroi di cartone,altrettanto pateticamente autentici,ma non privi di appeal, del suo rutilante show-biz, riusciti comunque, sia nell'un che nell'altro caso, a raggiungere almeno la velocità di fuga sufficiente a sfuggire al campo gravitazionale del buco nero del dimenticatoio universale; sarà poi pure per quel tanto di complesso d'inferiorità che noi Europei ci portiamo dietro, tanto più solidi dei nostri cugini d'Oltreoceano, muniti, come siamo, di già, di un' impareggiabile potenza di fuoco socio-economica, culturale e storica, peraltro ancorati a molto più che sia appena straccio di storia, alle nostre spalle, e purtuttavia, a differenza dei primi, privi ancora di ciò che dovrebbe fare da ovvio pendant a quanto detto, cioè a dire, e una pariordinata unità politica, e, d'altro canto, un'equivalente coesione e forza militari, beh, fatto sta che ci capita di guardare se non sempre, spesso,ammettiamolo pure,e se non da parte di tutti, da parte certamente di molti, a chi afferma costitutivamente d' essere della genia di coloro che "in God trust" , ancora col nasino all'insù del lillipuziano ai piedi di Gulliver. Un Gulliver che, talora, più o meno inconsciamente, si vorrebbe volentieri legare mani e piedi, ovvero, secondo i casi e le "credenze" politiche di ognuno, di cui magari ci si vorrebbe proprio sbarazzare, ma del quale ben si ascolterebbero sermoni vagamente pedagogicheggianti,per lo meno con la stessa compunzione, dolente, imbarazzata e fors'anche un po' commossa, del monello, nel momento in cui, redarguito a dovere dal padre, poco dopo essere stato sorpreso,nell'immediatezza temporale del fatto-classicamente-con le mani nella marmellata, al termine della giornata, lo ascolti, spentesi le fiamme della flagranza, nello snocciolare ai piedi del suo letto, in infusione rapida di buoni sentimenti, quelle esemplari e trascinanti vicende ed epopee familiari atte a dover fare, da figlio or "degenere", anche di lui e proprio di lui, in perfetta sintonia con tutta la linea parentale ascendente, e, fors'anche collaterale, forse, il "bonus pater familias" di domani. In effetti, ci pare proprio questa la giusta temperie psicologica nella quale cercare di rinvenire possibilmente la stessa lunghezza d'onda sulla quale l' americano medio vede sintonizzate le proprie capacità d'intercettazione dei messaggi elettorali super- , e, soprattutto, sub-liminali, inviatigli in queste convulse giornate di Conventions. I candidati alla presidenza e vicepresidenza USA puntano come non mai, in questa tornata elettorale, sulla caratura delle proprie storie personali, sulla bella esemplarità del proprio riscatto soggettivo e familiare da condizioni  iniziali di assoluto svantaggio. E' il nocciolo duro di quell' American Dream, fortunatamente mai spentosi, che rimane pietra fondante della democrazia d'Oltreoceano e che ho sentito echeggiare, in diretta, con impattante carica emotiva, nel discorso d' accettazione della "nomination" democratica nella corsa alla casa Bianca, pronunciato da Barack Obama a Denver, e che avrà il sicuro contraltare in quello dell'avversario John Mc Cain, incontestabile esponente di una middle-class, altrettanto inoppugnabilmente riscattatosi dall'anonimato, con tanta voglia di far qualcosa di vero e autentico per il suo Paese. Egli è da tempo ,infatti, non solo esponente di spicco del partito dell' elefante a Capitol Hill, ma ancor prima, e ancor più, un indiscusso e universalmente riconosciuto e rispettato eroe di guerra, pluridecorato combattente sotto le insegne della gloriosa bandiera a stelle e strisce. Questi racconti di vita positivi, di riscatto e dignità, che s'intrecciano con la trama del vissuto quotidiano della gente d' America,e di milioni di famiglie nient'affatto dissimili, neppure, se non soprattutto, per condizioni socio-economiche di partenza,da quelle Obama,Biden, Mc Cain e Palin, da cui verrà fuori il ticket vincente delle presidenziali del 4 novembre prossimo, facendo pure, noi,  la tara dell' inevitabile pedaggio idealmente da concedere al sistema americano di concepire e realizzare scientificamente,non lasciando assolutamente niente al caso, il quadro di un sapiente battage pubblicitario e marketing politico a pro dei "nominated", francamente costituiscono ancora il plot narrativo più avvincente, con gl'inevitabili e gravi lati oscuri di cui sappiamo, specie a livello di welfare, d' una democrazia comunque viva da cui, a differenza dell' Italia e un po' di tanta vecchia Europa, sono bandite per davvero le parole pregiudizio e privilegio. Una donna è in corsa per la vicepresidenza, dopo che un'altra ha fatto, come avrebbe detto Nicolò Carosio, quasi-goal, nella partita della nomination democratica, e,d'altronde, esattamente e suggestivamente a quarant'anni esatti dal "sogno", solo allora simile ad un volo pindarico piuttosto che d' Icaro, quello di Martin Luther King, davanti ad una sterminata moltitudine, novello Cristo nero in un' osannante "Gerusalemme" dei tempi nostri, che, al pari della capitale di Giudea di 2000 anni fa, avrebbe sgozzato di lì a poco, proditoriamente, nel segno dell"agnello " prima osannato, ebbene sì, un "coloured", un afroamericano realizza compiutamente proprio quello slancio, soltanto apparentemente "onirico",di un"profeta" vero della nostra contemporaneità, ritenuto miraggio, illusione, chimera. O il repubblicano "country first" o il democratico " Change, we can believe in", la forza dell' America,  comunque...sempre.      GP

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