Nuovi stili di vita per salvare il mondo

di GIANCARLO BARBIROLI, profesore ordinario di "Tecnologia dei cicli produttivi" e di "Gestione ambientale" all'Università di Bologna


"Quando sento lamentele generalizzate per piccolissimi aumenti del prezzo della benzina, quando vedo usare esageratamente l'acqua, soffro. Spiego perchè, anche se dovrebbe ormai essere chiaro a tutti.

Almeno dall'inizio del secolo scorso, con la crescita esponenziale delle produzioni industriali e della conseguente diffusione degli odierni stili di vita, la domanda di risorse naturali (energetiche, materiali, derrate agroalimentari e agroindustriali, acqua) è fortemente aumentata, ma non è migliorato il modo di utilizzarle, come se fossero illimitate e a basso costo; conseguentemente, sono aumentati gli impatti ambientali.

Le due crisi petrolifere (1973 e 1979) avrebbero dovuto fare capire che il principale (enorme) problema che l'intera umanità avrebbe dovuto affrontare è quello della limitatezza delle risorse, quindi dei loro costi crescenti. Ma non è stato così, tanto che, con la nuova fase di reindustrializzazione iniziata nel 1980, sono cambiati i criteri produttivi di ogni attività (flessibilità e informatizzazione), ma non è cambiato il modo di utilizzare le materie prime.

Questa rvoluzione è stata avviata per cercare di riassorbire i costi crescenti delle materie prime, mantenendo o anche aumentando i livelli precedenti di produzione, soprattutto perseguendo un aumento della produttività del lavoro (e degli impianti). Ma i modesti aumenti globali della produttività, e quelli altrettanto bassi del reddito fano concludere che la "rincorsa" al recupero dell'aumento dei prezzi delle materie prime mediante l'aumento della produttività del lavoro si deve considerare esaurita, con l'attuale tipo di sviluppo economico e sociale.

Può preoccupare questa concluzione "controcorrente", ma è corretta e onesta. L'alternativa è di imboccare subito la via dello "sviluppo sostenibile". Per usare meno e meglio tutte le risorse, i modi sono principalmente:

- Nuovi beni a lunghissima durata e intensità d'uso;

- Nuove tecnologie e sistemi eco-compatibili;

- Relazioni tra imprese che scambino scarti e rifiuti (ecologia industriale per creare cicli chiusi);

- Città e trasporti sostenibili;

- Utilizzo massimale dei beni.


Tali cambiamenti epocali troveranno resistenze inevitabili, come per ogni cambiamento, ma sono ormai inevitabili, creando anche un maggiore equilibrio tra le aree del mondo."


(comparso su "la Nazione" del 23/09/2008)

Commenti

Thumper ha detto…
"Nuovi beni a lunghissima durata e intensità d'uso" mi ha fatto venire in mente la Geloso (ricordate, sulle pagine del Topolino, la pubblicità del registratore e Gelosino?).

Che è fallita perché i suoi prodotti duravano troppo.

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