O CAPITANO! MIO CAPITANO!

O CAPITANO! MIO CAPITANO!



O CAPITANO! MIO CAPITANO!

Di WALT WHITMAN (1865)

 lutto

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l'ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,

Gli occhi seguono la solida chiglia, l'audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.

O Capitano! mio Capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua Capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
É un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.

Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.





Il popolo esulta e prepara feste a chi ha dato la vita per la sua Gloria e per la sua Vittoria, ma il figlio ora capisce che il prezzo di questa inutile vittoria che altri cingeranno di rose e trasformeranno in tornaconto è la vita di suo padre, che ora giace sul ponte e non potrà più rispondere all'affetto di un figlio prima troppo preso dalla battaglia e dal senso degli altri...............tristemente cerca di rialzare il suo corpo, ma ormai è troppo tardi.

E' una triste metafora del rapporto tra le generazioni e una acuta visione del mondo, così come è. Quando finisce il dialogo e la furia delle battaglie il figlio cerca la mano amica del padre ma trova il silenzio, mentre chi uccide i sogni lavora accuratamente coperto dalla baraonda della festa e sfruttando ogni cosa per far trionfare un idea astratta di vita.

Penso a una frase di Martin Luter King:" Non ho paura degli urli dei violenti, ma del silenzio degli onesti "


Ugo Arioti

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