Cagliari, si è spento Angelino Unali, l'ultimo testimone delle foibe Proprio domani il Giorno del ricordo






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Cagliari, si è spento l'ultimo testimone delle foibe. Proprio domani il Giorno del ricordo la  norizia  del titolo 





Si è spento l'ultimo testimone delle foibe, proprio quarantotto ore prima del Giorno del ricordo. Aveva 94 anni e viveva a Cagliari il Brigadiere della Guardia di Finanza Angelino Unali, l'ultimo reduce e testimone diretto di quei terribili fatti del maggio 1945. Unali, arruolato nella Regia Guardia di Finanza nel 1942, dal gennaio 1943 fu inquadrato nella Legione territoriale di Trieste che, durante il conflitto mondiale, operava nella zona nord-orientale dell'Istria. Nel marzo 1945 venne richiamato a Trieste dove, a Guerra finita, la popolazione continuava a vivere una nuova ondata di violenza. «Era il 1° maggio 1945 - raccontava commosso Unali - quando l'Esercito popolare jugoslavo del maresciallo Tito assumeva il controllo di Trieste, rendendosi responsabile, come nel resto della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia, dell'eccidio di un numero elevatissimo di persone» e tra questi 97 militari della Guardia di Finanza, suoi commilitoni.
I Finanzieri, in servizio nella città giuliana alla caserma di via Campo Marzio, furono indotti con l'inganno a consegnare le armi per poi essere barbaramente trucidati nelle foibe del carso triestino il 3 maggio. Lui solo si salvò perchè ricevette l'ordine dal suo comandante di presidiare l'ufficio portuale. Da allora, testimone della storia, attraverso l'appartenenza all'Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia, «con impegno, sacrificio e dedizione al Paese, ha potuto valorizzare e perpetuare la sua tragica esperienza con la certezza di gettare un seme di conoscenza civile che non mancherà di dare frutti rigogliosi alle nuove generazioni», lo ricorda la Guardia di Finanza. Unali è stato tumulato oggi a Cagliari, nel Cimitero di San Michele, con gli onori.

Angelino Unali, il brigadiere che si salvò dalle foibe

Il brigadiere vide la colonna dei suoi commilitoni ormai prigionieri diretta verso le foibe a Basovizza

Autore: Marcello Polastri il 08/02/2016 09:48 


Angelino Unali, il brigadiere che si salvò dalle foibe 
Angelino Unali è un patriota brigadiere della Guardia di Finanza, superstite alla strage dei 97 finanzieri prelevati dalla Caserma di Campo Marzio. Accadde a guerra finita, era il mese di maggio del 1945 e l’Europa usciva da una tempesta di sangue e festeggiava una calma apparente guardando, dopo enormi sacrifici e con ritrovate speranze, ad una nuova stagione di progresso civile e morale.Non accadeva altrettanto nella Venezia Giulia e a Trieste che subirono l’ennesima ondata di violenza. Nella città di San Giusto, l’arrivo delle bande di Tito ebbe effetti simili a quanto era accaduto in Dalmazia, ripetendosi nell’Istria e a Fiume.La Guardia di Finanza, che aveva scritto una pagina importante nella lotta di liberazione, avrebbe avuto diritto a un trattamento onorevole anche da parte dei nuovi occupatori. Però, non fu così. Molti finanzieri, per la maggior parte della Caserma di Campo Marzio, pagarono la grave colpa di essere italiani andando incontro a un destino atroce: finirono nelle foibe o nei campi di sterminio della Jugoslavia.Tra essi c’era un sardo: Angelino. Un uomo che ha felicemente raggiunto i 92 anni e che fu testimone diretto di quei fatti terribili. Il brigadiere Unali vide la colonna dei suoi commilitoni ormai prigionieri per poter essere infoibati a Basovizza, sul Carso triestino, costellato di migliaia di cavità carsiche, perlopiù inghiottitoi. Accanto alla loro imboccatura, la “pietas” dell’Arma e la volontà dell’Associazione Nazionale Finanzieri Italiani hanno eretto, a perenne memoria, un cippo e una lapide con i nomi dei 97 caduti.Il bravo finanziere cagliaritano riuscì a salvarsi dall’eccidio per un fatto fortuito: al momento non si trovava in caserma. Dinnanzi allo scampato pericolo ha conservato un fulgido ricordo di quei giorni plumbei, impegnandosi in una vita di testimonianze e di nostalgie. Il suo obiettivo? "Non dimenticare quei patrioti, i loro valori e naturalmente la barbarie di un assassinio tanto efferato". Al pari di lui, molti caduti erano sardi e avevano abbracciato il servizio con la dedizione e l’entusiasmo che fanno parte delle tradizioni civili e militari dell’Isola. Ciò suffraga, a più forte ragione, l’affetto di Angelino per il suo capitano scomparso nell’agghiacciante destino delle foibe, per tutte le altre vittime innocenti della strage; il suo ritorno in un commosso e reverente pellegrinaggio, la sua presenza alle manifestazioni celebrative. Per lui non certo formali. “Oggi siamo noi ad abbracciare Angelino, a ringraziarlo per il contributo alla fede ed alla verità storica che ha dato in questi suoi 92 anni, non senza un augurio sincero e cordiale, esteso a tutti coloro che, nella Guardia e fuori, gli hanno consentito di valorizzare e perpetuare la sua importante testimonianza” affermano i referenti dell’ANFI. 
COLTIVARE IL RICORDO, non soltanto nella ricorrenza ormai tradizionale del 10 febbraio, è un dovere comune, sulla scorta dell’alto esempio di Angelino Unali che anche quest’anno ha voluto mettere in programma un omaggio alla foiba in segno di memore e pietoso raccoglimento. Ma anche di preghiera per tutti i martiri: cosa tanto più commendevole in un momento di rinnovati silenzi, di opinabile disimpegno istituzionale.LA MEMORIA della foiba, delle iniquità che vi furono consumate e del sacrificio davvero “gratuito” delle vittime, unitamente all’impegno perché simili efferatezze siano per sempre esorcizzate e con esse, le loro barbare motivazioni, sono un patrimonio che Angelino ha contribuito a valorizzare in maniera significativa: da una parte con la morte nel cuore ma dall’altra, con la certezza di gettare un seme di conoscenza e di attenzione civile che non mancherà di dare frutti rigogliosi.Il 10 febbraio si celebrerà il “Giorno del ricordo” delle foibe e dell’esodo giuliano e dalmata. La cerimonia alla Foiba di Basovizza inizierà alle 9,30. Attesissimo sul Carso triestino anche l’arrivo di Angelino. Riceverà un riconoscimento, un ringraziamento e un forte abbraccio nel suo grido di allora e di sempre: "viva l’Italia!".

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