Pumba, la seconda vita del maialino
liberato dal recinto e diventato influencer. “Credevamo di averlo salvato, ma è stato lui a salvare noi”
«Questa è la nostra famiglia, l’abbiamo costruita per conto nostro. È piccola, è disastrata, ma bella. Qui nessuno viene lasciato indietro». Postano una foto su Instagram che li rientrare sorridenti con in braccio un gatto, un cane e un maialino: un’immagine ricca d’amore che racconta la storia di una famiglia «non convenzionale, ma che magari un giorno lo diventerà». Charley, 26 anni, vive a Vicenza dove gestisce l’agriturismo di famiglia. Qualche anno fa nella sua fattoria è nato un maialino vietnamita con un problema genetico che l’ha reso più piccolo del normale. Assieme alla mamma Maria Alda, il giovane ha deciso di salvare quell’animaletto, toglierlo dal recinto e regalargli una nuova vita al sicuro. L’hanno chiamato Pumba, «per gli amici Pumbino», come si intitola del libro a lui dedicato. Negli anni la famiglia è cresciuta, sono arrivate anche la cagnetta Laika e la gattina Alaska. E quel maialino, dal carattere emotivo, nervoso ma gentile, proprio come il personaggio Disney, ha salvato le loro vite e quelle dei tanti follower che li seguono quotidianamente sui social.
Tutto è iniziato in pandemia. «Eravamo a casa, l’agriturismo era chiuso, noi passavamo le nostre giornate in mezzo alla natura – ricorda Charley –. Io e Anna ancora non vivevamo insieme, ci separavano 20 minuti di macchina e non potevamo vederci. È stato in quel periodo, due anni fa, che hanno diagnosticato un tumore a mia mamma». Charley non trova le parole: «Siamo rimasti così», dice cercando di andare avanti nel racconto. Solo due mesi dopo qualcosa di inaspettato è arrivato nelle loro vite. O meglio, qualcuno. «A giugno nella nostra fattoria è nato un solo maialino, una cosa stranissima perché generalmente ne nascondo minimo 6 e 7 in un colpo. In più era molto più piccolo del normale e non sembrava proprio in forze». Per il piccolo Pumba la vita è iniziata in salita. A un mese dalla nascita, era poco più grande di quanto era appena nato. Non riusciva a nutrirsi, allontanato dagli stessi genitori. «I maiali, si sa – sottolinea Charley – di fronte al cibo tendono a volere tanto per se’ . Di fatto non sarebbe sopravvissuto a lungo».
Nel frattempo, prosegue il giovane, «stavamo cercando delle cure per la mamma: ci avevano detto che avrebbe avuto 15/20 giorni di vita e non avevamo tempo di dare attenzioni a qualcun altro». Ma Charley non riusciva a non pensare a quel piccolo maialino che quando pioveva veniva sommerso dal fango nel recinto. «A me sembrava un dono – confessa -. Un maialino, l’unico nato. Mi son detto che dovevo fare qualcosa».
E così assieme a sua mamma si sono lanciati a occhi chiusi verso una nuova avventura: «Siamo andati insieme in fattoria, l’abbiamo pulito e gli abbiamo dato attenzioni. Io sono il suo papà adottivo, ma con mia mamma Pumba è stato da subito molto empatico: sentiva il dolore che viveva giornalmente, quando lei stava male lui le si sdraiava accanto». Ne è nata una storia commovente, che ha appassionato migliaia e migliaia di persone sui social.
La pagina Instagram, gestita da Charley, che inizialmente era nata per raccontare l’agriturismo di famiglia – «mostravo le camere, la piscina, tenevo attivo il discorso pubblicitario», ha cambiato nome in “Angolodiparadisofamily” e racconta quotidianamente la loro famiglia «disastrata, piccola, ma bella». Pumba viene ripreso mentre aspetta il cibo composto a tavola o quando fa il bagno in piscina con addosso un paio di occhiali. In poco tempo le persone hanno iniziato ad affezionarsi a quell’animaletto goffo e simpatico, diventato un’influencer di positività.
Nel 2021, mentre la loro popolarità sui social cresceva, «avevamo trovato un’altra via per le cure di mia mamma – ricorda Charley – , nello stesso tempo sono andato a convivere con Anna e Pumba è venuto con me. Dopo poco abbiamo adottato Laika, una cagnolina che ci continuava ad apparire negli annunci sui social: ci siamo detti “se tra un mese nessuno l’avrà adottata, lo facciamo noi”. Così è stato».
La famiglia si è allargata e Pumba, fino ad allora “figlio unico”, si è dovuto adattare alle nuove arrivate. «Era geloso – confessa Charley – sia di Laika, che di Anna. Più che un animale è un bambino un maiale: scientificamente, sono equiparati per l’intelligenza a un bimbo di 3/4 anni. Ed è pulitissimo, a differenza di quanto si pensi». Nella nuova convivenza a quattro Pumba «ha dimostrato a Laika come superare certe sue paure. Anche se geloso, gli ha dato un esempio di sicurezza, tant’è che Laika ora lo vede come suo capobranco, lo difende come se fosse il suo secondo padrone dopo noi». Ma non è finita qui. Dopo poco sotto il loro tetto è arrivata anche una gattina. «Avevamo regalato due nuove vite a due animali che non erano più considerati – ricorda Charley – , allora ci siamo detti “la rischiamo” e abbiamo adottato Alaska».
L’organizzazione familiare era diventata più complessa, le bocche da sfamare erano cresciute. «Io e Anna ci siamo ritrovati a gestire tre bambini diversi – spiega Charley -, ma nonostante questo la convivenza va alla grande, loro si capiscono». I due giovani hanno continuato a curare i loro contenuti sui social e i follower sono quadruplicati, arrivando da 50mila a 220mila. Pumba, il maialino super star, è diventato terapeutico non sono «per mia mamma, ma anche per tante persone che ci seguono – racconta Charley -. I genitori di alcuni bambini malati oncologici mi scrivevano dicendomi che riesco a strappargli un sorriso».
Con le foto e i video i due giovani e i loro pelosetti sono una ventata di spensieratezza, ma sdoganano anche tabù e diffondono i valori «che mia mamma mi ha dato – spiega Charley -: mostriamo quello che un animale sfruttato dalla società può essere, dimostriamo la sua intelligenza oscura al mondo e la convivenza tra specie, spingiamo ad adottare al posto che comprare». Non tutti capiscono. «Sui social c’è tanta cattiveria – riconoscono –, per fortuna in poche persone. Noi andiamo avanti a testa alta e diamo un esempio di famiglia non convenzionale, che magari un giorno sarà convenzionale».
A marzo la mamma di Charley non ce l’ha fatta. «Pumba, per assurdo, non è più voluto salire su quel divano su cui stava con mia madre quando lei stava male – racconta il giovane -. Quando ho provato a metterlo di nuovo lì, senza di lei, è scappato via come impaurito». Aver i suoi pelosetti a fianco ha aiutato Charley a trovare la forza di guardare avanti. «Noi pensavamo di salvare Pumba, ma in realtà è stato lui a salvare noi: se in questi due anni non avessi avuto lui, non so come avrei fatto»
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